Dov'è finito GS?

16.11.2013 13:33

GS era stanco, essendo da poco rientrato dalla sua missione ed aveva solo voglia di riposare ma per la strada vide una folla numerosa, radunata nei pressi della piazza centrale del tempio.

Incuriosito, il cavaliere si avvicinò. I mormorii della gente lo incuriosirono. Qualcuno aveva parlato di intrusi al Tempio. Aveva sentito due donne elogiare l’efficienza della squadra di Mahul. Una delle due donne gli lanciò un’occhiataccia ed abbassò il tono della voce. GS non si curò della signora e si fece strada attraverso la folla. Quando vide chi fossero gli intrusi, ebbe un tuffo al cuore!

 

Mentre fissava l’uomo che aveva colpito, Andrew Forrin indietreggiò di un passo e scosse la testa. Non avrebbe creduto che gli avrebbe fatto così male sferrare una testata. L’uomo che aveva colpito doveva avere la testa davvero molto dura!

Andrew fissò i suoi amici di ventura. Gyulian aveva lo sguardo stupito. Forse non si aspettava una simile reazione da parte sua. Il ragazzo indossava la strana tunica scura col cappuccio. Portava la barda nera lunga. Nella destra stringeva il bastone che era anche il segreto della sua forza. Al fianco del primo c’era Nunzio. Era vestito con una camicia, un paio di jeans con delle scarpe classiche nere ed una giacca dello stesso colore. Il suo era un viso semplice e pulito: i capelli tagliati corti ed un po’ in disordine e la barba fatta in modo trasandato. A chiunque lo guardasse sembrava un comunissimo ragazzo ma proprio quello era il suo punto di forza. Assieme a loro due c’era anche Sisio. Il ragazzo era vestito con un paio di jeans ed un giubbotto di pelle. Lo sguardo furbo ed il volto duro, reso più aspro dalla mascella pronunciata.

 

David si portò la mano destra sull’ampia fronte e quando la ritirò, osservò il palmo con curiosità ed interesse. Erano anni che non vedeva il colore del proprio sangue. Fissò il coraggioso ragazzo che aveva osato attaccarlo e la rabbia andò via: non poteva scatenare la sua furia contro un ragazzo. Per quanto pazzo o coraggioso che fosse, lo strano intruso non sarebbe sopravvissuto alla sua potenza. David osservò anche gli altri membri di quella strana compagnia, forse nella speranza di trovare anche un solo avversario alla sua altezza ma non ne trovò. Erano tutti ragazzi e per lo più equipaggiati male. Non avrebbero avuto nemmeno una speranza contro di lui. Per un attimo David valutò di battersi contro tutti loro insieme e sentì la furia montare dentro di lui, poi una mano dolce si posò sulla sua spalla. Quando il Berserker vide il volto di Mary si rilassò e gli passò dalla testa l’idea di attuare il massacro.

“So a cosa stai pensando, David” – Gli disse la donna – “Ma levatelo dalla testa”.

David annuì – “Si, tranquilla, lascerò correre”.

Gli occhi decisi della donna si posarono sul giovane impudente che aveva rischiato di scatenare la furia del suo compagno – “Come hai osato colpirlo?”.

“Volete rispondermi o no?” – Andrew non era deciso a mollare.

Alle sue spalle, Gyulian si chiedeva se questo suo gesto non avesse avuto delle conseguenze indesiderate. Strinse ancora più forte il suo bastone e sperò di non doverlo usare.

Sisio non tolse nemmeno per un attimo gli occhi dall’uomo misterioso. Aveva intravisto, anche se solo per un attimo, la furia che era trasparita dai suoi occhi ed aveva subito capito che nascondeva un grande potere. Un potere che, forse, avrebbe potuto annientarli tutti e quattro. Portò istintivamente la destra accanto all’elsa della spada di energia e si concentrò: se doveva morire, allora si sarebbe affidato alla sua arma più potente, consapevole che la sua forza di uomo non sarebbe stata sufficiente contro la persona che avevano davanti. Forse l’uomo colpito dal giovane Andrew nascondeva un demone dentro di sé.

Sisio si domandò per un attimo se fosse stato in grado di combattere. Si rese conto che erano anni che non entrava più in azione. Era stato un cacciatore di mostri ma non esercitava quella “professione”da moltissimo tempo. Sentiva la presenza dell’elsa al suo fianco e si domandava se fosse stata efficace anche contro un essere umano – “Dovrò infrangere il giuramento?”.

Sisio ricordò come aveva ottenuto la spada. Era un ragazzo all’epoca e aveva deciso di non proseguire gli studi. Gli era sempre piaciuta la strada ed era fermamente convinto che potesse insegnare molto più dei banchi di scuola. Con la sua vespa cinquanta andava a lavorare al mercato dei fiori. La sua non era proprio una vita tranquilla. Da ragazzino era stato spesso nei guai e, in alcuni casi, questi erano anche grossi.

Lavorare onestamente sarebbe stato anche un pretesto per riconquistare una vita tranquilla. Fu in quel momento della sua vita che conobbe il gruppo di Silvester…

  Fu proprio durante una sera d’inverno, quando il freddo faceva battere i denti, che aveva incontrato l’uomo che aveva cambiato per sempre la sua vita. Proprio quando aveva deciso di tornarsene a casa, vide avanzare nella sua direzione una sagoma barcollante. Spinto dalla curiosità, attese di vedere chi fosse. Fu così che incontrò Vincardi, una delle persone con cui sarebbe diventato amico per la pelle. I due si conoscevano già, almeno di vista, poiché frequentavano la stessa zona.

Spinto dalla curiosità, si era avvicinato all’altro, chiedendogli cosa gli fosse accaduto. Vincardi, visibilmente scosso e provato, lo guardò con disperazione. In quel momento qualcosa gli cadde dalla mano destra. Fu quella la prima volta in cui Sisio vide l’elsa della spada. Vincardi sanguinava copiosamente. Sisio aveva offerto un passaggio sulla vespa, per portarlo all’ospedale e, quando gli aveva chiesto se ce la faceva a tenersi, l’altro aveva annuito e gli aveva chiesto, con un filo di voce, di recuperare l’elsa. A quel tempo il giovane Sisio non sapeva nemmeno cosa fosse quell’oggetto, né quale fosse il suo incredibile segreto. Successivamente Vincardi gli aveva rivelato di aver scoperto in quel momento la sua compatibilità con la spada di energia.

