Il Mistero della Scuola Reja Cap 16
UN MINUTO
Quella mattina i quattro amici si ritrovarono nell’atrio della scuola. C’era anche Sfregius, benché fosse quello più malconcio, il suo corpo era pieno di fasciature e cerotti ma lo spadaccino non sembrava avere nulla di rotto. I tre ragazzi rimasero lì a fissarlo ed il sorriso di Sfregius cancellò tutti i malumori legati all’orribile vicenda che li aveva visti protagonisti la sera prima.
“Che c’è? Sembra che abbiate appena visto un fantasma!”.
“Una mummia, direi” – Disse GS.
“Mummia?”.
Gli altri due scoppiarono a ridere.
“Si, mummia!” – Esclamò il cavaliere – “A giudicare dalle bende che avvolgono gran parte del tuo corpo!”.
“Se, ridi, ridi pure te ma non tutti qui si nascondono dentro una scatoletta di metallo!”.
GS gli andò incontro e lo abbracciò – “E non prendertela, stavo solo scherzando!”.
Sul viso dell’uomo di spada ricomparve il sorriso – “Gliel’abbiamo fatta vedere, ancora una volta!”.
GS annuì.
“Non so voi!” – Disse ad un tratto Claude – “Ma io ho voglia di un bel caffè”.
“Andrebbe anche a me” – Così dicendo, Jade si avviò verso il bar, stupendosi che fosse vuoto – “Ma, che fine ha fatto il barista?”.
“Non c’è” – Disse GS.
“Non si è fatto vivo stamattina” – Disse la direttrice, sbucando all’improvviso dal cortile – “Ma, se volete, potete prendere un po’ del mio caffè”.
“Stupendo!” – Sfregius si guardò intorno alla ricerca del caffè.
“Ma cosa è successo?”.
Prima che lo spadaccino potesse dire qualcosa di compromettente, Claude intervenne – “Abbiamo fatto un piccolo incidente con l’auto, ieri sera”.
“Avete distrutto il veicolo?”.
Falgar scosse il capo – “Ha riportato solo qualche danno”.
Prima che Monica desse in escandescenza, GS si affrettò a dirle che tutti i danni poteva metterli sul conto del Grande Maestro – “Penserà lui a pagare tutto”.
I ragazzi lo fissarono stupiti.
In quel momento arrivò anche Grisilda – “Ecco un bell’esempio di responsabilità!” – Disse, col suo solito tono acido – “Lui rompe e il Grande Maestro paga”.
“Oh, Grisilda, anche io sono felice di vederti!” – GS le fece un inchino e la ragazza sbuffò.
“Grisilda, vai a prendere del caffè e quattro tazzine per i nostri ospiti. Ti aspetteremo qui, in salotto” – La ragazza andò di là.
“Come mai tanta bontà?” – Sfregius, che non aveva mai peli sulla lingua, rivolse la domanda con tutta la naturalezza di cui era dotato.
“Lo perdoni, signora…” – Ma Monica alzò una mano, facendo cenno a Falgar di stare zitto. Jade, seduto sul divano, la guardava senza dire una parola.
“Signori, benché non condivida certi vostri modi di fare, devo congratularmi con voi per le lezioni”.
I tre ragazzi si fissarono a vicenda, tutti con lo sguardo incredulo dipinto sul volto.
“Ho visto le mie studentesse molto soddisfatte delle lezioni e molte di esse, benché non tutte, si sono interessate ai vostri argomenti, andando ad approfondirli in biblioteca”.
“Per fortuna, qualcosa di buono lo abbiamo fatto!” – Disse GS.
In quel momento arrivò Grisilda con i caffè. I quattro ragazzi si servirono, apprezzando anche le fette di pane imburrato.
“Questo è l’ultimo giorno di lezione” – Disse Monica – “Tra poco ci riuniremo tutti nella sala per fare colazione insieme, poi esigo da voi il massimo impegno”.
I tre ragazzi annuirono.
“E lei, signore Jade” – Il ragazzo stava per dire che se ne sarebbe andato immediatamente – “Voglio che assista ad una dimostrazione. Prima di pranzo, subito dopo l’ultima lezione del signor GS, terremo uno stage di lotta e vorrei che lei partecipasse, visto che sembra esserne un esperto”.
