LA SPADA GEMELLA

20.07.2013 00:33

 

 

 

Quel giorno GS prestò servizio presso il Tempio, facendo il turno di pomeriggio. Lavorò assieme a Flora. Era molto allegro e riempì di complimenti la giovane Red Cronja. Flora invece era piuttosto seccata e preoccupata. Di lì a pochi giorni sarebbe passato un controllo severo, che aveva lo scopo di visionare l’organizzazione del nosocomio del Tempio.

“Io mi chiedo perché in mezzo a tanta gente abbiamo scelto proprio noi” – Diceva la ragazza ed il suo splendido viso assumeva l’espressione a tratti arrabbiata e a tratti corrucciata.

“Ma che vuoi che sia?” – Le disse GS – “Vedrai che lo supereremo col massimo dei voti, il controllo”.

“Ma tu che ne sai quelli che cosa chiederanno?”.

GS, che stava sistemando il carrello dei farmaci, fischiettava allegramente – “Lascia stare! Qualunque cosa ci chiederanno, vedrai che saremo in grado di rispondere senza alcun problema”.

Flora fissò il suo compagno – “Ma come fai startene così tranquillo? Quelli ci faranno a pezzi!”.

GS si voltò verso Flora, distogliendo per un attimo la sua attenzione dalla terapia che stava preparando – “Flora noi dobbiamo temere solo i campi di battaglia! Siamo Cavalieri del Tempio della Mente, mica operai? E con noi ci sarà anche Costantine”.

“Ah, capirai!” – Esclamò la ragazza – “Sarà proprio lui a risolverci la situazione”.

GS le si avvicinò e sorrise – “Sarai tu a risolverla, la situazione” – Le diede due pacche amichevoli sulle spalle – “Sei la nostra unica speranza”.

“Non scherzare!” – Esclamò Flora – “Io parlo sul serio e non so niente. Non sono preparata come vorrei”.

“Sei sempre più preparata di me e Costantine” – Le disse il cavaliere.

A GS non importava nulla né del famigerato controllo, né del nosocomio. Non gli importava più nemmeno il destino del Tempio, che circa due mesi prima aveva corso il rischio di essere annientato con una pioggia di missili. Non gli importava più nulla e forse nemmeno il destino del mondo! GS sapeva che di lì a poco avrebbe avuto la possibilità di combattere nuovamente contro l’Imperatore, l’uomo che un anno e mezzo prima lo aveva spedito quasi al creatore. Si era addestrato anche nella speranza di vendicarsi un giorno. Quel giorno stava per arrivare e GS non se ne curava minimamente.

Aveva accettato di sottoporsi alla prova di cui gli aveva parlato il Grande Maestro, solo per non deludere l’uomo straordinario – “Sarebbe un peccato rifiutare due doni fattigli da lui e Fergus.

L’unica cosa che gli importava realmente era conoscere meglio Lady Tara ed aveva già fatto tutto un piano per riuscirci! Ci avrebbe lavorato qualche altra volta al Tempio, per studiare meglio il suo carattere. Il cavaliere voleva capire fino a che punto fosse speciale la donna. Era rimasto molto colpito dal suo carattere dolce e allegro. Persino quel suo essere un po’ ragazzina gli era gradito.

GS si era interrogato, nei giorni scorsi, sul perché Lady Tara lo avesse colpito tanto. Come mai stava dando così tanta importanza a quella storia? Conosceva Lady Tara da ormai un anno, quasi. Tra loro due c’era sempre stato quel gioco sottile fatto di continue punzecchiature ma lui non si era mai realmente attaccato alla cosa; la viveva in modo molto distaccato. Alla fine GS aveva trovato una sola ragione per quello che gli stava accadendo: uscire da un mondo fatto di continue lotte e sfide. Aveva passato troppi anni immerso in quel mondo fatto di Cavalieri del Nuovo Ordine e battaglie continue contro ogni forma avesse deciso di assumere il male. Aveva avuto storie d’amore ma mai durature.

