Il Processo Parte II
Il verdetto è: colpevole!
Era infuriato.
“Quella donna…” – Pensò GS, mentre fissava i tre soldati che parlottavano tra loro – “… dal primo giorno che l’ho vista mi sono accorto che mi avrebbe dato dei problemi!”.
GS cercò qualcosa da prendere a calci, tanto per sfogare la rabbia ma non c’era nulla. Quel capannone era proprio vuoto.
“Devono averlo svuotato di recente” – Pensò GS – “Di solito, un capannone svuotato da tempo ne presenta i segni: polvere, sporcizia. Qui, invece, mi sembra tutto molto pulito”.
In effetti, l’ambiente in cui si trovava GS non era sporco o polveroso. Sembrava che fosse stato vuotato di recente – “Devono averlo studiato quando hanno saputo che questi capannoni sarebbero stati svuotati”.
Era incredibile come in un momento come quello gli venisse da pensare a cosa ospitasse quel capannone – “Non che mi sarebbe d’aiuto in questo momento… quindi smettiamo di pensarci”.
Il cavaliere si guardò nuovamente intorno, cercando disperatamente una via di fuga ma l’unica uscita era quella alle spalle del trio – “E anche se ci fosse stata una qualche uscita, mi chiedo come avrei fatto a raggiungerla. Il ragazzo, quello che mi ha colpito alla testa, non aspetta altro… ci scommetto!”.
GS si rese conto di non poter fare altro che attendere il ritorno dei tre giudici e cercare di patteggiare – “Patteggiare per la mia vita!” – Ancora una volta, proprio nel momento in cui i tre soldati stavano tornando indietro, GS pensò a Mahul – “Speriamo che si sbrighi a trovarmi!” – GS confidava nelle tecniche dell’amico – “Spero che riesca ad individuarmi in qualche modo!” – Prima che i tre soldati lo raggiungessero, GS maledisse il non avere con sé la preziosa corona: gli avrebbe permesso di comunicare telepaticamente con Mahul.
“Allora, Cavaliere del Nuovo Ordine… hai avuto modo di riflettere alla gravità di ciò che hai fatto?” – Il tono di voce del ragazzo giovane era sempre più sprezzante.
GS annuì – “Ho avuto modo di pensare a quello che mi avete detto”.
Il capo della banda aveva il mitra abbassato, soffiò il fumo di un sigaro – “La tua è stata una grave mancanza di rispetto. Spero che adesso tu te ne renda conto”.
“E invece no” – Rispose secco il cavaliere.
“Dal momento che hai ammesso le tue colpe, non vedo perché questa farsa debba continuare” – Il ragazzo alzò la pistola. GS vide la morte negli occhi ed era pronto a scattare – prima di morire avrebbe colpito il suo nemico con tutte le forze di cui disponeva.
“Aspettate, voglio proprio sentire cosa ha da dire” – Aveva parlato l’uomo col mitra. La terza figura sembrava uno spettro: la mano sempre fissa sul calcio della pistola ma la sua bocca silenziosa. Del suo volto erano visibili solo i due occhi: tizzoni ardenti e fiammeggianti.
“Ascoltiamo cosa ha da dire” – Disse il terzo soldato, rompendo il suo silenzio.
GS si schiarì la voce – “Si tratta di questo” – Disse – “Un membro dell’elite aveva chiesto di andare via, promettendo ad una mia carissima amica un inserimento presso questo tempio”.
“Allora?” – Chiese il giovane con la sua solita arroganza.
“Allora, il membro elitario non ha mantenuto la sua promessa” – GS cercò di assumere un’aria quanto più sicura possibile ma il sudore che gli imperlava la fronte lo tradiva – “Speriamo che si bevano la storia del caldo!”.
I tre soldati parvero un attimo perplessi. Si scambiarono delle rapide occhiate: almeno il capo ed il giovane, perché l’altro non staccava nemmeno per un momento lo sguardo dal cavaliere. Ad un tratto l’uomo col mitra si rivolse a GS – “Non vedo come questo possa averti autorizzato a dire quello che hai detto”.
