Il Cavaliere del Nuovo Ordine

17.01.2015 15:04

Marzia Attraversò il pesante portone ed ebbe, così, accesso al Tempio della Mente. Come tutti gli altri giorni era stata accolta dalle guardie armate e aveva dovuto mostrare (cosa assai curiosa, dal momento che ormai erano diversi mesi che prestava servizio presso il nosocomio!) il lasciapassare. Quando aveva guardato le due sentinelle con sguardo sorridente e accusatore insieme e aveva chiesto loro perché i controlli fossero così rigidi, queste avevano risposto che erano le nuove disposizioni (entrambe le guardie avevano tenuto gli occhi bassi).

Nel Tempio della Mente, quella cittadina isolata dal mondo e protetta da strane nebbie eterne che sembravano persino artificiali, c'era una piccola piazza con un lungo viale che conduceva fino al nosocomio, passando per il mercatino. A Marzia era sempre piaciuto il mercatino, con le sue bancarelle e la gente gioviale che viveva nel Tempio stesso, e lo attraversava in modo gioioso, scambiando spesso quattro chiacchiere con questo o con quel venditore; spesso fermandosi per ammirare soprattutto i succosi frutti. Non appena Marzia passava accanto alla bancarella del signor Mario, un anziano che aveva deciso di abitare al Tempio e che viveva di una modesta pensione e degli utili provenienti dalla lavorazione del suo orto, si soffermava a vedere le sue mele, così lucenti e appetitose; rivolgeva uno splendido sorriso all'uomo che, nonostante i suoi settantanni ed i suoi acciacchi non aveva ancora smesso di lavorare la terra, e gli faceva sempre i complimenti per la frutta in vendita. Accadde anche quel giorno che, conquistato da quegli occhi così profondi e allegri, il signor Mario le regalava una delle sue splendide mele; Marzia afferrò il frutto, lo addentò e, non appena ne sentì il sapore – senza mai perdere la sua espressione allegra, annuì come per dirgli che sì, aveva fatto proprio un ottimo lavoro!

Mentre attraversava il mercato con passo deciso, lanciò uno sguardo verso il cielo e si accorse che il tempo si stava guastando: due grosse nubi avrebbero presto nascosto il sole, era come se l'astro lucente fosse diventato, ad un tratto, un capriccioso bambino che aveva deciso di coprirsi il volto con le mani, per privare tutti i presenti della gioia e del calore del suo sorriso. Marzia pensò che anche il celo sembrava in sintonia col suo stato d'animo, perché da qualche tempo la tristezza voleva prendere il sopravvento sulla felicità che traboccava dal suo cuore di giovane donna. I pensieri felici andarono via per lasciare posto a quelli preoccupanti, quasi cupi, come lavoratori che lasciano il posto di lavoro perché raggiunti dai colleghi del cambio. Marzia, lo sguardo fisso nel vuoto ed il volto che aveva perso – all'improvviso – tutto il suo splendore, non riusciva a dimenticarsi di suo fratello e del problema che sembrava affliggerlo, senza che nessuno riuscisse a capirne la causa; poi ricordò, all'improvviso, di trovarsi in un luogo unico!

I suoi grandi occhioni ruotarono alla ricerca della via più rapida per raggiungere la Torre, il cuore del Tempio ed il posto in cui dimoravano i Cavalieri. Eccola lì, la Torre, che si stagliava alta e imponente contro il cielo, come un gigante invincibile. Marzia – era sempre stata una ripa svelta di mente e rapida nel prendere le decisioni – si imbucò immediatamente in una stradina che passava in mezzo a due casolari; si fermò solo un attimo, quando incrociò il cammino delle due guardie. Non le erano mai piaciute le armi e le piacevano ancora meno i mitra che i due soldati portavano a tracolla. I due militari, due ragazzi giovani le cui espressioni truci sembravano perfettamente in tono con le minacciose divise che indossavano, si addolcirono immediatamente quando la videro. Non potevano averla riconosciuta quale dottoressa in servizio presso il nosocomio perché, che lei ricordasse, non li aveva mai incrociati prima. Facendo leva sul suo carisma, Marzia sfoderò il suo sorriso più splendido e salutò i due militari con un cenno della mano.