Non mi sto innamorando di Tara” – Disse a se stesso, mentre la mente vagava per conto suo – “E’ solo che voglio conoscerla meglio… poi si vedrà!”.

 

Giunto al termine della sua giornata di lavoro presso il nosocomio del Tempio, GS raggiunse il suo maestro – “Sono pronto, maestro MU”.

“Lo vedo” – Disse l’uomo, notando lo scrigno sulle spalle del ragazzo – “Hai lasciato il Potenziatore in un luogo sicuro?”.

“Certamente!” – Rispose GS.

“Allora possiamo anche andare” – Il Grande Maestro invitò GS a salire a bordo dell’auto elettrica. Il cavaliere si affrettò a farlo e lasciò lo scrigno nel piccolo portabagagli del mezzo ed il breve viaggio ebbe inizio.

 

Attraversarono la città, fino a raggiungere la super strada. Il viaggio fu breve e rapido. Il Grande Maestro portò GS attraverso un’austera strada di campagna, alla fine della quale giunsero all’esterno di un vecchio bastione.

GS scese dall’auto e si guardò intorno. Non c’era segno della presenza dell’uomo, fatta eccezione per due piccole casette che sorgevano a diversi chilometri di distanza dal rudere. Intorno alla case c’era un orto e delle mucche che pascolavano. Il resto del paesaggio era deserto, popolato solo da erbacce e alberi. Il vecchio castello sorgeva proprio davanti al cavaliere. Era molto grande, anche se fatiscente. Le sue mura erano state aggredite e conquistate dalle erbacce, che le ghermivano come i freddi artigli di famelici creature.  Non c’era segno di vita in quel colosso appartenuto ad un’epoca antica.

“Vuoi goderti ancora un po’ il paesaggio o vogliamo cominciare la prova e andarcene via il prima possibile?”.

GS si voltò verso il maestro – “Sono pronto, ditemi cosa devo fare”.

“Seguimi” – L’uomo si addentrò nel castello, seguito da GS.

 

Il Grande Maestro condusse GS attraverso i corridoi del castello, fino a giungere ai piedi di una scala che scendeva nel sottosuolo – “Al termine di questa scalinata, c’è un immenso salone diviso in più aree. Lì ci sono i tesori che abbiamo deciso di offrirti”.

“Torno in un attimo” – Disse GS, indossando il Maglio di Boron e la Corona dell’ariete e assicurando bene lo scrigno sulle spalle.

“Aspetta, eroe! Non vorrai addentrarti nell’oscurità senza questa?”.

GS risalì i pochi scalini che aveva percorso e afferrò la torcia elettrica dalle mani del maestro. Annuì e scese nuovamente verso il sotterraneo.

“Io ti aspetterò qui” – Disse il Grande MU – “Vedi di non metterci troppo”.

“Farò in un attimo” – Disse nuovamente il cavaliere, continuando la discesa.

 

Alla fine della scalinata di pietra, GS attraversò un grosso arco di pietra cadente. Fece molta attenzione affinché non venisse schiacciato da un improvviso crollo e si ritrovò in un’ampia sala di pietra. Non appena ebbe fatto alcuni passi al suo interno, la sala si illuminò!

GS si coprì gli occhi con la mano destra, attese che la vista si adattasse e fissò con stupore l’oggetto dal quale proveniva la luce accecante.

“Che diavolo ci fa quella statua quaggiù?” – Disse il cavaliere, mentre si avvicinava con cautela all’enigmatica figura di pietra. Si trattava di uno stantan, uno dei robot costruiti in serie su Marte. Si trattava dei primi gladiatori marziani ideati dal mago di corte della dinastia Adamas.

La statua riproduceva chiaramente uno stantan: l’elmo presentava due piccole corna su ogni lato. Gli occhi erano rotondi e sotto di essi era stato riprodotto una sorta di bocca spalancata e minacciosa. In realtà si trattava di una feritoia.

