Il Bioroide

26.01.2014 20:44

Quando entrarono nella taverna, lady Tara interrogò il proprietario – “Come mai quei due uomini si stavano azzuffando?”.

“Erano nervosi sin da quando sono entrati” – Disse l’uomo – “Poi hanno cominciato a bere ed hanno perso le staffe. Hanno iniziato a prendersi a sberle nel mio locale, ed io li ho invitati ad uscire fuori”.

“E quelli hanno pensato bene di continuare la discussione” – Disse GS, mentre fissava il “sopravvissuto” che prestava soccorso all’altro – “Ma alla fine la solidarietà ha trionfato”.

“Uomini!” – Esclamò Tara – “Sempre pronti a fare a pugni”. Senza aggiungere altro, si diresse ad un tavolo e fece cenno a GS di seguirla. I due presero posto al tavolo. Nella taverna c’erano solo pochi altri. Due ragazzi, seduti ad un tavolo di fronte al loro, fissarono per un attimo Tara, si scambiarono due battute a voce bassa e tornarono a prestare attenzione ai loro boccali di birra.

“Cosa guardi?”.

GS scosse il capo – “Nulla. Stavo solo pensando”.

“A cosa pensavi?” – Tara avvicinò il suo viso a quello di GS. Il suo profumo inebriò il cavaliere.

“Mi chiedevo dove avessi imparato a combattere così”.

Tara si allontanò da lui fissò la finestra – “Ancora con questa storia?”.

“Ho visto come ti sei battuta con quell’uomo. Non può essere solo frutto della ginnastica. Tu sembri avvezza agli scontri”.

“Quando vivi nel Tempio della mente, apprendi per forza i rudimenti della lotta”.

GS inarcò un sopracciglio – “Cosa intendi dire?”.

“I cavalieri del tempio sono tutti dei guerrieri. Ognuno di loro sa battersi, anche se non tutti hanno studiato l’arte della lotta. Osservando i loro allenamenti, nella sala del duello, alla fine ho imparato qualcosina” – La donna si sistemò i capelli – “Anghela si accorse che io spiavo i suoi allenamenti e quelli degli altri e mi chiese se volevo imparare a lottare. Io dissi di no: la lotta non si addiceva ad una come me. Mi vedevo troppo delicata e poi, ritenevo la lotta una cosa da uomini. Ma Anghela mi disse che avrei dovuto imparare a difendermi. Il tempio poteva essere bersaglio di qualche gruppo terroristico e un giorno mi sarei potuta trovare nelle circostanze di dovermi difendere”.

GS ascoltò senza dire niente – “E tu? Sai combattere?”.

GS sospirò – “Non sono un lottatore. Ho praticato karaté per cinque anni e poi ho mollato, perdendo tutto quello che l’arte marziale mi aveva dato. Ho fatto a pungi anche per strada, da ragazzino ed anche quella è stata una buona esperienza. Ma non posso dire di essere un lottatore”.

“Ma la lotta ti appassiona, giusto?”.

GS annuì – “Si, moltissimo. Sono fermamente convinto che il karaté sia un grande mezzo per la difesa e l’attacco ma ammiro anche tutti gli altri stili di combattimento e la gente che se la sa cavare, anche non avendo mai praticato l’arte della lotta”.

“E quali altri interessi hai, oltre alla lotta?”.

I due ragazzi parlarono del più e del meno. Tara volle sapere qualcosa sul passato di GS – “Come sei diventato cavaliere?”.

GS fissò un punto indefinito attraverso la finestra. Sembrava riluttante a parlare della sua investitura a cavaliere ma alla fine cedette – “E’ avvenuto tutto per caso” – Disse.

“Avanti, racconta. Sono molto curiosa”.

“Avevo tredici anni, quando incontrai per la prima volta il Grande Maestro. Feci la sua conoscenza in un brutto momento” – Il ragazzo fissò la sua nuova amica. Il suo sguardo era molto serio – “Il Grande Maestro venne da me nel momento stesso in cui la Congregazione prese prigionieri me ed i miei amici”.

“La Congregazione?” – Tara parve stupita – “Non credevo facesse queste cose”.

“Il ramo della Congregazione che viveva nella mia città era poco convenzionale. Siccome io mi opposi ad alcuni suoi progetti, i suoi membri mi catturarono e non avevano buone intenzioni” – GS strinse il pugno destro, come se quel ricordo lo innervosisse. Tara fissò per un attimo la sua mano, poi nuovamente il suo volto, facendogli cenno di continuare – “Proprio nel momento in cui volevano passare dalle parole ai fatti, giunse il Grande Maestro MU. Assieme a lui c’era un ragazzo più o meno della mia età ed era il suo primo vero allievo cavaliere. Bastarono le sue parole a salvarmi dalle grinfie di quei maledetti. Fu il maestro a propormi di iniziare l’addestramento da cavaliere”.

