Il trionfo - Quando la determinazione ed il coraggio riescono a smuovere le montagne!
Giunse presto il giorno in cui Gordus poté rimisurarsi col potente Elish. La lotta si svolgeva nei pressi del tempio della mente, nella parte bassa della città.
Gordus si era preparato a lungo per quel giorno e si diresse senza timore al luogo dello scontro. Per la strada il ragazzo incrociò numerosi altri studenti che quel giorno dovevano battersi contro l’Elish in una delle sue terribili forme. Si entrava a squadre, per poi attendere il proprio turno di battersi contro il nemico. Ben presto giunse anche il turno di Gordus. Il ragazzo tirò un profondo respiro, si tolse il giubbotto imbottito, lasciandolo cadere al suolo e attraversò il cancello dell’arena. Quegli attimi gli sembrarono infiniti, quasi si muovesse a rallentatore. Non avrebbe mai più dimenticato nulla di quei pochi minuti. Il guerriero che stava uscendo mentre lui entrava. La sua espressione di sconfitta stampata sul volto e le mani tremanti. Gli sguardi di molti altri aspiranti sfidanti puntati su di lui. Il brusio che si faceva sempre più distante, mentre la sua mente si preparava allo scontro. L’oscurità dell’antro che lo avvolse nell’attimo in cui varcò la soglia dell’arena. Il senso di calma innaturale che si impadronì di lui nel momento stesso in cui si accingeva a fare il suo ingresso nell’arena. Persino il tintinnio delle due spade danzanti che battevano contro le rifiniture di metallo dei suoi calzoni.
L’Elish era lì, immobile nel centro dell’arena. La polvere riempiva l’aria, creando nuvoloni. L’essere lo scrutava con i suoi occhi inespressivi, il corpo possente e multicolore che si preparava allo scontro. Gli abiti laceri dai quali era possibile ammirare i muscoli possenti e la gabbia toracica che si alzava e si abbassava con regolarità seguendo la respirazione della creatura. I suoi pugni stretti, la sua bocca serrata, le gambe leggermente divaricate.
Avrebbe dovuto combattere usando le spade danzanti ma in quel preciso istante si rese conto che non gli servivano. Si era addestrato talmente tanto da riuscire ad entrare nella psicologia dell’Elish. Poteva prevedere ogni suo attacco, ogni suo movimento ed agire con freddezza e rapidità. Slacciò il cinturone e lasciò cadere le due spade nella polvere. Respirò profondamente e poi si diresse verso il suo nemico con passo deciso.
Uno di fronte all’altro, faccia a faccia. Gordus e l’Elish, il guerriero e la creatura, lo sfidante e il campione. Il signore dell’arena fu il primo a muoversi. La sua cantilena stava cercando di penetrare nella mente del povero Gordus, per minarne la sicurezza, per renderlo debole ma questa volta Gordus riusciva a capire perfettamente cosa stesse cantando l’essere inumano. La sua cantilena raccontava una storia. La storia di un popolo scomparso ormai da migliaia di anni. Un popolo che viveva in sintonia con la natura incontaminata di un mondo paradisiaco. Un tempo il mondo in cui ora viveva Gordus era quello degli Elish! Essi erano in grado di parlare con gli animali e le piante, vivendo in armonia con il creato. Non combattevano mai tra di loro a parte qualche raro caso in cui si battevano per la supremazia territoriale. Non possedevano armi da combattimento se non la propria mente super sviluppata, i grossi rami degli alberi e le grosse rocce.