“Se solo ricordassi le parole esatte che mi sono uscite dalla bocca!” – Pensò GS – “Almeno potrei rinfoltire la mia arringa!”. Ma GS avrebbe dovuto farcela anche senza sapere cosa avesse detto.
“A te sembra leale quello che ha fatto il cavaliere di questo tempio? Prendere in giro una persona e lasciarla attendere per più di un anno?”.
Ancora una volta i soldati si fissarono a vicenda.
“Io non credo alle tue parole” – Disse ad un tratto il ragazzo giovane – “Non penso che una persona dolce come il nostro cavaliere abbia potuto prendersi gioco di un’altra ragazza!”.
“Devo insistere!” – Pensò GS – “Io sto dicendo la verità!”.
“Invece è proprio così!” – GS cerco di dare un tono autoritario alla sua voce – “E siccome ci ho rimesso la faccia, mi sono arrabbiato molto ed ho sparato a zero”.
“Insultando gravemente un membro dell’elite di questo tempio” – Disse ad un tratto l’uomo dallo sguardo di fuoco. GS rimase stupito: perché aveva deciso di parlare proprio in quel momento?
“Già” – Disse subito il ragazzo – “Hai comunque offeso una delle massime autorità di questo tempio… e non ne avevi il diritto!”.
“E ti pareva che questo qui non prendeva subito la palla al balzo!” – Pensò GS.
“Non puoi permetterti di parlare dei membri dell’elite del Tempio della Mente, soprattutto dal momento che sei un rinnegante!” – L’uomo col mitra si infervorò improvvisamente.
“Se non dico qualcosa subito, questo qui mi fa fuori seduta stante!” – La mente del cavaliere iniziò a lavorare freneticamente: doveva trovare un modo per ribattere prima che fosse troppo tardi!
“Il fatto di essere un membro dell’elite di questo tempio, non autorizza la persona interessata a mantenere una simile condotta: giocare col destino di una seconda persona. E’ qualcosa di riprovevole!”.
“Dal momento che ti trovavi in questo tempio, non avevi il diritto di parlare male di uno dei suoi cavalieri!” – Lo strano soldato dagli occhi di fuoco era diventato fin troppo prolisso per i gusti di GS.
“E come se non bastasse hai parlato male proprio di uno dei membri dell’elite!” – Il giovane irruento colpì GS a tradimento!
Il Cavaliere del Nuovo Ordine fece qualche passo indietro e si portò una mano sul volto, lì dove la pistola di metallo lo aveva colpito. Sentì che il sangue che gli colava dal lato della bocca.
Gli occhi del ragazzo parlavano più della sua bocca. La dita della mano destra erano serrate intorno al calcio della pistola, con l’indice sul grilletto. La bocca dell’arma avrebbe presto lanciato il suo grido di fuoco contro il volto del cavaliere.
In un attimo GS fissò i suoi aguzzini: l’uomo col mitra aveva puntato l’arma mortale contro il petto del suo prigioniero ed era pronto ad usarla; il sinistro uomo dallo sguardo di fuoco teneva la destra sulla pistola ed il ragazzo era già pronto a fare fuoco!
“Non avrei mai pensato di morire così!” – Pensò GS. In quel momento sentì una strana sensazione: era nervoso ed arrabbiato, perché non voleva accettare la fine ma allo stesso tempo provava anche uno stato di calma. Erano due sensazioni molto discordanti, eppure le provava entrambe – “Non so spiegare cosa mi stia succedendo. Forse è questo che succede a chi fissa la morte negli occhi”.
GS sapeva di non poter far nulla. La sua tecnica non era sufficiente a fermare tre uomini così ben armati – “Nemmeno il karateka più veloce del mondo riuscirebbe a fermare tre uomini con le dita sui grilletti!”.
