GS alla Carica
GS alla carica
“Io credo che i tuoi gladiatori di Marte siano la risposta più appropriata a quegli errori della natura” – Il Grande MU spostò lo sguardo dal primo all’ultimo gladiatore di Marte. Fergus: In petto riportava l’emblema della sapienza dal quale poteva sprigionare la potente energia anti gravità. Il corpo era costituito da un metallo marziano blu cobalto, mentre l’elmo a cui aveva deciso di dare priorità era il Technos, l’elmo della riparazione. Si trattava di un elmo giallo con la classica antenna al centro e che conferiva al gladiatore la possibilità di contare sui braccetti robotici installati all’interno delle sue braccia e che potevano eseguire rapide riparazioni dei danni degli altri gladiatori. Attraverso l’elmo era possibile a mala pena vedere il volto del robot. Le braccia erano dello stesso colore dell’elmo, poiché le braccia e le spalle cambiavano colore in base all’elmo indossato. La mano umanoide era bianca, così come l’ascia bipenne montata nel braccio sinistro. Anche le gambe erano gialle, mentre i piedi erano rossi. Torgan: Il più forte e potente tra i sei gladiatori di Marte. Il corpo costituito dallo spesso metallo marziano color rubino. Sembrava quasi indistruttibile. Al centro, proprio sul petto del robot, spiccava il volto arrabbiato del Dio del fuoco e della Guerra di Marte. Alla cintura il robot aveva un dispositivo per sparare gemme di fuoco esplosive. Il robot non aveva il solito elmo bicorno di colore grigio ma ne aveva uno identico di colore arancio sulla cui fronte risaltava il disegno di un pugno chiuso. Le braccia erano invece grigie, nonostante avessero dovuto assumere la colorazione dell’elmo. Entrambi i magli erano di forma umanoide con punte d’acciaio che spiccavano sulle nocche. I magli avevano lo stesso colore dell’elmo e si capiva che erano i pugni più forti tra quelli dei sei gladiatori. Anche le gambe del gladiatore cornuto erano grigie, mentre i piedi erano dello stesso blu cobalto del petto di Fergus. Sulle ginocchia spiccavano le punte laceranti. Infine c’era Drakis. Il gladiatore in questione era impazzito l’ultima volta che era stato avvistato sulla Terra e solo un duello con Fergus aveva posto fine alla sua pazzia. Successivamente Fergus aveva riparato e riattivato l’amico, sfruttando i complessi diagrammi e le tavole contenute nel Tomo di Drakis. Il gladiatore aveva l’elmo standard di colore Grigio con le due antenne in cima alla testa e la fessura del boccaglio larga, quasi a disegnare un’espressione infuriata sul volto del valoroso Drakis. Anche il corpo di Drakis era dello stesso blu cobalto di quello di Fergus e sul suo petto spiccava il piccolo volto raffigurante Il guardiano di Marte, colui che secondo la mitologia di Lord Adamas III doveva vegliare sul riposo del Drago. Le braccia e le gambe di Drakis erano di un verde smeraldo. Il pugno destro era di forma umanoide ma non aveva le punte come quelli di Fergus e Torgan. La mano sinistra era invece una terribile lama da guerra a forma di mezza luna e poteva squarciare i materiali più solidi e compatti. “Oltretutto sembra che abbiano acquisito nuove capacità durante il viaggio su Marte”.