“Come? Perché proprio te? Lo conoscevi già?”.

“Fu lui a scegliermi. Si era informato in qualche modo sul mio conto ed aveva deciso che possedessi le caratteristiche giuste per iniziare l’addestramento da cavaliere con lui. Passai il resto dell’estate presso la sua tenuta isolata ed ogni tanto, nel corso dell’anno, tornavo da lui per mostrargli quello che avevo imparato”.

“Ma cosa voleva che imparassi?”.

“Tutto quello che riuscivo ad assimilare” – Rispose GS – “Il maestro è convinto che ogni esperienza ed ogni conoscenza acquisita aiutino un ragazzino a diventare un cavaliere. Fu al termine dei tre anni di addestramento che il maestro mi consigliò di iniziare un’arte marziale. Era convinto che, date le mie caratteristiche fisiche, fossi molto portato per il karaté ed io seguii il suo consiglio”.

“E la Congregazione?”.

“Quando tornai dal mio primo periodo di addestramento, la città si era già ribellata ed i membri della Congregazione erano stati richiamati all’ordine”.

Tara afferrò la mano di GS – “E’ una storia molto interessante ma adesso si è fatto tardi. Devo proprio scappare”.

“Così all’improvviso?” – GS ci era rimasto un po’ male.

“Purtroppo avevo dimenticato un impegno. Devo tornare a casa ma potremmo rivederci domani, se vuoi, dopo il lavoro”. GS annuì ed osservò la donna mentre si allontanava. Perché provava una strana sensazione? Come mai Tara non lo attraeva più come la prima volta che l’aveva vista? Eppure il suo corpo sprizzava femminilità da ogni poro. Riflettendo su quel particolare, GS capì che il modo in cui aveva agito la donna lo aveva inquietato. Non aveva agito per fermare la rissa tra i due uomini ma per metterli fuori combattimento. La ragazza negava di aver praticato l’arte della lotta ma le sue movenze ed il suo modo di confrontarsi con gli altri lasciavano intendere il contrario. GS non riusciva a togliersi la scena dello scontro dalla mente e qualcosa in lui cominciava a credere che Tara nascondesse qualcosa. Nemmeno il cavaliere seppe mai la vera ragione che lo spinse ad uscire dalla taverna, ma si mise sulle tracce della bella Tara.

 

Per prima cosa andò al Tempio. I cavalieri sorveglianti lo lasciarono passare. GS riuscì a trovare i dati che gli interessavano: quelli relativi all’abitazione di Tara. Dovette consultare la mappa del tempio per scoprire come arrivare a casa della ragazza. Scoprì così che Tara abitava in una grossa casa, in una zona piuttosto isolata della città-tempio.

Una volta uscito dalla Torre, GS prese subito la strada per arrivare da Lara. Attraversò la zona centrale del tempio, dove i negozi erano già tutti chiusi, poi raggiunse la periferia isolata. Riuscì a trovare un sentiero stretto e lo seguì, sicuro che lo avrebbe portato a casa di Tara.

Il sentiero era in salita e portava sicuramente in cima alla collina che si intravedeva. Numerosi alberi circondavano la zona e su di un lato GS riuscì anche ad ammirare un frutteto con alberi pieni di frutti. Il cavaliere si fermò un attimo e scorse alcuni uomini che stavano tornando alle proprie case, dopo aver controllato gli alberi. Molto probabilmente si trattava dei contadini. GS tornò a fissare la salita e si apprestò a seguire il sentiero. La luce della luna rischiarava la strada e proprio sulla collina, GS si ritrovò di fronte una grossa casa. Un tuono squarciò il velo di silenzio che avvolgeva tutto. GS fissò per un attimo il cielo e vide le nubi che stavano coprendo la luna. Sulla collina scese una irreale oscurità. GS provò un brivido. Un temporale estivo ma il ragazzo ebbe l’impressione che potesse nascondere un cattivo presagio. Cercò lo zaino e si sentì sicuro quando lo sfiorò con le dita della mano destra. Se qualcosa fosse andato storto, si sarebbe affidato alla corona ed al Pugno di Boron. Scosse il capo, chiedendosi cosa dovesse andare storto, stava solo andando a far visita ad una sua amica.