Quella sera Sisio sfrecciò con la sua vespa attraverso il traffico cittadino. Con una mano teneva la schiena del suo compagno, quasi svenuto, e con l’altra pensava alla guida. Poteva sembrare una cosa incredibile ma non lo era per un ragazzo di strada come lui, che aveva imparato a guidare i ciclomotori nella caotica città del sud in cui era nato. Superò il traffico cittadino in un lampo, precipitandosi poi al pronto soccorso. Attese che i medici curassero Vincardi e, quando seppe che il suo amico sarebbe rimasto una notte in ospedale in osservazione, lo andò a salutare.

Quella sera, al capezzale di un letto di corsia, ci fu il passaggio della spada. Vincardi gli aveva detto di pendere l’elsa – “E’ una cosa speciale, un’arma che ti permetterà di sconfiggere la strega, prima che porti a compimento la sua opera”.

Sulle prime Sisio era rimasto interdetto. Credeva che il suo amico stesse impazzendo ma lo sguardo di Vincardi aveva qualcosa. Non era il solito sguardo allegro dell’amico. Per la prima volta, Sisio lesse preoccupazione e paura in quegli occhi. “Cassandra è una strega. Si sta mettendo in contatto con forze che nemmeno immagina. Si tratta di esseri aberranti, che vivono in una galassia lontana dalla luce. Se essi dovessero scoprire la vita su questo mondo…” – Vincardi fece una breve pausa e si passò la lingua sulle labbra screpolate – “... per la razza umana sarebbero guai seri”.

Sisio non riusciva a credere a quella storia. Conosceva solo di vista Cassandra, non gli era mai stata simpatica ma da lì a parlare di lei come di una strega che fa incantesimi ne correva. Ma quando Vincardi gli strinse forte il braccio, supplicandolo di fermarla, il dubbio si insinuò nella sua mente.

“Amico, la spada è compatibile con la tua energia. Dovrai imparare in fretta ad usare l’elsa. Quando la stringerai nella mano, sentirai tutta la sua energia. Dovrai concentrarti e sentirla scorrere dentro di te. Capirai come usarla con l’istinto”.

In quel momento Sisio strinse l’elsa e sentì realmente qualcosa: una strana forza scorrergli nel braccio e arrivargli fino al cuore.

“La senti, vero?”.

Annuì.

“Ne ero sicuro. Adesso non c’è tempo da perdere. Devi andare a casa sua. Nel sotterraneo, è lì che Cassandra sta cercando di aprire il portale e se ci riuscirà, questo mondo andrà in malora”.

Vincardi sudava copiosamente. Un infermiere se ne accorse e pregò Sisio di lasciarlo riposare – “Torna domani a trovarlo. Molto probabilmente lo dimettiamo, anche”.

Quella stessa sera, Sisio si era recato nel paese vicino al suo, fin sotto casa di Cassandra. La casa della ragazza si trovava in una proprietà privata, alla quale si accedeva dal corso principale. Non c’era una sola luce accesa nello stabile e Sisio provò una strana sensazione. Strinse forte l’elsa di cui gli aveva fatto dono il suo amico Vincardi e sentì la sicurezza.

Si avvicinò al portone e si accorse che era chiuso. Si guardò intorno con circospezione e usò un vecchio espediente per aprire la serratura. Si intrufolò all’interno del palazzo, dopo aver lanciato un’occhiata furtiva all’interno. Non appena si chiuse il portone alle spalle, avvertì una strana sensazione: un formicolio dietro la nuca e non presagiva nulla di buono! In quel momento, mentre la paura si impossessava del suo cuore, Sisio ricordò di avere con sé il misterioso oggetto che gli aveva donato l’amico Vincardi. Avvertì nuovamente la strana energia che fluiva dentro il suo corpo e cercò di convogliarla verso quella che Vincardi aveva chiamato elsa.

Affidandosi al suo istinto, il ragazzo di strada scese la scala che portava alla cantina del palazzo, ricordando anche le parole dell’amico Vincardi. Usando un vecchio trucco imparato durante il periodo in cui viveva di espedienti per strada, Sisio aprì la porta della cantina e si trovò davanti qualcosa di normalissimo: oggetti e damigiane dappertutto. Ma il ragazzo, affidandosi al suo istinto, capì che c’era qualcosa di strano. Ormai era una sensazione che non lo abbandonava più, sin da quando Vincardi lo aveva coinvolto in quella storia. Inizialmente, nemmeno un’ora prima, le parole dell’uomo gli erano sembrate assurde e prive di senso, quasi fossero il frutto del delirio di un pazzo. Ma in quel momento Sisio capì che non si era trattato di pura follia. In quel momento, mentre si addentrava sempre più nell’angusta oscurità di quella cantina, il nuovo eroe si era reso conto che tutti i sospetti che aveva su Cassandra sembravano dover trovare conferma da un momento all’altro. La ragazza gli era sempre sembrata strana e poco normale. Sisio si accorse che tutti i suoi sensi erano all’erta, che qualcosa nel profondo della sua anima era terribilmente all’erta. Forse era il contatto con l’elsa a rendere così acuti i suoi sensi, ma il ragazzo era certo che i suoi occhi fossero in grado di squarciare l’oscurità e quando intravide la luce provenire da una fenditura nel pavimento, Sisio si rese conto di aver trovato una botola.

