Quattro misteriosi guerrieri
Le fatiche di GS – Parte I°
I quattro misteriosi guerrieri
In un giorno di metà ottobre, GS stava correndo attraverso una strada secondaria della città del nord in cui si era trasferito per studiare, per raggiungere il suo polo formativo. Guardò l’orologio del cellulare e imprecò: era quasi in ritardo. Lanciò una rapida occhiata al semaforo e vide che era arancione. Spostò velocemente lo sguardo sia a destra che a sinistra ed attraversò. Aveva due minuti di ritardo quando raggiunse il portone della sede formativa. Raggiunse il luogo dell’appuntamento: il distributore automatico che si trovava di fronte all’ufficio C.U.P. Il suo amico Tom non c’era.
Passarono altri quindici minuti prima che Tom arrivasse. “Come al solito sei in ritardo” – Disse GS, dopo averlo salutato.
“Il fatto è che la sveglia non ha...”.
“Ma piantala!” – GS gli diede una pacca amichevole sulla spalla e si mise a ridere – “Piuttosto, muoviamoci. Dobbiamo salire su negli uffici dei toutor per compilare il foglio delle materie a scelta”. Il giorno precedente Tom era arrivato come al solito in ritardo a lezione e quindi non aveva avuto il tempo di compilare il modulo per i corsi a scelta del terzo anno, così aveva chiesto a GS di accompanarlo il giorno seguente per fargli opzionare le stesse materie scelte da lui. I due amici si avviarono verso la scalinata che conduceva al secondo piano della struttura ma prima di raggiungerla incociarono tre tra le professoresse del corso di laurea. Proprio quando avevano imboccato il corridoio che portava alla scala si era aperta la porta di una delle aule e da lì erano uscite le tre donne: La signora Fish, la professoressa responsabile dell’intero corso di laurea, nonché di una delle prima importantissime materie di studio. Si trattava di una donna dai capelli corvini, legati dietro in una elegante coda di cavallo e con due occhi penetranti. Era una donna di bella presenza. Con lei c’erano anche due docenti di un corso del secondo semstre del secondo anno. GS cercò di nascondere l’imbarazzo che provò nell’incrociare lo sguardo con la professoressa del corso di ginecologia, quella stessa insegnante che qualche mese prima lo aveva fissato contrita quando non aveva risposto esaurientemente alla domanda: “Perché non possiamo misurare la lunghezza dell’utero con un isterometro in una donna gravida?”. GS aveva risposto che in una donna gravida l’utero è dilatato e quindi l’isterometro, che ha una punta curva, poteva danneggiarlo. La professoressa, una bella donna dai capelli color del rame, slanciata e con due occhi colo nocciola, gli aveva chiesto perchè l’utero fosse dilatato durante la gravidanza. GS aveva rispoto che si trattava di un adattamento fisiologico, senza capire che la professoressa voleva sentirsi spiegare il motivo di tale dilatazione e cioè che durante la gravidanza la donna ospita nell’utero il prodotto del concepimento. Lui questa cosa l’aveva data per scontato. La terza donna era la professoressa di Pediatria, materia del corso integrato del quale faceva parte anche la ginecologia: una donna sulla trentina, dai lunghi capelli corvini e dal carattere forte. I due studenti salutarono le tre insegnanti, che stavano armeggiando con un proiettore, e salirono le scale.
“Perché hai quella faccia?”.
“Hai visto come mi ha guardato la professoressa di ginecologia?”.
“Ancora con questa storia?” – Tom alzò le mani al cielo in segno di protesta – “Io non ti capisco, sei uno degli studenti migliori, hai tutti gli esami, una media da invidiare e ti preoccupi di una domanda alla quale non hai saputo rispondere?”.
“Tu non capisci” – Cominciò a dire GS – “La professoressa ce l’ha con me da quella volta...”.
“Ma se non ti vedrà più! Hai superato il suo esame con un voto abbastanza buono, di che ti lamenti?”.
Improvvisamente si udì un urlo disperato!
