Fergus è salvo

05.02.2014 15:21

Fergus è salvo

 

 

La porta della sala era aperta.

GS entrò e trovò Fergus su di una sorta di sedia a rotelle. Sembrava più  simile ad un piccolo carro armato, se si prendevano in considerazione i cingolati che presentava al posto delle ruote. Il Signore di Marte era collegato a diversi meccanismi della sedia.

GS avrebbe voluto chiedergli come stava ma pensò bene alle parole da dire. Per Fergus non avrebbero avuto molto senso delle parole usate per un essere umano – “Sei ancora funzionante?”.

“Si” – Fergus portava il suo strano collare, in grado di trasformare i segnali luminosi in parole.

“Quindi ci siamo riusciti” – Disse il Gahijin.

“Continuerò ad esistere” – Furono le parole di Fergus. Poi aggiunse – “Grazie”.

GS scosse la testa – “Non devi ringraziarmi” – Abbassò lo sguardo – “E’ a causa mia che ti sei trovato in quelle condizioni”.

“Non devi farti una colpa se ho rischiato di disattivarmi per sempre”.

“Ma se io fossi stato all’altezza del compito affidatomi…”.

“Io ti proteggerò. Lo farò sempre e so bene che questo potrebbe significare restare distrutto in un combattimento”.

GS non trovò le parole, riuscì solo a dire – “Grazie, amico mio”.

“Stavo valutando i danni derivanti dalla battaglia contro i Draghi dello spazio. Sembra proprio che alcuni di essi si fossero ibernati nei pressi della Base segreta. C’era persino un generale, uno sopravvissuto alla guerra”.

“L’ho visto” – Disse GS – “Ed ho visto di cosa è capace”.

“Per nostra fortuna Satan è riuscito a fermarlo. Le armi che abbiamo ritrovato sono servite a qualcosa”.

In quel momento Satan comparve sulla soglia della porta. Fergus notò l’inquietante aspetto che aveva assunto il suo volto. Capì immediatamente che aveva fatto ricorso al Potere di Lumis. Ricordò che il Lumis era un particolare raggio utilizzato da una gilda marziana, per fondere rocce e metalli che non erano scalfibili in altro modo. Spectros aveva deciso di donare quello stesso potere a Satan. Il raggio era stato così potente da fondere anche parte della maschera, in modo che il volto sottostante comparisse, assumendo i connotati di un teschio.

Il Signore di Marte si mosse sulla sua sedia meccanizzata. GS si fece di lato, per lasciarlo passare e lo stesso fece Satan. Fergus raggiunse la sua sala, dalla quale prese visione, giocando con i vari oloschermi, delle condizioni del condotto e del castello. La sua dimora non aveva riportato danni, mentre i suoi compagni erano rimasti danneggiati nello scontro contro il Drago.

“Non sono messi male, vero?”.

Fergus azionò dei comandi, in modo che la telecamera inquadrasse i singoli eroi – “No” – Rispose – “Direi che i danni che hanno riportato non riguardano componenti vitali”.

“Si rimetteranno?”.

“Gli basterà restare del tempo nella Camera di rigenerazione”.

GS aggrottò le sopracciglia – “Di cosa si tratta?”.

“Una speciale sala per le riparazioni. Si trova nel mio palazzo e sfrutta lo stesso sistema delle singole cabine che Spectros creò per ogni singolo gladiatore”.

GS rimase stupito, accorgendosi per la prima volta – dopo che erano passati due anni da quando Fergus era divenuto il Signore di Marte – che il suo amico d’acciaio aveva pensato proprio a tutto. Un robot servitore gli si avvicinò e gli porse delle sfere di acqua solida.

“Prendine un paio” – Gli suggerì Fergus, spostando le telecamere alla ricerca di Drakis – “Il tuo corpo organico rischia di disidratarsi se non gli dai acqua”.

GS annuì, infilandosi una piccola sfera in bocca e tenendone un’altra nella mano.

In quel momento due robot trasportarono Torgan. Il più forte dei gladiatori era messo piuttosto male, anche se si capiva chiaramente che fosse ancora attivo. Fergus voltò la sedia, esaminando il corpo di Torgan. Lanciò dei segnali ai robot, che trasportarono il gladiatore da qualche parte.

“Dove lo stanno portando?” – Chiese GS, piuttosto preoccupato.

“Nella sala della rigenerazione” – Rispose Fergus con la sua voce roboante.

GS seguì i robot finché non scomparvero oltre una porta assieme a Torgan – “Cos’ha?”.

“Credo si tratti del Cuore” – Rispose Fergus.

“Il Cuore di energia?” – Chiese il Gahijin.

“Proprio quello”.

“Cos’ha?”.

“Penso che stia per smettere di funzionare”.