Nell’attimo in cui si avvicinò al coperchio della botola, dopo essersi calato per scoperchiarlo, Sisio percepì una presenza alle sue spalle! Spinto dall’istinto e da una adolescenza trascorsa nei peggiori vicoli della sua città, il ragazzo si girò velocemente e sferrò un destro nell’oscurità. Il suo pugno colpì qualcosa e poco dopo si udì un tonfo. Con orrore il ragazzo si rese conto di aver colpito un uomo. Doveva trattarsi di una guardia messa lì da Cassandra. Mentre si avvicinava alla sentinella, Sisio colpì qualcosa col piede e si rese conto che era un punteruolo! Un freddo gelido si impossessò immediatamente della sua mente! Se non avesse agito con rapidità, si sarebbe ritrovato il freddo acciaio nella schiena. Improvvisamente la paura lasciò il posto alla cieca rabbia. Sisio era un ragazzo di strada e ne aveva viste di cotte e di crude. Aveva visto lame scintillanti di coltelli ed udito il tuono delle pistole. Era ancora troppo abituato a quella vita da strada, da cane randagio, per avere paura di un uomo armato con un punteruolo. Se Cassandra voleva la guerra, l’avrebbe avuta!

 

  Con la risolutezza di chi voleva vederci chiaro, Sisio scese l’angusta scalinata. Fece attenzione a non caracollare nel buio fitto, rischiando un paio di volte di finire in fondo alle scale con la schiena rotta.

Quando raggiunse il fondo della scala nel buio, Sisio intravide la luce. Proveniva da un arco di pietra scavato nella roccia. I suoi occhi, resi improvvisamente acuti come quelli di un’aquila, scorsero subito gli strani simboli disegnati sull’arco di pietra. Non capiva nulla ma qualcosa dentro di lui provò ribrezzo al cospetto di quei simboli. Non c’erano più dubbi: Cassandera era una maledetta strega! Pensando al male che la donna avrebbe potuto fare alla gente della sua città, Sisio raccolse tutto il suo coraggio e superò il proibitivo passaggio. Solo la stretta salda sull’elsa gli permise di non crollare.

La luce proveniva da torce affisse ad entrambi i lati delle pareti. A seguito di un piccolo corridoio, Sisio si ritrovò faccia a faccia con un grosso uomo di mezza età vestito di stracci. L’uomo lo fissò con odio e gli si avventò addosso!

Questa volta il destro non bastò a fermare l’aggressore. L’uomo incassò il colpo ed afferrò il ragazzo per il collo. La forza bruta del guardiano spinse Sisio contro la parete di pietra alle sue spalle. L’impatto contro il gelido muro gli tolse il fiato. La stretta si faceva sempre più forte ed il ragazzo si chiese se fosse morto prima soffocato o perché si sarebbe spezzato l’osso del collo. In un barlume di razionalità Sisio sferrò una ginocchiata all’inguine del nemico e questi mollò la presa. In quel momento l’intruso colpì con l’elsa come fosse stato un randello e vide il sangue zampillare dalla ferita al capo dell’uomo ma il bestione non ne voleva sapere di crollare. Sisio dovette sferrare una testata dritta al setto nasale dell’uomo per metterlo ko definitivamente.

Riprendendo fiato e dopo essersi tastato il collo per sincerarsi che fosse tutto a posto, Sisio si avvicinò alla porta di legno protetta fino a un attimo prima dal corpulento guardiano. In quel momento udì una voce chiedere cosa succedesse – “Gerome, cosa diavolo succede? Cosa sono quei rumori?”.

Sisio non ebbe alcun dubbio: quella era la voce di Cassandra! Desiderando che giungesse finalmente la resa dei conti, il ragazzo spalancò la porta di legno, scoprendo il laboratorio segreto di Cassandra!

 

  La donna era in piedi accanto ad una sorta di letto in legno. Sisio fu attraversato da un conato di vomito quando vide la ragazza distesa nuda e legata al legno. Era Giovanna, una sua amica che frequentava il gruppo di Silvester. La ragazza era bassina ma ben fatta. Aveva i capelli a caschetto neri ed un bel viso. Se ne stava immobile, legata al letto di legno e sembrava dormisse. La sua bella fronte era imperlata di sudore.

“Che diavolo ci fai qui?”.

Cassandra era visibilmente turbata dalla presenza dell’imprevisto intruso.

“Non ti aspettavi di vedermi, vero maledetta strega?”.

Sul volto terribile di Cassandra prese forma un sorriso malevolo. Mise via lo strano tomo che teneva nella mano sinistra e sollevò il pugnale dalla lama nera che stringeva nell’altra mano – “Cosa credi di poter fare tutto solo nella mia dimora?”.

Sisio fissò il corpo nudo e inerme di Giovanna, poi spostò lo sguardo sulla strega: i suoi occhi esprimevano determinazione mista a disprezzo – “Sono qui per fermarti… qualunque cosa tu stia facendo!”.

A quel punto la strega Cassandra iniziò a ridere come un’ossessa – “Tu non immagini nemmeno con chi hai a che fare!”

“Sei tu che non sai di cosa sono capace!” – Sisio sentì l’energia scorrergli attraverso il braccio destro. Nemmeno lui seppe come ci riuscì ma dall’elsa si liberò una straordinaria luce dorata e formò una lama appuntita. Lo strano oggetto che gli aveva donato Vincardi nascondeva una sorta di spada di energia!

Cassandra dovette riconoscere l’arma, perché dal suo volto orrendo sparì il sorriso beffardo per lasciare posto ad un ghigno di terrore. La strega fissò l’arma straordinaria e poi il suo possessore.

“Ti stai chiedendo come faccio ad essere in possesso di quest’arma?”.

“Deve avertela data quel bastardo di Vincardi!” – Esclamò la donna – “Credevo che i miei uomini lo avessero ucciso”.

Sisio scosse il capo – “Vincardi è vivo e sta bene, maledetta canaglia e adesso dovrai vedertela con me!”.

Cassandra fece qualche passo avanti, andando oltre il letto delle torture sul quale era stata legata Giovanna, brandendo minacciosamente il suo pugnale dalla lama nera – “Ho mietuto numerose vittime con questo pugnale maledetto e tu sarai la prossima!”.

Sisio tenne la spada con la destra, piegandosi leggermente sulle ginocchia, pronto allo scontro mortale ma la strega fu troppo veloce per lui! La mano della perfida Cassandra scorse sotto la tunica fino ad afferrare una strana boccetta e scagliarla contro il nemico. Sisio si spostò rapidamente di lato, evitando che la soluzione corrosiva esplodesse contro il suo volto! La strega sfruttò quel momento per tentare l’affondo. Sisio si protesse col braccio sinistro ed indietreggiò prima che la nera lama potesse affondare troppo in profondità nel braccio. Purtroppo però il ragazzo non fu abbastanza veloce da evitare completamente l’attacco: il pugnale sacrificale aprì uno squarcio nell’avambraccio del ragazzo e le gocce del suo sangue caddero sul sudicio pavimento.