Il ragazzo fece un cenno affermativo col capo – “Sarà un piacere!”.
Monica gli spiegò che voleva testare la bravura delle sue studentesse nell’arte del corpo a corpo e Jade si disse molto contento di poter dare il suo contributo, fosse anche solo per l’ospitalità che gli avevano riservato. La direttrice si congedò, dando appuntamento a tutti di lì a pochi minuti, quando avrebbero aperto la sala per la colazione. Grisilda la seguì e prima di andare via lanciò un’occhiata velenosa diretta ai quattro ragazzi ma nessuno le diede importanza.
“E’ anche una ragazza carina” – Disse Claude – “Ma ha un caratteraccio”.
Sfregius fissò l’amico in modo corrucciato, perché non aveva capito di cosa parlava.
Jade sbuffò – “Credetemi ragazzi, una come quella è meglio perderla che trovarla!”.
“Ma di chi parlate, della direttrice?”.
“Sfregius, parliamo della ragazza che ha portato i caffè!”.
Lo spadaccino fissò Claude Falgar e gli disse di non arrabbiarsi, che lui mica poteva essere nei loro pensieri, poi Jade smorzò la lite dicendo a tutti che era stata aperta la sala per la colazione.
Furono i primi a sedersi ed anche a essere serviti, stavano cominciando a sorseggiare il latte macchiato, quando entrarono le ragazze, tutte belle come il sole. Esmeralda regalò a tutti un gran bel sorriso e li salutò con un cenno della mano. Falgar fece un gesto appena accennato col capo, Sfregius ricambiò il sorriso, GS fece un occhiolino e poi tornò alla sua colazione e Jade spostò lo sguardo da un’altra parte.
“Buongiorno professori!”.
I ragazzi alzarono lo sguardo e furono illuminati dal sorriso solare di Lea.
“Guarda chi c’è!” – GS la salutò – “Stamattina mi aspetto il massimo impegno da lei, signorina”.
“Non la deluderò, professore” – Salutò anche gli altri e andò a sedersi al tavolo.
“Professore, oggi è l’ultimo giorno di lezione, quindi?”.
GS annuì, riconoscendo la voce di Cosetta.
“A me dispiace, il corso sull’Armatura è quello più bello che ho seguito finora”.
GS si asciugò le labbra e fissò la ragazza, sorridendo. Gli faceva piacere che avesse apprezzato le sue lezioni, le spiegò che il tempo era stato davvero molto breve e che non basterebbe una vita intera per comprendere davvero, fino in fondo, l’Armatura.
Cosetta lo fissò e gli disse che era sua ferma intenzione diventare cavaliere e che ci sarebbe riuscita, in un modo o nell’altro. Detto questo, si voltò e andò a sedersi al tavolo. GS rimase molto colpito dalla determinazione della ragazza, nei suoi occhi c’era una luce unica, che brillava solo sul viso di chi era disposto a tutto pur di realizzare il proprio sogno.
Dopo la colazione i quattro amici si diedero appuntamento per l’esibizione che si sarebbe tenuta subito prima del pranzo. Sfregius, che avrebbe fatto un’ora di lezione prima della dimostrazione, andò a sedersi in giardino e gli altri due decisero di fare un giro nel bosco.
Quella mattina in aula c’erano quattro corazze del Nuovo Ordine, quelle che aveva mandato il Grande Maestro. Erano armature molto semplici, composte da un elmetto, un pettorale, una cintura, due gambali con ginocchiere, due bracciali e due spallacci. Con ogni corazza c’era una sotto armatura. La lezione iniziò con il riepilogo di quelle precedenti con una particolare attenzione al rapporto tra uomo e armatura e con un breve discorso riguardo le singole parti che compongono una corazza. Il professore ripassò anche, sempre brevemente, il principio della resistenza. Dopo quella breve apertura, che portò via la prima ora, GS invitò le ragazze a raggiungere il giardino, portando le quattro armature, mentre egli esibiva lo scrigno del Nuovo Ordine.