Cosa ci fa qui, una bella ragazza come te?”.

Per tutta risposta Marzia mostrò loro il suo tesserino – “Sono una giovane dottoressa e lavoro presso il nosocomio del Tempio”.

Uno dei due uomini fece un passo in avanti ed annuì, facendo finta di esaminare la tessera – “Lavori da poco qui? Non ti ho mai vista” – E lanciò un'occhiata al suo compagno per ricevere da questi conferma.

Sono alcuni mesi che sono di servizio presso il nosocomio ma non vi ho mai visti prima” – Allungò una mano verso di loro. I due militari sorrisero, si presentarono e, ovviamente, le chiesero cosa avrebbe fatto quella sera – “Esco col mio ragazzo” – Disse immediatamente Marzia – “Sto andando proprio da lui, al Tempio della Mente” – Fece un cenno del capo in direzione della torre.

I due soldati si fissarono – “Il tuo ragazzo è uno dei Cavalieri?” – Chiese quello più vicino.

Proprio così”.

Bene, allora ti auguriamo buona giornata” – Dissero entrambi e si allontanarono senza aggiungere altro. Marzia sorrise e proseguì.

Superato il vicolo, si ritrovò ad un incrocio e, dopo aver lanciato una rapida occhiata intorno e aver sorriso alla vista di due bambini che giocavano allegramente tra loro, Marzia proseguì verso la Torre, inserendosi tra due casolari abbandonati e in quel momento non capì se il gelo che l'avvolse, come l'abbraccio di un freddo amante, fosse causato dalla preoccupazione per suo fratello minore – il cui ricordo era stato rievocato dalla vista dei due bambini – o dalle nubi che stavano oscurando sempre più il sole.

 

A piè veloce, Marzia raggiunse il cortile attiguo alla Torre, l'edificio che veniva considerato da tutti il cuore del Tempio, l'unica vera sede dei Cavalieri del Tempio della Mente.

Era la prima volta che la ragazza vedeva il Tempio della Mente così da vicino, una struttura enorme, costruita pietra su pietra fino a raggiungere l'estremità del cielo; la sua forma poteva ingannare: nessuno avrebbe mai immaginato che la Torre potesse contenere così tante sale e stanze ed era sulla sua cima che si trovava il centro della Torre stessa, la Sala della Mente: il luogo in cui i Cavalieri del Tempio erano soliti stazionare, quando svolgevano il turno di guardia. La Torre era anche solida, un monito stagliato contro il cielo, un avvertimento verso tutti coloro che avrebbero osato assalirlo.

Un enorme ingresso, sempre aperto, era l'accesso all'interno della Torre ed era presidiato dalle guardia armate; queste indossavano una divisa dorata con paramenti rossi ed erano equipaggiate – oltre che con le protezioni d'ordinanza – con una pistola ed una lunga spada, la prima custodita nel cinturone e la seconda tenuta ben salda invita da una fascia e riposta in un fodero impreziosito di rifiniture in oro. La piazzola era sgombra e le quattro guardie sembravano delle statue di acciaio. Marzia provò un improvviso timore reverenziale nei confronti della struttura e dei suoi guardiani, le sembrava di essere al cospetto di un qualcosa di primordiale ma che ormai era spento, privo di vita.

Marzia, che non era certo tipo da mollare, prese ad avanzare con sguardo deciso, sperando di riuscire a celare la paura che pervadeva il suo animo. Passo dopo passo, Marzia raggiunse gli scalini di pietra e lì si fermò. Una delle sentinelle, che sembrò svegliarsi in quel momento da un sonno senza sogni, mosse gli occhi e fissò il suo sguardo su di lei.

Cerco i Cavalieri del Tempio della Mente” – Disse Marzia, cercando di apparire calma e disinvolta. Sperò che la sua maschera potesse trarre in inganno le fredde sentinelle, perché non le piaceva che pensassero avesse paure di loro.

Chi sei?”.

La voce del guardiano era fredda, sembrava quasi inumana. Tutto in quell'uomo, e nei suoi tre colleghi, sembrava artificiale – “Mi chiamo Marzia e sono una dottoressa”.