“Volevo che fosse il sangue di una giovane vergine ad aprire il portale per il mondo oscuro dei miei signori ma anche il tuo, giovane impudente, andrà bene!”.

In quel momento Sisio notò uno strano crepitio provenire da un punto in fondo al laboratorio: una sorta di nero specchio si era illuminato, rivelando una terribile oscurità. Era come se si fosse spalancata una porta su infinte voragini di caos e orrore. Un gelo sinistro e innaturale si propagò nella sala sotterranea ed il coraggioso ragazzo dovette lottare con tutte le sue energie mentali per non cedere all’orrore che si preannunciava attraverso la porta cosmica.

“Poco prima che tu mi interrompessi, avevo terminato di pronunciare le parole segrete che avrebbero permesso l’apertura della porta cosmica!”.

“Cosa diavolo stai combinando, maledetta strega?”.

“Sto chiamando su questa terra i miei signori. Essi porteranno la morte e la dannazione per tutti coloro che si sono presi gioco di me!”.

Sisio vide le orrende creature che stavano comparendo sullo sfondo oscuro al di là della porta cosmica. Si trattava di esseri talmente orrendi da risultare difficilmente descrivibili. Era come se la natura avesse giocato ad una sadica partita, decidendo a caso di mischiare parti di esseri viventi diversi. Poi Sisio si rese conto che solo una minima parte di quei corpi orribili ricordava qualcosa di conosciuto. La maggior parte di quei corpi aberranti era completamente aliena per lui.

Anche Cassandra lanciò uno sguardo al vuoto cosmico dal quale provenivano gli esseri ignobili con i quali si era messa in contatto – “Eccoli, stanno arrivando!”.

Sisio si accorse che l’arma stretta dalla strega luccicava in modo innaturale. L’istinto gli diceva che quell’arma era in stretta relazione con la porta cosmica. Raccogliendo tutto il coraggio che gli restava, lottando con tutte le sue forze per non impazzire alla vista di quegli esseri così aberranti che nemmeno il più fantasioso scrittore di fiabe nere avrebbe mai potuto descrivere, il coraggioso Sisio si lanciò all’attacco. La sua lama lucente descrisse un arco nel buio e la sua luce era come un barlume di speranza che cerca di squarciare l’oscurità più fitta ma Cassandra sembrava trarre forza da quell’oscurità latente!

La strega scattò di lato, evitando l’attacco ed un attimo dopo la sua arma saettava verso il nemico come il grosso dente avvelenato di una gigantesca vipera. Sisio bloccò il polso della strega nella potente stretta della sua mano sinistra ma anche Cassandra riuscì a bloccare il suo braccio armato. I due rimasero avvinghiati l’uno all’altra per un po’ di tempo, poi la strega sferrò una ginocchiata all’inguine del ragazzo. Sisio non riuscì a difendersi completamente, anche se l’attacco non andò completamente a fondo.

I due nemici si liberarono l’uno dell’altra ed indietreggiarono.

“L’attacco a sorpresa di Vincardi ha messo fuori combattimento numerosi dei miei uomini. Qualcuno, come hai potuto notare tu stesso, è rimasto a guardia del mio covo, mentre gli altri sono stati lasciati nelle proprie case”.

Mentre studiava un modo per disarmare la letale avversaria, Sisio le rispose, sbattendole in faccia tutto il suo disprezzo – “Cosa vuoi che me ne importi dei cani che ti seguono?”.

Cassandra lasciò che il ghigno tornasse sul suo folle volto – “Te lo dico affinché tu capisca chi sono! Grazie all’alleanza con i miei signori dello spazio oscuro, sono diventata molto potente. Vincardi ha già pagato per la sua insolenza ed il prossimo a pagare sarai tu!”.

In quell’istante, mentre il preoccupato eroe lanciava uno sguardo fugace alla porta dalla quale dovevano arrivare le terribili ed aberranti creature con le quali si era alleata Cassandra, l’avversaria si lanciò all’attacco! Questa volta Sisio non fu abbastanza rapido! Il coraggioso eroe indietreggiò ma la lama riuscì a ferirlo sul ciglio destro. Il sangue gli colò sull’occhio e Cassandra, che era indietreggiata un attimo, si lanciò nuovamente all’attacco!

Sisio non si fece trovare impreparato. Colpì con la sua lama di luce, intercettando perfettamente il pugnale nero. Le due lame, scontrandosi, produssero una luce accecante. La lama nera cadde sul pavimento e Cassandra indietreggiò, coprendosi gli occhi con le mani. Fu allora che Sisio, passandosi la portentosa arma di luce nella sinistra, sferrò un destro, colpendo la strega proprio sotto al mento. La donna lanciò un grido di dolore e cadde al suolo.

Il ragazzo prese un attimo fiato, asciugandosi il sangue dal volto e dalla fronte con la manica della camicia ma quando lanciò uno sguardo alla misteriosa porta, l’orrore si impadronì del suo cuore!

Un’orribile essere, toppo orripilante per poter essere accettato dalla mente di Sisio, stava per emergere attraverso il portale creato da Cassandra! I suoi artigli neri grattavano contro le pareti ai lati dello strano specchio, e la sua orribile testa mostruosa emerse dal buio! Le sue mani possedevano tre sole dita, munite di artigli lunghi ed affilati. La testa si allungava verso la parte posteriore e poggiava su un collo lungo e robusto munito di scaglie. Il volto terrificante presentava due occhi ferini ed un’enorme bocca spalancata attraverso la quale era possibile intravedere tre file di denti affilati.