Il corpo era massiccio e misurava i due metri d’altezza. Al centro del corpo non c’era il volto dedicato alla divinità simbolica alla quale era stato consacrato Satan, lo stantan più evoluto, lo stesso robot che; ribellatosi, lottò contro Fergus. La statua presentava il maglio destro umanoide ma senza le punte d’acciaio che invece mostravano quelli di Fergus, Torgan e Argon. Il pugno stringeva una splendida spada a lama larga. La mano sinistra era la classica arma a tre punte che portava anche Satan.

La Corona dell’Ariete mandò una serie di segnali a GS. La splendida arma che lo stantan stringeva nel pugno destro era una spada dalle incredibili doti – “Che sia questo il tesoro che Fergus ha deciso di donarmi?” – Disse GS a se stesso.

Esaminò la sala, guardandosi bene intorno. C’era solo la statua, fatta eccezione per una serie di catene appese sulle parete ed una grata in fondo, proprio alle spalle dello stantan. La corona che adornava la fronte di GS non gli lanciava nessun allarme. Ad un tratto, però, il cavaliere provò una strana sensazione – “Quella statua ha qualcosa di strano” – Pensò il cavaliere – “Immaginavo che non sarebbe stato così facile!”.

GS posò lentamente lo scrigno in terra e lo aprì. Nel momento stesso in cui la Fire Son ricoprì il suo corpo, la statua vomitò un fumo nero, che avvolse tutta la stanza.

GS si ritrovò nell’oscurità e nemmeno la visione speciale della maschera gli permetteva di guardarsi intorno. Il cavaliere riuscì a captare un movimento: si abbassò e scattò di lato, prima che la spada lo colpisse in pieno!

 

GS non voleva credere a quello che stava vivendo! Ad attaccarlo era stato chiaramente lo stantan: anche tenebre la sagoma del robot era inconfondibile. Ma com’era possibile che lo attaccasse? Come poteva un semplice robot attaccare lui che era un essere umano. Che Fergus avesse donato il libero arbitrio a quello stantan? Con che scopo poi?

Mentre GS se ne stava immobile, perso nei suoi pensieri, la lama lo colpì alle spalle con una violenza inaudita! Il cavaliere cadde in avanti ma fece una capriola su se stesso e si rimise in guardia. La Fire son sembrava averlo protetto anche in quella occasione ma GS captava lo squarcio sulla schiena: la lama della spada era riuscita quasi a superare le sue difese. Al prossimo attacco avrebbe potuto tagliarlo in due!

GS non riusciva a superare quello strano buio che pareva circondarlo, ghermirlo con artigli invisibili. Nemmeno le straordinarie doti della Fire Son riuscivano a permettergli di individuare il nemico – “La maschera è dotata di visori particolari… ma nemmeno con essi riesco ad individuare il nemico!”.

GS si muoveva continuamente, cercando così di evitare la letale spada dello stantan e provando a riordinare le idee. La corona continuava a lanciargli dei segnali ma lui era agitatissimo e non riusciva ad interpretarli. “Devo riuscire a calmarmi… altrimenti la corona non mi sarà di alcun aiuto!”. Non appena il cavaliere cercò di rilassarsi, la lama tornò a colpire!

Il fendente fu terribile ed aprì uno squarcio sulla parte superiore del bracciale sinistro della Fire Son. GS agì d’istinto, sferrando un pugno ma non colpì altro che la nebbia nera. Il cavaliere sferrò anche una serie di calci e pugni tutto intorno ma del nemico non c’era traccia.