GS era letteralmente diviso tra due stati d’animo: uno gli diceva di lottare e battersi fino alla fine, anche se si annunciava una fine certa e dolorosa. L’altro stato gli gridava di arrendersi, di lasciarsi andare per non rendere l’agonia più lunga.
GS aveva letto in un libro che molti animali, prima di morire, cadevano in uno stato di trance, una sorta di immobilità che permetteva loro di attenuare il dolore e affrontare la morte con maggiore serenità.
“Sono ridotto a questo!” – GS non voleva accettare quella situazione, anche se era piuttosto evidente che non avrebbe potuto fare altro – “Accettare la morte passivamente!”.
In quel momento, un attimo prima che una pioggia di piombo lo riducesse in pezzi, GS pensò a tutti i suoi sogni, le sue ambizioni, gli obiettivi che si era posto di raggiungere.
“Ci sono ancora un mucchio di cose che devo fare!” – In un momento come quello il cavaliere pensava ad un figlio: spesso aveva immaginato ed anche sognato due gemelline dai capelli castani a caschetto. Le aveva viste spesso, nei suoi sogni, che gli correvano incontro e gli si arrampicavano sulle ginocchia.
“Avrei voluto crescere ancora come Cavaliere del Nuovo Ordine! Il mio addestramento non è che all’inizio!” – Il cavaliere aveva immaginato spesso di poter divenire, un giorno, un cavaliere così forte da poter aspirare ad una corazza potente come quella del suo Grande Maestro.
GS abbassò lo sguardo, mentre si rassegnava ad accettare la sua sorte – “Ogni qualvolta mi sono chiesto come sarei morto, mi sono sempre risposto che sarebbe stato su qualche campo di battaglia, con la mia corazza indosso, contro qualche organizzazione malvagia o qualche mostro dello spazio. Invece sono qui e morirò per mano di tre pazzi che hanno deciso di fare giustizia per via di una parola che ho detto in un attimo di rabbia!”.
La mente di GS non si fermava! In quel momento, ad un passo dal salto nell’oblio eterno, una folla di pensieri si accalcava alle porte della sua mente, spingendo con la forza di un fiume in piena!
“Chi sbaglia paga” – Un sorriso gli increspò le labbra – “E purtroppo ho la tendenza a commettere simili errori: quando perdo le staffe, la mia bocca inizia ad aprirsi senza controllo. È una cosa riprovevole per un cavaliere come me! Uno dei principi fondamentali del karatè è quello di mantenere il controllo e non l’ho mai acquisito né in tanti anni di allenamento né con tanti anni di maturazione”.
“Cos’hai da ridere, rinnegato!” – Il giovane irruento aveva alzato la pistola e la puntava contro il volto del cavaliere. Nello stesso momento anche l’uomo col mitra alzò la sua arma. GS si rese conto di non avere scampo!
“Eppure devo fare qualcosa!” – Si urlò nella testa il cavaliere – “Non posso morire così, senza fare niente!”.
“Ragazzi, lasciate che parli col membro dell’elite” – Disse ad un tratto.
“E’ troppo tardi!” – Esclamò il ragazzo.
“Ma che diavolo dici? Un membro dell’elite è una persona magnanima e di certo mi ascolterà!”.
“E cosa vuoi che cambi?” – Il ragazzo non aveva intenzione di lasciarlo uscire vivo di lì.
GS provò una strana morsa allo stomaco e sentì il bisogno impellente di vomitare. Un senso di nausea si impadronì di lui ed il cavaliere vomitò succhi gastrici.
“Dov’è finito tutto il tuo coraggio, cavaliere?”.
GS alzò gli occhi. In quel momento erano rimasti solo lui ed il ragazzo, tutto il resto era scomparso e non aveva più nessuna importanza: anche la morte aveva fermato la sua falce.
“Getta via la sputafuoco e affrontami da uomo… se ne sei capace!”.
