In una calda notte di luglio

26.11.2013 20:21

In un’afosa notte di luglio il sonno può risultare poco piacevole. L’attività che dovrebbe donare pace a chi, dopo un’intensa giornata, si abbandona nell’abbraccio di morfeo, in realtà può risultare un’agonia. Dormire in una stanza che era stata riscaldata per tutto il giorno dai raggi di un sole inclemente, che manifestava tutto il suo potere nella stagione dell’anno in cui risultava più vicino alla Terra, non era facile, soprattutto per uno come GS che odia il caldo. In quella particolare notte di luglio il caldo non sarebbe stato l’unico elemento a disturbare il sonno del cavaliere.

 

Caldo.

Un calore terribile, irritante, aveva deciso di non abbandonarlo. Mentre si girava nel suo letto, immerso in un dormiveglia, che era tutto ciò che il caldo gli permetteva, GS pensava che la calura doveva essersi proprio affezionata a lui: non lo aveva lasciato dal momento in cui era rientrato in casa, dopo aver svolto il turno pomeridiano presso il nosocomio. Nonostante a quell’ora il sole non era più così forte, la stanza era pervasa da un caldo terribile. Nessuna strategia era riuscita a scacciare il calore che, come una viva entità, aveva stretto GS in una morsa che toglieva il fiato.

Quando si sentì chiamare, GS credette di sognare. Solo quando udì nuovamente la voce, che si era fatta più alta, aprì gli occhi.

Trovare una persona in camera sua lo fece letteralmente sussultare! GS si mise seduto nel letto, portando immediatamente la mano a lato ma lo scrigno della Fire Son non era al suo solito posto – “L’ho lasciato accanto all’armadio!” – Pensò GS, ricordandosi che quella sera, prima di andare a letto, non aveva messo lo scrigno accanto al comodino.

“Non aver paura di me, Viaggiatore”.

Anche attraverso il denso strato di caldo, che gli toglieva la forza e la lucidità, GS rimase colpito dal modo in cui lo aveva chiamato il misterioso visitatore. Il cavaliere si convinse anche che quella persona non doveva essere lì per fargli del male: sarebbe stato più semplice fargliene mentre dormiva.

Detergendosi il sudore dalla fronte con il dorso della mano destra, GS si mise a sedere nel letto: le lenzuola erano madide di sudore, nonostante dal balcone spalancato giungesse un piacevole vento fresco. Purtroppo il calore che si era abbattuto sull’abitazione per tutta la giornata, aveva impregnato le mura, trasformando la stanza in una sorta di forno.

“Chi diavolo sei e perché sei giunto qui in piena notte?”.

“Vengo per avvisarti, Viaggiatore”.

L’uomo era avvolto dall’oscurità ma si vedeva chiaramente che era robusto e portava uno spallaccio di metallo sul lato destro. Dalla voce si capiva chiaramente che doveva aver superato la cinquantina.

“Perché mi chiami Viaggiatore?” – GS non voleva ammettere quello che la sua mente continuava a gridargli – “Il mio nome è GS”.

“Non prenderti gioco di me, Viaggiatore” – Rispose l’altro, calmo – “Tu sei GS, il Viaggiatore”.

GS rimase sconvolto. Ormai nella sua vita di Cavaliere del Nuovo Ordine aveva vissuto esperienze incredibili e inaccettabili per la maggior parte dell’umanità, eppure non riusciva ad accettare l’ovvietà di quella situazione. E come spesso accadeva in quelle occasioni, il cavaliere si affidò alla logica – “Il Viaggiatore è un gioco, soltanto un gioco. Come fai a conoscerlo?”.

“Quello che credi sia un gioco, in realtà è qualcosa di vivo ed autonomo e tu lo sai bene, Viaggiatore”.

GS annuì, detergendosi il sudore dal viso col fazzoletto che aveva lasciato sul comodino – “Come hai fatto a trovarmi?”.

“Non è stato semplice” – Disse il visitatore – “Ma sono riuscito a trovare le Mappe e, dopo molti mesi di studio, sono riuscito a trovare la strada per raggiungerti”.

“Qual è il tuo nome?”.

“Mi faccio chiamare Midas e sono un combattente”.

GS annuì – “D’accordo, Midas. Adesso raccontami perché sei venuti fin qui”.

“Come ti ho detto pocanzi, sono qui per darti un avvertimento, Viaggiatore”.

