Claude Falgar

15.09.2013 21:59

Sfregius chiuse la spada nel fodero che teneva stretto nella sinistra, mise il fodero su una spalla e proseguì la corsa. Forse era la paura a permettergli di correre così veloce nonostante trasportasse uno spadone – “Oppure, l’arma che mi ha donato il mio maestro è veramente straordinaria” – Pensò lo spadaccino.

Con delle rapide falcate, i due ragazzi raggiunsero la fune. Sfregius saltò rapido come un leopardo e cominciò ad arrampicarsi. GS attese che l’amico fosse salito almeno un po’, poi iniziò a sua volta l’arrampicata. Alla loro spalle si udiva nuovamente lo scalpiccio degli inseguitori. “Abbiamo poco tempo!” – Esclamò lo spadaccino, che con uno sforzo immane era riuscito finalmente a riemergere dal pozzo. Vide che GS era in difficoltà ed afferrò la corda con entrambe le mani, iniziò a tirare con tutta la sua forza. Prima ancora che i loro inseguitori giungessero nel fondo del pozzo, anche GS era riuscito ad uscirne. L’ultima cosa che videro i misteriosi uomini vestiti di nero, fu la corda mentre veniva ritirata.

I due compagni di avventura continuarono a correre, fino a che non si trovarono oltre il cancello, che scavalcarono con una rapidità impressionante. Solo quando si trovarono accanto ad un muretto, distante dal pozzo, si fermarono per riprendere fiato.

“Chi diavolo erano quelli?” – Chiese lo spadaccino – “Di certo non semi umani. Non me li ricordo così deboli”.

“Si tratta certamente di gente del luogo” – Disse GS – “Almeno dal modo come parlano”.

“Io resto dell’idea che siamo sulla pista giusta” – Disse lo spadaccino – “L’altare di pietra nera proviene dal mio mondo. In qualche modo, quella maledetta strega deve essere riuscita a portarlo qua” – Sfregius fissò l’astuccio che nascondeva lo spadone, mentre GS era seduto sullo scrigno dell’armatura. “Potevi almeno indossare l’armatura” – Gli disse lo spadaccino.

“Non posso” – Rispose GS – “Quando ho ricevuto in dono la mia corazza, il maestro mi ha fatto prestare giuramento” – Sfregius lo fissò interessato – “Credo sia una cosa comune a tutti i Cavalieri del Nuovo Ordine. Dobbiamo prestare giuramento di non utilizzare mai l’armatura in casi in cui non sia strettamente necessario”.

“Quei tipi erano armati di pugnale” – Gli disse l’altro – “Potevano infilzarti come un porco”.

“C’eri tu con lo spadone e c’era questo” – Indicò con la sinistra il magnifico bracciale.

“Cos’ha di tanto speciale?”.

“Si chiama Pugno di Boron. Me lo ha donato il Grande Maestro quando ho accettato di compiere la missione sull’asteroide. Con esso, il mio pugno è forte come quello di molti uomini. Il suo metallo avrebbe spezzato quello dei pugnali, se lo avesse incontrato”. GS tolse il cimelio e lo rimise al suo posto. Indicò la strada verso casa – “Per oggi credo che abbiamo vissuto già troppe emozioni. Sarà meglio tornare a casa e fare il punto della situazione”. Lo spadaccino annuì e si disse d’accordo.

 

Trovandosi al cospetto del Fratello superiore, il discepolo si prostrò ai suoi piedi, fino a toccare la sabbia con la faccia. “Non so come sia potuto succedere, Fratello”. Il fratello superiore non parlava. Fissava lui e gli altri discepoli col suo sguardo duro. Le due cicatrici ai lati della bocca potevano confondere le idee ma i discepoli lì riuniti sapevano bene che in quel momento la mente del loro superiore era piena di ira.

“Vi avevo detto di sorvegliare l’altare, giorno e notte”.

“Eravamo andati un attimo…”.

“Fa silenzio!” – Il timbro di voce del fratello superiore era simile al tuono – “Chi ha osato profanare l’altare? Avanti parla!”.

Cercando di vincere il terrore che gli attanagliava lo stomaco, il discepolo cercò di biascicare una risposta – “Si trattava di due ragazzi”. Il resto dei discepoli fece un passo indietro. Lo sguardo minaccioso del Fratello superiore non faceva presagire nulla di buono.