Fissò la porta e si avviò verso di essa. Ripeteva a se stesso che stava solo andando da Tara, per farle visita, eppure dentro di sé c’era qualcosa: una sensazione di disagio che strisciava sotto la sua pelle e non lo lasciava tranquillo. Si fermò di fronte l’ingresso e fissò il nome inciso sulla porta: Tara Kayth. Si chiese chi fosse realmente Tara. Come faceva ad essere così forte, come riusciva a lottare con tanta agilità e forza incredibile anche se ammetteva di non aver mai studiato l’arte della lotta? Era davvero possibile che fosse diventata tanto abile solo osservando gli allenamenti dei cavalieri del tempio?

GS scosse la testa. Non riusciva a credere a quella storia. Tara era davvero molto abile negli scontri corpo a corpo. Era in possesso di una capacità che non si acquisiva solo osservando gli altri allenarsi. Ripensando allo scontro tra Tara ed i due uomini che stavano litigando alla taverna, GS ricordò un particolare a cui prima non aveva dato peso: Tara sorrideva! Non solo era una gran lottatrice ma provava piacere nello sconfiggere gli altri. Ma c’era dell’altro: il suo sorriso era inquietante, come se nascondesse qualcosa…

La porta si aprì e Tara comparve sull’uscio. Il suo sguardo era cambiato e GS avrebbe giurato che i suoi occhi avessero una luce diversa – “Cosa diavolo vuoi? Ti ho detto che avevo da fare, no?”.

“Mi fai entrare?”.

Tara scosse la testa – “Ho bisogno di riposare. Ho avuto una giornata difficile e voglio stare sola. Non insistere”.

“Cosa mi stai nascondendo, Tara?”.

Una folata di vento sferzò i due ragazzi. Il vestito della donna svolazzò per qualche minuto, poi tornò ad abbassarsi. “Non so di cosa parli e adesso vattene”. Tara si voltò per tornare in casa ma GS non aveva intenzione di mollare. “Perché non vuoi farmi entrare, Tara? E non ripetermi la storia che sei stanca”.

La ragazza non si voltò ma disse qualcosa ugualmente – “Non sono da sola. Ti basta come risposta?”.

“Ti ho detto di non mentirmi”.

Tara si fermò sulla soglia della porta. Era visibilmente rigida. Si voltò: il suo sguardo era cambiato – “Se non vai subito via da qui, sarò costretta ad agire male e sono certa che non ti piacerà”. GS non fece un solo passo indietro, anche se sentiva di fare una cosa sbagliata. Stava violando la privacy di una persona e sapeva bene di non averne il diritto. Ma c’era qualcosa che lo spingeva ad andare in fondo a quella faccenda e ci sarebbe andato.

“Fai quello che devi fare, Tara. Io non me ne andrò finché non mi spiegherai cosa c’è che non va”. Forse era la sua grande curiosità a spingerlo a scoprire quale fosse il segreto di Tara o forse si rendeva conto che la donna stava vivendo un problema e voleva solo cercare di aiutarla. Ma una domanda gli sorgeva spontanea: chi gli dava il diritto di aiutare Tara? E se Tara non volesse essere aiutata?

Nonostante dubitasse di essere completamente nel giusto, GS non fece una piega. Fronteggiò lo sguardo della donna e attese una sua mossa, quando la vide letteralmente crollare!

 

Tara roteò le pupille all’indietro e si accasciò sulle ginocchia. GS fece un balzo in avanti e la afferrò. Il respiro di Tara era debole. Il cavaliere le mise due dita sul collo e notò che anche il battito era debole. Senza pensarci su due volte, GS entrò in casa. Studiò l’ingresso e si ficcò nella prima stanza a sinistra, ritrovandosi così nel salotto di Tara. Adagiò delicatamente la ragazza sul divano e le tenne i piedi in scarico, per cercare di farle riprendere i sensi. Ma Tara non riapriva gli occhi ed il suo respiro divenne sempre più affaticato. Forse la ragazza soffriva di qualche malattia debilitante e non voleva farlo sapere agli altri. Si guardò intorno, nel soggiorno illuminato solo dalla luce della luna che filtrava attraverso la tenda dell’unica finestra. In quelle condizioni era difficile accorgersi se sul tavolo vi fosse qualche farmaco ma il cavaliere avrebbe giurato di non vedere farmaci.

