Micol, Capitolo 16

19.05.2015 15:53

… a fiumi

 

 

 

Quando si trovò al cospetto della famiglia di Giorgio, tutta riunita intorno al tavolo, GS si rese conto che un terribile senso di declino aleggiava su quella casa, su quella gente. Era come se la decadenza dell'epoca storica si proiettasse anche su quelle persone. Lo stesso crepuscolo, pensò GS, stava calando sui due giovani e sul loro rapporto.

La famiglia di Giorgio aveva deciso di festeggiare la Pasqua in un sol giorno, visto il clima in cui si trovava e la mancanza dell'altro figlio. Dai discorsi della famiglia, GS capì che non avevano più la vecchia governante ma una nuova, anziana, per la quale non sembravano provare – soprattutto il padre e la madre – alcuna simpatia.

La tavola era imbandita in modo da rispettare la tradizione della Pasqua Ebraica, con i bocconi rituali, la terrina dell'Harosét, l'erba amera, pane àzimo e l'uovo sodo riservato al primogenito.

Data la forma che aveva assunto, GS non poté evitare di entrare in contato con i pensieri di Giorgio, nel cui cuore dominava uno stato d'animo in perfetta armonia con la decadenza generale. GS rabbrividì, e la sua essenza tremò tutta, quando percepì il paragone che Giorgio stava facendo tra la sua famiglia ed i morti. I vivi apparivano agli occhi del giovane studioso così tristi da essere paragonati ai defunti. Suo padre e sua madre apparivano ai suoi occhi così invecchiati, come se fossero avvizziti in pochi mesi; Fanny, sua sorella minore, anche avendo quindici anni, ne dimostrava dodici, come se si rifiutasse di crescere perché consapevole di non avere speranza. C'erano anche gli zii riuniti intorno al tavolo e su di essi Giorgio vide gravare una misteriosa aura di fatalità.

GS si sentì trafiggere dallo stupore, e da un forte dolore, e dovette lottare con tutte le sue forze psichiche, quando si rese conto che Giorgio stava prevedendo l'orrenda fine che sarebbe toccata a tutti i familiari che lo circondavano, quando sarebbero finiti nei forni crematori! E, mentre la sua forma tremolava e quasi si dissolveva, il Cavaliere ebbe la certezza che Giorgio – studioso dalla mente sensibile e acuta – possedesse delle capacità sensoriali poco comuni, che gli permettevano di percepire cose precluse alla maggior parte della gente. Ormai il Cavaliere non aveva più alcun dubbio sul fatto che il giovane riuscisse spesso ad avvertire la sua presenza.

L'immagine successiva che fu proiettata nella mente di uno già stravolto GS, costrinse quest'ultimo a spezzare, almeno momentaneamente, il legame tra lui e Giorgio. Il Cavaliere non riuscì a resistere alla visione che il giovane aveva creato, attraverso un riflesso che gli mostrò un'immagine di se stesso più canuto e invecchiato. Il giovane si vedeva attorniato da un'aura di morte alla quale capiva in qualche modo di non appartenere.

Studiando l'espressione del volto di Giorgio, GS capiva che il ragazzo si sentiva fuori luogo, pensava di non appartenere a quel sentore di morte che lo circondava. Il silenzioso ed invisibile Cavaliere pensò anche che il ragazzo fosse stufo (come lui del resto!) di tutti quei discorsi, che proseguivano da chissà quanto, sulle leggi discriminatorie, su quarti di sangue e meriti patriottici, attorniato com'era da lamentosa monotonia e inutile trenodia che i parenti salmodiavano intorno a lui. Forse GS fu l'unico a sentire il sussurro di Giorgio, perché gli altri erano troppo impegnati nei loro discorsi per prestare ascolto alle silenziose parole del giovane, un sussurro nel quale il ragazzo esternò l'invidia che provava – in quell'occasione – nei confronti del fratello minore Ernesto, il quale si trovava fuori per motivi di studio, a Grenoble, e che tra tanti problemi non era rimasto lì, dove sembrava perduta ogni speranza!

GS provò una profonda pena e percepì la sua forma come una cascata, qualcosa di liquido che scorreva continuamente, senza mai dissolversi. Giorgio era l'unico che riusciva a capire quanto grave fosse la situazione in cui si trovavano oppure, forse, era l'unica persona ad avere il coraggio di ammettere che le cose si erano messe così male da non lasciar più alcuna speranza. Forse c'era anche qualcun altro che capiva la situazione pericolosa in cui si trovavano gli ebrei, ma nessuno voleva ammetterlo, per non piombare nella disperazione più nera!