“E ve li siete fatti scappare?” – Il Fratello superiore stava trattenendo la sua ira a stento.

“Abbiamo cercato di fermarli. Non li abbiamo assaliti subito, perché tu stesso ci hai detto di stare calmi e no combinare guai che potrebbero far arrivare qui della gente”.

Il Fratello superiore sembrò calmarsi per un attimo ma continuò a fare domande – “E come avete fatto a farveli scappare da sotto al naso?”.

“Uno di loro, un pazzo scatenato armato con una grossa spada, ha gettato un fumogeno, colpendoci di sorpresa. Con questo stratagemma sono riusciti a fuggire”.

“Un ragazzo armato di spada? Spiegati meglio, se non vuoi che ti ammazzi con le mie mani!” – Il Fratello superiore si fece più vicino ed il discepolo interrogato indietreggiò di scatto.

“Hanno detto di aver comprato la spada in un negozio di antiquariato. Non hanno aggiunto altro, poiché poco dopo ci hanno fregato col trucco del fumogeno”.

“Fratello superiore, se non avessero usato quel vile trucco, li avremmo certamente acciuffati” – Disse un altro discepolo, sperando che il suo intervento potesse salvare l’amico dall’ira del loro capo. Il leader li fissò entrambi poi sferrò un violentissimo calcio al volto del discepolo che strisciava ai suoi piedi. L’uomo urlò di dolore e si tamponò il naso con entrambi le mani.

“Voi stavate certamente bighellonando sulla spiaggia, invece di fare il vostro dovere. Quando avete udito il rumore del legno spezzato, avete mandato questo inetto a controllare. Lo avete mandato da solo e lui si è fatto accoppare come un principiante. Come se ciò non bastasse non siete riusciti a catturare i due intrusi” – Il leader fissava con rabbia incredibile l’uomo che si lamentava ai suoi piedi – “Da questo momento in poi cercate di fare bene il vostro dovere. Dovete sorvegliare l’altare, finché non mi sarò procurato tutto quello che mi serve per l’evocazione. Cambiate il nascondiglio, affinché i ficcanaso non possano trovarlo di nuovo. Mi occuperò io dei due ragazzi, li farò cercare e sistemare da Ross ed i suoi” – L’uomo afferrò la catena che portava al collo e cominciò a giocare col simbolo dell’elmo bicorno.

Lo strano individuo risalì dai bassifondi e si affacciò sulla strada. Come immaginava, Ross era sull’uscio della sala giochi, sul suo motorino. Non ci fu nemmeno bisogno di fargli un cenno. Il ragazzo mise in moto il ciclomotore e gli si avvicinò. L’uomo si avvicinò a Ross e gli sussurrò qualcosa all’orecchio. “Devi cercarmi due tizi. Sono due ragazzi sulla tua età ed uno di questi girava stamani con una spada, che trasportava in un astuccio per violoncello. Questo tizio porta dei lunghi capelli mori, scarmigliati ed era in compagnia di un ragazzo dai capelli sul castano, forse”. Ross assunse un’espressione pensierosa, mentre si accendeva una sigaretta. La descrizione del suo amico gli ricordava moltissimo lo strano tipo che aveva visto la sera prima, in compagnia di GS. Ma chi era il ragazzo dai capelli castani? Gli veniva in mente soltanto Claude Falgar al momento.

“Devi cercarli e intimorirli” – L’uomo gli afferrò un polso e strinse forte, fissandolo dritto negli occhi – “Fatti dare una mano dai tuoi ragazzi. Li dovete solo spaventare, non voglio casini. Sono stato chiaro?”. Ross annuì, tirando via il braccio. “Non voglio problemi! Ricordatelo bene. Dovete solo spaventarli e al limite dargli una lezione, niente di più”.

“Ho capito” – Rispose Ross – “Nemmeno io ho intenzione d finire nei guai, prendendo a sberle un bamboccio come l’amico di GS”.

“GS?” – Nell’udire quel nome, l’influente amico di Ross sembrò sussultare un attimo – “Cosa c’entra GS in questa storia?”.

“Niente” – Rispose Ross, soffiando una nuvola di fumo – “E’ solo che, la persona che mi hai descritto, il capellone, mi ricorda un suo amico giunto in città da poco”.

L’amico di Ross fece una smorfia di disappunto – “Se c’entra GS in questa storia, devi usare ancora più prudenza. Non voglio che mi credi grossi problemi con quel ragazzo”.