La sentinella rimase in silenzio, i suoi occhi parevano studiare la ragazza con sguardo severo. Le altre tre guardie non mossero neppure un muscolo.

Lavori al nosocomio?”.

Questa volta la ragazza riuscì solo ad annuire.

Ti ha mandato qualcuno dei Cavalieri? Devi riferire qualcosa?”.

Che stupida! Marzia si era ricordata solo in quel momento che alcuni Cavalieri del Tempio della Mente (se non tutti) prestavano anche assistenza presso il nosocomio; sarebbe stato più semplice per lei andare al nosocomio e incontrarli lì. Ad un tratto, Marzia lanciò uno sguardo al suo orologio da polso, scoprendo che mancava davvero poco all'ora in cui avrebbe dovuto prendere servizio.

Cosa succede?” – Una donna uscì improvvisamente dall'antro scuro della Torre e Marzia la riconobbe immediatamente: era Tara!

Tara, stavo cercando proprio te!” – Esclamò la ragazza, che avrebbe detto qualunque cosa pur di liberarsi dallo sguardo indagatore del guardiano.

La conosco” – Disse Tara, rivolgendosi alle sentinelle – “Si chiama Marzia e svolge regolare servizio presso il nosocomio”. La donna scese lentamente i gradini di pietra, Tara era stata una delle prime ad avere accesso al misterioso Tempio della Mente, forse sarebbe stato meglio pensare ad un suo rifugiarsi presso il Tempio, dal momento che i Cavalieri – a detta di molti – erano persone che avevano deciso di far perdere ogni traccia della loro presenza, perché segnati da un cupo passato. Tara era una donna, non certo una ragazzina, il cui pregio più grande era quello di non esser mai cresciuta; l'espressione del suo viso, il modo in cui si esprimeva e persino le sue movenze lasciavano chiaramente intendere che Tara era rimasta ad un'epoca in cui aveva superato da poco l'adolescenza. Il naso all'insù, le labbra lunghe e sorridenti, i folti capelli castani lunghi e mossi, il collo elegante e le spalle dritte. Tara non era molto alta e la tunica che indossava, nascondeva il suo corpo ma non ne celava la femminilità: il petto prosperoso ed il ventre piatto, le gambe non molto lunghe ma belle dritte.

Ciao Marzia, cosa ci fai da queste parti?” – Tara fissò un momento il cielo ed il suo volto assunse un'espressione interrogativa – “Ci sono!” – Esclamò ad un tratto, tutta felice – “Ti ha mandato Fabio! Dovrebbe esserci lui in servizio al nosocomio...”.

No, Tara” – Marzia decise di tagliar corto – “Non mi manda Fabio”.

Oh!” – L'altra sembrò improvvisamente triste, pareva che dovesse mettersi a piangere da un momento all'altro poi, tutto ad un tratto, tornò sorridente come se nulla fosse successo – “Ma allora dimmi, chi ti manda a cercarmi?”.

Marzia le spiegò che era lì per cercare i Cavalieri del Tempio.

E perché li cerchi” – Le chiese Tara. E quando ne conobbe il motivo, la donna fece cenno a Marzia di seguirla e prese le dovute distanze dalle sentinelle. Solo quando fu sicura che non avrebbero udito le sue parole, Tara riprese a parlare – “Marzia, ti è forse successo qualcosa?”.

Ho semplicemente bisogno dell'aiuto di un cavaliere” – Rispose la ragazza.

Ma sai” – Disse Tara, facendo una strana smorfia, come di disappunto – “I Cavalieri del Tempio della Mente non possono entrare in azione che in due soli casi: quando è in pericolo il Tempio stesso o se vengono autorizzati dalla Signora del Tempio”.

Marzia scosse il capo, incapace di nascondere il suo disappunto – “Ma io ho sentito i racconti delle loro gesta: sembrano persona straordinarie, la cui forza non si limita a quella bruta, no. I Cavalieri del Tempio della Mente sono in possesso di doti straordinarie quali nessun altro possiede a questo mondo”.