GS si chiese allora se Giorgio fosse riuscito a salvarsi, il che era possibile visto che sembrava dotato di una sensibilità e di un'intelligenza fuori dal comune. In fondo, la storia non era ancora finita ed uno dei finali possibili poteva includere la fuga di Giorgio e Micol a Grenoble. Sì, i due ragazzi si sarebbero rifugiati da Ernesto, solo loro due, e avrebbero deciso di ricominciare insieme una nuova vita! Ma il Cavaliere si riprese immediatamente, svegliandosi da quello che era solo un bellissimo sogno, e si rese conto che i suoi presentimenti non erano così rosei...

 

Alle ventitré la Signora Cohen, la nuova governante, chiamò Giorgio per passargli una telefonata. Quando Giorgio chiese di chi si trattava, la donna gli rispose che al telefono c'era Alberto.

Per GS fu facile prevedere che stava per verificarsi qualcosa di molto importante ai fini della storia, sentì come un guizzo di elettricità attraversargli il corpo, e la sua supposizione fu esatta dal momento che Alberto invitò Giorgio a passare a casa, al termine della cena, accennandogli a una sorpresa. Era facile capire a quale sorpresa si riferiva Alberto e GS provò una certa allegria nel sapere che presto anche Giorgio avrebbe rivisto Micol, perché era di sicuro a lei che aveva accennato il fratello, quando aveva parlato di una sorpresa per Giorgio.

La reazione del giovane fu immediata! Come spinto da una propulsione più potente di quella atomica, il ragazzo corse a prendere sciarpa e cappotto e pregò la governante di dire qualcosa ai suoi, qualora lo avessero cercato. GS poté persino sentire chiaramente i battiti del cuore del ragazzo, il cui nobile organo batteva all'impazzata come se al suo interno vi fosse un'intera orchestra.

Giorgio corse a tutta velocità sulla bici e GS, che lo seguiva volando nel cielo freddo, percepì la sua speranza: la speranza che quella sorpresa appena accennata fosse proprio Micol. Ma se Micol era davvero tornata, come mai non si era fatta viva alla funzione? E perché non lo aveva chiamato lei?

Quando arrivò all'ingresso della Domus, Giorgio – accompagnato da un invisibile fantasma – venne accolto dal fedele Jor. Il ragazzo pensò che magari era stata Micol a mandare il cane ad accoglierlo e che lo attendeva alla porta di servizio, quella riservata agli ospiti della famiglia. Così, col cuore pieno di speranza e di allegria, Giorgio si avviò in quella direzione. 

 

Proprio come aveva sperato il ragazzo (ed anche il suo accompagnatore invisibile, a dire il vero), sull’uscio della porta c’era proprio Micol. GS rimase incredibilmente colpito dalla bellezza delle giovinetta, come se passare del tempo lontano da quella città, l’avesse in qualche modo resa più bella.

Sotto la flebile luce del portico i suoi capelli biondi erano ancora più lucenti ed i suoi grandi occhi chiari splendevano come diamanti. Giorgio scese di sella, rispose al suo saluto e la baciò!

Ah, se qualcuno avesse potuto vedere l’espressione di GS in quel momento! Il Cavaliere se la rideva silenziosamente, dicendosi che era ora che il ragazzo facesse la sua mossa. Lei, Micol, oppose una debole resistenza ma poi cedette. Un classico. GS si disse che era fatta, Giorgio era riuscito a metterla alle corde e del tutto inaspettatamente. Ma il sorriso del Cavaliere era costretto a spegnersi presto, così come tutto il suo entusiasmo!

Giorgio aveva tenuto stretta Micol, il viso affondato nel suo colletto ma esitava, dubitava. GS poteva chiaramente percepire i suoi pensieri confusi. Avrebbe voluto gridargli di non farsi vedere insicuro, che quello era un passo falso che lei non gli avrebbe mai perdonato e, in verità, il Cavaliere cercò anche di farlo ma si accorse – era la prima volta che cercava di comunicare con Giorgio quando si trovava nella sua forma eterea – che aprire la bocca (ammesso che avesse una bocca in quella forma!) era del tutto inutile! Per quanto si sforzasse, GS non riusciva ad emettere alcun suono e fu per lui un bene, chissà come l’avrebbe presa Giorgio se avesse scoperto che qualcuno stava assistendo a quella scena e avrebbe assistito anche a tutto quello che sarebbe successo di lì a poco!