L’irruento ragazzo sputò in terra e sul suo volto si formò un sorriso beffardo – “Non mi sporco le mani con un verme come te!”.
In quel momento la pistola fece fuoco!
Un lampo di luce, poi GS gridò e andò a terra, col viso rivolto contro il freddo terreno.
“Giustizia è fatta!” – Esclamò il ragazzo, alzando la pistola in alto in segno di vittoria – “Avete visto com’è stato facile ammazzare un Cavaliere del Nuovo Ordine?”.
L’uomo col mitra fissava il corpo immobile di GS: sul volto aveva un’espressione di stupore e terrore!
In quel momento si udì un secondo sparo, subito seguito da un urlo assordante!
“Cosa fai?” – Chiese l’uomo armato col mitra.
Il soldato dagli occhi di fuoco, l’uomo che aveva appena sparato al ragazzo, ferendolo al braccio destro, fissò il suo alleato – “Non avevamo ancora emanato il verdetto” – Disse.
“Ma come?” – Chiese il ragazzo – “Il verdetto era chiaro, il cavaliere era colpevole!”.
Mentre dal braccio scorreva il sangue, il ragazzo fissò il soldato col mitra – “Diglielo anche tu!”.
L’altro iniziò a scuotere il capo.
In quel momento si udì un forte colpo alla porta. I tre soldati fissarono la porta, che ad un secondo schianto cadde al suolo. Due figure apparvero illuminate dalla luce del sole.
Un pugnale saettò rapidamente, lanciato da una mano esperta e si conficcò nella spalla dell’uomo col mitra. Il soldato si accasciò al suolo, gridando – “Io no centro nulla! È stato lui a sparare!”.
Una figura veloce come un’ombra lo disarmò.
Un secondo personaggio si avvicinò all’uomo dallo sguardo di fuoco – “Consegnami l’arma”.
L’uomo riconobbe Eryon e non oppose resistenza, gettò l’arma ed alzò le mani.
“Ottima scelta” – Disse Eryon.
“Lo hanno ucciso!” – Mahul voltò il corpo immobile di GS.
Eryon vide il foro nella sottocorazza, all’altezza del cuore e scosse il capo.
“Chi di voi ha sparato quel proiettile?” – Chiese Mahul.
Il ragazzo iniziò a piangere, mentre i suoi sensi si intorpidivano per il sangue che scorreva.
“Sei stato tu?” – Mahul sollevò il colpevole, tenendolo per il bavero.
Eryon fermò il suo braccio, prima che l’uomo colpisse l’assassino – “E’ inutile”.
“Ma cosa dici, Eryon?”.
“Se anche lo uccidi, cosa concludi? Medichiamogli il braccio” – Eryon strappò un brandello della sua tunica e lo legò forte intorno alla ferita – “Lasciamo che subisca un regolare processo”.
“Cosa è successo qui?” – Chiese Mahul, rivolto agli altri due.
Nessuno dei due soldati aveva il coraggio di parlare. Alla fine fu quello dagli occhi di fuoco a prendere la parola – “Siamo venuti a conoscenza di un misfatto” – Iniziò – “Quel cavaliere ha mancato di rispetto ad uno dell’elite”.
Eryon non riuscì a trattenere la sua ira – “E voi avete pensato bene di giustiziarlo?”.
I due guerrieri non parlarono.
Mahul sferrò un pugno al soldato dagli occhi di fuoco e lo scaraventò in terra – “Adesso vi ripagherò con la stessa moneta!”.
Mentre Mahul colpì con un pugno l’uomo dallo sguardo arrogante, Eryon afferrò l’altro per il bavero – “E questa si chiama giustizia?” – Indicò il corpo immobile di GS – “Siete degli assassini!”.
In quel momento GS tossì – “Eryon… non sono morto!”.
Mahul si fiondò sul ragazzo ed esaminò la ferita: non era molto sporca di sangue – “Sei sopravvissuto!”.
