L'Abisso può attendere - Parte II

23.08.2013 17:06

Pugni e parole

 

GS fissò il braccio dell’uomo. Provava repulsione, poiché le protesi artificiali gli avevano sempre fatto uno strano effetto – “Cosa è successo al tuo braccio?”.

“E’ stato il mio tributo al re”.

“Tributo?”.

Brona annuì – “Il Signore dell’Abisso ti concede una nuova vita ma, per lasciarti tutto alle spalle e ricominciare, devi pagare un tributo”.

GS fissò il volto del ragazzo, poi i suoi occhi, poi il braccio e infine di nuovo gli occhi – “Vuoi dire che il tuo braccio…?”.

Brona annuì – “Il braccio è stato il prezzo richiestomi dal Signore dell’Abisso. Grazie al mio tributo ho potuto cominciare una nuova vita al suo servizio” – L’uomo di colore fece un passo avanti – “Unisciti anche tu a noi e potrai ricominciare da zero: tutti gli errori commessi finiranno nel dimenticatoio”.

GS scosse il capo e strinse il pugno destro: il Korlinium rosso di cui era fatto il Maglio di Boron scricchiolò – “Non ho nessuna intenzione di dimenticare il mio passato. Mi piace così com’è con tutti gli errori che ho commesso”.

“Ma non capisci?” – Brona allargò le braccia al cielo – “Non capisci la fortuna che hai avuto? Il re ti sta offrendo l’opportunità di una nuova vita!”.

“Mi piace troppo la mia vita. Mi trovo costretto a rifiutare l’offerta del tuo re”.

“Sta continuando a fare problemi?” – Chiese l’uomo con gli occhiali scuri. Brona lo fissò senza dire nulla.

“I nostri uomini stanno sgomberando l’area, tra poco potremo dare inizio alle danze” – Disse quello col pizzetto.

GS fissò tutti e tre e si aggiustò la Corona dell’Ariete sulla testa – “Se dovrò combattere per rifiutare il vostro cordiale invito…” – Assunse una posizione di guardia: tutti i muscoli pronti allo scatto – “Lo farò!”.

L’uomo misterioso dal fisico malaticcio e gli occhiali scuri, stava per togliersi le lenti, quando Brona lo ammonì con un gesto – “Sarò io a battermi contro di lui”.

Il ragazzo col pizzetto si guardò intorno e scosse il capo – “Questa non è una sfida, Brona. Ricorda che non sei sul ring”.

Brona fulminò l’altro con lo sguardo – “Non dirmi cosa devo o non devo ricordare” – Poi fissò GS: il cavaliere se ne stava nella medesima posizione – “Questo ragazzo sta dimostrando fegato”.

“Ma che diavolo dici?” – Il ragazzo col pizzetto cominciò a togliersi i guanti. GS fissò le sue mani per un attimo: erano entrambe delle stranissime protesi bluastre!

“Gheno, questo stranissimo cavaliere ha il coraggio di rifiutare l’invito del nostro re… nessuno prima di adesso lo ha mai fatto”.

Gheno, il ragazzo con le mani di metallo, dovette ammettere che il suo amico aveva ragione. Ricordò quando l’emissario del Signore dell’Abisso giunse da lui, per reclutarlo, dopo che a causa di una sua rapina quella bambina finì ammazzata nel conflitto a fuoco. Nella mente del ragazzo col pizzetto riaffiorò l’immagine di quel momento: il momento in cui l’emissario del Signore dell’Abisso lo trovò. In quel momento si trovava in una discarica, dove aveva trovato rifugio. Era immobile nell’oscurità e continuava a pensare a ciò che era successo: il suo proiettile aveva colpito la bambina, ammazzandola sul colpo. Gheno ricordò di avere una figlia della stessa età, che non vedeva da quando aveva lasciato la ragazza. Fu in quel momento che realizzò l’inutilità della sua vita: invece  di cercarsi un lavoro onesto e sposare la ragazza che aveva dato alla luce sua figlia, aveva deciso di scappare lontano e di continuare la sua vita criminale: molto meglio procurarsi i soldi con le rapine e gli scippi, che non chiudersi in una fabbrica giorno dopo giorno, dopo giorno…

In quel momento aveva realizzato di aver commesso un gravissimo errore e ci era voluta la morte di una bambina di appena quattro anni ed il ferimento di un agente di polizia per farglielo capire. Il primo pensiero che gli venne alla mente fu quello di costituirsi ma si accorse di essere troppo vile anche per quel gesto: un  gesto troppo nobile per uno come lui. Stava struggendosi l’anima, scaraventato in un loop infinito che lo trascinava tra l’immagine di una famiglia felice e quella di mediocre criminale di città, quando l’emissario del Signore dell’Abisso lo trovò. Quando quello strano personaggio gli aveva offerto la possibilità di una nuova vita, non gli era sembrato vero! Quando il Signore dell’Abisso, il suo futuro re, gli propose il prezzo da pagare, Gheno fu lieto di acconsentire a quello scambio: le sue mani per una nuova vita!

