L'anguilla elettrica
La Prova parte II
L’anguilla elettrica
GS si lanciò su per la vecchia scala ed arrivò al piano di sopra. L’oscurità avvolgeva tutto e l’ambiente era pervaso da odore di muffa e di escrementi. In giro c’erano siringhe da eroina, come vecchi rimasugli di una civiltà antica, un popolo che per anni aveva preso possesso di quel vecchio rudere.
Ma dov’era Abras Gaia?
GS, tutti i sensi all’erta, si muoveva con circospezione, poiché attendeva da un momento all’altro un nuovo assalto. Davanti a lui c’era il muro, mentre alla sua destra si apriva un passaggio in quella che un tempo doveva essere stata una sala. Scattò ed uscì allo scoperto, si guardò intorno alla ricerca del proprio avversario ma dov’era finito Abras Gaia? Il misterioso guerriero sembrava essere sparito, inspiegabilmente, nel nulla.
Il cavaliere si guardò intorno ma avrebbe fatto meglio a guardare dentro se stesso! Cos’era quella terribile morsa che sembrava serrargli le viscere? Guardò persino il soffitto, poi si spinse nell’altra camera, anch’essa vuota e dalla quale si accedeva al solaio. Di nuovo quella morsa allo stomaco, questa volta così forte che provò uno strano senso di nausea. Era come se un granchio si divertisse a tormentare le pareti delle sue viscere.
Era di nuovo la paura, questa volta manifestatasi sotto nuovo spoglie, magari per confonderlo? No, questa era una cosa diversa, qualcosa a cui il cavaliere avrebbe dato il nome di ansia!
Si trovava in una situazione di forte tensione e voleva concluderla al più presto. L’ansia lo stava divorando dall’interno ed il fastidio che avvertiva non era la chela di un granchio ma il morso di un essere viscido! Da cos’era data quell’ansia? Forse dall’incertezza dell’esito. Abras Gaia era un personaggio forte e, in quel momento, si trovava certamente in una posizione di superiorità.
Poteva emergere in qualsiasi momento dall’ombra ed attaccarlo, un assalto a sorpresa che avrebbe potuto risolvere le sorti del combattimento. Fu in quel momento che GS scoprì il secondo elemento che causava l’ansia: l’onta della sconfitta!
L’orgoglio. GS era molto orgoglioso e non voleva perdere, era convinto di avere la giusta preparazione ed i mezzi più adeguati per combattere quella battaglia e allora perché darla vinta all’avversario? Abras Gaia era davvero così superiore?
GS scosse il capo, mentre si avventurava lentamente verso la seconda stanza, cercando di mantenere tutti i sensi all’erta ed i muscoli pronti a scattare. Si affacciò con circospezione nell’altra stanza. Non c’era nessuno. I calcinacci la facevano da padroni, almeno in quell’ora della giornata. Chissà se col calare delle tenebre, oltre ai topi, tornavano anche i padroni delle siringhe. Quel rudere era isolato, il posto ideale per spararsi una buona dose di veleno in vena.
Mancavano ancora alcune ore prima che la sorella luna prendesse il posto del fratello e fino a quel momento, quelle rovine sarebbero state il teatro del suo scontro personale. Ma dov’era il suo mortale avversario?
Abras Gaia non era nemmeno nell’altra stanza e l’unico posto dove poteva essersi intrufolato era la terrazza ma quello era un posto aperto, senza eventuali nascondigli. Che Abras Gaia avesse deciso di concludere il loro duello in quel modo, attraverso uno scontro faccia a faccia? Il Cavaliere del Nuovo Ordine scosse il capo: se così avesse voluto, perché scappare all’improvviso? La risposta era ovvia: scappare per riorganizzarsi e sferrare l’attacco finale!
