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27.02.2015 21:06

Quel giorno, come tanti altri, GS era in servizio presso il nosocomio del Tempio della Mente; il luogo in cui – ormai da più di due anni – lavorava, occupandosi dell'assistenza dei pazienti affetti da disturbi mentali. Quello sarebbe stato un giorno speciale per il Cavaliere ma lui, ovviamente, non poteva ancora saperlo.

 

Il nosocomio era un piccolo reparto di degenza, composto da un corridoio che formava un ferro di cavalo intorno alla guardiola; un piccolo giardino attiguo alla sala ricreazione (una piccola sala con un divanetto consunto ed una televisione che non sempre funzionava e, senza un vero e proprio divisorio, una piccolissimo spazio considerato come “sala fumo”), un giardino grande (nel quale non si riusciva quasi mai ad andare, perché era richiesta la presenza di un professionista, il quale non sempre poteva staccarsi dalle proprie attività per accompagnare i degenti nel giardino), diverse camere di degenza, una sala mensa, una cucina e una serie di locali interni. Questa piccola unità operativa poteva ospitare quindici degenti, afflitti da patologie di tipo psichiatrico, più un posto letto definito “tecnico”, riservato cioè alle emergenze più complesse. Nel nosocomio lavoravano i medici e gli addetti all'assistenza dei degenti e tra questi ultimi c'era anche GS.

Il Cavaliere del Nuovo Ordine era molto felice di lavorare lì, un po' meno  di trovarsi presso il Tempio della Mente – la cittadella segreta, cinta di mura, nella quale sorgeva la Torre, ossia il vero e proprio Tempio, fulcro centrale della cittadella avvolta da nebbie perenni. Negli ultimi anni quel posto, un tempo luogo felice in cui GS studiava per affinare le sue capacità di ragionamento e acuire la mente, era divenuto un luogo infimo, quasi pericoloso, nel quale il Cavaliere si muoveva con circospezione, ostentando una sicurezza eccessiva, che celava una tensione a volte elevata. E quel giorno, mentre cambiava il sacco del carrello del giro letti, GS stava proprio pensando – per l'ennesima volta – alla serie di eventi che lo avevano spinto a odiare quel posto. Quasi ogni volta che GS si ritrovava nei corridoi del nosocomio, in quell'area in cui i degenti non potevano avere accesso, la sua mente non poteva evitare – quasi quei pensieri fossero una tappa obbligatoria – di tornare a quel lontano giorno.  Era inizio agosto di tre anni prima quando, di ritorno da una missione compiuta sul Pianeta Marte, fu accolto da quelli che credeva i suoi migliori alleati tra le fila dei Cavalieri del Tempio della Mente. Ma essi erano cambiati: Fhin, Costantine e Flora – le menti forse alterate dalle parole della Signora del Tempio – lo accolsero con occhi di brace, accusandolo e attaccandolo all'improvviso.

Il Cavaliere, il volto reso triste da quei mesti pensieri, andò in cucina e si affacciò alla finestra, chiedendosi cosa ci facesse ancora lì. Poi, improvvisamente, ricordò per quale motivo non era ancora andato via dal Tempio della Mente: il Grande Maestro! Era stato il Grande Maestro MU a chiedergli di restare ancora in quel posto e, ovviamente, ci era rimasto anche per la sicurezza di una paga sicura.

Sbuffò, lanciando uno sguardo oltre la porta a vetri della sala mensa, fissando un paziente che continuava a battere con i pugni contro la porta della guardiola – “E io che pensavo di vivere avventure avvincenti e gloriose come Cavaliere del Nuovo Ordine e invece, nonostante sia riuscito a controllare la Fiamma di Luce e dopo esser riuscito ad accedere al Tempio della Mente (quel luogo quasi mitico, di cui avevo  spesso sentito parlare dal Grande Maestro),  sono finito a lavorare in un luogo come questo!”.

Il ragazzo, dopo aver bevuto una tazza di caffè (amaro, nonostante un cucchiaio e mezzo di zucchero), stava per tornare in corsia, quando fu raggiunto prima dalle urla! Preoccupato, credendo che – come spesso accadeva ormai negli ultimi anni – un paziente si stesse agitando in reparto, GS scattò verso il corridoio ma quando lo raggiunse, scoprì che le urla non provenivano dall'interno dell'unità operativa.