Dalle dimensioni degli artigli e del capo, fu subito chiaro che l’essere aberrante fosse tre volte più grosso di un comune essere umano. Sisio strinse l’elsa e la lama di energia divenne ancora più grossa. Mentre osservava l’orrore che stava per emergere attraverso la porta creata da Cassandra, Sisio si chiese cosa potesse fare lui per impedire che quegli esseri da incubo giungessero sulla Terra. Il primo impulso che provò fu quello di scappare via, di andare lontano! Cosa poteva fare da solo contro anche una sola di quelle terribili creature? Mentre l’essere interstellare metteva fuori le spalle ed allungava il suo collo per annusare l’aria, Sisio si disse che l’unica cosa che potesse fare era scappare ed avvisare le autorità. L’unica possibilità che aveva la razza umana, per salvarsi dall’invasione, era affidarsi all’esercito!

Si voltò di spalle e fece qualche passo ma si fermò immediatamente. Si chiese cosa stesse facendo? Fissò la lama di luce e si accorse che gli stava chiedendo di combattere. Si voltò nuovamente e vide che l’essere oscuro stava cercando di raggiungere il corpo inerme di Giovanna. Alle spalle di quell’essere ce n’erano altri come lui!

Sisio capì che avrebbe dovuto salvare almeno la ragazza, prima di andare via. Era vero che Giovanna faceva parte di quel gruppo di ragazze che non poteva soffrire ma, in fondo, non era la peggiore. Anzi, se doveva dirla tutta, la ragazza che era stata scelta per il sacrificio non era affatto male. Carina nell’aspetto e nei modi, aveva sempre una parola gentile per tutti, anche per lui.

Così, mentre gli artigli raspavano contro le pareti di pietra, Sisio fece qualche passo avanti, tenendo davanti a sé la spada. I suoi occhi erano fissi sul mostro e quando esso lanciò il terrificante verso, il ragazzo rabbrividì e si fermò. La bava che colava dalla bocca del mostro scioglieva il pavimento come acido. Sisio dovette far leva su tutto il coraggio che possedeva, reputandosi pazzo per quello che stava facendo, ma continuò ad avanzare.

Improvvisamente sentì qualcosa di strano. Si concentrò e si rese conto che la sensazione proveniva dal braccio. Facendo ancora più attenzione a quanto stava succedendo, Sisio capì che l’arma protendeva verso il basso. Spostando lo sguardo dall’orrenda creatura al pavimento scorse il pugnale. La spada gli stava indicando quell’arma maledetta, ma perché? La creatura aberrante lanciò un nuovo verso agghiacciante. Sisio alzò lo sguardo e vide che l’essere stava per mettere fuori anche il petto. Il suo artiglio destro si protese in avanti, cercando la ragazza. La mancò di poco, finendo a raspare il pavimento di pietra.

In quel momento l’eroe gridò il nome della ragazza, chiedendole di svegliarsi ma Giovanna non si destava. Il petto della ragazza si muoveva con regolarità e questo fece sperare Sisio: Cassandra non l’aveva ammazzata. Il mostro allungò nuovamente il suo artiglio verso la ragazza. Bramava il suo corpo, voleva divorarlo. Sisio capì che doveva agire immediatamente e fu allora che gli tornarono alla mente le parole pronunciate poco prima dalla strega. Fissando il nero pugnale, Sisio alzò la lama di energia verso l’alto e vibrò il colpo mortale! Quando la lama di energia si abbatté sulla lama nera, questa esplose, frantumandosi. Il ragazzo cadde all’indietro ma per fortuna non riportò ferite gravi. Cercò di riprendere il pieno controllo di sé, scrollando la testa. Si rimise in piedi, ignorando il dolore alla gamba sinistra e al braccio omolaterale. Tenne l’elsa stretta in pugno: la lama di energia si era ridotta ma era sempre pronta all’azione. Il verso del mostro era divenuto un grido di dolore che squarciava l’oscurità e feriva i timpani. Sisio vide che l’essere stava per essere risucchiato completamente attraverso lo strano portale aperto dalla strega. Era ormai chiaro che non poteva più nuocere. Sisio fissò Giovanna e decise che era giunto il momento di portarla via di lì.

 

  “Sto parlando con te, ragazzo!”.

Sisio scosse il capo, ritornando alla realtà. Era come se fosse tornato indietro nel tempo, rivivendo parte della sua prima avventura contro i mostri dello spazio ed i loro oscuri alleati umani. Si voltò verso la guardia che stava parlando con lui.

“Ti ho chiesto se quella che stringi tra le mani è un’arma”.

Sisio scosse il capo – “E’ solo una torcia elettrica” – Rispose. Il soldato fissò ancora un attimo l’elsa, poi il volto del ragazzo e infine si voltò verso i Cavalieri. Il più alto dei quattro annuì – “Lasciagli pure quell’oggetto” – Il suo era un accento del sud – “Anche se fosse un’arma… non avrebbe speranze contro di noi”.

Sisio fissò il volto scuro dell’uomo. Si trattava certamente di una persona decisa e forse spietata. Doveva essere un ragazzo di strada, qualcuno che era passato attraverso gli orrori di una città violenta, in cui si poteva sopravvivere solo imparando a colpire per primi e con forza. Il ragazzo aveva visto troppi tipi come quello nella sua vita, per non saperne riconoscere uno quando se lo trovava davanti. L’uomo ostentava quella sicurezza che è propria di chi combatte senza scrupoli. Sisio fissò anche gli altri membri della compagnia. La donna dai capelli lunghi e mori sembrava essere molto più tranquilla e razionale, nonostante i suoi profondi occhi nocciola tradivano una grande esperienza e determinazione. L’altra donna del quartetto, quella che se ne stava alla destra del cavaliere che aveva parlato, ostentava troppa sicurezza ma i suoi occhi la tradivano:  non aveva molta esperienza sui campi di battaglia. Se ne stava al fianco del suo collega, come se cercasse la sua protezione. In fine c’era l’uomo che era stato colpito dal giovane Forrin. Per un attimo in quegli occhi calmi e pacati era passata la furia di una bestia. Se l’uomo avesse liberato la belva che teneva dentro, Sisio credeva che nemmeno tutti e quattro insieme sarebbero riusciti a tenergli testa. Il ragazzo avrebbe scommesso che fosse proprio quest’ultimo, il membro più pericoloso del gruppo.