I due ragazzi rimasero alcuni secondi viso a viso, pochi centimetri l’uno dall’altra, a fissarsi negli occhi. In quel momento fu come se la vista del Cavaliere si potenziasse, come se inavvertitamente avesse schiacciato un comando per lo zoom. GS fissò gli occhi dei due giovani, prima quelli di lui e poi quelli di lei.

Sii sfacciato, sii sfacciato!” – Tentava di gridare GS – “Fa qualsiasi cosa ma mostrati sicuro di te, non essere impacciato proprio ora!”.

Micol era forte, una ragazza davvero eccezionale! No, non era forte nel senso che avrebbe potuto sollevare cento chili con una mano. Non era quella la forza di cui c’era bisogno in quel momento. Nello sguardo di Micol c’era tutta la sicurezza di una donna che sa quello che vuole ma che aspetta. C’era anche durezza in quegli occhi ma Giorgio non avrebbe dovuto farsi intimidire…

E invece, fu proprio quello che successe. GS lo aveva temuto, lo aveva sospettato fin dal momento in cui i suoi occhi erano entrati in contatto con quelli di Micol: uno sguardo che ti entrava dentro e smontava ogni tua sicurezza. Chissà un tipo timido come lui come avrebbe reagito di fronte a quello sguardo; di sicuro avrebbe dovuto bluffare ma di certo non si sarebbe mostrato insicuro, perché quello avrebbe significato perdere punti!

Giorgio abbassò lo sguardo per primo e GS avrebbe voluto gridare, cercò anche di avvicinarsi al ragazzo, in un disperato tentativo di fare qualcosa. Ma fu solo, per l’appunto, un disperato quanto vano tentativo. E Giorgio non solo abbassò lo sguardo, fece una cosa ancora peggiore, la peggior cosa che un uomo possa fare in un momento come quello!

Le chiese scusa, mormorò quella parola come se avesse commesso un delitto e allora GS avrebbe preferito sprofondare nel terreno, tornare immediatamente al suo mondo, gettare via il libro in un luogo dal quale non avrebbe mai potuto ritrovarlo! Giorgio non solo si era giustificato per quello che aveva fatto ma si era anche mostrato insicuro! Chiedere scusa per aver espresso il proprio desiderio a una ragazza, che magari attendeva quella prova da chissà quanto tempo! No, GS non ci voleva credere, fu bruciato da una rabbia senza precedenti ma ormai la frittata era fatta e forse sarebbe stato anche inutile restare lì a vedere il resto della storia. Dopo un simile comportamento, un uomo doveva solo sparire perché difficilmente sarebbe riuscito a recuperare.

E immaginarsi la reazione di Micol (o di qualunque altra donna al suo posto) in quel momento! – “Perché scusa? Sono stata io, forse, che ho sbagliato a venirti incontro. La colpa è mia”.

Eh sì, Micol era andata ad accoglierlo, dopo tanto tempo che non si vedevano; finalmente lui era riuscito a prenderla e darle un bacio e poi si era giustificato, come se avesse fatto qualcosa di male! GS provò a fare spallucce, magari quell’esperienza sarebbe servita a Giorgio per non commettere più di quegli errori. Purtroppo, a meno che l’autore del libro non avesse previsto un lieto fine (ma ci voleva proprio un miracolo), la situazione con Micol era completamente compromessa e irrecuperabile. GS stava cercando di calmarsi, rendendosi conto che quello non era il mondo reale ma solo il frutto della fantasia di un autore, forse troppo geniale o autobiografico per riuscire a riportare degli eventi in quella maniera, per cui non c’era bisogno di prendersela tanto. Ma sin dal momento che aveva visto il libro nella vetrina della libreria della stazione, vi si era sentito attratto e coinvolto, un coinvolgimento che era aumentato mano a mano che si era addentrato in quella vicenda. Povero GS, di lì a poco avrebbe avuto motivo di innervosirsi ancor più ed avrebbe capito perché Franco aveva preferito non osservare quella parte della storia: un seduttore esperto quale lui era, non poteva seguire quella vicenda senza struggersi!