GS ricordò il mondo in cui si era ritrovato quando aveva deciso di compiere un viaggio interiore e scoprire così in che modo sbloccare la Fiamma di Luce – “Quello è un mondo fantastico, un mondo nato dalla mia fantasia. Come fa ad essere reale?” – GS continuava a non trovare la spiegazione a ciò che gli stava succedendo. Per sua fortuna gli uomini che vivevano nel mondo da lui inventato parlavano la sua lingua. Se così non fosse stato, GS avrebbe certamente scambiato quell’uomo per una minaccia e lo avrebbe attaccato – “Del resto mica posso dormire con La Corona in testa!”.

“Hai detto che sei qui per avvisarmi. Avvisarmi rispetto a cosa?”.

“Ad un pericolo che corri, Viaggiatore”.

Ci risiamo” – Pensò GS – “Una minaccia… mi sembrava che le cose stessero andando troppo bene ultimamente”.

“Il mondo che hai lasciato corre un grave pericolo”.

GS si passò una mano nei capelli, fissò il balcone e decise di alzarsi – “Vado a prendere dell’acqua. Fa molto caldo”.

“Non hai sete, Viaggiatore” – Gli disse improvvisamente il misterioso personaggio – “Non hai bisogno di bere, adesso”.

GS si rese conto che era vero: non aveva sete. Avvertiva il caldo pungente sulla pelle ma non aveva bisogno d’acqua. Era stato un riflesso condizionato.

“Adesso è molto più importante che tu mi ascolti, Viaggiatore”.

GS, trovatosi finalmente faccia a faccia con il suo ospite, notò che si trattava di un uomo che aveva superato la quarantina e si era quasi avvicinato alla decade successiva. Era calvo, fatta eccezione per una corona di capelli bianchi lungo le tempie e sopra le orecchie. Il suo volto era coperto da una folta e lunga barba bianca. Indossava una sorta di strana divisa che consisteva in una maglia di cuoio ed un pantalone dello stesso materiale, assicurato in vita da una cintura di seta rossa. La spalla sinistra era coperta da uno spallaccio arrotondato e metallico. Il braccio sinistro era protetto da un bracciale metallico che arrivava all’altezza del gomito, mentre il destro era avvolto da una serie di fasce bianche di seta. Al polso portava un laccio di cuoio rosso. Aveva una fondina con dentro una pistola, il cui calcio (l’unica parte visibile) era stranissimo. In uno dei due stivali portava un pugnale dall’elsa lucente e sulla schiena una spada infoderata.

“Sei un guerriero?”.

La figura annuì. La luce della luna illuminava perfettamente il misterioso combattente – “Sono un combattente”.

“Hai detto di chiamarti Midas, giusto?”.

L’uomo annuì.

GS cercò di ricordarsi di un guerriero con quel nome e alla fine non gli venne in mente nessuno – “Non ho inventato nessun guerriero di nome Midas, durante la mia ricerca”.

“Non ci conosciamo, Viaggiatore” – Disse improvvisamente il combattente, come se avesse letto i suoi pensieri – “Io ho deciso di addestrarmi all’Arte del Pugno solo dopo che tu sei andato via dal nostro mondo”.

“Come mai?” – Gli chiese incuriosito GS – “Come mai hai preso questa decisione?”.

“Fu la curiosità a spingermi a provare”.

“La curiosità?”.

Midas fece un cenno affermativo col capo – “Avevo perso il lavoro da qualche mese e mi dilettavo ad esibirmi in dei combattimenti clandestini in un locale”.

GS iniziò a seguire la storia di Midas con interesse

“Avevo sempre avuto un approccio naturale alla lotta ma non avevo mai seguito uno stile di combattimento. Quando sentii parlare del Viaggiatore che aveva salvato la città dalle Ombre, iniziai ad interessarmi alla sua storia.

Venni così a conoscenza dell’Arte del Pugno. Iniziai un’indagine e mi dissero che esisteva un do jo, l’unico do jo, in un punto della città. Spinto dalla curiosità mi recai in quel luogo.

Vi trovai un giovane ragazzo che dava lezioni ad una decina di personaggi. In quel piccolo do jo erano riuniti uomini e donne e c’era persino un bambino piccolo. Indossavano delle divise bianche legate in vita da cinture colorate. Inizialmente le cinture mi parvero tutte uguali: erano tutte rosse. Solo in seguito mi resi conto che c’era un particolare che differenziava la cinture: un nastro colorato attaccatovi sopra.