“Me ne sono accorto anche io” – Ammise GS, notando i palesi cambiamenti dei due robot Torgan e Fergus. Era la prima volta che poteva vedere in azione Drakis e non vedeva l’ora che il gladiatore gli desse la dimostrazione delle sue capacità. Avvicinandosi ai valorosi gladiatori, GS parlò loro come se si fosse trattato di veri e propri esseri umani – “Fergus, Torgan e anche tu, Drakis, ascoltatemi” – Gli occhi dei guerrieri d’acciaio lanciarono dei bagliori – “Una persona a me molto cara si trova in grave pericolo. La mia insegnate è stata portata in una zona disabitata. È stata rapita da qualcosa di ancestrale e mostruoso. Voi mi accompagnerete nella terra di questa creatura abominevole e dovrete aiutarmi a salvare la Signora Fish... a qualunque costo”. Tutti i presenti restarono sbalorditi da quel dialogo. Sembrava che i robot capissero esattamente cosa stesse dicendo loro l’umano e comunicavano il loro consenso attraverso stranissimi segnali luminosi. Il cavaliere si voltò verso il suo maestro – “A parte il maestro MU, non potevo trovare alleati migliori di voi. Il vostro coraggio e la vostra lealtà uniti alle vostre capacità sovrumane ci garantiranno il successo di questa missione”.
“Sei molto stanco. Riposa qualche ora e poi partirai...” – GS scosse il capo, anche se gli dispiaceva disubbidire al suo maestro. “Sono molto in ansia. Non riuscirei a chiudere occhio e anzi mi logorerei ancora di più. La cosa migliore è partire subito, liberare la mia professoressa e andarmene al più presto da qui”.
“Non sei mai riuscito a vincere l’ansia vero?” – Il Maestro MU sorrise. Da quando conosceva GS si era accorto di quanto fosse ansioso il ragazzo. “E’ vero” – Ammise GS – “Non sono riuscito mai a vincere l’ansia ma non è questo il momento di pensarci”.
“Se vuoi partire subito allora prendi questo” – Il Maestro MU porse a GS il mistico Pugno di Boron. Il cavaliere rimase a bocca aperta. “Ma come siete riuscito a...”.
“Mi conosci da troppo tempo per porti sempre le stesse domande” – Il Grande Maestro sorrise nuovamente. GS annuì e mise il bracciale portentoso. “Oltretutto ti permetterò di portare la sottocorazza della Turn G one ma fai attenzione perché potrai indossarla solo per poche ore ancora, prima che si disattivi a causa della mancanza dell’armatura”.
“Poche ore saranno più che sufficienti” – Disse GS con decisione. Il Quarto Grande Maestro si alzò dall’angolino in cui si era seduto e si avvicinò al ragazzo – “Voglio darti anche io qualcosa” – Estrasse delle gemme color porpora dalla sua cintura – “Queste sono gemme esplosive. Ne hai solo quattro e ricordati che generano una grossa esplosione”. GS annuì e conservò le gemme in un taschino della sotto corazza. “Grazie maestro”.
“Noi, all’alba cominceremo a muoverci” – Riprese a dire il maestro MU – “Io e il quarto maestro scorteremo questi uomini al prossimo villaggio”. “Noi partiremo per avvisare la capitale della grave minaccia che incombe” – Disse il capo delle guardie – “Cercheremo di organizzare un gruppo rapidamente e di marciare fino al passo delle rocce per darti man forte”. “Io verrò con te” – Disse Gordus, abbandonando la bottiglietta d’acqua con la quale stava giocherellando – “Abbiamo iniziato questa missione insieme e insieme la termineremo”.
“Tu sarai più utile a noi, qui” – Disse subito il sommo Pivatron. Gordus annuì anche se a malincuore. Si avvicinò a GS e gli strinse la mano. “Sono convinto che riuscirai a salvare la tua professoressa. Ci rincontreremo al termine delle tua missione”. GS annuì.
“Ricordati che Fergus ha visitato questa zona con me” – Disse il Maestro MU – “E conosce bene la fortezza dove abbiamo intenzione di recarci. Una volta che avrai recuperato la donna, fatti teleportare lì”.
“Lo farò” – Disse GS.
Sorretto da Fergus e Torgan, GS spiccò il volo dopo aver salutato i suoi compagni, pronto a tutto, a spingersi anche oltre i confini dell’inferno pur di salvare la sua professoressa. Volando a velocità costante i tre robot ed il Gaijhin arrivarono nei pressi del deserto di rocce in poche ore.