A gruppi di 4, le studentesse indossarono le armature, ne saggiarono la resistenza, appurarono l’incremento delle loro abilità fisiche ed ebbero modo di sperimentare la forza che conferivano loro. Ogni gruppo tentò qualche tecnica sotto lo sguardo attento di GS. Forse si era lasciato influenzare dai suoi discorsi, ma il professore dovette ammettere che Cosetta era davvero portata per indossare la corazza, era come se le vestigia sentissero la sua grande determinazione; la ragazza riusciva ad entrare maggiormente in simbiosi con l’armatura rispetto alle altre.
Grisilda era impacciata e non riusciva a controllare i movimenti; Esmeralda era una tipa capace ma non spiccava in nessun campo; Lea si trovava a suo agio, riusciva a controllare bene le vestigia ma i suoi colpi non sembravano avere potenza. C’era una sola altra ragazza, oltre a Cosetta, che riusciva ad entrare maggiormente in contatto con l’Anima della corazza ed era la ragazza dai rossi capelli lisci e gli occhi grandi e profondi, non si era messa molto in mostra durante le due lezioni precedenti ma GS aveva notato che era sempre attenta ed i risultati si vedevano, eccome! Anche una ragazza dai capelli rasati e lo sguardo sempre arrabbiato riusciva ad entrare in simbiosi quasi perfetta con le vestigia. A parte le tre ragazze suddette, GS non si sentiva di segnalare nessun’altra, poiché solo loro tre spiccavano rispetto alle altre.
Fissando attentamente le mosse della rossa, il Cavaliere si chiese se non avesse anche praticato uno stile di lotta, ché i suoi colpi non sembravano acquisiti durante un corso base. Quando tutte le ragazze si furono cimentate nell’uso dell’Armatura, il professore chiamò da parte la studentessa dai capelli rossi – “Ho bisogno di parlarti un attimo, ti spiace?” – Notò che alcune ragazze si erano fermate a guardare e disse loro di andarsi a preparare per la dimostrazione di lotta e che loro due le avrebbero raggiunte presto – “Lea, assieme a qualcuna delle tue amiche, porta le armature nell’aula per favore”.
“Va bene, professore!” – Lea gli fece una smorfia, quando nessuno li guardava, e andò a cercare alcune compagne per portare via le armature, che erano state sistemate sugli appositi manichini, i quali poggiavano i piedi su dei carrelli con le rotelle.
GS attese che le ragazze si allontanassero tutte, prima di parlare con la studentessa dai capelli rossi – “Iniziamo col presentarci”.
“L’abbiamo già fatto” – Disse la rossa.
“Già ma lo rifacciamo, visto che io non ricordo il tuo nome” – Il Cavaliere le porse la mano – “Io sono GS”.
La ragazza sorrise – “Sono Carla, tanto piacere”.
“Carla, piacere mio!”.
GS le disse chiaramente che era molto portata per indossare un’armatura – “Anche le tue tecniche di lotta non sembrano quelle di un pivellino”.
“Ho studiato per diversi anni karate” – Gli disse la ragazza – “Abbandonandone lo studio solo qualche anno fa, quando ho deciso di frequentare questo corso della Red Cross”.
“Male!” – Disse subito GS – “Hai fatto la mia stessa fine, anche io ho praticato l’arte per diversi anni e poi ho smesso di colpo, per non riprendere più”.
“Abbiamo qualcosa che ci accomuna, allora, oltre al colore dei capelli!”.
“Pare proprio di sì!” – GS scoppiò a ridere e anche Carla rise di gusto – “Toglimi solo una curiosità, perché non hai esibito le tecniche di karatè ma ti sei limitata a sferrare pugni?”.
Carla si strinse nelle spalle – “Boh, non mi è venuto!”.
“Ragazzi, sta per cominciare la dimostrazione!”.
Erano Lea ed Esmeralda. GS si avviò e, quando la bella rossa gli si mise sotto braccio, sorrise malizioso. Loro due lo avevano disturbato, molto probabilmente lui ne aveva capito il motivo ma non gli importava.
Al centro del giardino era stato allestito un tatami. C’erano tutte le ragazze con indosso la divisa rossa della Red Cross, anche Monica ne indossava una e portava la spada al fianco. Assieme a loro c’era Jade, col il suo kimono tigrato e Sfregius, assieme a Falgar, era tra gli spettatori.
