Il peso delle proprie azioni parte 2

16.08.2014 22:09

“Mi trovavo da queste parti, per scrivere alcuni dati in una cartella, ed ho pensato di passare a salutarti” – GS si accomodò sulla sedia, chiudendosi la porta alle spalle.

La degente, una bella ragazza dai capelli corvini e gli occhi nocciola, chiuse il libo, dopo aver messo un segnale per non perdere il segno e si sedette al centro del letto – “Grazie per il pensiero”.

GS le rivolse un sorriso appena accennato – “Beh, mi sembrava doveroso visto quello che ti è successo nei giorni scorsi”.

La ragazza annuì. Aveva già capito a cosa si stava riferendo GS. I suoi occhi tradirono anche altre cose e GS cominciò ad avere il sospetto che le sue supposizioni fossero giuste.

“Adesso stai bene?”.

La ragazza fece un cenno affermativo col capo – “Adesso si”.

“Eppure nei tuoi occhi leggo che c’è qualcosa che non va” – GS mentì spudoratamente ma ormai era convinto quale fosse la verità sulla vicenda accaduta qualche giorno prima. La ragazza rimase in silenzio, fissò il sanitario e GS seppe che lo stava studiando.

Infine la ragazza ammise di avere un problema – “Il mio ex ragazzo mi ha mandato via e adesso non so dove andare… non vorrei più uscire da qui”.

“Nessuno vorrebbe abbandonare un luogo in cui si sente protetto. Noi non dovremmo lasciare i posti in cui stiamo bene, vero? Ti hanno parlato di dimissione?”.

La ragazza fece un cenno d’assenso col capo – “Domani. Dovrei andare via domani. Ma dove andrò?”.

“Nessuno di noi sa realmente dove va. Sono sicuro che troverai una casa in cui stare, non sarà difficile. In fondo sei una ragazza giovane e attraente, troverai un nuovo amore e ti lascerai quello vecchio alle spalle”.

“Spero tanto che tu abbia ragione”.

“Vedrai che è così. Ti avevano  parlato anche in altre occasioni di dimissione?”.

“Si, qualche giorno fa”.

GS, ormai, non aveva più alcun dubbio ma volle proseguire quella conversazione – “Leggo tante paure nei tuoi occhi”.

“Sai leggere negli occhi della gente?”.

GS annuì – “Soprattutto in quelli delle ragazze sconsolate come te”.

La ragazza sorrise.

“Senti questo calore?”.

La paziente rimase un attimo spiazzata da quel repentino cambio nell’oggetto della conversazione.

“Questa è un’estate atipica, rispecchia quasi le nostre vite. Tu hai perso il centro del tuo piccolo mondo ed io non ho mai più ritrovato il mio”.

La donna era sempre più interessata alla sue parole.

“Se guardi fuori dalla finestra, vedrai le nuvole nere che lambiscono il cielo. Ricordano i brutti pensieri che adesso affollano la nostra mente. Ma c’è anche un tiepido calore, lo senti?”.

La ragazza sorrise – “Si, lo sento”.

“E sai cos’è?”.

La donna si strinse nelle spalle.

“E’ la speranza. Lì fuori non ci sono solo le nubi ma c’è anche il profumo dei fiori. Lì fuori c’è la vita, qui dentro c’è solo stasi”.

La ragazza schiacciò il mento contro le ginocchia – “Ma io ho paura di uscire”.

“Abbiamo paura, è naturale. Anche io ho paura, ho tante paure ma so anche che finché non le affronterò, loro vinceranno sempre. Una volta che sarai uscita da qui, vedrai che non ne avrai più”.

“Dici?”.

GS annuì – “Scommetto che in questi giorni è venuto a trovarti il tuo ex, vero?”.

“E tu come fai a saperlo?”.

“Perché questa tua improvvisa vena malinconica deve essere iniziata non appena lo hai rivisto ed hai pensato alle cose che hai perso” – Stava diventando un bugiardo cronico.

“E’ proprio così. Forse sai davvero leggere negli occhi della gente”.

“Solo delle ragazze tristi” – Le fece un occhiolino – “E sei ancora più triste dal momento che non ti ha nemmeno salutato come avresti voluto”.