“Atterriamo a ridosso di quei grossi massi”. Ubbidendo agli ordini di GS, i tre gladiatori di Marte si abbassarono lentamente. Una volta atterrati, GS cominciò a studiare l’ambiente nel quale si trovava. Il nome che gli avevano dato era davvero appropriato, era un deserto cosparso di immense rocce, pietre e pulviscolo. “Sembra che si tratti proprio di un agglomerato di pietre. Mi chiedo perché la guaritrice nera abbia deciso di nascondere qui la sua aberrante creazione”. Fergus si guardava attorno, assimilando informazioni che nessuno avrebbe potuto ricavare in così poco tempo. GS guidò i suoi tre eroi d’acciaio attraverso uno strettissimo passaggio scavato nel granito duro. Raggiunsero così la parte opposta al punto in cui erano atterrati e si ritrovarono a fissare l’orrore! Un gigantesco busto era sospeso a mezz’aria, a diversi metri dal suolo. Si trattava di una creatura colossale, il cui corpo sembrava essere costituito da rocce e da polvere con varie sfumature che andavano dal marrone al nero. Una testa immensa ed orrenda sormontava due larghe spalle, una testa ovale senza volto. L’unica cosa che sembrava avere in comune con gli uomini era l’immensa bocca che si apriva e chiudeva continuamente, lasciando intravedere due o tre file di denti aguzzi, lunghi come spade. Ad un tratto la creatura sputò del liquido. GS ebbe l'impressione che stesse vomitando. Una strana poltiglia a tratti trasparente e a tratti bluastra cadde in una pozza, grossa quasi quanto un lago, dal cui fondo sembravano provenire urla di dolore e disperazione ma GS si disse che era solo il suono prodotto dal vento in quel deserto di rocce. “Torgan facciamola subito finita! Raggiungi le sue stesse dimensioni e attaccalo!”. Come tutte le altre volte che in passato aveva ricevuto quello stesso ordine, Torgan compì il prodigio: il suo corpo brillò avvolto da un raggio rosso e si ingigantì di diversi metri fino a raggiungere la dimensione del mezzo busto gigantesco conosciuto col nome di La Guiras. La strana creatura, con un gesto quasi impercettibile del capo, diede atto di aver visto il robot. Uno dei due massicci avambracci della creatura si staccò dal resto del corpo e volò verso il robot. Torgan si abbassò e evitò di essere colpito dal maglio, ma questi tornò indietro e lo colpì alle spalle, gettandolo in terra. Il corpo massiccio del robot frantumò le rocce sulle quali finì, poco prima che il grosso maglio si riattaccasse al resto del corpo del mostro. “Fergus, Drakis dobbiamo trovare la professoressa”. GS si voltò verso Torgan, il quale si era rimesso in piedi. “Torgan avvicinati e attacca!”. Fergus sfruttò una delle capacità singolari del suo cristallo della mente per cercare i segni vitali di un secondo corpo umano oltre a quello di GS. Si attivarono speciali sensori che acuirono i sensi del robot. Il gladiatore avvertì il suono di due battiti cardiaci oltre la collina che sorgeva alle spalle della colossale creatura. Il respiro di una delle due era affannato, mentre il secondo era piuttosto tranquillo. Il battito cardiaco della persona affannata era accelerato rispetto l’altro. Fergus alzò l’ascia e la puntò verso un punto alle spalle della Guiras. GS si guardò intorno in fretta, mentre Torgan e La Guiras si avvinghiavano in un abbraccio mortale. Il sentiero di rocce alla sua destra era l’unico modo per raggiungere la collina che sorgeva alle spalle del mostro senza passare per il campo di battaglia. Il cavaliere della mente indicò ai due robot la strada da seguire e si incamminò velocemente, spinto dal desiderio sempre più forte di tirare fuori la sua professoressa da quella brutta storia.