 

Il Cavaliere rivolse nuovamente la sua attenzione ai due giovani, in particolare su Giorgio, non appena vide un oggetto scintillante. Si trattava di un anello che Micol portava al dito e che, con fare da vera maestra, aveva mostrato al giovane.

Nel vedere l’anello, Giorgio si scatenò in una scenata di gelosia. Micol, abilissima in quel gioco (come qualunque donna, del resto. La donna era sempre più brava dell’uomo – almeno secondo GS – nel gioco della seduzione, perché nel corso dei secoli da quello non era dipeso solo la prosecuzione della specie ma anche la sua stessa sopravvivenza), iniziò a prendere in giro Giorgio; gli disse che si era fidanzata e quello era il regalo del suo ragazzo poi, vedendo la reazione di Giorgio, immediatamente scoppiò in una gran risata – “Ma non so, su… non vedi che scherzo? È un anello da niente. Guarda”. Gli lasciò il tempo di guardare attentamente l’anello, poi aggiunse qualcosa – “Adesso vieni” – Sussurrò – “Che se no, di sopra, sono capaci di stare in pensiero” – E rise.

Mentre i due ragazzi entravano nella Domus, GS rimase inebetito, incapace a muoversi. No, passi che si trattava di una storia, di un libro scritto anni e anni prima, ma non poteva sopportare una scena così! Nella sua mente si aprirono diversi scenari alternativi, il migliore dei quali era quello in cui la controparte maschile di quella storia, una volta visto l’anello, facesse i complimenti alla ragazza per essersi fidanzata, magari allacciandosi alla storia della zitella accennata nella lettera – quella che conteneva la poesia. Uno si poteva comportare in qualunque modo in una situazione così ma non poteva ingelosirsi… era come se, durante un combattimento sul ring, si abbassasse la guardia, beccandosi un destro micidiale! A GS sembrò addirittura di vedere la scena di Giorgio che veniva sbattuto fuori dal ring con un gancio mortale!

Il silenzioso Cavaliere se ne stava all’esterno della Domus e intanto, nel salire di sopra, Micol fissò la bocca di Giorgio e disse – “Ottimo!”. Poi, di punto in bianco, iniziò a parlare della tesi e di come il professore di tedesco si fosse impuntato che lei non doveva avere la lode. Al momento della nomina a dottoressa, Micol aveva ricevuto il saluto romano e aveva ricambiato nello stesso modo.

GS, sopraggiunto nel momento in cui la ragazza stava parlando dell’episodio, rimase senza parole e tornò immediatamente serio. Micol era stata discriminata perché ebrea e pertanto non le era stata data la lode. Ma la ragazza la prendeva a ridere, faceva parte del suo carattere o, forse, si rendeva benissimo conto che da come si stavano mettendo le cose, che importanza poteva avere la lode? Per lei e tutti gli altri ebrei non si prospettavano giorni belli.

I due ragazzi stavano andando avanti mano nella mano, Micol lanciava occhiate alla bocca di lui e sorrideva ma vuoi che Giorgio non commettesse un altro fallo? GS, che ormai aveva perso ogni gusto per quella storia d’amore senza speranza, non si sarebbe mai immaginato un episodio come quello, dopo che Micol si era quietata e, anzi, sembrava ben disposta verso il suo impacciato Giorgio.

Giorgio riprese con la sua scenata di gelosia, iniziando a chiederle il motivo per cui si era trattenuta ancora un mese su al nord, nonostante si fosse laureata. E ancora una volta, dimentico dell’olocausto che avrebbe travolto la penisola e sarebbe rimasto nella memoria delle genti come uno dei più grandi genocidi della storia dell’umanità, GS si sentì crollare il mondo addosso e si disse che, se prima ci fosse stata qualche flebile speranza di assistere a una storia diversa, dopo quello che stava vedendo, tutto sarebbe andato a rotoli. A quel punto Micol tirò via la sua mano da quella dell’altro e gli lanciò un’occhiata di traverso.