Mentre teneva su i piedi di Tara con la destra, GS cercò il cellulare con la sinistra. Riuscì ad afferrarlo ma gli cadde a terra. Il cavaliere si accorse che gli tremavano le mani. “Spostati di lì!”. GS si voltò e vide una sagoma nell’ombra. Lasciò cadere le gambe di Tara e si sfilò lentamente lo zaino dalle spalle. La persona si avvicinò fino a quando giunse sotto la luce della luna. GS colse immediatamente la somiglianza tra la donna e Tara. Erano molto somiglianti, solo che la nuova venuta dimostrava quasi venti anni in più di Tara ma GS capì immediatamente che non era sua madre, né un’altra familiare. La donna non lo degnò nemmeno di uno sguardo, afferrò Tara sotto le ascelle e la trascinò nel corridoio. Si fermò solo un attimo e fissò GS – “Credo sia inutile chiederti di andare via”.

“Infatti, almeno finché non mi avrai spiegato chi sei e chi è lei”.

“Sono… sono sua madre. Va bene?”.

GS scosse il capo – “Non sei sua madre, né sua sorella. Le somigli molto. Chi sei?”.

“Seguimi” – La donna trascinò Tara per il corridoio, entrò in una stanza e accese la luce. Quando GS raggiunse l’uscio della nuova stanza rimase senza parole. Si trattava di una sorta di laboratorio, pieno di strani monitor e di macchinari. GS non capì a cosa servissero tutte quelle cose ma non ebbe bisogno di posare la corona sul capo per capire che il sarcofago al centro era destinato a Tara. Osservò la donna mentre vi deponeva dentro il corpo della giovane, chiudeva  la teca trasparente e si avvicinava ad una consolle. La strana signora Pigiò qualche pulsante ed il sarcofago iniziò a riempirsi di un liquido trasparente ma denso. La donna tornò allo spettrale sarcofago solo per posizionare una maschera dell’ossigeno sul volto di Tara, una maschera collegata ad un bocchettone di ossigeno a muro. Quando la donna si voltò, GS la fissò dritto negli occhi e in quel momento capì chi fosse in realtà.

 

La donna gli portò la bevanda fresca e si sedette di fronte a lui, con in mano un boccale identico al suo.

“Quindi sei tu Tara” – La donna annuì – “E allora lei chi è?”.

Tara, la vera Tara, sorseggiò la bevanda fresca poi parlò – “Dubito che tu possa capire fino in fondo cos’è. Tuttavia cercherò di spiegartelo”. GS era in attesa della spiegazione.

“Molti anni fa, quando ero ancora giovane e desiderabile, conobbi un uomo speciale. Era uno scienziato ma purtroppo nessuno capiva quanto fosse geniale” – GS mandò giù un po’ della bevanda – “Aveva scoperto come creare degli esseri… umani. L’essere che hai visto tu, quello con cui sei stato fuori a bere, è l’ultima sua creazione. È stato egli stesso a donarmela, qualche anno fa”.

“Ma cos’è?”.

“Lui la chiamava bioroide. Un bioroide doveva essere un uomo artificiale, in grado di pensare e lavorare senza mai stancarsi. I bioroidi avrebbero dovuto sostituire gli uomini nei lavori pesanti in un prossimo futuro. Ma purtroppo il comitato etico bocciò la sua proposta. Secondo gli emeriti scienziati che facevano parte del comitato, il bioroide era solo un insulto alla vita, poiché cercava di imitare la creazione più perfetta che l’Iddio avesse mai pensato”.

“Un burattino” – Disse ad un tratto GS – “In pratica voleva dar vita ad una sorta di automa umano, la cui vita sarebbe stata interamente dedicata ai lavori pesanti e a quelle attività a cui gli uomini non sarebbero stati più avvezzi”. Il cavaliere provò un brivido lungo la schiena mentre pronunciava quelle parole.

“Questa era la sua idea ma io ho scoperto che il bioroide è molto di più di questo” – Tara posò la tazza e intrecciò le dita, posando le mani sul tavolo – “Quando ci siamo rivisti, qualche anno fa, gli chiesi di realizzare un bioroide per me. Avevo intenzione di servirmene per le faccende più faticose. Ma quando vidi il suo bioroide capii che esso poteva aiutarmi a coronare un sogno… un sogno sul quale meditavo da tempo” – GS stava in silenzio ma credeva di aver capito molto bene la storia. Tuttavia lasciò che Tara continuasse il suo racconto.

“Lo scienziato aveva creato un bioroide a mia immagine e somiglianza. Quando lo vidi fu come rivedere me più giovane. I bioroidi invecchiano molto lentamente. La loro pelle è sì simile alla nostra ma possiede anche un enzima artificiale che le permette di restare giovane molto a lungo, a patto che venga idratata con una speciale soluzione”.

“Quella in cui hai immerso il bioroide”.