“Oggi daremo una dimostrazione di lotta. Una o più allieve si cimenteranno in combattimento con Jade, che sembra essere un abile lottatore”.
La prima a salire sul tappeto fu la timida Pamela. I due si salutarono, poi iniziò il combattimento libero. La ragazza utilizzava qualche pugno, poi cercava di proiettare Jade, il quale si sottraeva facilmente alle prese della ragazza. Questo gioco durò alcuni minuti, poi il lottatore atterrò la sua avversaria. Monica dichiarò concluso il combattimento. Pamela riprese posto ma si sedette accanto al professor Sfregius – “Non sono proprio portata per la lotta” – Disse.
Sfregius le fece l’occhiolino – “Se vuoi, un giorno ti insegnerò qualche tecnica di lotta”.
“Sei un esperto lottatore?”.
“Beh, esperto… diciamo che ho fatto un bel po’ di pratica anche fuori, nelle risse di strada”.
La seconda ragazza a salire sul tappeto fu Grisilda, che dimostrò di saper sfruttare anche tecniche di lotta a lunga e media distanza. La ragazza, però, era un tantino violenta, nei suoi occhi brillava una luce cattiva e Jade mise a segno una serie di colpi; cercando di non farle troppo male. Grisilda andò via tutta impettita, perché secondo lei aveva dato un’ottima dimostrazione.
“C’è qualcun’altra che vuole lottare con Jade?” – Nessuna rispondeva alla domanda della direttrice – “Allora, andate a risistemarvi che tra poco si mangia, la lezione del Professor Sfregius, come avrete capito da sole, è stata rimandata al pomeriggio”.
“E tu, non vuoi esibire le tue tecniche?” – Jade puntò il dito su Esmeralda. La ragazza sgranò gli occhi e si guardò intorno, con l’aria di chi non capisse perché l’avessero tirata in ballo – “So che ti vanti di essere una buona lottatrice”.
“Ma che dici? Non ho mai detto nulla del genere”.
GS appoggiò immediatamente il suo amico – “In verità, anche a me è sembrato di sentire che ti vantassi delle tue capacità”.
Esmeralda diceva che non era assolutamente vero, eppure Monica le chiese di salire sul tappeto – “Avanti Esmeralda, Sali sul tappeto e dimostra cosa hai imparato in questi anni”.
La ragazza sbuffò ma salì ugualmente sul tappeto. E fu il combattimento più strano al quale avessero mai assistito. Jade non diede nemmeno il tempo alla ragazza di studiarlo, che la tempestò con una serie di attacchi. Esmeralda indietreggiava, fintava, tentava di afferrare il lottatore ma Jade era troppo abile per lei. Le tecniche di Esmeralda erano poco efficaci, basava la sua arte sulle finte e su attacchi poco potenti, attendendo, forse, che fosse l’avversario a sbilanciarsi. Dopo un minuto esatto il lottatore gettò la sua giovane avversaria fuori dal tappeto, se non fosse stato per le ragazze lì radunate, che afferrarono la loro collega, non era escluso che Esmeralda sarebbe finita con le ossa rotte.
Jade sorrise e il suo non era un sorriso di cortesia – “Adesso abbiamo veramente finito”.
Esmeralda si rimise in piedi, gli occhi spalancati ed un’espressione di stupore dipinta sul volto. Senza degnarla nemmeno di uno sguardo, il lottatore scese dal tappeto e si diresse verso la sua camera, per farsi una doccia prima di mangiare.
Seduti al tavolo, GS, Sfregius e Claude si gustavano l’ultimo pranzo alla Scuola Reja. Quello era il loro ultimo giorno e l’indomani sarebbero partiti per tornare rispettivamente alle proprie vite.
“Non ho proprio voglia di fare lezione oggi!”.
“Ci credo, dopo tutte le botte che abbiam preso ieri sera” – Disse Claude all’amico spadaccino – “Nemmeno io ho molta voglia ma si tratta di poche ore e poi tutto sarà finito”.
I tre ragazzi avevano già iniziato a mangiare, quando Jade li raggiunse col vassoio. Aveva un’espressione beata, quasi soddisfatta e nessuno dei presenti osò fare il minimo commento.