Senza che se rendesse conto, Gordus riuscì a evitare i pugni devastanti dell’essere e tutto ad un tratto sferrò un poderoso pugno alla gola. L’essere bracollò all’indietro. Gordus sferrò un micidiale calcio al volo, colpendo il nemico sull’orecchio sinistro. L’Elish cadde in ginocchio. Gordus si preparò alla seconda parte dello scontro. Come aveva ipotizzato non aveva bisogno delle spade danzanti per battere il nemico. Il lungo addestramento logorante al quale si era sottoposto nei mesi passati lo avevano trasformato in una perfetta macchina da guerra anti Elish. Il corpulento essere si rimise in piedi e cominciò a danzare. La sua modalità di combattimento era sempre la stessa, eppure era incredibilmente efficace nonostante la sua semplicità. Faceva quasi ridere vedere quel colosso ballare e muoversi in un modo apparentemente disarmonico ma Gordus aveva già visto l’Elish eseguire quella danza e sapeva che in qualcunque momento poteva partire un colpo micidiale di pugno o di calcio. Il guerriero questa volta non si lanciò a capo fitto nella lotta ma attese il momento opportuno. L’Elish non sferrava attacchi, come se si fosse accorto di quanto fosse cresciuto Gordus. L’aspirante guaritore si avvicinò a passi lenti e mantenendo la guardia alta. Il primo pugno devastante andò a scontrasri contro le braccia dell’uomo. Gordus non fece una piega. Un calcio frontale prese Gordus in pieno petto ma questi indietreggiò di un solo passo. Ancora un pugno ma questa volta Gordus lo schivò e così fece anche con il terzo e col calcio successivo. Sfruttando lo sbilanciamento del corpulento avversario, Gordus sferrò a sua volta un micidiale calcio frontale. L’Elish cadde nuovamente all’indietro. Gordus diede al suo avversario il tempo di rimettersi in piedi. L’Elish attaccò come un toro infuriato non appena riuscì a mettersi in piedi. Si lanciò contro il suo nemico. Gordus, con una capriola acrobatica, riuscì a evitare il feroce attacco. L’Elish si voltò rapidamente e stava per attaccare, quando Gordus sferrò un calcio al volo, che costrinse il nemico ad indietreggiare. Per la prima volta Gordus vide l’Elish in difficoltà e in cuor suo si fece strada la gioia legata alla tanto agoniata vittoria. Sicuro delle sue capacità, Gordus cominciò ad incalzare il suo nemico. Fintava un destro, per poi indietreggiare e calciare un colpo al volo. La padronanza del suo corpo era maestosa, il controllo della respirazione, la scioltezza dei muscoli. Ancora una volta l’Elish cominciò a cantare. Un movimento senza suono, non udibile da chi osservava dall’esterno ma percepibile solo dallo sfidante presente nell’arena. Come le volte precedenti, l’Elish cercò di ingannare l’avversario evocando nella sua mente terribili visioni. Questa volta Gordus non si lasciò intimorire, non spostò la sua attenzione dal suo nemico. Erano inutili i tentativi dell’Elish di evocare orrende visioni tutto intorno a lui. Gordus sapeva che non c’erano realmente guerrieri armati pronti ad ucciderlo e se anche ci fossero stati non gli importava. L’unica cosa che gli premeva era battere l’Elish. Quando le spade dei guerrieri immaginari calarono su di lui, Gordus non si mosse, combattendo e mantenendo a freno il suo senso di sopravvivenza. L’Elish cercò di mescolarsi con le sue stesse visioni al fine di colpire di sopresa il povero eroe. Ma quando il colosso si fece avanti per sferrare il colpo finale, Gordus schivò e si lanciò in un attacco senza pietà. La sua pioggia di pugni tempestò il corpo dell’Elish. La creatura cercò all’inizio di contrattaccare ma Gordus parava o schivava i micidiali colpi, riuscendo allo stesso tempo a portare a segno i suoi pugni micidiali. Per la maggior parte si trattava di pugni diretti al volto o al torace dell’avversario. Il corpo dell’Elish sembrava scolpito nella roccia ma Gordus non smise di colpire finché il nemico non crollò.
Nel momento stesso in cui l’Elish cadde nella polvere, Gordus fece un passo indietro, senza mai abbassare la guardia e cercando di respirare profondamente al fine di riportare una ossigenazione accettabile ai suoi muscoli provati. L’aspirante guaritore era pronto a ricominciare il combattimento in qualunque momento e si calmò solo nell’attimo in cui l’Elish cambiò forma sotto i suoi occhi. L’essere divenne più robusto e più alto di almeno cinque o dieci centimetri. Sulle sue nocche comparvero scaglie spesse. I suoi muscoli divennero ancora più grandi. I piedi divennero più grossi, quasi sproporzionati ed il suo torace in espansione lacerò gli abiti sporchi. Quando si rialzò, il nuovo Elish salutò il suo avversario e attese che questi lasciasse l’arena.
Gordus si voltò e uscì dall’antro oscuro. Il sole caldo lo salutò. Il guerriero reindossò le cose che aveva lasciato in terra e si diresse verso la vicina stazione delle carovane. Doveva recarsi nel centro per l’assistenza al fine di completare la sua giornata di tirocinio.
Prima di andarsene, Gordus lanciò un’ultima occhiata all’arena. Per quanto potesse essere difficile l’addestramento per sconfiggere il secondo livello dell’Elish lui ci sarebbe riuscito e ci sarebbe riuscito nel poco tempo che gli restava: Due sole settimane per addestrarsi, poi un nuovo scontro.
La carovana arrivò. Gordus salì a bordo e si sedette sul comodo sedile. Nella sua mente ripercorse tutti i momenti bui che lo avevano portato al superamento di quella impresa. Quella era stata un’impresa che lo aveva messo seriamente in difficoltà ma l’aveva superata ed era cresciuto, lo sentiva. Le sue capacità fisiche e mentali si erano affinate.