“Hai sentito?” – Tom annuì. I due ragazzi corsero nuovamente di sotto e si lanciarono nel corridoio nel quale dovevano trovarsi le tre donne. Ciò che videro li lasciò per un attimo senza parole! Quattro strani ragazzi avevano circondato le tre donne, due delle quali erano svenute. “Chi diavolo siete?” – GS aveva puntato il dito contro i quattro misteriosi ragazzi. A fissarli bene si capiva subito che non poteva trattarsi di quattro normali ragazzi di strada. C’era un ragazzo completamente pelato, con una benda nera su di un occhio, una maglietta verde logora che gli lasciava scoperte le muscolose braccia e una grossa spada legata alla sua cintura. Al fianco del primo c’erano due donne. La prima aveva i capelli corti color carbone, gli occhi pofondi, lo sguardo furbo. Indossava una tunica corta e ai polsi portava molti bracciali dorati ed una corona dello stesso prezioso metallo le cingeva il capo. La seconda ragazza aveva il volto coperto da una maschera color smeraldo, attraverso la quale era possibile vedere gli occhi che esprimevano ribrezzo per i due personaggi che avevano incrociato; indossava una lunga tunica che copriva interamente il suo corpo ed una capigliatura color grano le scendeva fluida lungo la schiena. L’ultimo membro del gruppo era un colosso che sovrastava lo spadaccino con la sua altezza. La capigliatua folta ed arruffata, lo sguardo intlligente e la strana gemma che brillava sulla sua fronte sormontavano un corpo massiccio con due large spalle. Una corazza formata da quattro strisce diagonali, collegate al grosso anello centrale, abbracciava l’ampio torace. Due polsiere di cuoio come li stivali ed un perizoma di pelle formavano il resto dell’abigliamento.
GS incitò Tom a chiedere soccorso – “Vai a cercare aiuto!”
“E tu che hai intenzione di fare?”.
“Cercherò di farli ragionare, adesso va!”. Anche se riluttante, Tom corse all’esterno dell’edificio e inoltrò una chiamata di soccorso alle forze dell’ordine.
Nel corridoio in cui GS era rimasto da solo con i quattro personaggi misteriosi giunsero quattro uomini nerboruti. Si trattava di quattro muratori che stavano lavorando all’esterno e che non si erano allontanati molto per la pausa pranzo. “Che sta succendendo qui?” – Vedendo i quattro ragazzi si avvicinarono loro per porre fine a quella farsa, ma si pentirono presto della mossa che avevano fatto. L’uomo con un occhio solo attaccò con la furia di una tigre: sferrò un colpo velocissimo e con il taglio della mano raggiunse la gola del malcapitato, togliendogli il respiro. L’uomo si accasciò al suolo, portando entrambe le mani alla gola. La donna col capo cinto dalla corona aveva subito notato il punto debole del suo avversario: Il ginocchio destro. Solo uno sguardo attento avrebbe notato l’andatura leggermente claudicante del corpulento muratore. Sfruttando la sua ineguagliabile elasticità muscolare, la donna colpì il ginocchio dell’uomo con una forza inaudita! L’osso si spezzò e l’uomo cadde in terra battendo la testa. Un terzo muratore venne colto di sorpresa dallo sputo tossico della donna in verde. La sostanza gli bruciò gli occhi e l’uomo cominciò ad arretrare gridando dal dolore, mentre cercava con le mani di levarsi la sostanza irritante dal volto. Il quarto muratore non ebbe nemmeno il tempo di agire, il suo sguardo era stato catturato da quello del corpulento barbaro. L’uomo si accasciò al suolo, piangendo.
La scena si era consumata in pochi munuti sotto lo sguardo sconcertato di GS. L’uomo con la benda aveva afferrato la sforunata lady Eugenia, che avvea tentato inutilmente di scappare, sfruttando l’arrivo dei quattro uomini. La donna si lamentava per la stretta al collo, ma non una sola parola uscì dalla sua bocca. Il ragazzo decise che aveva visto abbastanza. Quelli non erano uomini comuni, le loro capacità, la loro velocità di esecuzione assieme all’abbigliamento bizzarro erano una chiara testimonianza della non appartenenza a questo mondo o comunque quei quattro non erano uomini comuni. Di chiunque si trattasse GS non poteva starsene con le mani in mano, soprattutto dopo che sembravano avercela con la stimatissima professoressa.
GS doveva molto alla professoressa Eugenia, che era stata sempre molto brava con lui, premiandolo anche quando magari si inceppava durante un’interrogazione. Premiava la sua buona volontà e lui questo lo aveva sempre apprezzato molto. A prima vista la professoressa poteva sembrare una donna altera e indisponente, in molti interpretavano male il suo ategiamento ma GS aveva capito che in fondo la professoressa era una donna stupenda, il suo era solo l’attegiamento che si poteva aspettare da una donna del suo calibro. Comunque si trattava di una persona che contava moltissimo nell’ambito universitario e non solo. Il ragazzo aprì lo zaino dal quale non si seprava quasi mai e tirò fuori la mistica Corona dell’ariete ed il poderoso Bracciale chiamato maglio di Boron. La corona gli cinse il capo dandogli la capacità di interpretare al meglio tutto ciò che lo circondava, in modo da elaborare la migliore strategia nella battaglia. Oltre alla capacità appena descritta, la Corona dell’ariete era in grado di fargli capire e parlare ogni tipo di lingua. Il bracciale misterioso, parte di una corazza antica che era scomparsa in circostanze misteriose, amplificava di decine di volte la forza del suo pugno, permettendogli di stendere anche un colosso. Fortunatamente GS poteva dosare la forza del suo pugno, in modo da adattarla alla persona che colpiva in un dato momento. Chiunque fossero i quattro misteriosi guerrieri, avevano commesso un errore imperdonabile: avevano posato le loro luride mani su Eugenia! Se c’era una cosa che mandava GS su tutte le furie, era assistere ad un atto di prepotenza su una persona che stimava, soprattutto quando questa era una donna!