Attirato dal trambusto, GS si spinse fino alle porte del reparto, davanti alle quali alcuni colleghi stavano imprecando perché un paziente era riuscito a scappare; gli dissero che si trattava di uno dei più scompensati – “Uno psicotico la cui patologia sembra essersi accentuata negli ultimi tempi, invece di rientrare!” – GS lanciò uno sguardo sulla strada e vide di chi si trattava!

Hyde, così lo avevano soprannominato, perché quando entrava in fase di scompenso acuto la sua personalità ne usciva completamente alterata! L'uomo, un mite impiegato delle poste, si trasformava in un tipo aggressivo e violento che accusava poco il dolore, da qui il soprannome di Hyde. GS avrebbe presto imparato a sue spese che un'altra caratteristica di Hyde era l'enorme forza fisica unita ad un'agilità incredibile.

Il Cavaliere del Nuovo Ordine vide che il paziente si stava avvicinando ad alcuni passanti: se li avesse raggiunti, molto probabilmente li avrebbe fatti a pezzi! GS si mosse, spinto dall'istinto di protezione, scattando verso l'infuriato Hyde ma – proprio in quel momento! – vide sopraggiungere due guardie. Non appena intravide i soldati del Tempio, GS arrestò la sua corsa: tanto valeva se la sbrigassero loro.  

Ma, come era semplice pensare quando si trattava di persone che avevano ottenuto una carica per nepotismo, i militari furono sconfitti con poche e semplici mosse, nonostante uno di essi avesse avuto anche il tempo di tirare fuori la pistola dal cinturone. Fu allora che, per la prima volta, GS si rese conto dell'agilità di quel folle! Hyde aveva spinto via prima quello col manganello e dopo, muovendosi con una rapidità degna di un campione sportivo, aveva afferrato il polso dell'uomo d'armi, glielo aveva rotto, e lo aveva proiettato sulla strada. Infine, con un pugno aveva steso il secondo soldato, che aveva fatto un volo di diversi metri.

Se non altro, la pessima figura fatta dai soldati del Tempio della Mente era servita a mettere in guardia i cittadini di passaggio, i quali avevano iniziato a gridare e a scappare via. Altri quattro soldati giunsero sulla strada, provenendo a coppia da due direzioni diverse, si lanciarono tutti insieme contro il paziente impazzito ma questi si liberò di loro come fossero stati semplici fuscelli, ne sollevò uno sopra la testa – rivelando una forza spaventevole – e lo scaraventò per terra. L'elmo andò in pezzi e l'uomo non si mosse più. Solo una delle quattro guardie che avevano assalito l'energumeno era rimasta cosciente ma non trovava il coraggio di fare alcuna mossa, né di tirar fuori la pistola né di sguainare la spada: era come bloccato da una forza superiore. GS sapeva bene cosa stava accadendo al povero malcapitato: il terrore si era impadronito della sua mente, agendo sul corpo e bloccandolo come in un'asfissiante morsa di ghiaccio.

Decise che non c'era più tempo, confidò nella robustezza della sotto corazza che portava sempre con sé da quando avevano cercato di giustiziarlo circa un anno e mezzo prima, e si lanciò all'assalto, richiamando l'attenzione di Eryon – ex Custode, divenuto nuovamente Maestro del Tempio della Mente – il quale gli gridò di starsene buono e di non rischiare inutilmente la pelle.

 

“Ehi tu, fermo!”.

Hyde si voltò, gli occhi iniettati di sangue parevano spiritati, come se una forza sovrannaturale si fosse impossessata di lui; non riusciva a parlare ma solo a biascicare alcune parole di cui il Cavaliere faticava a capire il senso e, quando serrò i pugni, GS intuì che aveva intenzione di attaccarlo! In quel momento la mente del ragazzo fu invasa da una miriade di pensieri e si accorse, troppo tardi, che Eryon – distinto sempre da una saggezza superiore alla sua – aveva ragione: perché attaccare Hyde adesso? La strada era sgombra e l'omone non poteva nuocere ad alcuno, ci avrebbero pensato le guardie, avvertite da Eryon e dagli altri lavoratori, ad occuparsi del paziente. Solo i soldati, infatti, erano tenuti a intervenire in casi come quello, perché i sanitari non potevano in alcun modo fermare un paziente con un atto di forza. “C'è solo un caso in cui possiamo agire” – Pensò GS – “In stato di necessità. Ma potrò dimostrarlo, se questo bestione dovesse riportare delle ferite o se, peggio ancora, dovesse fare a pezzi me?”. Fu in quel momento, mentre Hyde avanzava, caricando come un toro che avesse visto rosso, che GS realizzò che – benché fosse un'idea folle – era caduto in una trappola! Fu una terribile sensazione, improvvisamente il Cavaliere dalla rossa chioma si sentì come osservato, spiato da occhi malevoli e carichi di odio, rabbia e follia! E in un attimo li vide: due tizzoni ardenti incastonati in un volto immerso nel buio ma abbastanza visibile da lasciar intravedere i lineamenti smunti e sinistri. In quel momento GS fu attraversato da un lampo, un'innegabile certezza: su di lui si posava lo sguardo malvagio della Signora del Tempio della Mente!