Ed è vero” – Tara fece un cenno di assenso col capo – “Ma ciò non toglie che, come ti ho già detto, essi siano vincolati e possano entrare in azione o per proteggere il Tempio stesso o su diretta indicazione della Signora” – A quel punto Tara fece un debole cenno in direzione della Torre alle sue spalle – “Puoi provare a salire nella Torre e a parlare con la Signora del Tempio”.

Marzia fissò per un attimo il vuoto, mentre la sua mente valutava la proposta di Tara e, alla fine, scosse il capo energicamente: mettere al corrente la Signora del Tempio – persona enigmatica, con la quale non aveva mai avuto diretto contatto – avrebbe significato rischiare che anche i medici, con i quali la signora era a stretto contatto, venissero a conoscenza della sua vicenda. L'avrebbero considerata male. No, non le andava che i medici sapessero...

Se le cose stanno così” – Disse, con la tristezza nella voce – “Preferisco cercare aiuto altrove”.

Marzia fece per andarsene ma Tara la trattenne, afferrandole un braccio – “Ma perché?” – Le chiese, visibilmente preoccupata – “Prova a parlare con la Signora, vedrai che ti aiuterà”.

Perché, invece, non mi aiuti tu?” – Marzia afferrò le mani dell'altra, senza volerlo, spinta dalla disperazione che improvvisamente si era impadronita del suo animo, come un un colpo di vento che spazzasse via, in un attimo, ogni barlume di speranza – “Tu sei qui da molti anni, possiedi le stesse conoscenze dei Cavalieri e sono certa potrai essermi molto di aiuto” – Marzia non lo sapeva, non se ne rendeva conto, ma i suoi grandi occhi adesso imploravano.

Tara, lo sguardo triste di chi avrebbe voluto far tanto e invece non può muoversi – perché legato da catene invisibili che gli altri non possono vedere –, scosse lentamente il capo – “Non sono brava a combattere, io” – “Non sono come gli altri”.

Marzia abbassò lo sguardo, per la prima volta rassegnata – “Vorrà dire che me la caverò da sola” – E, così dicendo, lasciò le mani di Tara e fece per andarsene, ma per la seconda volta, Tara bloccò il suo cammino.

Ascolta, forse ci sarebbe una persona che può aiutarti!”.

Marzia si voltò e fissò l'altra negli occhi, come se volesse leggerle dentro e scoprire se le sue parole nascondessero realmente una speranza.

Ascolta, qui al Tempio c'è un Cavaliere che non è vincolato alle Leggi del Tempio della Mente”.

La speranza sembrò riaccendersi nel cuore di Marzia che, avvicinatasi a Tara, le chiese immediatamente chi fosse costui.

GS è il suo nome” – Le disse Tara – “Ed è un Cavaliere del Nuovo Ordine. Possibile che tu non lo abbia mai visto? Svolge regolare servizio presso il nosocomio”.

Ma certo che l'ho visto!” – Esclamò Marzia, accompagnando le parole con cenni d'assenso col capo – “Ma non sapevo che fosse un Cavaliere”.

Sicuro che lo è!” – Esclamò Tara – “Ha svolto numerose missioni per conto del Nuovo Ordine ed è stato persino un Cavaliere del Tempio della Mente poi, qualche anno fa, decise di abiurare l'Ordine, divenendo un Rinnegante” – Tara pronunciò quelle ultime parole con un misto di ammirazione e tristezza.

Non conoscevo questa storia. Dove posso trovare GS?”.

Tara fissò il cielo nuvoloso, come se cercasse una rivelazione divina – “Lasciami pensare” – Disse, fingendo di concentrarsi per cercare la risposta – “Oggi dovrebbe entrare in servizio col turno del pomeriggio e quando deve entrare in servizio col secondo turno, GS è solito fermarsi a quel bar verso le undici del mattino”.

Marzia fissò il piccolo locale indicato da Tara e ringraziò di cuore la donna – “Più tardi mi prenderò una pausa e vedrò se lo trovo”.

Marzia si allontanò e Tara tornò verso il tetro ingresso della Torre, ignorando che – dalla sommità dell'edificio – qualcuno stesse spiando le sue mosse, una figura avvolta in un mantello, come se cercasse così di nascondere il proprio essere, seminascosta e silenziosa.