GS chiese aiuto – “Dammi una mano a rimettermi in piedi e portami in infermeria perché il proiettile è penetrato comunque nel corpo!”.
“Stai fermo!” – Mahul iniziò a sganciargli la parte superiore della sotto armatura ed esaminò il torace del Cavaliere del Nuovo Ordine – “Per fortuna la protezione ha assorbito il colpo e la pallottola è penetrata di pochissimo, fermandosi nella sotto corazza.
L’uomo del profondo sud posò un fazzoletto bianco sul petto di GS, tamponando la ferita – “Te la caverai con poco”.
“Con molto poco” – Aggiunse Eryon – “Tu devi avere qualcuno che ti protegge”.
“Tu hai un santo in paradiso” – Disse Mahul.
“Si” – Fece GS – “Questa volta ho visto davvero la morte in faccia!”.
“Adesso, io porto questi tre al cospetto della Signora del Tempio” – Disse Eryon.
“Ed io accompagnerò il nostro miracolato nell’infermeria della Torre” – Fece Mahul.
“Che diavolo succede qui?” – Lady Tara entrò nel capannone.
“Oh, ma guarda chi si vede!” – Esclamò Eryon.
Tara assunse un’espressione di terrore quando vide tutto quel sangue – “Ma che diavolo è successo?”.
“Te lo spiegheranno i nostri tre amici” – Disse Mahul – “Mentre Eryon li porta al cospetto della Signora del Tempio”.
Eryon si avviò verso la Torre. Nessuno vide lo sguardo che si scambiarono Mahul e l’uomo dagli occhi di fuoco.
“Tu vieni con me” – Disse Mahul a Tara – “Aiutami, che questo ragazzo è pesante”.
GS aveva perso i sensi.
“Ma, non sarà mica…?” – Tara non terminò la frase. Il suo viso divenne cinereo.
“Non dire stupidate!” – Esclamò Mahul – “E’ solo svenuto. Ha perso i sensi per il forte shock. Quei tre volevano ammazzarlo”.
GS venne portato nell’infermeria della Torre, dove Tara e Mahul si presero cura di lui. In verità fu il secondo a medicare la ferita del ragazzo e a monitorizzare il suo stato, attraverso il rilevamento dei parametri vitali.
“Sta bene” – Disse infine – “Ma sarà meglio prendergli una via e mettergli su dei liquidi ed una soluzione glucosata al cinque per cento”.
Tara annuì, ancora troppo sconvolta per fare qualcosa.
“Ma come ha fatto a salvarsi?” – Chiese la donna.
“Merito della sotto corazza” – Disse Mahul.
Tara lo fissò inebetita.
“Si tratta di una protezione primaria, una specie di tuta rinforzata che permette all’armatura di agganciarsi maggiormente bene”.
“E’ stato fortunato” – Disse Tara, fissando GS, che ancora non riprendeva i sensi.
“Come sta?”.
Nessuno aveva visto entrare Eryon. Era silenzioso come il vento.
“Se la caverà” – Disse Mahul, accendendosi una sigaretta, fregandosene della regola che imponeva di non fumare in quegli ambienti – “Ma si è preso comunque un grosso spavento”.
“Ma che diavolo gli è preso?” – Quello di Eryon era più un pensiero a voce alta – “Perché volevano ucciderlo?”.
“Non hai capito che qui siamo in guerra?” – L’espressione di Mahul era quella di un uomo pronto a combattere.
Tara si allontanò – “Lasciatelo lì, verrò io a controllare come sta”.
Eryon tastò il polso del cavaliere – “Si riprenderà a breve. Resterò io con lui”.
Quando Tara andò via, Mahul fissò Eryon.
“Non vorrei che qualcuno tentasse di ucciderlo, mentre è qui” – Disse Eryon.
Mahul scosse il capo – “Siamo nella Torre. nessuno farà scoppiare uno scandalo nella Torre. Qui non corre pericoli ma da oggi in avanti dovremmo fare molta attenzione”.