“Ma come?” – GS non riusciva a capire – “E perché?”.

Fergus rimase un attimo in silenzio, poi rispose – “Credo che abbia sfruttato tutto il calore generato dal Cuore di Energia, per riuscire a rendere la sua corazza rovente”.

“Perché avrebbe dovuto farlo?” – Chiese il Gahijin.

“Forse perché è stato bloccato nel ghiaccio o comunque il suo corpo è stato congelato” – Fergus aveva dedotto la risposta conoscendo Torgan e sapendo in quale occasione ricorreva a quella tecnica.

“Mi dispiace” – Disse GS.

“Non devi” – Lo rincuorò il Signore di Marte – “Torgan continuerà ad esistere”.

GS annuì – “Lo so ma quel Cuore di Energia glielo portai io, il giorno che lo trovai nella tomba sull’asteroide”.

“E’ errato”.

“Cosa?”.

“Non è lo stesso Cuore di energia che gli portasti tu”.

“Ma come sarebbe?”.

“Non dimenticarti che è rimasto inattivo su questo pianeta, dopo il mio risveglio”.

GS ricordava perfettamente quel particolare. Erano passati molti anni, dieci per l’esattezza, ma il Gahijin non aveva dimenticato quell’avventura. Si era recato su Marte, dietro consiglio del pirata Wesly, per risvegliare Fergus. Era stato il pirata dello spazio ad informarlo riguardo il ritrovamento della tomba di Fergus. Fu durante quell’avventura che Torgan, dopo aver superato molteplici prove, fu costretto al sonno forzato in quella che si scoprì essere la cripta dei Gladiatori di Marte. Il gladiatore dal corpo rosso entrò in uno stato di stasi.

“Torgan si ibernò per recuperare le forze. Anche in quell’occasione il suo Cuore di Energia aveva subito dei danni”.

“Ma allora come ha fatto a tornare in vita?”.

“Io ho inserito nel suo petto un nuovo Cuore di Energia”.

“Da dove lo hai preso?”.

“Non dimenticare che qui c’è un antico cimitero di robot. E’ quel luogo sotterraneo in cui sono ammassate le carcasse dei molti robot guerrieri che si opposero alla furia delle tribù di mostri”.

“Vuoi dire che ti sei recato laggiù ed hai trovato un Cuore ancora funzionante?”.

“Proprio così” – Ammise Fergus – “Ne trovai diversi, per l’esattezza e li ho tutti conservati, benché adesso io stesso sia in grado di crearne”.

“Incredibile!” – Esclamò GS – “Ed era ancora funzionante?”.

“Un Cuore di energia è una sorgente quasi illimitata di energia. È molto difficile danneggiarlo e se viene trovato, spesso è ancora in grado di funzionare”.

“E come mai quello di Torgan è andato?”.

“Lo ha sforzato, per produrre l’energia necessaria ad innescare la reazione che rende il suo corpo abbastanza rovente e potente da liberarsi del ghiaccio”.

“E lo sforzo danneggia il Cuore, giusto?”.

“Esatto”.

“Ma tornerà come nuovo, dopo un trattamento nella Stanza rigenerante”.

“Affermativo”.

GS si sentì meglio ma aveva ancora qualche domanda da fare – “Perché sei collegato ai meccanismi di quella sedia?”.

“Il nuovo schermo deve calibrarsi con gli altri meccanismi. Questo deve avvenire gradualmente. Per adesso ho ancora bisogno del supporto delle macchine, per tenere sotto controllo le diverse energie del mio cervello”.

“Ma sei fuori pericolo, giusto?” – GS si chiese se il robot lo capisse.

“Sono fuori pericolo” – Lo rassicurò Fergus.

GS fissò i meccanismi collegati al corpo del Signore di Marte – “Quanto tempo ci metterai per riprenderti?”.

“L’equivalente di un mese terrestre, forse due”.

GS immaginò che per tutto quel tempo Fergus sarebbe stato in grave pericolo. Se i mostri lo avessero attaccato? – “E cosa farai se i mostri ti attaccassero adesso?”.

“Chiamerei alla battaglia il Campione della mia città”.

“Ci sono altri campioni, oltre a Bansular?”.

“Proprio così ed uno di essi sta per essere completato in questa città”.

GS valutò la risposta del suo amico – “Quanto tempo impiegherai per riparare gli altri Gladiatori?”.

Fergus tacque per un attimo, poi rispose – “Credo che in una settimana dovrebbero essere pronti all’azione. Fino ad allora mi proteggeranno le mie guardie”.

GS avanzò e si avvicinò al suo amico – “Posso chiedere ancora una cosa?”.

“Puoi chiedere tutto quello che vuoi. Se conosco la risposta, la condividerò con te”.