 

“Cos’è che ti spinge a rifiutare l’offerta del nostro re?” – Chiese Brona – “Non esiste onta più grave per un Cavaliere del Nuovo Ordine che non sia quella di aver rischiato che il male trionfasse a causa della propria incapacità!”.

Quelle parole colpirono per un attimo GS. Ma, in parte aiutato dagli impulsi inviati dalla Corona, in parte aiutato dal suo istinto e dalla sua capacità di ragionamento, GS capì che Brona si sbagliava.

“E’ vero” – Cominciò a dire GS – “Ho rischiato che a causa del mio fallimento tutta la penisola, e in seguito il continente, finissero inevitabilmente nelle mani di un fantomatico pazzoide. Per fortuna la storia è finita diversamente”.

“Ma tu hai comunque fallito!” – Brona sferrò un destro ma GS fece un salto indietro, evitando il colpo. Il pugile di colore assunse la guardia ed iniziò a saltellare.

“Dunque il fallimento è per te motivo di resa?”.

Le parole di GS penetrarono la mente di Brona, come la punta dello scalpello di un abile scultore fa con la dura roccia.

“Sei solo un vigliacco, Brona!” – Le parole di GS furono dure e fecero quasi più male di un destro che ti arriva sul mento all’improvviso.

“Io un vigliacco?” – Il pugile scattò in avanti, sferrando una serie di sinistri. GS parò i primi due colpi ma la finta lo fregò! Brona fintò e colpì col destro. GS sentì una fitta di dolore al costato e quando il destro lo colpì in pieno viso barcollò e per poco non cadde ma si costrinse a restare in piedi. Il pugile manteneva le distanze, continuando a saltellare.

“Sei un vigliacco, Brona” – GS sputò un rivolo di sangue – “Perché hai deciso di arrenderti, invece che continuare a combattere”.

“Non ho mai smesso di combattere ed ora te lo dimostro!” – Il nuovo assalto trovò GS pronto: il cavaliere chiuse la guardia, assorbendo i pugni sugli avambracci. Prima che il sinistro di Brona gli rompesse le ossa, il cavaliere sferrò un kizami zuki. Brona schivò con facilità in sinistro di GS e sferrò un destro che ruppe il naso del cavaliere. GS finì in terra e si portò la mano destra sotto al naso. Il sangue sporcò il Maglio di Boron.

GS si rimise in piedi ed aggiustò la corona che gli cingeva il capo – “Bel colpo, Brona ma dimmi” – Brona fissò il cavaliere, continuando a saltellare – “Perché non hai deciso di riprenderti indietro la tua vita?”.

Il pugile saltava a destra e a sinistra, avanti e indietro e continuava a fissare GS – “Cosa intendi dire? Perché non ti batti?”.

“lo farò tra un attimo” – Disse il cavaliere – “Prima spiegami perché hai deciso di arrenderti?”.

“Dimmi quando mi sarei arreso”.

“Nel momento esatto in cui il Signore dell’Abisso ti ha fatto la sua offerta” – Rispose GS.

Brona iniziò a capire cosa intendesse dire GS – “La mia vita era finita! Niente più soldi, niente più donne! Tutti i miei fans mi odiavano e mi deridevano e la polizia mi era sempre addosso”.

“Scommetto che anche numerosi creditori ti fossero addosso e che tu non avessi i soldi da restituirgli”.

“Come segugi sulla selvaggina” – Disse Brona – “Mi stavano addosso come segugi sulla selvaggina”.

“Quindi per te è stato più facile mollare tutto e rifarti una vita”.

“Proprio così” – Ammise Brona, lanciandosi in avanti. Il destro colpì GS in pieno viso ma il cavaliere, ignorando il dolore, legò – “Che diavolo stai facendo?”.

“Ti sei rifatto una vita, vendendo il tuo micidiale sinistro e perdendo per sempre l’opportunità di salire sul ring” – Borona distanziò GS ma si distrasse e GS spazzò, facendolo finire in terra – “E dimmi, Brona: questa nuova vita ti soddisfa? Non rimpiangi nemmeno per un minuto quello che hai fatto?”.