“Dov’è GS?” – Forrin ripeté la domanda, mentre tre guardie lo spingevano indietro.

“E’ in missione in questo momento e non è al tempio” – Gli disse Mary.

“Ma sta bene?”.

L’attenzione dei quattro cavalieri si spostò su Gyulian. Il ragazzo tirò indietro il cappuccio, rivelando il volto giovane e barbuto. Portava gli occhiali ed aveva uno sguardo furbo. Fingendosi zoppo, il ragazzo avanzò con passo claudicante verso Mary, appoggiandosi al bastone.

“Puoi anche smetterla di fingerti infermo” – Gli disse NedHell.

“Certi trucchi con noi non funzionano” – Gli disse Mary, fissando il bastone.

“Non sono zoppo” – Disse subito il ragazzo – “Mi appoggio a questo bastone, mentre non guarisco dallo strappo che mi sono procurato giocando a calcetto”.

“Dacci quel bastone!” – Gli disse un soldato, avvicinandoglisi con fare minaccioso.

Mary scosse il capo – “Lasciaglielo pure. Dubito fortemente che sia così abile con quell’arnese da mettere in difficoltà anche uno solo di noi”.

Gyulian capì che quello era un avvertimento ma non lasciò che l’insicurezza trasparisse dal suo volto. Si riteneva uno abbastanza in gamba a nascondere le emozioni. Il bastone era prezioso: l’unica arma che possedeva e l’unico strumento in grado di garantirgli la sopravvivenza se mai fosse scoppiato lo scontro. In quel breve lasso di tempo aveva cercato di studiare le persone con le quali aveva a che fare. Non gli sembravano malvagi. Forse il cavaliere più alto poteva essere pericoloso per certi versi ma non gli sembrava un malvagio.

“Milady, abbiamo ragione di credere che GS sia in grave pericolo” – Disse.

“E perché mai?” – Gli chiese Mary.

Gyulian si passò la lingua sulle labbra, prima di parlare – “L’ultima volta che il mio amico Andrew lo ha sentito, GS non era in piena forma. Abbiamo capito che gli stava succedendo qualcosa. Ci ha parlato vagamente di qualcuno che era nella sua… mente”.

Mary fissò i membri del suo gruppo. Mahul sorrise e NedHell sbuffò.

“GS non è sotto nessun incantesimo” – Disse la donna – “Il suo male ha un nome preciso: si chiama mal d’amore”.

I quattro uomini giunti dal sud si fissarono con sguardo stranito. Andrew Forrin fece un passo avanti, liberandosi dalla stretta delle guardie – “Hai detto che è in missione?”.

La donna annuì.

“E quando tornerà?”.

“Dovrebbe essere già rientrato” – Rispose il cavaliere più alto – “Credo che sarà qui a momenti”.

“E allora lo aspetteremo qui” – Andrew cercò il consenso negli occhi dei suoi compagni. Non trovò incertezza alcuna nei loro sguardi: sarebbero rimasti lì con lui finché non avrebbero visto GS.

“Anche io sono d’accordo col mio amico” – Disse Nunzio – “In fondo siamo giunti qui dopo un lungo viaggio, fateci almeno la cortesia di farci salutare il nostro amico”.

“Ragazzi, ma che diavolo ci fate qui!”.

GS sbucò dalla folla che si era radunata intorno ai quattro sconosciuti. Non appena lo videro, i suoi amici lo fissarono attentamente. Mentre si avvicinava loro, Andrew lanciò un’occhiata a Sisio. Il ragazzo teneva le dita strette intorno all’elsa e fissava GS. Poco dopo scosse il capo e sorrise – “Non avverto l’influenza di nessun essere su di lui”.

Andrew si lanciò in avanti e abbracciò il suo amico – “Ci hai fatto stare molto in pensiero, testone!”.

GS ricambiò l’abbraccio e scosse il capo – “Perché?”.

“Non davi più notizie” – Disse Andrew.

“L’ultima cosa che sapevamo di te era che sentivi una presenza nella tua mente” – Aggiunse Nunzio.

GS non riuscì a trattenere una risata. Fissò Nunzio e gli disse di non preoccuparsi – “Non intendevo dire di essere controllato da qualcuno, amico mio” – Si voltò verso Mahul e la sua squadra – “Ragazzi, è tutto a posto. Chiedo scusa a nome dei miei amici per l’accaduto. Adesso lasciate che mi occupi io di loro”.

Mahul sorrise – “Va bene, eroe. Ma non combinate casini in giro”.

GS annuì – “Non preoccuparti”.

Prima che i quattro amici di GS potessero allontanarsi, David si avvicinò a Forrin. Sul suo viso non c’era odio, né rancore – “Hai la testa dura, ragazzo ma fa attenzione a come la usi”.

“Mi dispiace” – Disse Forrin – “Ho creduto che mi steste nascondendo qualcosa. Ero nervoso ed ho perso il controllo”.

“Ringrazia l’iddio che non l’abbia perso lui il controllo!” – Esclamò Nedhell.

GS li guardò basito – “Ma che diavolo è successo?”.

David si voltò verso di lui e scosse il capo – “Nulla. Diciamo solo che il tuo amico ha scambiato la mia testa per un pallone da calcio”.

GS diede un buffetto al suo giovane amico – “Chiedi immediatamente scusa! Ma come hai potuto attaccare David?”.

Andrew presentò ancora una volta le sue scuse – “Te l’ho detto, credevo mi stessero nascondendo la verità”.

“Fa nulla” – Disse il berserker – “Erano anni che nessuno mi colpiva. Avevo quasi dimenticato cosa volesse dire provare dolore”.

GS chiese scusa per il comportamento dei suoi amici e si allontanò dalla squadra di Mahul, portandosi dietro Andrew e gli altri.

 

Mentre si avviavano verso la locanda più vicina, GS rimproverò i suoi amici – “Ma che diavolo vi è saltato in mente?”.

“Sei tu che ci fai preoccupare” – Gli disse Forrin.

“Come ti sei procurato quelle ferite?” – Gli chiese Sisio.