“Vi consiglio di toglierle le mani di dosso” – GS cominciò ad avanzare lentamente verso i quattro guerrieri. Gli occhi dei misteriosi rapitori si puntarono su di lui. Con una leggera pressione il capo della banda, l’uomo da un occhio solo, fece svenire la povera donna. Il corpo snello si abbandonò e solo la presa salda del suo rapitore gli permise di non cadere al suolo.
“Chi siete voi?” – GS non ricevette risposta, invece la donna di bello aspetto fece un passo avanti.
“Tu piuttosto, chi diavolo sei?” – La donna aveva un accento duro, il suo sguardo trasmetteva odio. Solo la corona permise a GS di capire le sue parole.
“Lasciate stare la signora Fish” – GS e la donna erano uno di fronte all’altra, immobili ma entrambi con i muscoli tesi, pronti a scattare.
“La donna viene con noi” – Il tono di voce della misteriosa ragazza faceva chiaramente capire che non voleva trattare.
GS scosse la testa – “Il mio non era un consiglio ma un ordine!”.
“Non acettiamo certo ordini da te”.
“Allora non mi lasci altra scelta” – GS fece per afferrare la sua avversaria ma questa strinse il suo polso e lo proiettò per aria. GS riuscì ad atterrare in piedi, dopo aver eseguito una capriola in aria. Persino il ragazzo era rimasto stupito dalla sua azione ma era conscio che nei momenti più delicati il suo istinto prendeva il sopravvento, facendogli compiere degli inaspettati prodigi. “Voi avviatevi nel luogo prestabilito” – Disse la donna ai tre amici. L’uomo con la benda sull’occhio la fissò un attimo poi annuì e si caricò la professoressa sulle spalle, per scomparire velocemente oltre il muro di cinta della facoltà. GS si lanciò in avanti per fermare i rapitori ma la sua avversaria lo afferrò per il busto e lo lanciò contro il muro. GS si fece scudo col braccio protetto dal Maglio di Boron, evitando di farsi male, poi si voltò e fissò con odio la donna che intanto stava aspettando il momento migliore per attaccare.
“Per l’ultima volta: ti consiglio di toglierti di mezzo e di lasciarmi passare”.
“Non posso. La nostra missione è troppo impotante. Dalla sua riuscita dipendono troppe cose”.
“Quale sarebbe questa nobile missione? Rapire una povera donna indifesa?”.
“Quella che tu chiami povera donna indifesa, potrebbe scatenare un olocausto nucleare dal quale verrebbero distrutti i nostri due mondi”.
GS scosse il capo, in modo indignato – “Cosa stai cercando di drmi?”.
“Io mi chiamo Lady Armion. Gli amici che hai visto poco fa sono: Luke Falrin, Ivanoe e Vivern. Siamo quattro aspiranti guaritori e studiamo in un’accademia di un mondo lontano dal tuo...”.
“Un mondo che comunica col mio attraverso la breccia aperta mesi fa dalla sacerdotessa Battrall” – Completò GS.
“Vedo con piacere che conosci già il mio luogo di provenienza. Io vengo dallo stesso mondo di Battrall, un mondo che in un lontano passato è stato devastato da una guerra termonucleare”.
“Cosa c’entri tu con la mia professoressa?”.
“La donna deve essere uccisa e l’anima che ospita il suo corpo dev’essere spedita per sempre nel limbo dei dannati. Solo così non costituirà più una minaccia per noi e per voi”.
“Io non credo che la mia professoressa possa costituire un male per i nostri mondi, per questo raggiungerò i tuoi amici e li fermerò”.
“Tu non puoi fermarci. Loro saranno già arrivati alla breccia”. Concentrandosi GS riuscì ad avvertire il crepitio prodotto dalla breccia, grazie all’aiuto della sua corona. “Io mi libererò di te e poi li raggiungerò, così il nostro maestro potrà compiere il sacrificio e cancellare per sempre dalla faccia dell’universo la minaccia”.
“Qualsiasi cosa tu e gli altri abbiate in mente, sappiate che io vi fermerò”. GS assunse la guardia del karaté: gambe leggermente piegate in avanti, peso spostato maggiormente sulla gamba d’appoggio anteriore, i pugni serrati e le braccia piegate di fronte al viso, in modo che il pugno sinistro si trovasse leggermente più in avanti di quello destro. Le spalle rilassate, la concentrazione al massimo e gli occhi attenti a cogliere ogni minimo movimento della donna.