Qualunque piano stesse formulando il suo avversario, GS si disse pronto. Poteva contare sulla solidità della sua corazza, su anni di esperienza e sui suoi colpi. E, mentre avanzava verso la terrazza, il cavaliere avvertì una nuova sensazione e questa volta si trattava di un’anguilla elettrica. L’animale si trovava nel suo stomaco e lanciava potenti scariche elettriche, che lo rendevano molto più forte. L’energia dell’anguilla gli forniva il nutrimento, fisico e mentale, necessario per affrontare la sfida finale contro Abras Gaia! Era come se l’elettricità caricasse una batteria, sentì i muscoli potenti come non mai, avvertì una nuova determinazione e la paura scomparve. L’anguilla aveva scacciato gli esseri viscidi ed il granchio e adesso era rimasta solo la determinazione.
Poco prima di raggiungere l’uscio, GS si fermò. Ma era davvero determinazione? Scosse il capo, conscio che si trattava di qualcosa di diverso, di una vecchia amica che era tornata a trovarlo o, forse, che non lo aveva mai lasciato.
Rabbia, ecco cos’era l’anguilla. E GS si accorse che l’anguilla non aveva scacciato il granchio o le creature striscianti, bensì era una loro diretta conseguenza. La paura di perdere e l’ansia di risolvere lo scontro il prima possibile avevano evocato la rabbia, una creatura di pura potenza, che forniva tutta l’energia necessaria per sconfiggere il nemico!
GS varcò la soglia e si guardò intorno: a sinistra le lamiere di un piccolo tetto che sorgeva proprio sotto la grande cupola del rudere. Il ragazzo ricordò che sotto la lamiera c’era abbastanza spazio per nascondersi e allora si abbassò e lanciò un’occhiata ma Abras Gaia, il nemico, non c’era.
Davanti c’era la terrazza e a sinistra, oltre la lamiera, il muro che divideva l’ambiente da un’altra stanza. La parete bianca era integra, segno che Abras non l’aveva attraversata, quindi da quel punto non poteva giungere nessun attacco. A destra e in fondo c’era solo il vuoto.
Dov’era? Dove si era nascosto Abras Gaia? GS era sicuro solo di una cosa: il suo avversario era lì e stava meditando la prossima mossa o forse era già pronto a sferrare il suo attacco.
Sorrise GS, sicuro di sé. Poteva contare sulla forza che gli forniva l’anguilla elettrica, accoccolata nel suo ventre e pronta ad intensificare le scariche al momento opportuno e allora come mai la sua sicurezza vacillava?
Fu proprio mentre si trovava sotto l’ombra e osservava la luce del sole toccare il resto della terrazza che capì! Si accorse del fumo che oscurava i suoi sensi e scoprì anche perché l’anguilla intensificava le sue scariche, non era solo per prepararsi allo scontro ma anche, e soprattutto, per il fumo!
L’oscurità annebbiava la vista, lasciando l’animale al buio e allora le scariche elettriche, che alimentavano la rabbia, davano l’illusione di rischiarare le tenebre. Ma appunto di illusione si trattava!
E le nubi oscure che, come un manto tenebroso, annebbiavano i suoi pensieri, accrescendo l’ansia e alimentando la rabbia, ospitavano al loro interno un polipo. L’essere allungava i suoi tentacoli in ogni direzione e spargeva l’inchiostro nero. Il polipo, con i suoi molti tentacoli, rappresentava il dubbio che, una volta manifestatosi, allungava le sue propaggini verso ogni caposaldo della ragione.
Ma cosa rappresentava in realtà quel polipo? Cosa dava vita al dubbio? Era come se la sua mente fosse divisa tra luce e tenebre, le prime che rendevano chiari i suoi passi; le seconde che gettavano ombre sul suo percorso. Abbassando lo sguardo, GS cercò di leggersi nel profondo. Cos’era che lo faceva dubitare?
Un filo di vento si alzò e, benché il suo corpo fosse protetto dall’impenetrabile armatura, GS ne sentì la carezza sui suoi capelli. Il vento portò forse un sussurro con sé, la spiegazione di quale fosse il dubbio.
GS si porse la domanda: perché sto combattendo?