“Ho avuto un contrattempo poco piacevole” – Rispose il cavaliere, poco propenso a spiegare l’accaduto.

Entrarono nella locanda e presero posto ad un tavolo libero. A dire il vero erano quasi tutti liberi. Si avvicinò loro la giovane cameriera e li accolse con un gran sorriso.

“Interessante” – Disse Nunzio.

La ragazza ignorò il commento del giovane e chiese loro cosa ordinavano.

“Un piatto di dolci al miele ed una caraffa di latte” – Disse GS.

“Per me anche un caffè” – Disse Sisio.

“Anche io voglio un caffè” – Aggiunse Gyulian.

“Quattro caffè” – Tagliò corto GS – “Portaci anche quattro caffè, per favore”.

La ragazza annuì – “Arriverà tutto tra poco. I dolci al miele li stiamo appena sfornando” – Si allontanò senza aggiungere altro.

“Sisio, è da moltissimo tempo che non ci vediamo”.

Il ragazzo annuì, fissando GS e sorridendo – “Direi proprio di sì”.

“Come te la passi?”.

Sisio fece una smorfia di disappunto – “Potrei stare meglio… molto meglio. Lavoro in una città molto vicina a questa e sono ormai lontano dall’azione”.

GS fissò l’elsa appesa alla cintura dell’amico – “Vedo però che hai di nuovo l’arma di energia”.

Sisio annuì – “Vincardi si è ritirato definitivamente, qualche anno fa. Io gli chiesi di ridarmi la spada. Avevo intenzione di mettermi sulle tracce di un mostro. Si diceva che vivesse nascosto, proprio nei pressi di questa città”.

GS aggrottò le sopracciglia – “Dici sul serio?”.

L’altro annuì.

“E di che mostro si trattava?” – Gli chiese GS.

“Lo hanno descritto come un mezzo busto ed è stato avvistato, la prima volta, nei pressi di un parco”.

GS non riuscì a trattenere una smorfia di stupore – “Forse ho capito a chi ti riferisci”.

“Ero sicuro che ci avessi avuto a che fare anche tu!”.

GS mosse la testa su e giù – “Mi sono imbattuto in quella terribile creature diversi anni fa ormai. Si nascondeva all’interno di un giardino pubblico ed aveva creato una serie di guerrieri sfruttando i rifiuti locali”.

“L’hai distrutto?” – Chiese subito Sisio.

Purtroppo GS scosse il capo – “Mi sfuggì e da allora non l’ho più rivisto”.

“Ah!”.

“Ma come mai sei stato coinvolto in questa faccenda?”.

Sisio fece un cenno del capo verso la cameriera che stava tornando con le vivande. Attese che la donna posasse tutto sul tavolo, si versò un bicchiere di latte,  e parlò – “Li ho beccati in un bar della nostra città, che parlottavano tra loro” – Indicò Gyulian e Forrin con un cenno del capo – “Quando sentii parlare di una possibile strega, fui costretto a prestare maggiormente attenzione a quello che dicevano. Sentii pronunciare il tuo nome e non potei astenermi dal chiedere maggiori informazioni”.

GS fissò Gyulian e l’altro. Il primo gli spiegò che Forrin lo aveva chiamato, esternando la sua preoccupazione – “Non riusciva a capire cosa ti stesse accadendo” – Spiegò il ragazzo – “Quando mi parlò di qualcuno che dominava la tua mente, mi misi subito in allarme e fui pienamente d’accordo, quando Sisio ci propose una sortita da queste parti”.

“Per fortuna io conosco l’ubicazione del tempio” – Aggiunse Forrin.

GS annuì, ricordando la prima volta che il ragazzo era riuscito a trovarlo. Lo aveva cercato per dirgli che la sua città era in pericolo.

A quel punto mancava solo l’ultima tessera del puzzle – “Nunzio, tu invece come sei finito coinvolto in questa storia?”.

Il ragazzo finì di masticare un pasticcino, annaffiandolo con del latte fresco, prima di raccontare la sua parte di storia – “Avevo fatto un sogno su di te. Non era molto chiaro ma una cosa mi era rimasta impressa: l’ombra di una donna aleggiava su di te, succhiandoti via molta energia. Non riuscivo a vedere il suo viso, poiché si trattava di una sorta di spettro, ma vedevo che rideva. Ad un certo punto sono arrivate delle ombre nere, che somigliavano ad armature antiche. Esse ti attaccavano, rischiando di distruggerti”.

GS non lo disse ma il sogno di Nunzio rispecchiava molti punti della realtà.

“Rimasi turbato da questo sogno. Cercai di mettermi in contatto con te, senza riuscirci. Un giorno, mentre camminavo per le strade della tua città, per incontrare i nostri amici, mi imbattei in Gyulian e gli altri”.

“E fu così che venisti a conoscenza del loro piano” – Concluse GS.

Nunzio annuì – “Così, decisi si unirmi a loro. Non credevo di trovarmi in una sorta ci città armata”.

 “Beh, diciamo che il Tempio della Mente è un luogo un po’ particolare” – GS pregò anche i presenti di non rivelarne mai l’ubicazione. Tutti e quattro i suoi amici giurarono di non dire mai a nessuno dove si trovasse il tempio.

“Ma adesso non credi che meritiamo almeno una spiegazione?” – Chiese Andrew – “Ci racconti che diavolo ti è successo e come mai non ti facevi più sentire?”.

“E’ vero” – Disse GS – “Mi sembra obbligatorio darvi almeno una spiegazione”. Il cavaliere raccontò brevemente la sbandata che aveva avuto nei mesi precedenti – “Era a lei che mi riferivo, quando ti dicevo che qualcuno era nella mia mente. Non riuscivo a cacciarla via, capisci?”.

Sisio e gli altri tre fissarono Andrew, come se volessero rimproverarlo di averli allertati per così poco.

“In pratica, ti sei preso una bella cotta” – Disse Gyulian.

GS scosse il capo, mentre finiva il suo latte – “Non la definirei proprio così…”.

“Ma dai, smettila!” – Sisio gli diede una pacca amichevole sulla spalla – “Tu eri innamorato e noi ci preoccupavamo!”.