La maggior parte dei nastri erano bianchi ma ce n’erano due gialli. L’unica cintura che non presentava nastri colorati era quella del giovane maestro. Era un ragazzo molto giovane, robusto e con un po’ di pancia. Aveva due occhi chiari e la sua espressione trasmetteva tutta la fiducia che aveva in se stesso”.

Andrea” – Pensò GS – “Dalla sua descrizione si direbbe proprio Andrea!”.

“Dopo che ero rimasto circa un quarto d’ora in piedi, sull’uscio del do jo, il giovane maestro interruppe la sua lezione e si rivolse a me, chiedendomi se avessi bisogno d’aiuto.

Io rimasi lì a fissarlo. Il maestro mi fece cenno di entrare ed io feci un passo avanti, quando all’improvviso mi intimò di fermarmi” – Midas fece una pausa, fissando GS – “Le scarpe: dovetti togliermi le scarpe ed entrare nel do jo a piedi nudi. Mi tolsi i miei calzari senza esitazione ed entrai. Lui mi accolse con un saluto che io ricambiai, un inchino. Non avevo mai seguito una disciplina marziale e non ero consono a queste cose.

Iniziai a parlare con lui ed il ragazzo mi si presentò come Andrea. Mi disse che il do jo era stato affidato a lui e ad un altro allievo dell’Arte del Pugno. Gli chiesi dove fosse il Viaggiatore e Andrea mi spiegò che era andato via da qualche mese e quando gli chiesi se fosse tornato, il giovane maestro fece spallucce e mi disse che un giorno, quando il nostro mondo ne avesse avuto bisogno, il Viaggiatore sarebbe tornato.

Quello fu il mio incontro col maestro Andrea. Successivamente conobbi anche Giovanni, l’altro membro a cui era stata affidata la direzione del do jo in tua assenza, Viaggiatore. Iniziai ad allenarmi con loro e ben presto divenni abbastanza forte. Il mio corpo era già abituato a muoversi per combattere, così mi fu facile apprendere i rudimenti dell’arte. Mano a mano che passavano i mesi, ad appena un anno di distanza dall’inizio del mio addestramento  divenni molto forte. Nel frattempo gli allievi aumentarono, tanto che i due maestri dovettero dividersi i corsi di lezioni: due al giorno. Giovanni allenava il pomeriggio ed Andrea la mattina. presto iniziai ad aiutarli anche io.

Stavamo rendendo omaggio a te, Viaggiatore, e tutto sembrava procedere per il meglio, quando ad un tratto il nostro mondo fu invaso!”.

GS fu percorso da uno strano brivido lungo la schiena. Una strana sensazione si impadronì improvvisamente di lui – “Invaso?”.

“Proprio così, Viaggiatore” – Confermò Midas.

“Una strana pianta aveva cominciato a crescere in tutti i punti della città. Si trattava di qualcosa di alieno ed iniziò presto a mietere vittime!”.

“Vittime?” – Chiese GS, incredulo – “E come?”.

“Con i suoi fiori”.

“Fiori?” – Per quanto si sforzasse, GS non riusciva ad immaginare dei fiori assassini.

“I fiori, dei bellissimi fiori rossi, iniziarono improvvisamente a staccarsi dalle piante e ad attaccare le genti. I fiori erano in grado di assumere delle forme umanoidi, nelle quali il fiore era la testa dell’essere.

Le nostre genti hanno iniziato a difendersi con ogni mezzo a disposizione. Le guardie armate usarono le pistole, i fucili ed i mitra ma le pallottole non sembravano avere effetto sugli esseri vegetali. Attraversavano i loro corpi ma non riuscivano a fermarli. Le fiamme erano in grado di annientarne solo uno per volta, poiché gli altri soffiavano una pioggia congelante che fermava il fuoco.

Ben presto il cielo si oscurò. Nubi cariche di acqua oscurarono il sole e la luna, perennemente. Un gelo è sceso sulla città e non appena veniva appiccato un fuoco, iniziava a nevicare. La neve era così intensa da spegnere immediatamente ogni tipo di fiamma.