“Chi mi ha salvato? È chiaro che non può essere stato Torgan, dal momento che è tornato al castello quando io ero già qui”.

“Non è stato Torgan. Hubot mi aveva avvertito riguardo ciò che ti era capitato, quindi ho chiamato due esploratori di Argonia, la città di Argon, e li ho inviati sulle tue tracce. Sono stati loro a trovarti”.

GS ricordò l’ombra che aveva visto mentre lottava nella tormenta di sabbia. Non era Torgan, ma aveva visto lo stesso il suo sos. GS ringraziò la Fiamma Fotonica. Se non fosse stato per la fiamma, molto probabilmente sarebbe morto e lo avrebbero trovato sommerso dalla sabbia rossa.

“Hubot è ancora… funzionante?”.

“Certo” – Rispose Fergus – “E’ sotto riparazione”.

“Nella Stanza della Rigenerazione?”.

“No. Hubot è molto semplice, i miei robot sono in grado di ripararlo. Cosa impossibile con i gladiatori. Noi siamo più complessi e c’è bisogno di un computer altrettanto sofisticato”.

“E si trova nella Stanza della Rigenerazione” – Quella di GS era una deduzione. Fergus non dovette neppure rispondere.

GS stava per chiedere che gli venisse consegnata l’armatura, quando si ricordò del robot che lo aveva accompagnato, assieme a Torgan, nella Base Segreta – “Bansular. È ancora funzionante?”.

“Non lo so. I miei robot lo stanno cercando”.

GS abbassò lo sguardo. Sperò proprio che quell’eroe fosse ancora in grado di affiancarlo nelle sue avventure. L’ultima volta che lo aveva visto, si stava battendo contro il Drago a due teste, in uno scontro impari e, probabilmente, mortale. Forse Bansular era stato fatto a pezzi durante quella battaglia.

“Forse sarà stato fatto a pezzi dal drago” – Disse GS.

“Se il suo corpo è ancora integro, i miei soldati lo troveranno e forse sarà possibile ripararlo”.

“Lo spero” – Disse GS, facendo un cenno affermativo col capo.

“Sei riuscito a superare anche questa avventura” – Gli disse ad un tratto il Signore di Marte.

GS fece un cenno affermativo col capo – “E’ stata una vera fatica. Ho rischiato grosso questa volta”.

“Ma è andato tutto bene”.

GS sorrise – “Si, sono salvo” – Ripensò a tutta quell’avventura e decise che c’era qualcosa che doveva raccontare a Fergus – “Nella Base Segreta…” – Disse – “… ci sono degli esseri umani. Vecchi guerrieri della dinastia Adamas”.

Fergus non disse nulla.

“Vorrebbero conoscerti. Non credevano alle mie parole, quando ho detto loro che tu eri ancora funzionante e che con te c’erano gli altri eroici gladiatori”.

“Esseri umani… qui su Marte?”.

“Proprio così”.

“Organizzerò una spedizione” – Disse Fergus – “E andrò a conoscerli”.

“Il loro capo si chiama Caligola. L’ultima volta che l’ho visto, voleva battersi contro il Drago dello spazio con una semplice spada”.

“Credi che sia sopravvissuto?”.

“Credo di sì. Abbiamo attirato i mostri dietro di noi e se non ne sono usciti altri, credo proprio che gli uomini della base siano al sicuro adesso”.

“Manderò al più presto un contingente”.

“Saranno felici di riceverlo”.

“Non credevo possibile che esistessero ancora degli uomini su questo pianeta morto”.

“E invece è così!” – Nella voce di GS c’era tanto entusiasmo. Fergus avrebbe potuto trasformare Marte come aveva presupposto, per donarlo ai sopravvissuti dell’Impero di Adamas – “Magari, la prossima volta che ci vedremo, avrai creato delle oasi per loro”.

“Potrebbe anche darsi” – Rispose Fergus.

“I robot servitori stanno riportando indietro lo scrigno con la tua corazza”.

In quello stesso istante comparvero i due robot con lo scrigno. GS lo aprì e controllò che la corazza ed il Potenziatore fossero tutti interi. Richiuse e lo poggiò a terra.

“Ti ha salvato la vita anche questa volta. Ma credo che il Grande Maestro dovrà rimetterla a posto”.

GS sorrise ancora una volta – “E’ vero. È stata con me per tutto il tempo. Stavamo per andare al creatore insieme” – Poi il cavaliere ricordò una cosa – “Ho perso il respiratore. Devo averlo smarrito quando ero nella base”.

“Non importa” – Gli disse Fergus – “Ne ho molti altri e posso costruirne ancora di più”.

“Meno male” – Disse GS.