La ragazza annuì – “E’ venuto quel giorno… quello in cui mi sono sentita male. Mi ha vista in quelle condizioni e non ha detto nulla… anche se sa bene che la colpa di tutto questo è sua!”.

“Noi uomini siamo i responsabili dell’ottanta per cento dei problemi delle donne” – Disse GS – “Ma, per fortuna, a questo mondo c’è ancora una vasta scelta”.

La ragazza non disse nulla.

GS aveva raccolto tutte le informazioni che gli servivano per “risolvere il caso”.

“Beh, adesso ti devo proprio salutare” – Poi, poco prima di uscire dalla stanza, GS si ricordò di un particolare molto importante e tornò a voltarsi – “Ma cosa avevi preso che ti ha fatto così male?”.

“Il contenuto del bicchiere aveva un sapore strano” – Disse subito la donna.

“E ti ha fatto male” – Concluse GS.

“Appena l’ho mandato giù, nemmeno cinque minuti dopo, mi sono sentita male!”.

“Adesso è passato, non pensarci”.

Prima che GS lasciasse la camera di degenza, la paziente lo ringraziò e gli diede un bacio sulla guancia.

 

GS abbandonò il nosocomio ma prima fu costretto ad inveire contro lo stesso paziente che poco prima gli aveva chiesto dei soldi.

“E’ proprio insopportabile”.

GS riconobbe la voce e si voltò, salutando nuovamente lo specialista di guardia presso il nosocomio. In quel momento si rese conto di avere bisogno di ulteriori conferme. Forse sentiva solo un gran bisogno di sfogarsi con qualcuno… qualcuno di cui si fidava e non era rimasta molta gente di cui poteva fidarsi al Tempio della Mente.

“Dottore, se ha un minuto vorrei parlarle un attimo”.

Il dottore lo invitò a seguirlo in uno dei due studi, quelli in cui – solitamente – facevano i colloqui con i degenti. Nel chiudersi la porta alle spalle, GS fece ben attenzione che nessuno tra i Cavalieri del Tempio presenti in servizio lo avesse visto. Le voci correvano fin troppo rapidamente in quel posto, come auto che sfrecciano a trecento chilometri orari lungo un circuito, o come una serie di scariche che passano attraverso una rete neurale. Il Tempio della Mente, con i suoi cavalieri impiccioni, somigliava proprio ad una rete neurale.

“Allora, di cosa vuoi parlarmi?” – Il medico si era seduto e attendeva che il ragazzo si sfogasse.

GS prese posto di fronte al professionista – “Dottore, vorrei sapere se è possibile che una terapia somministrata per via orale possa fare effetto in pochi minuti”.

Il medico, le dita delle mani intrecciate, scosse il capo – “Questo penso proprio che sia da escludere, completamente”.

GS abbozzò un sorriso – “Proprio come immaginavo” – Disse.

Il dottore si sistemò più comodo – “Stai ancora pensando alla storia della terapia? Quella del tuo amico?”.

“Proprio così” – Negli occhi del cavaliere, anche se solo per un attimo, brillò una luce folle.

Chissà se il medico vide quel lampo nei suoi occhi. Se pure lo aveva visto, non lo diede a intendere – “Beh, io sono convinto che quella ragazza…”.

“Abbia solo avuto una crisi isterica” – Fu GS a completare la frase. Il medico, lo sguardo stupito, non poté fare altro che annuire – “Quel pomeriggio attendeva la visita del ragazzo e voleva che questi si sentisse in colpa” – Il cavaliere fece una breve pausa – “Una delle classiche arti femminili. Quella del senso di colpa, intendo” – Il medico fece un cenno affermativo col capo.

“Potrebbe anche darsi che il mio collega le si sia rivolto in malo modo. Magari quel giorno c’era trambusto all’interno del nosocomio e lui si è innervosito”.

“Beh, non sarebbe la prima volta che il tuo amico si rivolge in malo modo verso qualcuno”.

GS ignorò il tono tagliente di quella frase e proseguì il suo discorso – “Magari la paziente gli ha chiesto cosa ci fosse nel bicchiere della terapia e lui non glielo ha detto. Io credo che la paziente si sia inasprita per qualcosa e abbia reagito in quel modo, conscia anche del fatto che di lì a poco sarebbe venuto il ragazzo e l’avrebbe trovata in condizioni pietose”.