Quella domanda rappresentava il nucleo del dubbio, la testa del cefalopode, mentre i tentacoli rappresentavano le risposte che lo mettevano in crisi. E tra tutte, quella più forte, la propaggine più robusta, era la paura di essere nell’errore! E se quella battaglia iniziata con Abras Gaia fosse stata causata da qualche suo comportamento? Com’era possibile che un cavaliere giungesse da lontano, comparendo improvvisamente dal nulla, per ingaggiar battaglia? Quella lotta andava ormai avanti da quasi un anno ed era stata segnata da più scontri. Abras Gaia era comparso all’improvviso nella sua vita ed aveva ingaggiato battaglia con lui. Quella situazione gli era sempre sembrata forzata, quasi aliena ma adesso si chiedeva se non fosse iniziata a causa di qualche suo comportamento, se con un suo atteggiamento, una sua parola, non avesse dato inizio ad una battaglia che adesso rischiava di porre fine ai suoi giorni.
Si concentrò sulla respirazione, continuando a fissare un punto indefinito davanti a sé, e lentamente svuotò la sua mente da ogni dubbio o incertezza. Per capire cosa stava accadendo e rispondere alle domande, doveva affrontare Abras Gaia e farsi dire da lui le ragioni del suo odio. Avanzò e si affacciò di sotto.
Dal palazzo di fronte, Abras Gaia aveva osservato il comportamento del suo avversario sin da quando era salito al primo piano del rudere. Il fare attento, l’avanzare circospetto, il concentrarsi sulla respirazione ed il viso puntato in avanti come chi non ha paura della sfida. Pronto eppure cauto e guardingo, GS si fiondava a suo modo verso la sfida.
Era un cavaliere davvero singolare. Chiunque altro si sarebbe piombato di sopra, avrebbe messo a ferro e a fuoco la sala, alla ricerca del nemico; avrebbe imprecato e urlato e si sarebbe fiondato verso la terrazza, l’unico posto in cui l’avversario poteva essere giunto dopo la sua fuga. GS no, non si era lasciato prendere dalla rabbia ma aveva mantenuto un atteggiamento calmo e riflessivo, studiando l’ambiente circostante con fare tranquillo, quasi stesse cercando tutti gli elementi da sfruttare a suo vantaggio, incurante dell’eventuale attacco a sorpresa, come se quello non potesse in alcun modo ledere la sua persona.
Abras Gaia si chiese se non lo avesse giudicato male. Quando lo aveva incontrato la prima volta, dopo averlo sconfitto, distruggendo il pettorale della sua corazza, aveva pensato che non valesse nulla e, come lui, anche la sua corazza fosse cosa da poco conto. Ripensandoci adesso, osservando come si muoveva e come si batteva il suo avversario, Abras aveva cambiato del tutto opinione. Il loro scontro era durato un millesimo di secondo, un istante in cui GS aveva schivato il suo colpo mortale – lasciando che l’attacco si scaricasse sulla corona e non sulla sua testa – sferrando a sua volta un pugno micidiale. Abras non aveva potuto deviare il pugno del suo avversario, benché avesse cercato di intercettarlo col braccio sinistro, ed il colpo aveva raggiunto l’addome. L’impatto era stato così forte che l’energia era penetrata nella sua corazza, facendo vibrare le sue costole. Il dolore era stato così forte… il fiato gli mancava… il costato gli faceva male e l’addome gli doleva. La sua armatura, difesa solida ed impenetrabile, animata da una forza che aumentava con l’accrescersi del pericolo, non era riuscita nel suo intento ed il pugno del cavaliere era riuscito a raggiungere la debole carne che si nascondeva all’interno del metallo.
E nonostante avesse cercato di non darlo a vedere, il suo astuto avversario lo aveva capito. GS non si era lanciato all’attacco come uno sprovveduto, nonostante il suo colpo fosse stato di un’efficacia incredibile, ma era rimasto immobile ad osservare il suo avversario. Forse voleva che attaccasse, per sfruttare la sua forza a proprio vantaggio e alla fine, stanco di attendere, aveva deciso di affidarsi alla straordinaria energia che portava con sé in ogni scontro.