Nella sala entrarono anche Argon e gli altri gladiatori. GS visionò i loro corpi: erano ridotti male. Argon e Rampax erano crivellati di colpi. Drakis presentava degli squarci sul corpo. Gli eroici gladiatori di Marte si erano battuti valorosamente contro il mostro ma erano stati quasi distrutti.

Come se gli avesse letto nella mente, Fergus parlò – “Sono dei robot, non degli esseri umani”.

“Ma mi dispiace di vederli ridotti in quello stato”.

“Si rimetteranno. I loro corpi  possono essere riparati. Torneranno come nuovi”.

“Per fortuna”.

“Adesso vuoi riposare o preferisci tornare alla tua terra?”.

GS si guardò intorno e prese la sua decisione – “Torno a casa. Lì riposerò meglio” – Era stanco di quel mondo popolato solo di robot.

“Allora farò preparare la cintura col teleporter” – Fergus lanciò un segnale luminoso ad uno dei due robot servitori. Uno di essi scomparve, per tornare poco dopo con la cintura che Argon portava addosso, quando era andato a prendere GS sulla Terra. Questa volta fu Satan ad indossarla. Era l’unico che aveva subito pochi danni.

Il Signore di Marte si avvicinò a Satan e programmò la cintura – “Spero che tu possa riprenderti presto. Per un po’ stai lontano dai guai. Non sei un robot. Se finisci male, non sarà possibile ripararti”.

“Non ti preoccupare. Per adesso me ne starò lontano dai guai. Quando ti sarai rimesso, viene a trovarmi. Sai dove sono”.

“Verrò certamente”.

GS si voltò verso Satan. Fissò quel volto scheletrico e si chiese se il gladiatore non fosse divenuto un mostro come quello che aveva annientato poco prima. Fergus ordinò a Satan di aprire il varco e poco dopo GS era tornato al Tempio della Mente.

 

Argon, Drakis e Rampax dovevano attendere il proprio turno. Torgan era già nella Stanza della Rigenerazione. I tre gladiatori che avevano combattuto la furia del Drago a due teste dovevano attendere il proprio turno, così si inserirono in capsule di stasi.

Fergus doveva occuparsi di ciò che restava dopo la cruenta lotta contro i mostri. Per prima cosa inviò un team di lavoratori, per riparare i danni al tunnel. I raccattatori dovevano far sparire i resti dei robot e dei mostri. I primi sarebbero stati portati nella Fabbrica, poiché era possibile recuperare delle parti di ricambio, da utilizzare per robot futuri o per riparare quelli che si sarebbero danneggiati. I secondi sarebbero stati inceneriti nella Fornace. Fergus aveva previsto un posto in cui annientare i resti di mostri dello spazio, aspettandosi un attacco dallo spazio profondo. Non aveva immaginato che l’assalto potesse giungere dal pianeta stesso. La fornace si trovava a Drak Polis, per questo Fergus ordinò che fossero allestite delle carovane automatiche, guidate cioè da un computer interno e che compivano viaggi in base a percorsi prestabiliti. Dalla sua sedia automatizzata il Signore di Marte azionò anche i sistemi di occultamento che consistevano in proiezioni tridimensionali, che avevano lo scopo di nascondere il castello e le altre città alla vista di eventuali sonde o satelliti terrestri. Non era ancora il momento che la razza umana conoscesse il suo mondo. Quel giorno sarebbe giunto ma era ancora un po’ lontano e la sua visione si perdeva nel futuro.

Avrebbe dovuto fare anche un conteggio delle unità perse in battaglia ma lo avrebbe fatto con calma. In quel momento la cosa più importante era organizzare una spedizione, per conoscere Caligola e gli altri sopravvissuti del regno di Adamas III. Chissà in quanti erano e come avevano fatto a sopravvivere. Forse avevano subito delle mutazioni. Il Signore di Marte si recò nella sua sala del controllo, per pianificare i vari interventi ma trovò ad attenderlo una sorpresa.

Uno dei monitor olografici stava proiettando delle immagini preoccupanti. Qualcosa si stava dirigendo dallo spazio profondo verso il pianeta. Fergus, attraverso i comandi della sua sedia, zoomò immediatamente e scoprì che si trattava di una astronave. Parte di essa era danneggiata e sembrava che il suo pilota, chiunque fosse, era in grave difficoltà.

Il Signore di Marte non sapeva se a bordo ci fosse un essere umano o se l’astronave fosse completamente robotizzata. Non poteva correre il rischio che accadesse qualcosa ad un uomo. Organizzò immediatamente una missione di soccorso. Fergus iniziò a calcolare velocemente il punto di impatto dell’astronave, mentre lanciò un ordine ai robot esploratori di Argonia. Su uno dei suoi monitor visualizzò la base in cui alloggiavano i suoi robot guerrieri. Ne scelse alcuni per inviarli in missione di recupero.

 

 

 

 

 


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