Tara annuì – “Quella soluzione salina contiene tutti i nutrimenti di cui ha bisogno il bioroide ed una speciale soluzione che mantiene la sua pelle sempre più giovane”.

GS decise che non poteva stare più in silenzio. Era giunto il momento di dire qualcosa – “E così hai pensato bene di farti sostituire dal bioroide. Non ti rendi conto che lui vive la tua vita, mentre tu te ne stai rilegata in una casa isolata. Ma come fai?”.

“E’ tutta colpa degli uomini!” – Esclamò ad un tratto Tara – “Mano a mano che gli anni andavano avanti, perdevo parte dei miei spasimanti. Sono stata una bellissima ragazza, sai? Avevo frotte di uomini ai miei piedi” – La donna abbassò lo sguardo – “Poi, ad un tratto, ne ho avuti sempre di meno. La prima volta che decisi di far uscire allo scoperto il bioroide, fu per fare uno scherzo ad uno dei cavalieri del tempio. Si trattava di un cavaliere che, anni fa, mi è stato molto dietro. Le prime sere ci cascò in pieno ed il bioroide, ogni volta che rientrava, mi raccontava l’avventura che aveva vissuto. L’avevo istruito io ed aveva raccontato di aver fatto ritorno da una vacanza dove aveva ricevuto alcuni interventi di chirurgia plastica. Inizialmente il cavaliere ci era cascato e l’aveva amato, credendo di amare me. Purtroppo però, non potevo sperare di ingannare un cavaliere molto a lungo. L’amante del bioroide presto capì il trucco. Mi dissi che non era un grande dramma. Avevo perso lui ma avrei avuto tutti gli altri giovani del tempio”.

“Il bioroide ha sviluppato anche degli interessi personali” – Disse GS – “Come ad esempio una passione per la lotta”.

Tara annuì – “Ha iniziato a leggere dei racconti sui cavalieri e l’onore. Osservava i cavalieri del tempio mentre combattevano e voleva somigliargli sempre di più”.

“Ti rendi conto che si tratta di un essere vivente? Che ha diritto a vivere la sua vita e non quella che tu hai scelto per lei?”.

“E’ un bioroide!” – Tara batté il pugno sul tavolo – “Non è un essere umano… non completamente. Il suo corpo è simile al nostro ma ha delle piccole differenze. I suoi muscoli risentono meno della fatica ed i suoi organi interni si deteriorano più lentamente. Oltretutto sembra essere immune a diverse malattie. Il suo cervello però è ancora simile a quello di un bambino, poiché, nonostante abbia un corpo adulto, il bioroide deve ancora assimilare moltissime nozioni. È un pupazzo di carne che vive grazie a me!”.

GS scosse il capo e si alzò, mettendosi lo zaino in spalla – “Sei senza cuore, Tara. Come fai a parlare così di lei? Forse non sarà molto sveglia e magari ha il cervello di una bambina nel corpo di una donna ma è pur sempre un essere umano, anche se è stato creato da uno scienziato. Tu ricerchi l’amore, mentre lei chiede solo di fare la sua vita. Tu la tieni prigioniera del tuo gioco ma non ti rendi conto che fai male ad entrambe. Non hai bisogno di cercare l’amore e l’avventura. Hai già chi ti ama. Devi solo accettarlo”.

“A chi ti riferisci?”.

GS si voltò, poco prima di raggiungere la porta d’uscita – “Pensa a questo: come mai lo scienziato ha creato un bioroide a tua immagine e somiglianza? Te lo dico io: ti ama, Tara. E sono certo che ti ama così come sei. Se ha dato quella forma al bioroide è solo perché è così che ti ricordava, prima di rivederti”.

“Ma è un uomo di cinquant’anni!”.

“E tu una donna. Ricordalo: non sei più una ragazzina ma una donna matura. Tienilo bene a mente la prossima volta che deciderai di giocare a fare la principessa”.

“Non hai il diritto di parlarmi così! Tu sei giovane. Aspetta di arrivare alla mia età…”.

“Addio Tara” – GS aprì la porta ed andò via. Scese il sentiero e si ritrovò ai piedi delle collina. Lanciò uno sguardo alla luna e per un attimo gli sembrò che volesse punire Tara. GS però era certo che quella donna si stesse già punendo da sola: era prigioniera di quattro mura e la sua unica consolazione era ascoltare le storie di un bioroide.

GS si avviò verso il suo alloggio, pregando l’Iddio affinché non gli facesse più vivere un orrore simile. Non poteva digerire che un essere vivente fosse usato come una bambola.