“Come mai tutta questa prudenza?” – Ross si vedeva sfumare la possibilità di dare finalmente una lezione a GS. Era certo che il ragazzo di sarebbe intromesso tra lui e quel suo strano amico capellone e allora lui si sarebbe finalmente tolto una grande soddisfazione.

“Fai come dico e non fare domande” – Ross si rese conto che il suo interlocutore si stava innervosendo. Nonostante fosse un ragazzo di strada, Ross sapeva che non era il caso di far arrabbiare quell’uomo. Il suo passato poteva essere in parte oscuro per la gente della città ma non per lui. Ross conosceva bene il passato dell’uomo che gli stava davanti.

“Mettiti subito all’opera. Ti do qualche giorno e voglio che tu mi risolva questa faccenda” – Si mise una mano in tasca ed estrasse la strana pietra dalla quale si ricavava una sostanza ottima da fumare. Ross sui era chiesto spesso dove il suo amico si procurasse quell’ottima roba. Aveva girato in lungo e in largo ma non aveva trovato nulla di simile. “Ce ne sarà molta altra se farai quello che ti ho detto” – l’Uomo diede un colpetto sul collo di Ross – “Non mi deludere”.

 

GS e Sfregius pranzarono da soli dopo che i genitori del primo ebbero finito. Suo padre gli lanciò un’occhiataccia quando lo vide comparire assieme all’amico – “Anche oggi non ci avete degnato della vostra compagnia” – Disse al figlio.

“Papà, lo sai che stiamo discutendo di cose importanti di là” – GS si morse il labbro inferiore. Si dispiaceva di non poter mai spiegare al padre cosa stava facendo. Ci aveva pensato su la notte precedente, prima di addormentarsi. Non poteva mica dire al padre che stava cercando un mostro proveniente da un regno che sorgeva su di un asteroide di Giove.

“Spero che domani tu ed il tuo amico ci degnerete della vostra presenza a tavola”.

“Domani pranzeremo tutti insieme, papà. Te lo prometto”. Il padre di GS sembrò rasserenarsi, quando il figlio gli fece la promessa. Il robusto padre di GS si sollevò e andò a riposare. GS e Sfregius si sedettero a tavola. La madre di GS servì due piatti fumanti di pasta asciutta, poi mise anche dell’insalata e due fettine di tonno fatte al forno. “Da bere volete birra, coca o acqua?”.

“L’acqua andrà benissimo” – Disse GS, che stava già mangiando di gusto.

“Io prenderei volentieri della birra” – Disse lo spadaccino. La donna annuì e portò in tavola l’acqua frizzante e la birra, poi andò via, lasciando i due ragazzi da soli.

“Quale sarà la nostra prossima mossa?” – Chiese lo spadaccino.

“Dobbiamo pensarci. Innanzitutto dobbiamo cercare di capire dove si nasconda la regina dei mostri e poi pianificheremo l’azione”.

“Possiamo tornare sul litorale e catturare uno degli incappucciati” – Propose lo spadaccino.

GS storse il naso – “Non so quante possibilità possiamo avere. Dipende da quanti ne dovremmo affrontare”.

“Effettivamente bisognerebbe vedere quanti incappucciati ci sono. Ne abbiamo contati sicuramente quattro”.

“Ma credo che ce ne siano molti altri” – Disse GS.

“Avremmo bisogno di alleati, uomini pronti a battersi contro i servi del mostro. Non hai amici che possono aiutarci in questa impari lotta?”.

 GS ci pensò su seriamente, poi scoppiò a ridere – “Ma chi vuoi che si immischi in una lotta contro un abominio come quello che ho visto sull’asteroide? Qui non siano nel tuo mondo ma nel mio. Qui la gente non crede all’esistenza dei mostri, né tanto meno è pronta ad affrontare la verità riguardo la loro esistenza”.

Sfregius lo fissò in modo serio – “Siete rovinati. Cosa farete se un giorno dovessero piombarvi addosso?”.

GS scosse la testa – “Non lo so” – Disse.

“Sembra proprio che siamo gli unici a poter combattere contro questa minaccia” – Sfregius iniziò a giocherellare con suo pugnale – “E i maghi che credevano nell’aiuto del tuo maestro. Erano convinti che tu potessi rintracciarlo ed informarlo della situazione”.