L’aura di luce che aveva avvolto la Fire Son era quasi la metafora del cavaliere che, col suo sorriso ed il suo carattere spesso allegro, cercava di poetare luce ovunque. Era stato allora che Abras Gaia aveva capito quali fossero le sue reali possibilità. Non ne aveva e allora aveva utilizzato l’arma segreta, per riuscire a fuggire via. Con rapidi balzi, ignorando il dolore, aveva raggiunto il piano di sopra e poi, con un salto, la terrazza dalla quale aveva raggiunto la palazzina di fronte. Se fosse giunto in strada, GS si sarebbe accorto della sua presenza ed il suo attacco non avrebbe lasciato scampo alcuno!
GS, contrariamente alle sue aspettative, era arrivato al piano superiore e si era mosso con intelligenza e circospezione, benché i suoi sensi – era chiaro! – fossero tutti concentrati sull’ambiente circostante. Era quasi come se il nemico non costituisse per lui alcun problema e fosse, anzi, una mera curiosità da soddisfare. Forse nei loro scontri passati GS aveva deciso di prolungare il combattimento per puro diletto! Abras Gaia non avrebbe provato stupore di fronte ad una cosa del genere, dal momento che il Cavaliere del Nuovo Ordine si stava rivelando ben più completo di quanto avesse immaginato.
Abras ne ebbe la certezza assoluta: se avesse affrontato il suo avversario in quel momento, avrebbe conosciuto la sconfitta. La ferita doleva e l’integrità della corazza era ormai compromessa. In una situazione come quella era meglio indietreggiare, ritirarsi, per combattere un altro giorno ed Abras Gaia aveva voglia di confrontarsi nuovamente con quel cavaliere.
Decise di abbandonare il campo di battaglia ma non senza rivolgere il suo saluto ad un avversario come quello.
Di sotto non c’era nessuno.
GS, guardandosi un’ultima volta intorno, si convinse che Abras fosse scomparso, ritirandosi dallo scontro. Visto come erano andate le cose, non c’era alcun motivo per lui di restare lì, così GS si diresse verso l’uscita dal rudere, recuperò la corona, ed uscì nuovamente sulla strada.
Seccato, si diresse verso la via di casa. Non era riuscito a sconfiggere Abras Gaia nemmeno quella volta, quindi il loro duello sarebbe continuato. Il cavaliere si fermò e sollevò la maschera della Fire Son. Un sorriso si formò sul suo volto e GS lanciò un’occhiata dapprima ai bambini che giocavano giulivi, poi al sole. Se l’era cavata bene.
Mentre proseguiva verso casa, si accorse di essere molto stanco. Lesse dentro se stesso e si accorse che aveva consumato molte energie. Era stato a causa del colpo inferto ad Abras Gaia o, forse, di quello subito? GS scosse il capo. Se si sentiva così era perché aveva consumato molte energie. L’ansia, la rabbia o il dubbio? Cosa aveva assorbito tutte quelle energie? Era stata una combinazione di tutte e tre le cose? Si, con molta probabilità sia l’ansia che la Rabbia ed il dubbio avevano portato via forze preziose. Era stato un bene, per lui, che il formidabile Abras Gaia fosse sparito, perché se avesse deciso di attaccarlo…
GS pensò a quante possibilità avesse in quel momento. Di certo, se il nemico si fosse ripresentato, avrebbe combattuto fino alla fine ma si sentiva molto stanco ed avrebbe potuto contare su poche forze residue. Si rese conto che, in pochissimi minuti, aveva consumato una grande quantità di energia, la sua mente si era persa in inutili congetture; finendo annegata nel mare dei perché. Aveva perso la concentrazione, arrivando persino a dubitare delle proprie azioni. Qualunque cosa poteva essere accaduta, apparteneva al passato e lui stava vivendo nel presente. Abras Gaia, qualunque fosse il motivo, lo attaccava e a lui toccava difendersi e respingerlo, era quasi un gioco ma cominciava ad esserne stufo.