“Com’erano i parametri vitali?”.

“Andavano bene” – Rispose fulmineo GS – “E’ la prima cosa che sono andato a vedere, quando ho aperto la cartella clinica. Gli elettrocardiogrammi sono tutti nella norma, così come pressione arteriosa e frequenza cardiaca. Anche il livello di ossigenazione era ottimo”.

“Allora potrebbe essere stata realmente una crisi isterica”.

GS ribadì il concetto che secondo lui si era trattato proprio di quello.

“L’ultima prova che cercavo era che un medico mi confermasse che la terapia somministrata per via orale impiega diverso tempo prima di fare effetto” – In realtà GS si era solo sfogato col medico. I suoi studi erano sufficienti per una simile conoscenza. Un dolce ricordo si affacciò alla mente del cavaliere. Forse fu perché si stava rilassando, dopo aver appurato che il suo amico non aveva commesso alcun errore e, quindi, non era perseguibile di nulla, ma in quel momento ricordò la sua coordinatrice didattica ed il giorno del suo primo esame di tirocinio. Fu in quell’occasione che la donna, elegante nella sua camicia bianca a merletti e la gonna nera, splendida con la sua chioma di capelli neri lunghi mossi, il trucco leggero, il sorriso sgargiante e gli occhi dolci; gli aveva chiesto quale fosse – secondo lui – la differenza tra la terapia somministrata per via endovenosa e quella somministrata per via orale. A quel tempo non possedeva ancora quelle nozioni, poiché la farmacologia sarebbe stata materia di studio solo al secondo anno del corso di laurea, ma conosceva lo stesso la risposta, perché ci era arrivato con l’intuito. Quando una terapia viene somministrata direttamente nel circolo ematico, come nel caso della terapia endovenosa, i suoi effetti si manifestano molto velocemente. La terapia iniettata per via intramuscolare, che prevede l’assorbimento del farmaco dal muscolo al circolo, impiega già un tempo maggiore per manifestare i suoi effetti. Ma la terapia somministrata per via orale, che deve essere assorbita nello stomaco o nell’intestino prima di passare nel circolo ematico e manifestare i suoi effetti, è la terapia più lenta ad agire. Solitamente una terapia somministrata per via orale può metterci dai venti ai trenta minuti, e forse anche oltre, prima di farsi sentire. Ovviamente fanno eccezione le terapia sublinguali e quelle che vengono assorbite a livello buccale.

 

GS abbandonò il nosocomio dopo aver salutato il medico e Walterion. Quando uscì da quel posto, inspirò una boccata d’aria a pieni polmoni; controllò l’orologio e decise di andare via in fretta, perché di lì poco sarebbe entrato in servizio il turno successivo e non aveva voglia di incrociarlo.

Il cavaliere si stava avviando verso l’uscita del Tempio della Mente, quando vide Costantine. Il suo amico era scortato da quattro guardie e si stava dirigendo verso la Torre, il cuore di tutto il tempio.

E così ce l’hanno fatta!” – Pensò il Cavaliere del Nuovo Ordine – “E’ da tempo che cercano di incastrarlo e non ci sono mai riusciti… fino ad ora!”.

GS ricordò quando, appena poco più di un anno prima, Costantine era finito in diversi casini. Quella non era la prima volta che il suo collega era il protagonista della cronaca nera del Tempio.

I soldati che lo scortavano verso la Torre erano armati. Che Costantine fosse stato condannato? Forse lo stavano conducendo alla Torre affinché la Signora del Tempio potesse esprimere il verdetto finale, il giudizio di colpevolezza col quale lo avrebbe condannato…

GS scosse il capo: stava fantasticando troppo. Costantine non aveva commesso un misfatto all’interno della Torre, quindi non era perseguibile. Al massimo gli avrebbero fatto una lavata di capo.

Ma allora perché c’erano le guardie? E perché lo conducevano verso la Torre?