“Purtroppo non posso” – Disse il ragazzo – “E’ un uomo misterioso e nessuno sa dove sia. Non conosco un modo per contattarlo”.

GS notò che tutto ad un tratto il suo amico divenne improvvisamente pensieroso – “Cos’hai adesso?”.

“Mi chiedevo se fossimo sufficienti. Noi due da soli, intendo”.

“Non lo so” – Rispose l’amico.

“Ma intanto dobbiamo provare a fermare il mostro. Che relazione può esserci tra lei e l’altare nero?”.

“La chiamate spesso strega, no? Può darsi che sia in relazione con qualche oscura divinità, che venera attraverso l’altare”.

“E’ vero!” – Esclamò lo spadaccino – “Può darsi che quell’essere ripugnante faccia uso della stessa abietta magia di cui si servono gli stregoni del mio mondo”.

“In questo caso dovremmo affrontare anche poteri che vanno molto al di là della pura furia di cui era dotato il mostro che è stato ucciso da Torgan”.

“Spero solo che riusciremo a contrastarla, qualunque cosa essa faccia. Non oso immaginare cosa potrebbe succedere a questo mondo, se la regina dei mostri dovesse dar vita al proprio impero”.

 

Claude Falgar fissò l’orologio da polso: segnava le tre del pomeriggio. Imprecò contro la scuola che gli portava via troppo tempo, tempo che avrebbe potuto dedicare alla sua “caccia” preferita – “Ci sono molte pollastre in giro per la città” – Pensò il ragazzo. Vide in lontananza il motorino verde di Ross che si avvicinava.

 

Seduto sulla sella del suo ciclomotore, Ross pensava a come riuscire a coinvolgere GS in una rissa. L’unico modo che gli veniva in mente era di attaccar briga con il suo strambo amico – “Ma se lo faccio, quel pazzo potrebbe farmela pagare! È stato piuttosto chiaro riguardo il non causare problemi, soprattutto dal momento in cui c’entra in qualche modo quel maledetto GS” – Il pensiero di dare una lezione all’odiato GS lo tormentava ormai da qualche settimana. Il ragazzo sembrava troppo dritto e a lui i tipi così non piacevano: gli facevano fare brutta figura e a lui non piaceva sfigurare, soprattutto agli occhi di Iole. Stava ripensando a quante volte la ragazza del suo cuore gli aveva rivelato di sentirsi a disagio davanti a GS. Gli aveva detto che era troppo diverso dagli altri, attento, forse anche più intelligente della massa. Lui invece aveva sempre considerato GS una nullità, tanto da non dargli alcun peso. Iole invece si sentiva a disagio in sua presenza, mentre avrebbe dovuto esserlo solo quando si trovava sul sellino posteriore del suo ciclomotore. Mentre quei pensieri gli affollavano la mente, vide Claude Falgar e decise di fare due chiacchiere con lui. Azionò l’indicatore di posizione sinistro, si guardò alle spalle, poi davanti e si accostò.

“Claude! Buona giornata”.

“Ross, ma che sorpresa!” – Claude gli rivolse uno dei suoi più sgargianti sorrisi – “Da dove sbuchi? Non ti avevo mica visto arrivare”.

“Io so essere silenzioso, persino invisibile, se lo voglio” – Rispose il ragazzo. In quel momento ebbe quasi pietà di Claude. Era troppo debole, persino più di quell’insignificante GS. Pensò che non poteva battersi con lui. Che gloria ci poteva essere nel vincere contro Claude Falgar?.

“Dico sul serio” – Disse Claude – “Non ti ho visto, eppure di solito sono un tipo molto accorto a quello che mi circonda”.

“Non lo metto in dubbio” – Disse Ross, fissando l’altro con la sua aria di superiorità – “Io invece ti ho visto ad un miglio di distanza. Ho bisogno di sapere una cosa”.

“Dimmi pure” – Gli fece Claude, sempre col sorriso stampato sul volto.

“Quello strambo amico di GS” – Claude inarcò un sopracciglio – “Quel capellone che era con lui l’altra sera”.

“Ah! Intendi dire il suo nuovo amico?”.

“Proprio lui. Chi diavolo è?”.

“Guarda, proprio non lo so” – Disse Claude – “L’ho visto anche io per la prima volta ieri sera. Non ho avuto nemmeno il tempo di chiedergli chi fosse”.

“Non è che stamattina eri in giro con lui, vero?”.