I due giovani raggiunsero la sala da pranzo, dove erano attesi dal resto della famiglia. GS rimase da solo sulle scale e si costrinse a muoversi senza più alcuna speranza. La ragazza aveva ripristinato un clima disteso, gli aveva lanciato continue occhiate che, secondo GS lasciavano pochi dubbi sul loro significato, e quello – invece di ripetere l’approccio in modo più disteso e sicuro – se ne usciva con la solita gelosia! No, il Cavaliere non se la sentiva di esprimere giudizi su Micol, lei ce la stava mettendo tutta, mentre Giorgio continuava a perdere punti.

 

Quando GS raggiunse la sala da pranzo, lesse gli sguardi carichi di ammirazione sui volti rossi di tutti i presenti; gli occhi puntati sui due giovani con occhiate cariche di benevolenza. Tutti i presenti erano contenti di vedere Micol assieme a Giorgio e, in effetti, Micol e Giorgio facevano davvero una bella figura l’una accanto all’altro.

Un uomo che GS non ricordava di aver mai visto prima, rivolse al ragazzo un saluto incoraggiante, di incoraggiamento sportivo. Giorgio sedette alla destra del Professor Ermanno, che presidiava il capotavola, mentre alla sinistra del padre – proprio di fronte a Giorgio – prese posto Micol.

La mente di GS, nel vedere quella scena, fece un altro salto indietro nel tempo. I parenti di Micol sembravano essere molto felici dell’avvicinamento dei due giovani mentre nel suo caso – tanti anni prima o dopo a secondo di come si voleva vedere la cosa – i parenti della ragazza di cui si era innamorato non erano d’accordo che si vedesse con lui, in primis la zia. Un sorriso amaro, così GS immaginò l’espressione sul suo volto in quel momento. In quell’occasione non aveva fatto altro che assecondare le idee folli dei religiosi, quando si era scagliato come una furia contro i due fratelli, innocenti vittime di un gioco orchestrato dagli adulti. Quanti passi falsi aveva commesso lui in quell’occasione? Molti di più rispetto Giorgio e molto più drastici. Altro che scenate di gelosia, lui ne aveva fatte di cose, anche riprovevoli e, alla fine di quella storia tramutatasi da favola che era in una brutta novella, aveva avuto persino la spavalderia di presentarsi nuovamente ai suoi occhi e chiederle la mano, oltretutto agendo di impulso e raggiungendola di corsa mentre tornava dal culto, proprio sotto casa sua. Quella volta gli era servita da insegnamento, certe cose andavano pianificate e studiate con meticolosità.

 

Mentre i familiari di Micol accoglievano i due giovani a tavola, a GS parve che il tempo si fosse fermato, tutto intorno a lui era immobile: il padre come la madre di Micol, lo zio come il fratello Alberto e lei così come Giorgio. Tutto era immobile, solo i pensieri nella sua mente si muovevano rapidi, i ricordi ormai erano incontenibili perché erano rimasti immobili, congelati in un banco di memoria per troppo tempo. Il Cavaliere rivedeva più e più volte sempre la stessa scena: si trovava a casa sua, stava mangiando del pane col cioccolato affacciato al balcone, quando vide passare la bella ragazza per la quale era tornato a battergli forte il cuore. Senza pensarci su due volte, asciugatosi il muso su uno straccio, si infilò le scarpe da ginnastica e si fiondò giù per le scale. Non chiuse neppure la porta di casa, tanto dalla fretta!

Scese le scale con rapide falcate, uscì in strada che lei era già lungo la via che portava nel lato del quartiere in cui viveva la sua famiglia. Non si lasciò scoraggiare, ormai convinto a chiudere quella faccenda, la raggiunse e, proprio sotto casa sua, le disse che si era innamorato di lei. Lei lo accolse con un gran sorriso, splendida con i suoi capelli corvini lunghi e mossi, gli occhi castani grandi come stelle nel firmamento, la pelle scura e liscia, il vestito elegante con la lunga gonna. A quelle sue parole gli aveva ricordato che c’erano dei problemi di religione che la tenevano impegnata e li costringevano a restare separati. Egli aveva sorriso, facendo finta di niente mentre nel suo cuore qualcosa si era spezzato, ella gli aveva detto che, risolti i suoi problemi di religione si sarebbe fatta viva ma quelle parole rappresentavano solo la solita scusa.

Si era voltato di spalle ed era tornato a casa. Da solo in camera sua, si era steso sul letto ed era rimasto a fissare il soffitto bianco, senza riuscire ad impedire alle lacrime di sgorgare… a fiumi.