Tornando a pensare a ciò che era appena successo, GS decise che avrebbe dovuto considerare quel lato del suo carattere e lavorarci sopra. Abras Gaia era scappato, forse perché aveva percepito il pericolo di continuare un combattimento come quello, e lui aveva iniziato a formulare molte congetture che, alla fine, si erano rivelate errate. La sua mente si era aperta su scenari carichi di tensione e minaccia, possibilità in cui il nemico stava tramando chissà cosa alle sue spalle; nascosto nell’ombra, pronto ad annientarlo. Quelle congetture erano cariche di trame ordite alle sue spalle per annientarlo e ciò aveva liberato la paura, la Rabbia e con esse l’ansia e il dubbio. GS si rese conto che non era la prima volta che gli capitava di mettere in atto un processo simile, nella vita di tutti i giorni come in quella da Cavaliere del Nuovo Ordine, e non era una cosa buona.
Negli ultimi tempi bastava il minimo disguido che la sua mente iniziava a viaggiare in realtà in cui, a torto o a ragione, la sua incolumità era in imminente pericolo. Indossava una solida corazza (il più delle volte), era un ragazzo intelligente e giovane e quegli elementi dovevano bastare a dargli la sicurezza di cui aveva bisogno. Una volta aveva letto da qualche parte che la vita andava presa con leggerezza, che troppa serietà poteva creare molti problemi nell’interpretazione degli eventi ed era una cosa vera.
GS decise che avrebbe indagato i motivi che lo avevano portato a quel punto. Forse l’addestramento per padroneggiare la Fiamma di Luce, lo scontro con l’Imperatore e la Guerra contro L’Impero lo avevano sfinito. Le continue lotte intestine nel Tempio della Mente erano state il colpo di grazia ma non poteva farsi abbattere da eventi simili, soprattutto dal momento che la vita andava avanti ed il suo addestramento era appena agli inizi.
In quel giorno di primavera, GS si porse un nuovo obiettivo ma prima doveva indagare profondamente dentro se stesso, per scoprire quali meccanismi mettessero in moto tutta una serie di considerazioni pessimistiche.
GS si avviò verso casa. Si sarebbe liberato dell’armatura, una doccia e poi sarebbe tornato in strada, magari con la sotto corazza ed il Maglio appeso alla cintura. Non gli andava di portarsi dietro lo scrigno dell’armatura, sebbene ci fosse Abras Gaia nei paraggi, se si fosse presentato, avrebbe chiamato la corazza e sarebbe stata di nuovo battaglia.
“Ma guarda un po’ che sfortuna!” – Pensò il ragazzo – “Torno a casa per le vacanze e ci trovo anche Abras Gaia! Avrei preferito qualcuna delle mie vecchie nemiche, almeno erano un bel vedere!”.
GS iniziò a ridere da solo, mentre raggiungeva l’incrocio, accingendosi a passare la strada.
“Guarda un po’ che sfortuna!” – Si disse – “Mi ritrovo qui, nel regno della Congregazione, dove è nata la principessa dei Vikings, dove ho affrontato Shustra la signora del Potere e in chi vado ad imbattermi? Un cavaliere che non esce mai da quella sua assurda armatura, comincio quasi a pensare che non ci sia nessun essere umano in quella corazza, ma solo uno spirito malato”.
Era meglio tornare a casa e non pensarci, si disse. Una bella doccia, un cambio di abiti e poi avrebbe raggiunto i suoi amici, con i quali avrebbe passato una bella giornata. Nunzio gli aveva parlato di una nuova ragazza, appartenente ad un gruppo che stava frequentando in quel periodo.
“Si tratta di una biondina mozzafiato ma fai attenzione!” – Gli aveva detto Nunzio – “E’ una maestra di TaeKwonDo!”.
“Ohhhhhhh, che paura!” – Pensò in quel momento – “Beh, di sicuro avrà belle gambe!” – Si disse.
Nunzio gli aveva anche parlato del nuovo gruppo ed aveva tutta l’aria di essere un bell’affare, c’erano molte ragazze e tutte giovani – “Un terreno di caccia ideale!” – Si disse GS.
Prima di andare via, si voltò verso il rudere e vide Abras Gaia, fermo e immobile in mezzo alla strada. Il guerriero lo salutò con un inchino, poi gettò in strada una sfera fumogena e scomparve.
GS sorrise, ricambiò il saluto, e si avviò verso casa.