Brona si rimise in piedi. I suoi occhi erano lucidi.

“Vorresti farmi credere che in tutto questo tempo  non hai mai ripensato al momento in cui hai scelto di seguire il re nel suo Abisso?” – Brona aveva abbassato la guardia ed i suoi occhi fissavano un punto alle spalle di GS.

“Io penso che tu ti sia pentito per quello che hai fatto, Brona, perché anche tu sai che avresti potuto affrontare le cose in un altro modo, un modo doloroso e difficile ma di sicuro migliore!”.

Brona annuì, mentre le lacrime iniziarono a rigargli il volto – “Avrei potuto chiedere un prestito… avevo ancora degli ottimi amici ma li respinsi, perché non credevo più in nessuno!” – Le sue parole erano rotte dal pianto – “Avrei potuto pagare i creditori, smetterla con la droga, trovarmi un lavoro onesto (c’erano questi amici che mi avrebbero trovato un’ottima sistemazione) e nel frattempo proseguire i miei allenamenti ed aspettare il giorno in cui sarei risalito sul ring”.

GS annuì, asciugandosi il sangue dal viso e lottando per non crollare.

“Ma in quel momento avevo solo voglia di fuggire da tutto e da tutti! La vergogna mi divorava; ogni giorno era sempre più difficile fare i conti con la mia immagine riflessa. La paura dei creditori mi attanagliava lo stomaco e spesso giravo per le strade, cercando sempre di restare tra la folla, perché credevo che così facendo i loro uomini non avessero l’opportunità di venirmi addosso o peggio…” – Il pugile, ormai con i pugni bassi, fissava la strada, come se in essa vi fossero riflessi i suoi ricordi.

“Quando ti sei ritrovato da solo, la tua mente ha aperto delle visioni su scenari terribili e l’offerta del Signore dell’Abisso ti è sembrata quasi una manna dal cielo”.

Brona fissò il ragazzo che aveva di fronte. Chi era quel cavaliere? Chi era GS per riuscire a metterlo così in difficoltà? Le sue parole stavano facendo breccia nella sua mente, come una lama calda che passi attraverso il burro.

“Io ti capisco, Brona” – Disse GS – “Ti capisco perché anche io ho visto le terribili visioni di un futuro devastante!”.

“Tu hai visto il futuro?” – Brona fissò il ragazzo dai rossi capelli.

GS annuì – “Non immagini nemmeno i pensieri cupi che affioravano dalla mia mente. Essi mi attanagliavano come artigli neri di uno spirito malvagio ed ero nel mezzo di una dannata battaglia!” – GS strinse il pugno destro, nel ricordo di quei terribili avvenimenti. Fissò il Maglio di Boron: la sua ultima risorsa! Se Brona avesse continuato il suo attacco, avrebbe dovuto fermarlo con la forza del suo destro, poco importava se il ragazzo non fosse un cavaliere: era un pugile ed i suoi pugni potevano ucciderlo!

“Sarebbe stato semplice per me scappare via” – Proseguì GS – “Lasciarmi tutto alle spalle e tornare indietro, chiudermi nel Tempio della Mente e non uscirne più! Nessuno me lo avrebbe impedito, nemmeno il Grande Maestro, che io avevo già ampiamente deluso”.

“Dici sul serio?” – Brona non riusciva a credere alle sue orecchie – “Ti eri reso conto di essere inutile?”.

GS fece un cenno d’assenso col capo – “Proprio così! Ero consapevole che qualcosa in me non andava e ne conoscevo anche la ragione, solo che non volevo ammetterlo! Avrei preferito morire, piuttosto che abbandonare la battaglia e lasciare soli i miei compagni di ventura, nonostante quella fosse la cosa giusta da fare” – GS fece una breve pausa – “La cosa giusta da fare per me e per loro”.

Brona, ormai, era completamente rapito dalle parole del Cavaliere del Nuovo Ordine – “Perché la cosa giusta per loro?”.

“Perché per sopperire alle mie incapacità, molti dei miei compagni hanno rischiato di fare una brutta fine” – GS pensò a Nadia, che era stata quasi annientata dal braccio destro del Senatore; alla dolce Samantha che aveva messo a repentaglio la propria esistenza, battendosi al suo posto contro il Megadon ed anche a Fergus, il Signore di Marte che era rimasto quasi distrutto dal titanico scontro contro il più potente degli antichi Megadons.