Quando il terzo fendente lo raggiunse, centrandolo in pieno petto e gettandolo al tappeto, GS iniziò ad avere paura – “Se non trovo il modo di fermarlo, questo mi ammazza!”. GS ancora non riusciva a credere a quanto stava accadendo: un comune stantan, un normalissimo robot di Marte stava cercando di ucciderlo! Aveva vissuto moltissime avventure come Gahijin ma non si era mai imbattuto in un robot tanto antico in grado di attaccare esseri viventi. Che Fergus si fosse evoluto tanto da poter donare un elmo del libero arbitrio anche ad altri gladiatori di Marte?

GS prese a muoversi continuamente ma lentamente. Cercava di mantenere la massima attenzione, nella speranza di individuare il nemico. Gli sembrava di lottare contro uno spettro: un nemico intangibile che all’improvviso compariva per attaccare e poi spariva nel nulla così come era comparso. Il pugno destro era stretto al fianco, forte del Maglio di Boron che ricopriva il bracciale della Fire Son. GS avrebbe voluto dare almeno un colpo al nemico, poiché sperava che anche lo stantan avesse adeguato la sua resistenza e la sua forza a quella di un essere umano. In tal caso il suo Pugno di Boron avrebbe potuto danneggiarlo… o almeno era quello che GS sperava!

La mente del cavaliere si arrovellava: in che altro modo poteva porre fine a quello strano combattimento? In che modo poteva intercettare il nemico che era tutt’uno col buio che lo circondava? Fu proprio quella domanda a fargli captare il segnale della Corona dell’Ariete!

Solo allora GS ricordò la rara capacità del cimelio di funzionare come una sorta di radar. Ordinò mentalmente alla corona di azionare tale modalità: dalla corona si abbassarono delle lenti fino a coprire le fessure della maschera corrispondenti agli occhi. Le lenti fungevano da schermo radar ma nemmeno in quel modo GS riuscì ad individuare lo stantan, prima che la lama della sua spada lo colpisse alla spalla destra. Il colpo fu terribile e GS finì in terra, per rotolare e rimettersi immediatamente in piedi.

“Dove sei, dannato? Fatti vedere se hai il coraggio, vigliacco!”.

Il cavaliere era stanco di quella strana lotta. Era come se lo stantan fosse diventato improvvisamente un fantasma e giocasse con lui: purtroppo i suoi colpi erano reali e a lungo andare avrebbero annientato le sue difese. Questa volta lo sfregio sulla spallina della Fire Son era chiaramente visibile e non solo un’impressione!

“I gladiatori di Marte sono eroi coraggiosi, non si nascondono nell’ombra per attaccare!”.

In quel momento il cavaliere vide il suo avversario o meglio, intravide una sagoma con in mano la terribile arma, poi udì un fruscio alle sue spalle e riuscì a schivare di lato la lama, poco prima che essa lo colpisse. La vide chiaramente: era una lama che scomparve nuovamente nelle tenebre!

Eppure lo stantan se ne stava praticamente immobile al suo posto. GS si avvicinò all’avversario, tenendosi sempre in guardia. Schivò nuovamente una lama giunta da chissà dove ed iniziò a capire! Ad attaccarlo non era la statua dello stantan ma qualcos’altro.

Il cavaliere raggiunse lo stantan di pietra e rimosse lo spadone dalla sua mano destra. In quel momento l’oscurità si diradò e gli occhi della statua presero ad illuminare la sala. In quel momento GS si rese conto di cosa lo avesse attaccato! Appese al soffitto c’erano delle lame simili al famoso pendolo dei film horror. Ce n’erano quattro ed erano state quelle lame a colpirlo. Le lame smisero di oscillare nel momento in cui l’oscurità si diradò. Fu allora che il cavaliere, incuriosito, gli si avvicinò e notò che erano soltanto semplici armi di metallo, per lo più scheggiate e spezzate dal contatto con la potente armatura. Tornò a fissare la spallina della Fire Son e si rese conto che non c’era squarcio alcuno, poi notò lo stesso squarcio su di una lama e capì: gli occhi della statua proiettavano le fenditure.