Le lezioni serali terminarono alle sei in punto ed i tre professori decisero di tornare alle proprie stanze, per preparare i bagagli, poiché l’indomani sarebbero partiti di buon mattino. Stavano per salire le scale, quando Lea li chiamò – “Ragazzi, dove andate stasera?”.
“Non abbiamo nulla in programma” – Disse GS.
“Avrei pensato che vi facesse piacere un’ultima uscita insieme”.
I quattro ragazzi si fissarono e si dissero d’accordo, sembrava a tutti un’ottima idea, giusto il tempo di prepararsi e sarebbero tornati giù per bere qualcosa assieme.
“Insieme a noi verranno anche Gaia e altre due nostre amiche”.
Una volta giunti al primo piano, i tre ragazzi salutarono GS e gli diedero appuntamento lì dopo un’oretta. Ebbero così il tempo di lavarsi, riposarsi un po’, prima di uscire. Cercarono di mettersi tutti in tiro, GS indossò una camicia e un paio di pantaloni scuri, sotto indossava un paio di scarpe classiche. Falgar portava una maglietta a mezze maniche scura, un pantalone blu e delle scarpe da ginnastica. Jade portava un pantalone chiaro con una maglietta scura. Al collo portava una vistosa collana e al polso un bell’orologio. I suoi capelli ricci erano pettinati ordinatamente.
“Manca solo Sfregius” – Disse Claude.
“Guardate lì piuttosto!”.
GS e Falgar seguirono il dito di Jade e rimasero incantati. Le ragazze erano tutte bellissime. Lea, alta e slanciata, indossava un paio di pantaloni attillati ed una maglietta, teneva i capelli sciolti e profumati; Gaia era truccata in modo stupendo, indossava un vestitino nero che ne metteva in mostra le splendide forme e con loro c’erano due ragazze stupende ed una era la bella con le lentiggini.
“Andiamo?” – Chiese Lea, prendendo GS sottobraccio.
“Stiamo aspettando Sfregius”.
E lo spadaccino arrivò. I tre ragazzi si coprirono il volto con una mano. Sfregius aveva indossato la sua divisa da spadaccino – “Torna su e metti qualcosa di normale”. Sfregius non capì perché gli amici fossero così indignati, in fondo la divisa da spadaccino non era poi così inusuale ma decise di non fare obiezioni e andò a cambiarsi.
“Dovete scusarlo” – Disse Falgar – “Ha sempre voglia di scherzare”.
Lea fissò lo spadaccino mentre saliva le scale – “E’ un tipo molto originale, non c’è che dire!”.
“Non sai nemmeno tu quanto” – Le disse GS.
La serata passò tranquilla, andarono in un borgo lì vicino, lontano però dal locale della sera precedente e bevvero qualcosa tutti insieme. Stavano ridendo, quando Lea si alzò, fissò GS per un istante, e si diresse all’uscita – “Vado a fumare una sigaretta, ho carenza di nicotina!”.
“Credo che le farò compagnia” – Disse GS – “Anche io ho voglia di fumare”.
Una volta fuori, i due ragazzi si spostarono di qualche decina di metri e si baciarono appassionatamente.
“Uffa!” – Gaia sbuffò all’improvviso – “Ho lasciato il cellulare in macchina” – Fissò il professor Calude – “Andiamo a prenderlo” – Disse.
Claude le diede le chiavi dell’auto – “Vai tu” – Le disse.
“Ma ho paura di andare là fuori da sola!” – Esclamò Gaia – “Accompagnami, professore”.
Claude si alzò e le fece cenno di seguirlo.
Una volta raggiunta l’auto la ragazza lo fissò come se si aspettasse qualcosa da lui ma il professore aprì semplicemente lo sportello posteriore del veicolo e, dopo aver acceso la luce, cercò il cellulare – “Mi sa che qui non c’è”.
“Che sbadata!” – Disse a un tratto Gaia – “Ce l’avevo in borsa” – Lo fissò ed il suo sguardo diceva tante cose.
Claude provò un desiderio irrefrenabile, come se le labbra di Gaia fossero una calamita potentissima ma il pensiero della moglie e della figlia era un’ancora molto forte.