“Riuscii ad uscire vivo per miracolo da quello guerra e dallo scontro finale contro il Senatore e la sua diabolica armatura nera. Fu un semplice colpo di fortuna che mi permise di distruggere il Palazzo del Potere, poiché il mio colpo spinse il nemico contro la Mega Breccia, mandandola in tilt e facendola esplodere.

Per molto tempo dopo quel disastroso evento pensai che forse sarebbe stato meglio morire nello scontro” – GS prese fiato solo un attimo, prima di proseguire – “Desiderai che il corpulento Vincent Garner non mi avesse mai portato in salvo, che il mio corpo fosse stato carbonizzato dalla tremenda esplosione e invece dovevo vivere, costretto ad andare avanti senza sapere se fossi mai stato in grado di sfruttare al massimo le potenzialità della Fire Son o di poter contare sulla forza del Potenziatore!”.

Brona ascoltava, senza dire una parola ma nella sua mente già prendeva forma un piano disperato. GS doveva proseguire il suo cammino, non era ancora il momento per lui di scendere nell’Abisso!

“Le ferite del corpo guarirono relativamente in fretta ma quella nell’anima non ne voleva sapere di sanarsi. L’onta della sconfitta gravava su di me” – GS abbassò lo sguardo, lasciando trasparire tutta la tristezza sul suo volto – “Anche se la minaccia dell’Impero era sparita, per me non si era trattato di una vittoria, bensì di una sconfitta, poiché non ero riuscito a gestire un evento normalissimo.

  Passò del tempo prima che avessi il coraggio di indossare nuovamente la Fire Son ma la sentivo pesante, come se non mi appartenesse più e mi chiedevo spesso se i miei giorni come Cavaliere fossero giunti prematuramente al termine. Nella mia mente regnava sovrana la confusione e danzava dentro di me con la sua compagna: la paura! Ho dovuto lottare contro me stesso per accettare le sfide, quelle dure fatiche, che mi avrebbero permesso di provare a me stesso di essere ancora un Cavaliere. In quel momento davanti a me si aprirono due strade: restare nell’anonimato, tornando ad una vita comune o tentare, nonostante le probabilità di successo fossero molto scarse” – GS fissò tutti e tre gli emissari dell’Abisso – “Ho fatto la mia scelta. Ecco perché non verrò nell’Abisso oggi” – GS si voltò – “Dite pure al vostro signore che GS, il Cavaliere del Nuovo Ordine, ha già evitato l’Abisso e lo ha fatto quando ha preso la decisione di mettersi alla prova ed affrontare nuove sfide. Se mai mi dovessi accorgere che un evento simile a quello avvenuto allora dovesse gettarmi nella confusione totale, allora sarò io a scegliere di venire da voi ma un’altra occasione me la merito!”.

GS stava proseguendo, deciso a tornarsene a casa, per riposare e lasciarsi alle spalle quell’assurda visita, quando notò che i due amici di Brona non avevano intenzione di lasciarlo andare. Sia l’uomo dagli occhialini neri che il ragazzo dalle mani d’acciaio gli si pararono di fronte. Il cavaliere, consapevole che le sue forze erano ridotte a causa del terribile turno di notte, ignorò gli avvertimenti della sua Corona e serrò il pugno destro. Se avessero avanzato verso di lui, si sarebbe fatto trovare pronto a riceverli – “Lo so, dannata corona, lo so che non sono al massimo!”.

Il maggiore dei due emissari tolse via, finalmente, gli occhiali neri. GS inorridì nel vedere il suo occhio destro: al suo posto c’era un sinistro cristallo rosso!

“Il tributo che ha preteso da me il re è stato il mio occhio destro: quello con cui puntavo l’obiettivo della mia macchina fotografica, quando decidevo di pedinare le mogli e provare la loro infedeltà”.

GS si chiese quale oscuro potere nascondesse quella protesi.

“Ho perso un occhio ma ho guadagnato un’arma prodigiosa!” – Esclamò l’uomo – “E se deciderai di opporti a noi, ti neutralizzerò!”.

GS stava pensando di passare al contrattacco: con un balzo sarebbe riuscito a raggiungere l’uomo senza problemi.

“Non pensare nemmeno per un secondo di muoverti! Sei già nel mio mirino. Mi basterà liberare il raggio e ti disintegrerò!”.

Un brivido corse lungo la schiena del cavaliere – “Sono in trappola!” – Pensò.

L’azione seguente si svolse molto rapidamente!