Inavvertitamente lo spadone che GS stringeva nelle mani rivelò degli strani fili che emersero dall’elsa! Essi erano delle connessioni e si attaccarono al braccio destro ed alla tempio dello stesso lato. In quel preciso istante dagli occhi della statua partì un raggio, che proiettò l’immagine di un vero stantan, con in mano lo spadone che brandiva GS.

Una voce di sottofondo presentò il guerriero: era la strana voce roboante di Fergus: il Signore di Marte

“GS, se stai guardando questo messaggio video significa che sei riuscito a superare la prova che ho preparato per te. Adesso osserva lo stantan: l’ho programmato in modo che conoscesse i rudimenti della spada. La tua arma è la Spada Gemella. Si chiama così perché nasce come gemella della possente arma che impugna Rampax. Segui i movimenti dell’avatar e la spada li memorizzerà. Quando in futuro la impugnerai per le tue battaglie, essa combatterà al tuo posto”.

Il cavaliere seguì i movimenti dell’immagine, muovendo la spada proprio come faceva lo stantan. GS si rese conto che quelle erano tecniche basilari ma allo stesso tempo molto potenti. La spada era stata forgiata con una lama straordinaria e dotata di una potenza senza eguali. La Corona dell’Ariete comprese immediatamente le potenzialità di quell’arma straordinaria e le comunicò al cavaliere. GS si rese conto che Fergus gli aveva fatto dono di un’arma straordinaria, con la quale gli sarebbe stato facile competere contro ogni diavoleria l’Impero avesse in serbo per lui.

Il raggio proiettato dalla statua si interruppe e così l’avatar scomparve, assieme alla voce di Fergus. La spada cambiò forma, la lama si ritirò e l’elsa si accorciò. Quello che era stato uno spadone, divenne una sorta di piccolo pugnale, che GS agganciò alla parte posteriore della Fire Son.

 

Dopo aver completato la prima prova, GS si diresse verso il cancello alle spalle della statua, che intanto continuava ad emanare la luce. Al fianco della grata, sul lato destro, c’era una sorta di argano. Il cavaliere lo usò per sollevare la grata. Quando l’ebbe alzata sufficientemente per passare oltre, GS si addentrò nel secondo livello del sotterraneo.

In questa occasione dovette utilizzare nuovamente la pila datagli dal Grande Maestro, poiché l’oscurità era nuovamente terribile e non gli andava di sfruttare il sistema della Corona per un caso come quello.

GS scoprì di essere in un corridoio molto antico, che scendeva nel cuore dei sotterranei. Non ci vollero i segnali della corona per far capire al cavaliere che quello era un antico passaggio segreto che era servito in epoche remote ai signori che abitavano quel castello.

Quando passò accanto ad unì’antica porta in legno, il cavaliere fu attratto da una strana luminescenza. Si accorse che dietro quella porta c’era qualcosa che lanciava strani bagliori. Attraverso una grata, il giovane eroe scoprì una strana pietra sita al centro di una piccola stanza rozza. Spalancò la porta sgangherata, che andò in pezzi e si avvicinò alla strana roccia. Si trattava di una strana pietra grossa quasi un metro, con una strana forma e di un insolito colore rosso.

Il bagliore proveniva da uno strano cristallo sito nella roccia stessa. La corona riprese a parlare al cavaliere a suo modo. GS comprese che quello strano cristallo era una sorta di cuore dell’intera roccia ed era il dono scelto per lui dal Grande MU. Quando GS allungò la mano per afferrare il cristallo fu colto da una stranissima sensazione! La corona stava captando una sorta di pericolo, qualcosa che aveva intravisto con la coda dell’occhio. GS riuscì a salvarsi da un masso cadente, solo grande alla straordinaria agilità che gli conferiva l’armatura! Il cavaliere si gettò di lato un attimo prima che il masso colpisse il pavimento.