 

Prima di entrare in servizio, Marzia venne fermata da una figura alta e forte, qualcuno che sembrava essersi materializzato d'improvviso dinnanzi a lei. Era un Cavaliere del Tempio, di questo Marzia era certa perché chi altri avrebbe potuto tenere un così nobile portamento? Lo aveva anche incrociato in più di un'occasione presso il nosocomio, anche se non se ne ricordava il nome. L'uomo, alto e ben piazzato, le sorrideva gentilmente eppure i suoi occhi, grandi e chiari, sembravano celare qualcosa di misterioso... e di pericoloso.

Marzia, tutto bene? Ti ho vista, poco fa, mentre parlavi con Tara” – L'uomo aveva pronunciato quelle parole con una certa noncuranza, come se stesse facendo quella domanda per curiosità, poi dovette accorgersi che la ragazza non l'aveva riconosciuto e stava per ricordarle il suo nome, quando la dottoressa gli rispose.

Sto bene, grazie. Sono andata a cercare Tara, mi aveva chiesto un'informazione, qualche giorno fa, e oggi sono andata al Tempio per dirle quello che ho saputo” – Parlò senza mai perdere il sorriso e, sempre col sorriso sulle labbra, aggiunse – “Ma che fai, mi spii?”.

L'uomo scosse il capo pelato – “No, niente affatto” – Si affrettò a dire – “Sono solito passar nei pressi della Torre, prima di prendere servizio al nosocomio, così per essere certo che tutto vada bene”.

Ah, quindi passando di lì mi hai vista mentre parlavo con Tara!”.

Proprio così, disse l'altro”.

Ascolta, sai mica se c'è GS in servizio, oggi?” – Gli aveva rivolto quella domanda senza pensarci bene sopra, istintivamente, per cambiare discorso, perché stava prendendo una piega che non le piaceva. Ma si accorse che l'espressione dell'uomo era cambiata, anche se solo per una frazione di secondo. Marzia si chiese il perché di quel repentino cambio di umore, era come se il sentir nominare GS avesse infastidito il cavaliere.

GS, dici? Credo che debba prendere servizio presso il nosocomio questo pomeriggio... sempre che si degni di venire!” – Il cavaliere si voltò allora verso il nosocomio – “Adesso vado a cambiarmi, ci vediamo in reparto”.

Marzia assentì, ancora pensierosa. Forse i Cavalieri del Tempio della Mente non vedevano di buon occhio GS, che era divenuto un Rinnegante. Ma perché GS aveva scelto di rinnegare l'Ordine dei Cavalieri del Tempio della Mente, dopo aver faticato per esservi ammesso? La ragazza fece spallucce e si diresse verso la sala in cui avrebbe trovato i camici: la giornata di lavoro stava per cominciare e, forse, lei era già in ritardo.

 

Come tutti gli altri giorni la mattina iniziò col giro visita. Marzia e gli altri medici visitarono una per una le camere di degenza, chiedendo – come di consueto – come i pazienti avessero passato la notte. Ma quella mattina Marzia non era molto concentrata ed ignorò persino il saluto della signora delle pulizie ma non per cattiveria, bensì perché non si era accorta del suo gesto, né aveva sentito la sua voce. Nella mente di Marzia c'era spazio solo per il problema di suo fratello e per quella cosa che lei aveva sentito. Sì, c'era qualcosa intorno al suo fratellino, ne era sicura anche se non avrebbe saputo dire di cosa si trattava e, col cuore in subbuglio, sperò che GS fosse all'altezza del compito per il quale voleva chiedergli aiuto.

Arrivarono presto le undici del mattino e, appena terminata la riunione dei medici, Marzia si allontanò in tutta fretta dal nosocomio, senza nemmeno togliersi il camice, e corse verso il bar che le aveva indicato Tara.

Entrò senza esitare e si guardò intorno: c'era un uomo seduto ad un tavolo ed era intento a leggere il giornale, il barista che puliva le tazzine del caffè e qualcuno seduto ad un tavolo in fondo. Marzia sorrise: si trattava proprio di GS!

 


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