GS ebbe solo il tempo di percepire un’ombra che scattava accanto a lui, poi l’esplosione lo costrinse a voltarsi dall’altra parte. Brona col suo pugno esplosivo aveva attaccato l’uomo dall’occhio mortale!

“Corri, scappa via ragazzo! Mi occuperò io di loro!”.

GS vide la sagoma del pugile nel polverone che si era sollevato. Ai piedi del campione si trovava l’uomo dall’occhio di cristallo.

Il cavaliere non perse tempo, fece uno scatto verso la libertà e quando gli si pararono di fronte di complici dei rappresentanti dell’Abisso, ne colpì uno con un calcio frontale ed un altro con un Mawashi geri al volto. Colti di sorpresa da tanta audacia, gli altri si fecero da parte, lasciandolo passare.

Il ragazzo dal tocco devastante cercò di afferrarlo ma una serie di pugni al fianco lo costrinsero ad indietreggiare, gridando. Fu costretto a voltarsi e ad affrontare la furia di Brona, che lo tempestava col suo pugno normale. Il pugile evitò la presa dell’ex rapinatore e lo mandò rapidamente al tappeto.

 

Quando arrivò in un punto lontano dal vicolo, GS si voltò indietro e vide una folla che si era radunata intorno a Brona. Per quanto forte poteva essere il pugile, era da troppo che si batteva e la folla inferocita avrebbe avuto facilmente ragione di lui!

“Se fossi io al suo posto, quei maledetti mi avrebbero sconfitto presto!” – GS dovette ammettere di aver sferrato i colpi con le ultime forze che gli erano rimaste – “Se uno solo di quelli mi avesse assalito, adesso sarei nelle loro mani ed il sacrificio di Brona sarebbe stato inutile!”.

Prima di andare via, sicuro che i servi dell’Abisso non gli si sarebbero avvicinati per un lungo periodo – GS sentiva che una volta sfuggito all’invito, avrebbe avuto una seconda possibilità – alla sua persona, quindi poteva stare tranquillo ma aveva paura per il destino che sarebbe toccato a Brona.

Dicono che la polizia sia particolarmente rapida in questa città!” – GS prese il suo cellulare e fece il numero delle forze dell’ordine, richiedendo il loro intervento per una rissa avvenuta in quella strada. Solo dopo aver chiuso la chiamata, il cavaliere si rese conto che il suo telefono era rimasto danneggiato – “Deve essersi rotto durante lo scontro con Brona… e non è l’unica cosa andata in pezzi!” – GS si toccò le costole ed una smorfia dolente si disegnò sul suo volto già provato – “I suoi pugni… mi hanno rotto le ossa!”.

Nonostante fosse sfinito, GS restò fino a quando non sentì il suono delle sirene in lontananza. Vide la lotta estenuante di Brona, vide quattro persone cadere, prima che il resto della folla inferocita riuscisse a fermarlo. Vide il pugile disteso sull’asfalto, vide le persone pestarlo a sangue, poi giunsero gli uomini in uniforme e la folla si dileguò. Vide i militari soccorrere Brona: il pugile di colore aveva perso i sensi a causa delle percosse ma se la sarebbe cavata: un pugile come lui ne aveva prese tante nella vita e nemmeno un pestaggio selvaggio come quello che aveva appena subito sarebbe riuscito ad ucciderlo.

GS si voltò, per fare finalmente ritorno a casa sua.

Signore dell’Abisso” – Pensò – “Mi dispiace ma l’Abisso dovrà attendere la mia visita!”.

D’improvviso, mentre raggiungeva la fermata del bus, l’improvvisa vibrazione del cellulare nella tasca lo fece sussultare! GS afferrò il telefono e notò che segnalava un messaggio non letto – “Mi sarà arrivato durante lo scontro e prima, quando ho chiamato la polizia, non mi sono accorto di avere un messaggio non letto” – Aprì il messaggio con noncuranza: lesse Eryon. Il suo collega gli aveva mandato un sms, chissà cosa aveva da dirgli. In quel momento arrivò l’autobus, GS vi salì e si accomodò ad un posto libero, iniziando a leggere il messaggio:

“Ti do una buona notizia, GS!” – Il cavaliere fece scorrere – “Dal prossimo mese, per ben trenta giorni, verrà Lady Tara nel nostro turno al nosocomio”.

Il messaggio si concludeva con – “Sono certo che tu sarai molto contento di sapere questo!”.

GS si stese sul sediolino ed un sorriso gli increspò le labbra – “L’abisso può attendere… speriamo!”.