Il giovane eroe fissò incredulo la roccia che era rimasta intatta e piantata nell’antico pavimento. Lanciò una rapida occhiata al soffitto ma si accorse che era avvolto dall’oscurità. GS si fece coraggio e si stava avvicinando nuovamente alla roccia rossa, quando il masso caduto dal cielo si trasformò!

Quello che sembrava solo una grossa pietra assunse la forma di un guerriero umanoide! La roccia sembrò sgretolarsi per poi ricompattarsi in una nuova forma ma non si era rotta, era semplicemente mutata! GS capì di trovarsi faccia a faccia con un rocloide, uno degli essere più antichi della storia dell’universo!

Il rocloide era alto più di due metri e mezzo ed era possente come nessun essere umano sarebbe mai potuto essere. Le sue spalle erano possenti ed i suoi pugni potenti. Fissando il suo atavico volto, GS notò però una cosa: i suoi occhi erano due orbite vuote. La Corona, un attimo dopo, gli confermò i suoi sospetti: quel rocloide era una sorta di zombie, di involucro vuoto e senza cervello ed era comandato dalla pietra rossa alle sue spalle.

 

Il rocloide zombie iniziò ad avanzare. GS indietreggiò, ritrovandosi nuovamente nel corridoio, incerto sul da farsi. La Corona dell’Ariete gli stava inviando continui segnali ma anche senza GS avrebbe intuito che a controllare l’essere era la strana pietra color rubino. Il nemico occupava l’intero corridoio con la sua massa. GS capì che l’unico modo per uscire da quella situazione era affrontarlo. Caricò il pugno al fianco e sferrò un Pugno di Boron potentissimo!

Il colpo di GS sfondò l’addome del nemico e l’intero petto iniziò a creparsi e sgretolarsi. Come se provasse dolore, il rocloide allargò la bocca di pietra ma non un suono uscì dalla cavità nera. L’essere indietreggiò, mentre il suo corpo continuava a sgretolarsi. GS pensò che fosse fatta ma i continui segnali inviatigli dalla corona lo costrinsero a restare in guardia: la battaglia non era ancora finita.

Attraverso le crepe nel corpo del rocloide zombie, GS intravedeva uno strano bagliore rosso e, con grande sorpresa del cavaliere, le spaccature iniziarono a chiudersi. L’eroe non riuscì a muoversi, mentre assisteva a quello spettacolo così insolito e quando l’essere di roccia sferrò un poderoso pugno, riuscì appena ad indietreggiare di scatto prima di essere colpito senza pietà! Il pugno poderoso frantumò una delle pareti del corridoio e GS, con un rapido sguardo, si accorse che oltre il muro frantumato c’era il vuoto!

Lanciando uno sguardo alle spalle, GS vide che lì dove ci sarebbe dovuto essere il passaggio per la sala con la statua dello stantan c’era solo una spessa parete di roccia – “Qualcosa mi dice che non si frantumerà!” – Pensò il cavaliere. Per un attimo GS si chiese come mai il Grande Maestro MU e Fergus gli avessero preparato una trappola congeniata tanto bene. Gli sembrava improbabile che lo avessero fatto con lo scopo di annientarlo. I due eroi avevano dovuto calcolare tutto nei minimi dettagli – “Loro sono convinti che ce la possa fare!” – Pensò GS – “E quindi una soluzione ci deve pur essere!”.

GS schivò altri due pugni. Il bestione era molto lento ma il cavaliere sapeva bene che, se fosse stato messo spalle al muro, sarebbe stato annientato in pochi secondi. Per togliersi da quella tremenda situazione, il cavaliere scattò in avanti e sferrò un pugno al volo, frantumando il volto del rocliode. La corona continuava a lanciare messaggi: la pietra era marcia e friabile. Ma c’era una forza atavica in quella roccia ormai senza vita, che la rendeva indistruttibile! La faccia, ridotta in un ammasso informe di roccia, si ricompose come per magia.