Rinchiusa perennemente nella Torre, l'alto edificio che spiccava al centro del Tempio della Mente (sede dei Cavalieri del Tempio della Mente e composto da una miriade di sale misteriose alle quali solo i membri dell'Ordine del Tempio potevano avere libero accesso), la Signora del Tempio si mostrava piuttosto di rado ed erano infrequenti le volte che il Cavaliere del Nuovo Ordine l'aveva vista in giro negli ultimi tempi. Ed ora eccola lì, simile ad uno spettro o un'ombra, che puntava i suoi occhi malevoli su di lui! Di sicuro, dal momento che aveva perduto parte delle sue spie – o almeno così pareva al giovane GS –, la donna aveva deciso di spiare ella stessa le mosse di colui che era divenuto Rinnegante! Non essendo riuscita a piegarlo al suo potere, non essendo stata in grado di imporgli il suo volere, né di metterlo in cattiva luce agli occhi dei Cavalieri del Tempio della Mente, la donna stava adesso cercando un elemento per colpevolizzarlo e  allontanarlo dalla struttura.

Fu un attimo! Hyde sfruttò la sua distrazione e lo afferrò in una stretta terribile. Nonostante la protezione della sotto corazza, che era riuscita a salvarlo dal colpo di pistola esploso quando lo avevano processato e giudicato colpevole un anno e mezzo prima, GS sentì che le sue ossa scricchiolavano e fu consapevole che, se non avesse trovato subito un modo per liberarsi di quel bestione, sarebbe finito con le ossa rotte! Ma come fare? La forza di Hyde era proporzionale alla sua furia e pareva alimentarsi della follia che pervadeva la sua mente! Ad ogni secondo che passava GS si sentiva cedere e lottava, ormai solo con la propria ostinatezza, per non perdere del tutto i sensi.

Poi qualcuno giunse a dargli man forte! Un ragazzo più o meno della stessa età del Cavaliere del Nuovo Ordine, appartenente al gruppo di Cavalieri che aveva giurato fedeltà al Tempio della Mente, di bell'aspetto e dal fisico scolpito. GS sentì la voce amica gridare il suo nome e aprì gli occhi appena in tempo per incontrare quelli del suo amico Costantine, il quale aveva afferrato le mani del pazzo Hyde e stava cercando di fargli mollare la presa. In quel momento giunse anche Eryon, all'apparenza minuto rispetto all'amico Costantine ma le vere armi del  Maestro erano l'ingegno e l'astuzia.

Eryon diede immediatamente dimostrazione di quanto fosse arguta la sua mente, infilò la mano destra in un sacchetto che portava sempre alla cintura, e rapido – tanto che solo occhi attenti e ben allenati avrebbero potuto cogliere il movimento – gettò della polvere negli occhi del nerboruto! Hyde iniziò ad urlare e a imprecare, mollando la presa su GS, Costantine soccorse immediatamente l'amico, allontanandolo.

Il Cavaliere del Nuovo Ordine alzò un attimo la testa, scuotendola per scacciare l'obnubilamento, e vide Eryon alle prese col bestione! Sembrava di assistere alla biblica lotta del gigante Golia contro il piccolo Davide! Hyde cercava di afferrare Eryon, il quale si muoveva rapidamente per evitare i suoi affondi; mentre i soldati sopraggiunti da ogni vicolo non facevano altro che girare intorno al paziente. Costantine imprecava e urlava contro i soldati, dicendo loro di intervenire prima che Eryon si facesse del male ma poi, un attimo prima che il giovane amico di GS potesse intervenire, qualcuno comparve sulla scena rapido come il vento  e sfuggente come le ombre!