Nei giorni che seguirono Gordus riprese ad allenarsi senza sosta per combattere la sua nuova battaglia contro l’Elish. Dopo appena due giorni di riposo, l’eroe si era messo nuovamente al lavoro. Ogni volta che terminava il tirocinio, si recava nei boschi che circondavano la città dei guaritori, per addestrari con le due spade, per affinare sempre più la sua tecnica. Le spade raccontavano storie di grandi guerrieri e dei maestri forgiatori che le avevano create. Nemmeno Gordus stesso avrebbe saputo dire come mai riusciva a comprendere quel linguaggio ancestrale, eppure ci riusciva. La sua danza con le spade gli permetteva di vedere le grandi imprese delle ombre che avevano impugnato quelle lame in passato o di coloro che le avevano create. Ogni volta che si allenava si aggiungeva un nuovo particolare alla storia raccontata in precenza. Era difficile mantenere la concentrazione adeguata per compiere le incredibili evoluzioni con le due lame ma ormai stava diventando sempre più abile. Ogni giorno faceva nuovi progressi. Erano le stesse spade a guidarlo nei suoi allenamenti. Man mano che acquisiva maggior dimestichezza nell’uso delle lame, queste gli trasmettevano nuovi schemi da seguire. A volte il guerriero nemmeno si rendeva conto delle evoluzioni che compiva se non al termine. Dopo alcune ore di allenamento seguiva un lungo riposo. All’ombra degli immensi alberi della foresta, Gordus ripensava a quando si batteva facendo solamente affidamento sulla forza. Era un ragazzo all’epoca, molto più giovane. A quei tempi la guerra tra gli Dei terrorizzava tutte le genti. Lui e diversi altri eroi osarono addentrarsi nel territorio insanguinato dalle guerre. Ognuno di essi si scontrò contro alcuni Dei. A lui toccò una signora della guerra che aveva raggruppato un esercito guidato da terribili dei. La sua campagna attraverso l’inospitale territorio durò cinque anni, alla fine dei quali gli venne riconosciuto il livello di Cavaliere del regno. A quel tempo era tutto diverso. Non si rendeva conto di quanto contassero per un guerriero l’astuzia, la conoscenza e l’elasticità mentale.
Tra il tirocinio e gli allenamenti Gordus aveva sempre meno tempo da dedicare ai suoi passatempi (come la lettura). La sera rientrava nel suo alloggio distrutto e dopo un bagno tiepido mangiava un boccone e poi si coricava. Nella mente sempre lo stesso obiettivo: riuscire a distruggere l’Elish ancora una volta.
Più passavano i giorni e più si avvicinava il momento del suo secondo incontro e meno si sentiva pronto. Aveva sentito dei racconti alluncinanti riguardo le abilità ed i poteri dell’Elish nella sua seconda forma. Più andava avanti e più cominciava a pensare che le sue fatiche sarebbero risultate vane quella volta.
Quando giunse finalmente il giorno della sua seconda sfida, Gordus si sentiva a pezzi. La fatica e lo sconforto si stavano facendo strada nel suo animo ma nonostante tutto decise di recarsi all’appuntamento con l’Elish. Quella seconda volta Gordus continuò ad addestrarsi anche all’esterno dell’arena da combattimento, nella speranza di dare il massimo.
Quando entrò nell’arena e vide il suo gigantesco avversario, l’uomo non provò più paura. L’incerteza era scomparsa dalla sua mente, lasciando il posto ad un solo desiderio: lottare dando il meglio di sé. A Gordus non importava più vincere o perdere, ciò che gli premeva veramente era battersi dando il meglio di sé. Ancora una volta Gordus lasciò cadere le due spade nella polvere dell’arena. Anche se questa volta non aveva molte possibilità di vincere voleva battersi alla pari... sempre che lottare a mani nude contro un aversario come l’Elish significasse misurarsi alla pari.
Come la prima volta Gordus camminò fino a raggiungere il centro dell’arena. Si ritrovò faccia a faccia con il suo avversario e questa volta dovette alzare il mento per poterlo fissare negli occhi. Alcune parti del corpo del gigante sembravano di pietra. Le sue labbra avevano assunto l’espressione di un ghigno. Non indossava più i laceri indumenti ma un corpetto di cuoio con un cinturone di metallo. Il resto del suo corpo era nudo. Mentre era impegnato a fissare la nuova forma possente dell’Elish, Gordus venne colto alla sprovvista dall’attacco micidiale! Con un colpo di mano, il colosso spinse Gordus indietro. Il guerriero rotolò su se stesso ma riuscì ad attutire gli effetti della caduta. Nel rimettersi in piedi, Gordus si rese conto della presenza dell’Elish che lo fissava in modo prepotente. Con un rapido movimento del braccio lanciò della sabbia negli occhi del colossale avversario. L’Elish si coprì gli occhi con le mani ed in quel momento Gordus sferrò un micidiale calcio al volo che colpì il bestione in pieno petto.