Il percorso che aveva deciso di seguire era un vero e proprio dedalo scavato nella dura roccia. In lontananza si udivano forti i rombi della battaglia tra i due giganti. GS pregò affinché Torgan avesse ragione di quella cosa e in cuor suo riponeva molta fiducia nel gladiatore di Marte. Procedendo speditamente, spinto sempre dallo stesso desiderio, GS dimenticò cosa volesse dire essere prudenti e venne scoperto dalle strane guardie che qualcuno aveva posto in quel luogo. GS e i due robot videro le quattro creature, del tutto simili a quelle che GS aveva visto nella fortezza nella valle. Queste si voltarono verso i tre intrusi e lanciarono uno strano sibilo. Il loro busto subì una mutazione: La materia che lo componeva divenne più solida e compatta, una vera corazza puntuta fatta di solida roccia. I due robot si spostarono subito mettendosi fra GS e le quattro creazioni abominevoli. Una di queste partì all’attacco ma non aveva fatto i conti con l’ascia di Fergus. Il gladiatore alzò il braccio sinistro e sparò l’arma, che si piantò nella faccia della creatura, scaraventandola di diversi metri indietro. Una seconda creatura fu subito su Fergus ma un destro micidiale del potente gladiatore l’allontanò, disperdendo nell’aria i frammenti della debole corazza di pietra. Drakis cominciò a ruotare il possente braccio munito di Alabarda, avanzando verso un terzo nemico e colpendolo ripetutamente, aprendo numerose ferite sul corpo corazzato. L’ultima creatura si lanciò su GS m il ragazzo si abbassò e fece una capriola in avanti. La creatura atterrò alle sue spalle, per poi rialzarsi subito. Per fortuna il maglio di Fergus la colpì in pieno petto, mandando in frantumi la dura corazza di roccia e sbattendo l’essere contro il duro granito del cunicolo. Fergus si voltò velocemente contro il suo prossimo nemico e sparò col suo raggio anti G. Purtroppo Fergus non ebbe la forza di sollevare molto quella creatura così pesante ed il suo attacco non ebbe l’effetto desiderato. L'essere sferrò una serie di pugni e schiaffi contro il gladiatore. Proprio quando Fergus stava avendo la peggio, la creatura venne aperta in due da un fendente rapido e preciso di Drakis. Le due metà caddero una da un lato ed una dall’altro. GS sorrise, ammirando per la prima volta le capacità leggendarie dell’alabarda che Drakis portava nel suo braccio sinistro.
Fergus si voltò immediatamente nella direzione verso la quale i quattro esseri facevano la guardia. GS seguì l’esempio dell’amico e notò alcune ombre in avvicinamento, quando all’improvviso comparvero altre creature come quelle che erano state appena sconfitte. Queste però non avevano la spessa corazza di pietra. “Fergus, Drakis dobbiamo attaccarle subito!”. Fergus indirizzò i mortali raggi delle sue braccia contro la creatura più vicina. Il lampo di energia la avvolse, facendola ululare di dolore. Drakis si lanciò in avanti, sferrando un destro mortale, che frantumò la testa di una seconda creatura, la quale venne proiettata all’indietro dalla violenza dell’impatto. Una di quelle rivoltanti creazioni che sembravano essere emerse dalla mente di un pittore in preda al delirio si lanciò contro Drakis. Il gladiatore fece un passò indietro e sferrò un colpo dal basso verso l’alto. La sua alabarda aprì in due il nemico.