Claude alzò la cartellina contenente i disegni e scosse il capo – “Ero a casa di un amico di scuola, dovevamo finire dei lavori”.

Sul viso di Ross si stampò quel sorriso che lo faceva sembrare ancor più malvagio. Il ragazzo pensò che se non c’era Falgar con l’altro, questi doveva essere per forza in compagnia del suo amico GS. “Che tu sappia, quello strano ragazzo doveva ritirare una spada da un antiquario?”.

“Non so proprio niente” – Rispose Claude – “Non lo conosco”.

Ross rimase ancora un attimo a fissarlo, poi decise di andar via – “Meglio per te” – Disse, girando il motorino.

“Ha fatto qualcosa?” – Ma la domanda di Claude si perse nel rombo del ciclomotore modificato. Ross era già lontano. Negli occhi di Claude Falgar comparve una strana luce. Decise che quella sera avrebbe avuto del lavoro da portare a termine.

 

Ross fece una capatina al negozio di antiquariato dei suoi amici, l’unico vicino al quartiere di GS. I proprietari stavano chiudendo bottega. Il ragazzo riconobbe il figlio dei due anziani signori e gli si avvicinò. Gli bastarono alcune domande per capire che in città non era stata venduta alcuna spada – “Nessuno antiquario qui intorno tratta pezzi del genere. Per cercare una spada devi andare nel capoluogo e forse nemmeno lì la trovi”. Ross aveva avuto la conferma di quanto cercava: l’amico di GS aveva mentito. Adesso doveva soltanto procurarsi le prove che fosse stato lui ad introdursi nel covo segreto di quel pazzo e finalmente avrebbe avuto la sua vendetta.

 

“Cosa facciamo questa sera?” – Gli chiese Sfregius – “Vogliamo tornare nel covo di quei vermi? Forse col favore della notte…” – GS interruppe le sue parole con un gesto della mano. “La prima cosa che dobbiamo fare è mettere al corrente la gente di quel posto, riguardo il pericolo che corre”.

“Ma se lo hai detto tu stesso che sarebbe da pazzi parlare della regina dei mostri alla gente della tua città!” – Lo spadaccino non riusciva a seguire il discorso dell’amico – “O credi forse che la rude gente dei bassifondi possa esserci in qualche modo d’aiuto? Alcuni di quei ragazzi mi sono sembrati tipi che sapevano il fatto loro”.

GS scosse il capo – “Non voglio parlare loro dell’altare, né della regina dei mostri e del pericolo che corrono”.

“E allora che diavolo vuoi raccontargli?”.

“Voglio solo metterli in guardia. Voglio dirgli di stare attenti” – Nel pronunciare quelle parole, GS fissò i quaderni sulla scrivania.

“C’entra in qualche modo la bambina che hai aiutato oggi pomeriggio?”.

GS fece un cenno affermativo col capo – “Voglio che non le succeda niente di brutto. È una bambina così sfortunata ed ha già i suoi problemi da affrontare. Non deve essere immischiata in questa storia” – GS strinse il pugno destro e promise a se stesso che avrebbe fatto tutto il possibile per aiutare la piccola (!). Aveva intenzione di parlare col fratello e di dirgli di stare in guardia. Non aveva ancora pensato cosa raccontargli ma qualcosa gli sarebbe venuto sicuramente in mente.

“Io continuo a dire che sarebbe meglio recarci lì e cercare di mettere le mani addosso ad uno di quegli incappucciati. Conosco molti modi per far parlare la gente” – Lo spadaccino giocherellò col pugnale – “Non sono solo uno spadaccino” – Disse. GS lo fissò, cercando di interpretare quella strana espressione che aveva sul viso.

“Per attaccare quella gente ci serve un piano e di certo non possiamo andare adesso nel loro covo. Avranno certamente aumentato la sorveglianza. Sarebbe da pazzi cercare di catturarli adesso”.

“Ma io so sgattaiolare nel buio come un gatto” – Insistette lo spadaccino.

“Beh, iniziamo a scendere. Ci recheremo nei pressi dell’alcova segreta e se ci passerà per la mente, ci recheremo laggiù, per seguire il tuo piano”.

Lo spadaccino si illuminò in volto – “Allora porto con me lo spadone” – Disse, afferrando l’astuccio. GS annuì. Che male poteva fare se si portava dietro l’astuccio di un violoncello?