La nostra città fu presto isolata. Le piante distrussero i ponti ed ostruirono tutte le vie di comunicazione. Le loro spesse radici distrussero le strade, squarciando il cemento. Il polline dei loro fiori oscurava le trasmissioni audio e video.

Io ero rimasto alla guida del do jo, poiché Andrea e Giovanni erano entrambi impegnati in difficili missioni. Non potevo restare con le mani in mano, non potevo tradire gli insegnamenti ricevuti dai miei maestri, quelli relativi all’Arte del Pugno!”.

GS si accorse di avere la gola secca ma non era per il caldo. Ciononostante non riusciva a staccare gli occhi da quelli di Midas – “E cosa facesti?”.

“L’unica cosa giusta: combattei contro le piante!” – Nella voce di Midas c’era tutta la disperazione che era stato costretto a sopportare – “Radunai intorno a me tutti gli allievi e le persone che avevano ancora il coraggio di combattere. Iniziammo ad utilizzare armi da taglio e tutto quello che poteva aiutarci contro le piante ed i loro Fiori assassini”.

“E quindi sei qui per chiedere il mio aiuto?”.

Midas scosse il capo. GS provò nuovamente uno strano brivido e in quel momento capì di cosa si trattasse: impotenza. GS si sentiva impotente!

“Lascia che finisca il mio racconto, Viaggiatore” – GS annuì – “Iniziammo una dura battaglia contro le piante. Per quante riuscissimo a distruggerne, ne nascevano sempre di nuove e potenti. Il coraggio non ci mancava ma non eravamo invincibili! Le spine delle piante e quelle dei Fiori assassini contenevano un potente irritante. Chiunque veniva ferito, si ritrovava presto ammalato ed incapace di combattere ed ogni giorno erano sempre più quelli che venivano fermati dalle piante. Provammo a difenderci con ogni protezione che trovavamo, ma le spine riuscivano a penetrare ogni cosa.

In più di un’occasione fui sul punto di crollare, poi arrivò Giovanni. Era riuscito a tornare e ci raccontò una storia da far accapponare la pelle!” – Midas prese un attimo fiato e deglutì a fatica – “Tutta la capitale era stata invasa dalle piante e risultava isolata. Egli stesso era riuscito a sopravvivere più volte a stento. Solo le straordinarie capacità, acquisite durante un anno di lungo e fatico addestramento, avevano permesso a Giovanni di tornare vivo in città. La situazione era delle peggiori ma egli ci disse di non disperarci, poiché c’era qualcuno che poteva aiutarci nella nostra battaglia disperata.

Io fui scelto per entrare a far parte di una piccola squadra che aveva il compito di raggiungere un laboratorio segreto. Partimmo la sera stessa, mentre il resto degli allievi fu invitato a nascondersi nei sotterranei della città, assieme a ciò che restava della popolazione. Noi saremmo stati gli unici uomini a camminare in città”.

GS si avvicinò alla sedia, quella della scrivania, e si sedette. Anche se solo per un attimo, nella sua mente si era aperto  uno scenario apocalittico. La futuristica città che aveva visitato quando aveva deciso di intraprendere il viaggio in se stesso, per scoprire il mistero del blocco della Fiamma di Luce, era invasa da una strana pianta. Il sudore che impregnava la fronte del cavaliere non era causato solo dal caldo, non più.

Cercando di superare la tensione causata dalla terribile visione, GS formulò a stento una domanda – “C’entrano le Ombre?”.

Midas non si mosse ma continuò a parlare – “Giovanni, durante la sua missione al di fuori della città, ha raccolto delle informazioni e sembra che la nostra non sia l’unica città ad essere stata attaccata. C’erano strane storie riguardo fenomeni misteriosi ed una di queste riguardava anche le Ombre”.

GS abbassò lo sguardo e si sforzò di ricordare come si era conclusa la sua missione ma si era addormentato proprio mentre immaginava la conclusione del suo viaggio. Come era difficile fare qualcosa senza la Corona dell’Ariete! Il cavaliere si alzò di scatto e raggiunse il prezioso cimelio, mettendolo sulla fronte. Improvvisamente gli fu tutto molto più chiaro – “Ricordo che Fergus e l’Uomo Macchina riuscirono a chiudere le brecce”.

“Certo che ci riuscirono” – Disse Midas, senza dargli il tempo di proseguire – “Ma purtroppo qualcosa non ha funzionato”.