L’aspirante guaritore si rimise immediatamente in piedi e prese la giusta distanza per rivalutare la situazione. L’Elish cominciò ad avvicinarsi lentamente e Gordus si allontanava. Dopo alcuni secondi il guerriero pensò di prendere l’iniziativa. Quella situazione non poteva andare avanti ancora a lungo. Gordus pensò che forse la stessa strategia della volta scorsa poteva tornargli utile.
Saltando sferrò un colpo in avanti con le dita, diretto al collo della creatura ma non riuscì a colpire! L’Elish fece un passo indietro e il colpo di Gordus gli arrivò al petto. Gordus non riuscì a trattenere il grido di dolore. Il dolore lancinante alle dita della mano aveva distolto la sua attenzione, l’Elish sferrò un pugno micidiale. Gordus vide il maglio con la coda dell’occhio e cercò di evitarlo ma si mosse troppo lentamente! Il colpo lo investì in pieno viso, scaraventandolo indietro e facendolo rotolare nella polvere. Mentre Gordus arrancava nella speranza di rimettersi in piedi prima della fine, l’Elish alzava le braccia verso l’alto a mo di trionfo. Gordus osservò la scena e sentì la rabbia montargli dentro. Fece appello a tutta la sua forza per rimettersi in piedi. I suoi sensi erano ancora obnubilati e non potè fare nulla quando il gigantesco guerriero lo afferrò e lo sollevò sopra la sua testa. L’Elish non avrebbe avuto pietà per lui e lo scaraventò contro un lato dell’arena, poi cominciò la sua cantilena e questa volta raccontò il continuo della storia precedente.
Il popolo dell’Elish viveva in pace. Vivevano nel loro mondo nel rispetto della natura, accontendandosi di ciò che la terra, il mare e il cielo davano loro. Ad un tratto però un lampo di luce accecante portò gli uomini! Ominidi primitivi appartenenti alla stirpe dell’Homo Sapiens cominciarono a proliferare e ben presto divennero troppo numerosi per gli Elish. L’uomo estese il proprio dominio in ogni angolo del pianeta, si moltiplicava troppo velocemente ed era violento. Aveva cominiato a piegare la natura, distruggendo tutto ciò che trovava sulla sua strada, costruendo armi taglenti e piegando il potere del fuoco. Presto la razza dell’Elish venne annientata. L’era degli Elish era finita ed era cominciata l’era dell’Homo Sapiens.
Gordus si rimise in piedi e in quel momento l’Elish finì di cantare e avanzò verso di lui per finirlo. Facendo ricorso a tutte le sue energie residue, troppo testardo per arrendersi, Gordus si abbassò sulle ginocchia, evitando la presa mortale del colosso e sferrando ad un tratto un potentissimo pugno verso l’alto. Il colpo arrivò dritto sotto al mento dell’Elish, il quale barcollò. Gordus raccolse tutto il suo coraggio e cominciò a sferrare pugni a raffica, battendo i fianchi e l’addome del colosso. Il corpo dell’Elish sembrava fatto di granito. Le nocche delle mani di Gordus si spaccavano ed il sangue bagnava i pugni chiusi. L’Elish reagì, sferrando un pugno circolare. Gordus riuscì a difendersi ma l’impatto lo spostò. L’eroe si girò, poi saltò in aria e sferrò un calcio ruotato, colpendo il nemico in pieno viso. L’impatto fu devastante. L’Elish barcollò e cadde all’indietro nella polvere e non si rialzò più. Gordus ansimava e non credeva ai suoi occhi. Aveva vinto! Era riuscito a sconfiggere l’Elish nella sua seconda forma evolutiva. Per la seconda volta Gordus assistette all’evoluzione dell’Elish. Le sue mani divennero come il ferro, così anche i suoi piedi. Il suo volto divenne grigio e fisso come l’acciaio ed il suo corpo fu ricoperto da una corazza di bronzo dal petto alla vita. Il nuovo Elish osservò l’umano con superiorità. Gordus accolse la nuova forma con un sorriso. Si voltò e recuperò le sue cose, poi uscì dall’arena in modo trionfale. In molti tra coloro che attendevano il loro turno lo fissarono stupiti ma lui ignorò gli sguardi dei suoi compagni. Aveva solo voglia di farsi un bel bagno caldo. Questo secondo scontro lo aveva provato molto ma aveva vinto. Adesso aveva molto tempo per preprarsi all’ultimo scontro e qualcosa gli diceva che avrebbe vinto facilmente. Adesso però era il tempo di tornare al suo paese di origine e prendere qualcosa di molto importante.