Poco dopo Tre creature erano riuscite a stringere Drakis in una morsa terribile, mentre altre due avanzavano verso Fergus e GS. Fergus sparò i potenti laser ottici contro un nemico ma questi si protesse con le braccia. Materia sciolta e semi liquida colò dalle braccia orrendamente deturpate della creatura. Una sorta di siero molto simile alla linfa di una pianta colò lungo gli avambracci della creatura colpita e GS giurò di aver intravisto una sorta di radici attraverso la ferita aperta dal colpo di Fergus. Una delle creature attaccanti fu quasi addosso a Fergus ma questa volta il raggio anti gravità ebbe l’effetto desiderato: La creatura fu catapultata in aria da un colpo di energia sparata dal simbolo che splendeva sul petto del gladiatore. La creatura ferita era riuscita a raggiungere Fergus e ad azzannarlo ad una spalla con denti aguzzi e appuntiti. Intanto Drakis era riuscito a distruggere un nemico, stringendolo nella sua morsa micidiale e sventrandolo per mezzo della sua lama addominale. Un’altra creatura era stata annientata da strani raggi colorati che il gladiatore sparava dai suoi piccoli occhi. I raggi fecero esplodere la gabbia toracica della creatura. Una serie di pugni ed un colpo di lama abbatterono anche l’ultima creatura. “Dobbiamo muoverci!” – Escalmò GS – “Prima che giungano altre creature infernali”. In quel momento Torgan urtò contro la costruzione granitica, facendo crollare frammenti di roccia. Drakis e Fergus si lanciarono su GS, facendogli scudo col proprio corpo. GS vide Torgan rimettersi in piedi.
I tre eroi attraversarono i cunicoli scavati nel duro granito e sbucarono ai piedi della collina. GS lanciò uno sguardo alla pozza malsana nata dai rigurgiti della creatura e si accorse che dal liquame spuntavano delle braccia. “Quella brodaglia è la sostanza che da vita a quelle cose che abbiamo affrontato poco fa! Dobbiamo arrivare al luogo dove è tenuta prigioniera la mia insegnante, dobbiamo prenderla e portarla via di qui al più presto”. GS, Fergus e Drakis si arrampicarono velocemente fin sopra la collina e gettarono uno sguardo dall’altro lato. Un piccolo castello nero, e all’apparenza molto antico, sorgeva nel bel mezzo di una distesa di grossi megaliti. Questa volta GS si voltò prima di Fergus. L’udito del ragazzo aveva percepito il crepitio della terra alle loro spalle. Il cavaliere lanciò un urlo di terrore quando vide emergere dalla terra soffice della collina delle creature in decomposizione molto simili agli esseri generati dai liquidi della Guiras. Dagli squarci nei loro corpi decomposti era possibile vedere uno strano liquido trasparente scorrere attraverso numerosi tubi che sembravano mimare i vasi del corpo umano. Lanciando un lugubre squittio al sole, come se questo gli bruciasse gli occhi, le creature avanzarono verso i tre intrusi. Alcune di queste aprirono il palmo della mano destra e cominciarono a sparare acido da uno strano orifizio. Drakis, il cui corpo era certamente più resistente di quello di Fergus, si mise davanti ai due e subì la prima scarica di acido. Il robot cadde in ginocchio. L’acido stava mettendo a dura prova la sua corazza di guardiano di Marte. Prima che le creature potessero spruzzare nuovamente il liquido corrosivo, Fergus si fece avanti. Il suo elmo si illuminò e in un attimo cambiò colore, dal suo petto venne proiettato un raggio circolare che parò l’acido delle creature. Queste ruppero il silenzio con le loro angoscianti grida di rabbia e dolore. L’elmo di Fergus si illuminò nuovamente. L’ascia bilama scattò verso l’alto. Le lame si allargarono, l’ascia divenne più spessa e si depositò nel pugno destro del gladiatore. GS non aveva dubbi: Fergus stava indossando l’elmo dell’Arte della guerra. Il raggio partì dal braccio monco del gladiatore incenerendo una di quelle cose, poi compiendo strane evoluzioni con l’ascia, il gladiatore si lanciò nella mischia e i suoi fendenti ridussero a brandelli molti nemici. Ad un certo punto Fergus si ritrovò circondato dagli avversari, ma Drakis gli venne in aiuto, sparando i letali raggi ottici e riducendo in briciole una sfortunata creatura. Drakis puntò il braccio sinistro in avanti e sparò la sua micidiale alabarda. L’arma volò verso i nemici e falciò due teste, prima di tornare verso il suo padrone. GS notò che prima che la lama tornasse indietro le piccole antenne poste sulla fronte di Drakis furono attraversate da un bagliore blu elettrico. L’alabarda rientrò nel braccio del gladiatore. Era la prima volta che GS vedeva uno dei gladiatori richiamare la propria arma. Solo Drakis ne era capace. Drakis non aveva ancora finito di dare spettacolo. Il simbolo posto sul suo petto brillò ed immediatamente partì un raggio da uno degli orifizi posti sopra il simbolo. Il raggio folgorò un’altra creatura. L’ascia di Fergus fece il resto, annientando gli altri non morti.