“Spero almeno che ne sia valsa la pena” – Disse Andrew, chiaramente indignato.

GS annuì – “Certo! Dovresti conoscere bene i miei gusti”.

Andrew lo fissò in modo strano ma non disse nulla.

I cinque amici chiacchierarono ancora un po’ poi giunse un soldato del Tempio – “GS, Hanna mi ha detto di consegnarti questo”. La guardia lasciò una lettera sul tavolo e andò via. GS l’aprì e vi trovò all’interno una comunicazione della Signora del Tempio.

“Di cosa si tratta?” – Gli chiese Gyulian.

“Un congedo” – Disse GS – “Da domani sono in congedo”.

“Bene!” – Esclamò Andrew – “Allora, ce ne torniamo insieme a casa”.

“Proprio così” – Disse GS.

“E allora sbrigati a fare i bagagli, che ce ne andiamo il prima possibile da questo postaccio!” – Disse Forrin.

GS si alzò – “Vado subito” – Disse. Chiese agli amici se volevano accompagnarlo al suo alloggio – “Non è molto distante da qui”.

Gyulian e Sisio scossero il capo – “Noi aspettiamo qui” – Entrambi lanciarono un’occhiata alla giovane cameriera e alla donna dietro al bancone.

Andrew invece si alzò – “Io ti accompagno”.

 

I due amici percorsero la strada che portava dal Tempio all’alloggio del cavaliere. Fu solo quando si guardò intorno, che GS si accorse di aver scelto la strada più lunga. Con la coda dell’occhio intravide la piccola collinetta sulla quale sorgeva proprio quella casa. Lanciò una rapida occhiata verso l’abitazione e poi si voltò nuovamente a guardare la strada. Fu in quel preciso istante che incrociò Lady Tara. La donna lo salutò con un sorriso. Lui alzò la mano destra in segno di salutò e disse qualcosa sotto voce.

“No!” – L’esclamazione di Forrin lo colse di sorpresa – “Ti prego, non dirmi che è lei!”.

GS non riuscì a trattenere lo stupore – “Come hai fatto?”.

“Oh signore onnipotente, GS benedetto!”.

“Che diavolo vuoi?”.

“E me lo chiedi anche?”.

GS fingeva di non capire ma in realtà gli era ben chiaro a cosa si riferiva il suo giovane amico – “Mi dispiace, ma non ti capisco”.

“Hai perso la testa per… quella?”.

“Non mi va di parlarne, dai”.

“No, ne dobbiamo parlare invece!”.

GS scosse il capo.

“E tu sei sparito dalla circolazione perché eri innamorato di lei? Ora capisco perché non ti facevi sentire” – GS lo fissò con sguardo interrogativo – “Avevi vergogna!”.

“Ma dai, smettila adesso!”.

Ma Forrin non aveva alcuna intenzione di stare zitto – “Ma dico io, GS benedetto, con tutte le belle ragazze che girano qui intorno, c’era bisogno di innamorarsi di una che può essere tua zia?”.

“Ma quale zia!” – Esclamò il cavaliere.

“Quanti anni ha? Cinquanta? Di più?”.

GS scosse il capo – “Non è così matura”.

“Beh, allora se li porta male!” – Esclamò Forrin. Era veramente indignato.

Quando GS raggiunse finalmente il suo alloggio, fece la valigia in un attimo. Osservò per un secondo lo scrigno. Si avvicinò ad esso e lo aprì. Fissò la Fire Son riposta al suo interno: i segni della battaglia erano quasi del tutto scomparsi ma l’enorme fenditura sulla maschera era rimasta. Inoltre essa era sempre staccata dall’elmo.

“Ma che diavolo è successo all’armatura?” – Gli chiese Forrin – “Come hai fatto a ridurla così?”.

GS chiuse nuovamente lo scrigno e si voltò verso l’amico – “E’ stata travolto da una marea di nere armature antiche”. Il cavaliere si caricò lo scrigno sulle spalle e fissò la corona che aveva appeso alla parete. Un sapore amaro si diffuse nella sua bocca, quando ripensò al fallimento della sua ultima missione. Allacciò la corona alla cintura e poi andò via, chiudendosi la porta alle spalle.

Nel tornare alla locanda, GS si guardò bene dal ripetere la strada che aveva fatto all’andata. Forrin non lo rimproverava più. GS non lo sapeva ma il ragazzo aveva notato il cambiamento della sua espressione e aveva deciso di non infierire oltre. Aveva intuito che il cavaliere aveva affrontato una terribile prova e nemmeno la sua corazza ne era uscita indenne. Non gli era dato sapere cosa fosse successo per ridurre la Fire Son in quello stato pietoso ma di sicuro si era trattato di una prova terribile. Andrew Forrin si rese conto che il vero problema di GS non era stato l’innamoramento. Era accaduto qualcosa, il suo amico era stato coinvolto in una nuova battaglia e le cose non erano andate come si sarebbe aspettato. Decise si rispettare il silenzio di GS. Se l’indomani avesse voluto raccontare cosa gli era successo, lui lo avrebbe ascoltato.

 

Una volta raggiunta la stazione dalla quale avrebbero preso il treno per tornare a casa, Sisio li salutò.

“Per me è giunto il momento di tornare a lavorare” – Disse.

“Non vieni con noi?” – Gli chiese GS.

Sisio scosse il capo – “In fabbrica mi attendono. Fai attenzione in quel tempio. Ho potuto conoscere poche persone ma possiedono delle capacità fuori dal comune”.

“Lo so bene” – Disse GS.

“Se avrai bisogno del mio aiuto, se una strega od un mostro dello spazio dovesse minacciare la tua vita: sappi che potrai sempre contare su di me”.

GS strinse con forza la mano del vecchio amico ed annuì – “Lo so. Spero che un giorno combatteremo insieme contro il nemico”.

“Sarà un onore” – Disse Sisio.

“L’onore sarà mio”.

Sisio salutò anche i due giovani amici e Nunzio e si avviò verso il treno che lo avrebbe condotto più a nord.

Poco dopo anche GS, Andrew, Gyulian e Nunzio salirono a bordo del treno che li avrebbe condotti a casa.