Le sue mani si strinsero sulle bretelle dello scrigno. GS si accorse che stava sudando, afferrò il fazzoletto per detergere il sudore dalla fronte. Cosa doveva fare? Si guardò intorno ma non scorse nessun amico. Mahul e Bizer erano via, in ferie e di Eryon non c’era nemmeno l’ombra lì intorno. Si voltò verso il nosocomio e pensò che lì si trovava Walterion, forse lui lo avrebbe aiutato, magari avrebbe conferito con la Signora del Tempio per farla ragionare.

No. Walterion non era il tipo che si immischiava in simili questioni. Lavorava, sorvegliava la Torre e si faceva gli affari suoi. E Anghela non avrebbe mai preso le difese di Costantine. Non sapendo che fare, GS si diresse verso la Torre, sperando che gli venisse una buona idea.

 

Le guardie furono accolte da uno dei Cavalieri del Tempio della Mente. GS riconobbe Robelle Grottel ed imprecò sotto voce. Non si sarebbe aspettato che alla Torre ci fosse lei e se c’era lei, voleva dire che c’era anche la sua squadra.

Però Robelle sorrideva, salutò Costantine e lasciò che le guardie lo scortassero all’interno della Torre. Il volto del Cavaliere del Tempio della Mente era rimasto freddo come il ghiaccio. Le guardie scomparvero oltre l’uscio assieme a Costantine ed anche Robelle divenne tutt’uno con le tenebre.

GS rimase in mezzo alla strada a chiedersi cosa doveva fare. Qualunque cosa volessero dire al suo collega, la premessa non era delle più liete. La presenza delle guardie armate e la Torre presieduta dal Gruppo d’elite del Tempio erano elementi che non lasciavano presagire nulla di buono.

Costantine sarebbe riuscito a difendersi dalle accuse che gli avrebbero mosso? Il cavaliere pensò al suo collega che, durante il turno di lavoro in cui era accaduto l’incidente, si era ritrovato totalmente solo. GS serrò il pugno destro: non avrebbe permesso che fosse solo anche in quel momento, mentre stavano per processarlo!

Lentamente mosse i primi passi verso la Torre. Tutti i sensi all’erta, gli occhi che scrutavano i dintorni alla ricerca di eventuali sentinelle. Non doveva tentare azioni busche. Era un Rinnegante, anche se godeva di uno speciale permesso firmato dal Grande Maestro in persona, e non gli avrebbero lasciato passare l’aver scatenato in tafferuglio proprio all’interno della Torre.

La Torre.

Era il centro di tutto il Tempio della Mente, il cuore ed il cervello di quel luogo. Era all’interno della Torre che dimorava la Signora del Tempio. La Torre era anche il luogo in cui prestavano servizio i Cavalieri del Tempio ed era il posto in cui c’erano numerose stanze per l’addestramento e per molte altre cose. Erano passati due anni dall’ultima volta che vi era entrato come Cavaliere del Tempio della Mente, prima che divenisse un Rinnegante.

GS si mosse, deciso ad entrare nel Tempio e chiedere notizie del suo collega ma fu costretto ancora una volta a fermarsi. Dall’uscio della Torre erano uscite tre sentinelle. I loro occhi incrociarono quelli del Cavaliere del Nuovo Ordine e questi li riconobbe all’istante: erano gli stessi soldati con cui aveva avuto da ridire un’ora prima. Robelle Grottel li salutò e tornò all’interno della Torre. I tre uomini scesero gli scalini, distolsero lo sguardo e sparirono in una delle stradine che circondavano l’enorme edificio. GS seguì con lo sguardo i tre uomini finché questi non sparirono oltre i cespugli, poi si avviò nuovamente verso il cuore del Tempio della Mente.

GS si fermò solo un’altra volta, una volta giunto ai piedi della scalinata che conduceva all’interno della Torre. il suo ingresso, una volta immagine così lieta per i suoi occhi, gli sembrava adesso così minaccioso: un antro oscuro nel quale si nascondevano terribili belve. Fece spallucce, dicendosi che ormai era abituato a vedersela contro i mostri, anche se i presenti nella Torre in quel momento erano peggiori di tutti i Mostri dello spazio che aveva affrontato nelle sue innumerevoli avventure.