 

Mahul, un tempo anch'egli Maestro del Tempio della Mente divenuto in seguito solo Custode, si parò di fronte all'energumeno. Alto e slanciato, Mahul non poteva certo vantare un fisico robusto e possente eppure Hyde si arrestò di colpo, come se avesse intravisto un pericolo! Mahul teneva gli occhi fissi sul folle, il volto imbrunito dall'espressione dura, nel suo sguardo nessun timore ma solo determinazione: se Hyde avesse fatto la mossa sbagliata, si sarebbe ritrovato al tappeto in un modo o nell'altro. Il confronto tra i due, Mahul e Hyde, durò quasi un minuto ma per i presenti sembrò che il tempo si fosse improvvisamente dilatato; infine Hyde si lasciò catturare ed immobilizzare dalle guardie, come un cucciolo mansueto. Solo quando i soldati si avviarono col paziente verso il nosocomio, Mahul si rivolse agli altri – “Vedo che devo sempre togliervi le castagne dal fuoco!”.

Eryon, lo sguardo furbo e le mani in tasca, sorrise scrollando le spalle. Costantine inveì contro i soldati che, invece di intervenire, giravano intorno al paziente come un branco di stupide iene avrebbe fatto col leone. Mahul disse qualcosa riguardo i soldati del Tempio, poi si rivolse a  GS – “Fortuna che sono venuto a cercati, altrimenti non sarei mai capitato da queste parti!”.

Fu allora che il Cavaliere del Nuovo Ordine vide che c'era qualcuno accanto a Mahul e riconobbe immediatamente il suo vecchio amico Claude Falgar.

 

Rimase impietrito. GS non era abituato a vedere troppe facce amiche all'interno del Tempio della Mente. Mahul ed Eryon erano alleati preziosi, coi quali si era unito per protestare contro il regime dittatoriale che aveva stretto tutto il Tempio in una morsa, come il maglio di un gigante può fare con una casa, ma rivedere Claude proprio lì, fu per lui motivo di grande gioia.

“E così è qui che sei andato a finire!”.

Claude Falgar non sembrava aver perso la sua sfacciataggine, mantenendo sempre quel modo di parlare ironico, accompagnato dall'immancabile sorriso sardonico. Era di qualche anno più giovane di GS, portava la barba corta e rossiccia ed i capelli castani corti. Lo sguardo allegro celava una grande arguzia e la capacità di capire sempre con chi avesse a che fare, come se fosse dotato di un potere divinatorio. Claude era magro e più alto di GS, i due si conoscevano sin da quando erano piccoli; assieme avevano iniziato la protesta contro la Congregazione – quando la setta aveva iniziato la sua politica di espansione in città – insieme avevano frequentato il do jo del Maestro Mike, dove avevano appreso i primi insegnamenti riguardo il karatè. Erano rimasti in contatto per lungo tempo, fino a quando Claude non era improvvisamente scomparso, solo per riapparire tempo dopo. Si erano frequentati ancora per qualche tempo, poi la vita aveva diviso le loro strade, ricordando loro che erano diventati adulti e non era più tempo di vivere strampalate avventure. Claude pareva aver imparato a fondo quell'insegnamento, mentre GS...

“Posso sapere che diavolo ci fai qui?” – I due amici si scambiarono una vigorosa stretta di mano, negli occhi del Cavaliere del Nuovo Ordine lo stupore che non riusciva a nascondere.

“Ricordavo che mi avevi parlato del Tempio, sapevo che si trovava in questa città e, dal momento che mi sono trovato da queste parti per portare avanti un servizio sulle scuole pubbliche, ho pensato di venirti a cercare”.

GS inarcò il sopracciglio destro – “Ma non ti ho mai detto dove si trovava il Tempio ed è celato da nebbie impenetrabili...”.

Prima che GS finisse la frase, Claude fece luce sul mistero – “Mi è bastato chiedere in giro, così ho scoperto che su queste colline giravano strane voci. Ho iniziato le mie indagini, giorno dopo giorno, scoprendo alcune persone che si aggiravano da queste parti” – Claude si guardò intorno, come a cercare nei volti dei presenti qualcuno di conosciuto – “Inizialmente sparivano nel nulla, mi ci sono voluti giorni per scoprire il banco di nebbie e avere la certezza che alcune persone vi si ficcavano dentro. A quel punto mi è bastato attaccare un trasmettitore sulla giacca di un uomo, ed eccomi qui!” – Claude si avvicinò ad uno dei soldati, il quale si stava ancora riprendendo dalla batosta subita, gli mise una mano sulla spalla – “Non ti ricordi di me?”.