GS notò però una cosa: fino all’attimo in cui il volto non prese nuovamente forma del tutto, il rocloide aveva perso l’orientamento ed indietreggiava. Il bagliore azzurro lampeggiava attraverso la testa maciullata.

Devo scoprire cos’è quella luce! Si tratta di sicuro della fonte del suo potere ma deve essere generata da qualcosa”.

Con quel pensiero fisso in mente, GS capì che quella era l’unica soluzione. Se non fosse riuscito a scoprire la fonte del potere rigenerante del rocloide zombie, non sarebbe mai stato in grado di annientarlo!

Il nemico fece qualche passo indietro, dando a GS l’opportunità di guadagnare qualche metro. Il cavaliere era sempre conscio di doversi allontanare dalla parete alle sue spalle: se il nemico lo metteva spalle al muro non avrebbe avuto alcuna possibilità di riprendersi. Era una sensazione che gli trasmetteva la corona: era come se la parete di roccia che chiudeva la sala alle sue spalle, avesse delle caratteristiche pericolose.

GS decise di sfruttare l’unica tecnica che gli sembrava consona al caso: attaccò il volto del nemico nuovamente, dopo aver schivato due pugni. Un terzo colpo lo beccò di striscio e lo gettò in terra, ma il cavaliere si rimise in piedi immediatamente e si lanciò sotto le gambe del rocloide, passando dall’altra parte e iniziando a correre verso la roccia rossa. La raggiunse in pochissimi attimi e allungò il braccio destro verso il pulsante cristallo rosso ma una strana energia lo respinse, gettandolo contro la parete del corridoio alle sue spalle!

GS rimase inizialmente intontito da quel colpo ma qualcosa gli pulsava nella testa. Il cavaliere non riusciva però a mettere a fuoco quei pensieri ed il rocloide zombie riuscì ad afferrarlo per una spallina e a gettarlo verso la parete mortale!

L’eroe in armatura rossa scivolò lungo il corridoio ma riuscì a frenarsi, grazie alla forza del Maglio di Boron! La sua forte presa funzionò come un artiglio, dandogli la possibilità di fermarsi. Si rimise immediatamente in piedi, con la testa che ancora gli pulsava. Si rese conto di vedere doppio. Si concentrò e la corona gli diede la risposta che cercava: all’interno del corridoio c’era una forza terribile che oltrepassava le difese della Fire Son e gli ottenebrava i sensi. GS non riusciva chiaramente a capire di che cosa si trattasse ma il corridoio ne era impregnato.

Quando il gigante di pietra gli fu nuovamente addosso, GS scansò rapidamente il pugno ed indietreggiò. Quando sferrò il colpo diretto contro il viso di pietra, il rocloide non morto parò col possente avambraccio, che si spaccò quasi del tutto! GS rimase inizialmente stupito dalla mossa del nemico, schivò il pugno, indietreggiò per evitare il sinistro del nemico e si lanciò all’attacco. Ormai il cavaliere aveva capito che doveva bersagliare il colosso, fino a scoprire il suo punto debole! La rapidità donatagli dalla superba Fire Son gli permetteva di attaccare e schivare veloce come un lampo! Il goffo rocloide non era in grado nemmeno di sfiorarlo ma GS sentiva le forze andare via! Quel corridoio sarebbe diventato la sua tomba, se non avesse scoperto presto il punto debole del nemico non morto e sarebbe stato sconfitto!

 

Mentre continuava a combattere, GS cercava di restare concentrato. Ogni volta che abbatteva una parte del nemico osservava con attenzione per scoprire se nascondesse un particolare che conducesse al punto debole dell’essere. Poi avvenne che perse le forze e cadde. Si rialzò immediatamente ma il rocloide tenuto in vita solo da un incantesimo lo colpì sulla schiena con un gancio a pugni uniti dalla forza devastante!