GS lanciò uno sguardo di sotto e si accorse che altre creature erano appena emerse dal liquame che formava ormai un lago. Il ragazzo fece appena in tempo a vedere Torgan sferrare il pugno perforante, che, con un boato assordante, la Guiras cadde in frantumi! Il cavaliere lanciò un grido di vittoria ma una seconda Guiras emerse da un nascondiglio tra le rocce e colpì Torgan con un pugno micidiale. “Fatti coraggio Torgan!” – GS non si rese nemmeno conto di urlare un incitamento al suo beniamino – “Fai a pezzi anche quella creatura aberrante”. Il ragazzo disse ai due gladiatori che erano con lui di fare irruzione nel misterioso castello, dove Fergus gli aveva indicato la presenza della sua professoressa.
I tre impavidi eroi raggiunsero senza ulteriori problemi l’ingresso del piccolo castello. Il cancello era aperto. Sfruttando lo sguardo luminoso dell’incredibile Fergus, GS fece irruzione nella fortezza, seguito dai due gladiatori.
Davanti ai suoi occhi c’era un lungo corridoio alla fine del quale c’era una scala di pietra che saliva verso i piani superiori. Alle loro spalle il passaggio era bloccato da una frana. “Non abbiamo altra scelta” – Disse il ragazzo – “Dovremo salire ai piani superiori”. GS notò che sulla destra c’erano due porte. “Dovremmo esplorare ogni angolo di questa zona. Non lasceremo nulla al caso”. Rimase immobile, cercando di ragionare in fretta. “Fergus, dovrai proseguire per primo e usare ogni tua capacità per scoprire se c’è il rischio di finire in qualche trappola”. Il gladiatore fece quanto gli era stato richiesto. Per secondo c’era GS e per ultimo Drakis. I tre eroi proseguirono fino a trovarsi vicino alla prima porta. GS la osservò attentamente. Si trattava di un’antica porta in legno rinforzata con supporti di metallo. Provò a spingerla e questa si spalancò con un rumore sinistro. Fergus si fece avanti, illuminando la stanza. Si trovavano in una piccola camera, il cui unico arredamento era costituito da un grosso tavolo rettangolare e qualche logora sedia di legno. GS rimase ancora qualche minuto ad osservare la stanza ma era ormai chiaro che non ci fosse nulla di importante lì. Il ragazzo ordinò ai suoi gladiatori di proseguire e raggiunsero la seconda porta. Anche questa portava su di sé i segni del tempo e anch’essa si aprì facilmente. I raggi di Fergus illuminarono una camera molto simile a quella precedente la cui unica differenza era data da una consunta armeria, le cui spade e lance non servivano più a nessuno. L’unica cosa che colpì l’attenzione di GS fu un simbolo su di uno scudo: Un uomo che avanzava a braccia aperte in mezzo ai malati. Il ragazzo si avviò alla scala e si concentrò, chiedendo alla Corona dell’ariete di scovare anche il minimo segno che potesse far sospettare di una trappola. La corona non diede alcun allarme e anche Fergus non sembrava preoccupato. I tre eroi cominciarono a salire la scalinata. Anche se scolpita nella pietra, la scala antica dava segni di cedimento sotto i piedi del ragazzo. GS si voltò e vide che Fergus e Drakis lo stavano seguendo. Qualcosa gli diceva che normalmente la scalinata doveva cadere sotto il peso dei due robot, eppure non succedeva. Sarebbe stata una cosa alla quale avrebbe dovuto trovare una risposta.