La guardia lo fissò attentamente, poi imprecò – “Che mi venga un accidente! Tu sei quel tipo strano che ho incontrato all'imbocco della strada... quello che era rimasto in panne!”.

Claude annuì, sorridendo – “Proprio così amico. Mi scuserai se, quando mi hai soccorso, ho piazzato un trasmettitore minuscolo sul colletto della tua giacca. Senza di te non avrei mai scoperto la strada per raggiungere questo luogo prodigioso!”.

“Incredibile!” – Esclamò GS – “Ma sei diventato un agente segreto?”.

Claude scosse il capo – “Sono sempre un freelance ma ho degli agganci giusti e ogni tanto riesco a procurarmi qualcosa di buono” – Gli strizzò l'occhio, come a volergli dire – “Ricordati, poi, che sono sempre El Coguaro!”.

“Ehi, amico, non lo sai che hai commesso un reato!” – Il soldato afferrò Falgar per il bavero, GS stava per fare la sua mossa, quando Mahul parlò in modo chiaro e fece cenno al Cavaliere del Nuovo Ordine di non fiatare – “Stammi a sentire, soldatino... ti sei fatto giocare da un cameraman! Cosa credi che diranno gli altri, quando sapranno questo? E la Signora del Tempio? Credi che ti terrà qui a lavorare ancora?”.

Il soldato si scusò per il modo in cui si era comportato – “Ma vi prego!” –  Esclamò – “Non dite a nessuno di questa storia”.

“Non diremo nulla, non siamo delle sporche spie!”  – Mahul sembrava irritato da quelle parole  ed il suo volto divenne improvvisamente ancora più scuro – “Ma adesso sparisci di qui, prima che ci ripensi!”.

Il soldato, ancora malconcio per lo scontro sostenuto, si allontanò zoppicando.

“Grazie!” – Claude strinse la mano di Mahul e questi augurò ai due ragazzi una buona giornata – “E se volete un consiglio: andatevene da questo posto!”.

Falgar e GS rimasero a fissare Mahul mentre si allontanava. Un paio di guardie comparvero all'improvviso ma preferirono proseguire la loro ronda, piuttosto che parlare con GS. Il Cavaliere del Nuovo Ordine cambiò immediatamente espressione, quando vide i soldati ma, non appena questi si furono allontanati, si rivolse al suo amico – “Che mi racconti?”.

Claude abbassò lo sguardo, perdendo per un attimo l'allegria che traspariva dai suoi occhi – “Diciamo pure che non è un buon periodo”.

“Che ti succede?”.

Claude gli diede una pacca sulla spalla – “Andiamo a bere un caffè da qualche parte, così ti racconto, ormai è passato un anno che non ci si vede!”.

GS annuì – “E' vero! L'ultima volta che ci siamo visti, è stato alla Scuola Reja”.

“Eh, quella è stata una bella esperienza... mostri a parte, naturalmente!”.

GS indicò un bar, il solito in cui si fermava prima di entrare in servizio o dopo aver terminato il turno di lavoro e, per la strada, domandò all'amico come fosse riuscito ad entrare.

“Ero lì, davanti al grosso muro di cinta, che ancora cercavo l'ingresso, quando Mahul è comparso improvvisamente dal nulla. Io sono un tipo silenzioso, lo sai, ma lui ha sorpreso anche me. Sembra quasi un fantasma!”.

GS fece spallucce – “Io credo, piuttosto, che tu ti stia rammollendo”.

“Cosa vuoi dire?”  – Falgar si fermò per un istante.

“Voglio dire che fai una vita troppo sedentaria e...”.

Claude gli diede un colpo sulla pancia – “Nemmeno tu fai più tanto movimento, eh?”.

“Ma cosa vuol dire? Che cosa stai cercando di insinuare?”.

Claude iniziò a ridere, poi – tutto a un tratto – rimase con lo sguardo fisso nel vuoto, scosse la testa, e riuscì a mantenersi a stento in piedi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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