Solo la straordinaria resistenza della Fire Son permise a GS di sopravvivere e tenere tutte le ossa intatte! Il successivo colpo del nemico, spinse il cavaliere ancora più vicino alla parete pericolosa e l’eroe si rese conto che dalla pietra che chiudeva il passaggio proveniva una strana energia, la stessa che aleggiava nel corridoio. In quel momento la Spada gemella si staccò dalla Fire Son e cadde in terra, proprio a pochi centimetri dalla mano di GS.

Il cavaliere afferrò l’elsa e si mise in posizione d’attesa. La lama dell’arma si rivelò in tutta la sua potenza e le connessioni si unirono alla tempia e al braccio destro del cavaliere, anche se questi brandiva la grossa arma con entrambe le mani. L’armatura iniziò a diventare pesante e GS sentì le gambe molli. Solo la sua straordinaria caparbietà gli permise di restare in piedi. L’eroe sferrò un fendente con quanta forza aveva in corpo, tagliando in due il corpo. In quel momento vide che sul lato destro del petto c’era uno strano globo scintillante.

“E’ quello il punto debole! Quello strano cristallo azzurro è in diretta connessione con quello rosso”. Fu grazie alla Corona se GS capì che i due cristalli si davano forza l’uno con l’altro.

Il cavaliere richiamò tutta la forza di cui era in possesso. La Fire Son iniziò a scintillare e l’aura di luce l’avvolse: la Fiamma Fotonica avvolgeva il cavaliere. La forza negativa venne annullata e GS si sentì nuovamente nel pieno delle forze. Affondò la punta della Spada gemella proprio nel cristallo, nel momento in cui le due metà del corpo si stavano ricongiungendo. Il cristallo azzurro andò in frantumi e con esso il corpo del rocloide zombie.

La forza misteriosa che stava piegando GS diminuì. Il cavaliere, stringendo ancora la spada in pugno, cercò di riprendere fiato – “Questa volta ero quasi al limite” – Pensò il cavaliere – “Se non fossi riuscito ad intuire il punto debole di quell’essere… adesso sarei finito”. Disattivando l’arma forgiata da Fergus, GS avanzò verso la stanza in cui c’era la misteriosa roccia rossa. Brandiva ancora tra le mani l’arma in forma ridotta. Sapeva di non essere più in grado di richiamare la Fiamma di luce e che l’energia negativa, benché diminuita, aleggiava ancora in quel corridoio.

GS giunse nuovamente al cospetto della roccia rossa. La corona gli urlava nel cervello segnali di allarme: il cavaliere capì che c’era ancora pericolo!

Non sapendo cosa fare, GS allungò la mano e strinse il cristallo rosso. In quel momento una tremenda energia si scaricò sul suo corpo! Un lampo di luce rossa avvolse il suo braccio, arrivando fino all’arto protetto dall’armatura. GS sentì un dolore improvviso all’avambraccio destro ma tenne duro e tirò via lo strano cristallo. Fu allora che la pietra si agganciò al pugno di Boron e nuovamente si ripeté il prodigio a cui GS aveva assistito prima: la roccia rossa assunse la forma di un poderoso guerriero. L’essere aveva una testa molto strana, che faceva pensare ad uno spirito immondo o ad un demone ma si trattava solo di uno strano rocloide. Gli occhi di cristallo azzurro dell’essere millenario e quelli di GS si incrociarono.

“Giovane cavaliere, ti faccio dono di uno dei miei due cuori. Esso ti permetterà di utilizzare il cristallo tagliente in combattimento” – Nella mente di GS non c’erano solo le parole del rocloide ma anche le immagini di prismi acuminati di cristallo rosso. Il rocloide mostrò al cavaliere come utilizzare il suo cuore, poi tornò a riposare, assumendo la forma di pietra e sprofondando nel pavimento.

GS si affacciò nel corridoio e vide che la roccia che bloccava il passaggio era sparita. Tornò all’uscita dal bastione e non trovò nessuno ad aspettarlo. Capì che sarebbe dovuto tornare da solo al Tempio.