 

L’ingresso era vuoto. Nessuno dei Cavalieri di guardia lo presenziava. GS vide le scale che conducevano alla Sala del Comando. Doveva farsi annunciare? Non poteva andare di sopra senza avvertire. Fece un profondo respiro e si avvicinò alla sala in cui i Cavalieri del Tempio erano soliti passarsi le consegne.

Quando udì la voce della donna si fermò di colpo. Il suo corpo immobile, tutt’uno con l’oscurità dell’ingresso. Stava ascoltando ciò che diceva la donna.

 

Era come se il suo corpo non esistesse più, come se fosse divenuto solo spirito e potesse fluttuare nell’aria, danzando con l’oscurità che lo circondava. Quell’oscurità lo proteggeva quasi, celandolo alla vista dei Cavalieri del Tempio, i quali portavano nel cuore delle tenebre ben più profonde e imperscrutabili del buio che avvolgeva quell’antro.

Robelle Grottel era assieme ad una delle sue colleghe e stava parlando proprio di ciò che era successo a Costantine, colorendolo di frasi come –  “Oddio, chissà cosa poteva accadere!” – E ancora – “Chissà cosa le ha somministrato!”.

Sul volto del Cavaliere del Nuovo Ordine prese forma un sorriso amaro. Quella cui stava assistendo era di certo l’attività che meglio riusciva ai membri dell’elite del Tempio della Mente: il gossip! Quel luogo un tempo era stata la base di cavalieri leggendari, sui quali si narravano storie straordinarie; quelle stesse storie che ancora venivano raccontate da coloro che non avevano mai avuto accesso a quel luogo. Nessuno – tranne lui – poteva sapere che quelle storie si riferivano ad antichi fasti. Ormai il Tempio della Mente era solo il circolo di ritrovo di vecchie comare che non avevano niente di meglio da fare se non fare gossip e dare giudizi sugli altri Cavalieri del Tempio della Mente. E in quel momento GS realizzò di aver fatto la cosa più saggia nell’abbandonare quell’Ordine ormai marcio fino al midollo. Non avrebbe mai potuto condividere il proprio destino assieme a gente come quella.

E le donne continuavano ad esprimere giudizi. Per loro Costantine era colpevole. Sembravano quasi la giuria che aveva già decretato il verdetto. Il Cavaliere provò l’impulso di irrompere in quella sala e gridare tutta la sua rabbia. Ma in quel momento Costantine, con le sentinelle al seguito, scese le scale. I loro occhi si incrociarono. L’espressione corrucciata del Cavaliere del Tempio si sgretolò, quando un sorriso comparve sul suo volto.

GS non disse nulla e si avviò verso l’uscita. L’aria calda del pomeriggio estivo (faceva stranamente caldo in quel momento, contrariamente alla maggior parte del tempo in cui faceva freddo a causa dello strano clima), gli sembrò frizzante e dolciastra rispetto quella nella Torre.

 

Le sentinelle se ne andarono via.

Costantine disse a GS, il quale gli aveva confermato di sapere tutto, che la Signora del Tempio gli aveva solo raccomandato di fare più attenzione la prossima volta che avrebbe somministrato della terapia.

“Nient’altro?” – Chiese GS, incredulo.

Costantine scosse il capo – “Nient’altro” – Rispose.

GS spiegò rapidamente la sua versione dei fatti anche all’amico, aggiungendo che ne aveva appena parlato con un medico, il quale si era trovato perfettamente d’accordo con lui su tutto. Costantine disse che per lui tutto era acqua passata, raccontò a GS di come le sue colleghe di turno, due membri dell’elite del Tempio della Mente, lo avevano aiutato nella gestione dell’emergenza.

GS non riuscì a nascondere un’espressione che lasciava trasparire tutto il suo disgusto. L’amico non conosceva tutta la storia e non sarebbe stato lui a raccontargliela, tanto le cose nel Tempio della Mente si venivano sempre a sapere.

Prima di andare via, GS lanciò un’occhiata verso il punto più alto della Torre ed incrociò lo sguardo della Signora del Tempio. Annuì, poi – dopo essersi congedato dall’amico – si diresse verso l’uscita del Tempio della Mente.

Forse le cose stavano davvero cambiando in quel luogo. Forse era giunto il tempo per lui di dedicarsi a nuovi obiettivi, lasciando perdere la storia della dittatura che durava da più di due anni.