“Cosa intendi dire?” – GS continuava a chiedersi cosa stesse accadendo. Era stato solo un gioco, un sogno ad occhi aperti… perché adesso il mondo del Viaggiatore sembrava così reale, quasi tangibile?

Midas, il cui volto era illuminato dalla luna, si fece ancora più cupo – “Giovanni riuscì a trovare colui che ci avrebbe aiutato. Raggiungerlo non fu affatto facile, poiché per giungere alla nostra meta dovemmo combattere contro le piante ed i loro Fiori assassini. Spesso siamo stati costretti a scappare ed evitare lo scontro, altre volte questo non ci è stato possibile e siamo stati costretti a scappare. Prima di trovare ciò che Giovanni stava cercando, perdemmo uno dei nostri, che fu massacrato dai Fiori assassini, mentre altri due furono punti dalle loro spine velenose e sono tutt’ora in cura”.

“Ma dove vi ha portati Giovanni?”.

“Alla vecchia Torre della città, lì dove l’Uomo macchina ha il suo laboratorio. Siamo riusciti ad introdurvici e lo abbiamo risvegliato. Giovanni, per fortuna, sapeva come fare. L’Uomo Macchina era entrato in una sorta di stasi. Da quando è stato risvegliato sta lottando al nostro fianco. Ci ha dotato di nuove armi, una sorta di potente pozione che distrugge le piante ma queste si riproducono velocemente”.

“Ma adesso la lotta prosegue meglio per voi, vero?” – GS sperò che la risposta alla sua domanda fosse positiva.

Midas annuì – “Si ma le piante sono ancora troppo potenti”.

GS annuì, detergendosi il sudore dalla fronte con un fazzoletto – “Me ne occuperò io” – Disse – “Tornerò nel tuo mondo, Midas”.

Il vecchio uomo scosse il capo – “E’ proprio questo che non devi fare, Viaggiatore”.

“E perché mai?”.

“L’Uomo Macchina ha messo già una strana equazione. Nessuno di noi l’ha capita, tranne Giovanni ma nemmeno lui ce la vuole rivelare”.

“Un’equazione?”.

Midas annuì – “Secondo l’Uomo Macchina tu, con le tue capacità attuali, non saresti in grado di sconfiggere le piante e Giovanni è d’accordo”.

“Giovanni” – GS abbassò per un attimo lo sguardo – “E lui sta continuando a combattere. È lui che ci guida nella battaglia ma ormai abbiamo subito numerose perdite. Solo la scienza dell’Uomo Macchina ci ha permesso di salvare le vittime dal veleno delle spine ma prima che lo straordinario essere riuscisse a scoprire un siero, abbiamo perso molti uomini, diversi dei quali appartenevano al do jo. Stiamo combattendo strenuamente ma quelle creature si stanno già adattando al solvente creato dal nostro artificiale alleato. Presto, la pozione dell’uomo macchina non sarà più in grado di distruggerle.

La città è nel panico. Nessuno ha il coraggio di opporsi alle piante ed esse hanno sottomesso tutto, avvolgendo il paesaggio col loro colore verde ed oscurando il cielo e secondo l’Uomo Macchina tu sei l’unico che possa riportare la pace nel nostro mondo”.

“Io? Ma se hai appena detto che secondo la sua equazione…” – GS non riuscì a finire la frase.

“Non sei ancora pronto. Dovrai proseguire il tuo addestramento e divenire più forte”.

In quel momento un raggio di sole illuminò la stanza – “Adesso devo andare. La mia gente mi aspetta”.

“Dove vai, Midas?”.

L’uomo, fermo contro la luce del sole che entrava dal balcone, si voltò verso di lui – “Il tempo a mia disposizione è scaduto, Viaggiatore. Ricordati le mie parole: per niente al mondo dovrai venire da noi finché non sarai preparato”.

“E come farò a saperlo?”.

Midas rispose poco prima che il suo corpo svanisse del tutto – “Fidati di me: lo capirai da solo, Viaggiatore. Fino a quel momento penseremo io e Giovanni a combattere”.

Poi, prima che GS potesse aggiungere anche una sola sillaba, Midas scomparve nel chiarore del sole.

 

GS si svegliò di soprassalto. Era tutto sudato e dovette coprirsi gli occhi, per proteggerli dai raggi del sole.

Un sogno” – Disse a se stesso – “E’ stato solo un sogno”.


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