Attraverso una finestra, GS poté osservare il combattimento tra Torgan e la seconda Guiras. Non c’era dubbio sul fatto che l’invincibile gladiatore ne stava facendo brandelli. Tuttavia, anche il corpo d’acciaio di Torgan portava su di sé i segni della lotta ma per fortuna si trattava di danni di poco conto e una buona permanenza nella base sarebbe bastata.
GS proseguì fino a trovarsi di fronte ad una porta di legno ma la trappola scattò prima che Fergus potesse intervenire! Il pavimento sotto i piedi di GS scivolò in avanti, la porta si aprì per poi chiudersi alle sue spalle, venendo ricoperta da una spessa grata di metallo. Due uomini gli si avventarono addosso, bloccandolo e costringendolo ad inginocchiarsi.
“E così sei giunto fin qui”. GS alzò lo sguardo appena in tempo per vedere l’uomo che gli parlava. Un volto a tratti sadico e rivoltante gli sorrideva malevolmente. L’uomo era circondato da una mezza dozzina di strani cavalieri, che somigliavano a quelli del medioevo, vestiti di maglie di ferro e tuniche recanti l’emblema visto sullo scudo. Dall’altra parte del tavolo a cui era seduto l’uomo c’era la signor Fish. “Non avresti dovuto venire a ficcare il naso nel mio mondo, ragazzo”.
“E tu non avresti dovuto rapire la mia insegnante”.
l’uomo fissò la bella signora Fish. “Vedi ragazzo, la tua insegnante...”. in quel momento la porta della stanza venne sfondata dai colpi precisi dell’alabarda di Drakis. “... ma che diavolo...”. GS riuscì a liberarsi dalla morsa dei due uomini e sferrò un pugno circolare, colpendo il primo cavaliere sulla mascella. Il secondo gli fu addosso e lo scaraventò in terra. Normalmente i due robot non avrebbero potuto far nulla ma ecco che Fergus compì un nuovo prodigio! Il lampo di luce testimoniò che un nuovo elmo aveva preso il potere. L’elmo era violaceo con al centro, proprio sulla fronte, un piccolo volto umano disegnato. L’ascia cadde in terra ed il maglio ritirò le punte per lasciare ad una imbottitura di gomma di avvolgerli. Prima che gli altri cavalieri potessero intervenire, Fergus afferrò colui che stava attaccando GS e lo sollevò da terra, per poi depositarlo delicatamente. L’uomo non aveva mai visto nessuno così forte e arretrò con uno sguardo di terrore dipinto sul volto. Gli altri cavalieri rimasero impietriti di fronte alla scena e persino lo strano individuo seduto al tavolo non riuscì a dire una sola parola.
GS si alzò, la signora Fish corse verso di lui, gettandosi tra le sue braccia. “Io non so chi sia tu ma ti suggerisco di andartene assieme a questi buffoni”. In quel momento un gigantesco Torgan fece capolino dalla finestra. Il robot aveva vinto il suo scontro. “Quel coso d’acciaio è riuscito a sconfiggere due Guiras” – L’uomo sembrava affascinato dal robot guerriero.
“E se non te ne vai, io e Fergus faremo a pezzi te e i tuoi uomini”.
“So riconoscere una sconfitta” – Disse l’uomo – “Per questa volta hai vinto... ma questa terra è ormai condannata perché La Guaritrice nera è venuta alla luce!” – L’uomo assieme ai suoi soldati scomparve attraverso una botola. GS era troppo preoccupato dallo stato di salute della sua professoressa per inseguirlo. Ci avrebbero pensato Gordus ed i suoi amici a concludere quella storia.
“Come sta singora Fish?”.
“Sto bene. Grazie”.
GS fece cenno a Fergus, il quale aprì il portale verso la fortezza indicata dal Grande MU.