“Sei un guerriero. Anche io lo sono. Discendo da una famiglia di donne guerriere. L’addestramento che sto seguendo da ormai due anni per diventare guaritrice mi ha dotata di capacità straordinarie che mi permetteranno di avere la meglio”. Lady Armion alzò le braccia, portandole davanti al petto e serrando i pugni, cominciò a molleggiare sulle gambe muscolose. Da quel poco che aveva visto, GS aveva capito che la donna era in grado di immobilizzare la maggoior parte degli attacchi ma quacosa gli diceva che si trattava di un’avversaria abile soprattutto nel combattimento a corta distanza, quindi l’unica cosa che doveva fare era fare attenzione a non finire troppo vicino nè farsi afferrare in una delle sue morse d’acciaio. Senza pensare troppo al da farsi, GS sferrò un Kizami zuki (sferrò un pugno con il braccio omeolaterale alla gamba d’appoggio anteriore), la donna si spostò leggermente indietro, poi GS continuò con uno Yaku zuki (pugno controlaterale alla gamba d’appoggio anteriore), che la donna parò con un elegante movimento del braccio. GS attaccò allora con una spazzata e colpì la caviglia della donna. Lady Armion sembrò crollare ma la grande padronanza del proprio corpo, raggiunta grazie alle conoscenze di anatomia dell’addestramento di guaritrice, le permise di compiere un’acrobazia e di finire nuovamente all’inpiedi. Non appena riconoquistò l’equilibrio, la ragazza sferrò un potentissimo calcio al volo, colpendo GS proprio sulla splendida corona che attutì l’impatto micidiale. Nonostante tutto, GS venne spinto contro il muro alla sua sinistra dalla violenza dell’impatto.
Il ragazzo riprese immediatamente ad attaccare, con una violenta serie di pugni che Lady Armion continuava a parare con abili quanto eleganti movimenti delle candide braccia. L’improvviso calcio frontale colse la donna di sorpresa! GS era stato velocissimo, seguendo d’impulso il suggerimento inconscio dettato dalla corona. Aveva caricato la gamba destra ed aveva sferrato il micidiale calcio frontale (Mai Gheri) colpendo la nemica in pieno stomaco. Nonostante le sue conoscenze di guaritrice la donna accusò il colpo, lanciando un grido e finendo diversi passi indietro. GS si era fermato per vedere se l’affascinante amazzone si arrendesse e in quel momento Lady Armion si lanciò in vanti con l’intento di artigliare gli occhi del ragazzo. Ancora una volta il cavaliere fu più veloce della sua avversaria! L’ushiro geri (calcio del mulo), un calcio all’indietro successivo ad un giro sul proprio asse, salvò GS dalla sconfitta. Il colpo era stato eseguito magistralmente, investendo il plesso solare della ragazza. Lady Armion lanciò un altro urlo e finì in terra. I suoi occhi fissavano GS con odio crescente. La donna si lanciò in avanti e aferrò GS alle ginocchia. Il suo scatto era stato troppo veloce perché GS potesse difendersi. Afferrate le gambe all’altezza delle ginocchia, Lady Armion fece forza per alzare di peso GS e fu l’istinto a salvare il cavaliere. GS si abbassò e afferrò il colletto del vestito della donna e quando questa fece forza per farlo cadere, il ragazzo la trascinò con sè, attutendo moltissimo il colpo perché si era raggomitolato per afferrare l’indumento della donna. Nemmeno il cavaliere seppe come ci riuscì, ma serrò le gambe intorno al bacino della donna e cominciò a stringere come se fossero una tenaglia. Lady Armion cercò di ignorare il dolore, mentre cercava di sfruttare la padronanza della sua muscolatura per far fronte in qualche modo all’assalto di GS e intanto cominciò a sferrare pugni. Il primo pugno colpì GS in pieno viso ma il ragazzo non sentì il dolore a causa dell’adrenalina che scorreva nel suo corpo e intanto dispose le braccia a difesa del volto, parando i colpi successivi. Guidato dall’istinto forgiato durante anni di alenamento presso il dojo del maestro Mike, GS afferrò il polso della donna, prima che questa riuscisse a ritirarlo dopo aver sferrato l’ennesimo pugno, e lo torse. Lady Armion fu spiazata da quella mossa, mentre cercava di accompagnare la rotazione del polso con la sua innata padronanza delle articolazioni ma GS riuscì a spostare le gambe ponendo i piedi sotto la pancia della donna e con tutta la sua forza proiettò la guerriera lontana da sé. Lady Armion volò in aria per poi finire sulla schiena ma si appallottolò su se stessa e fece una capriola, ritrovandosi in ginocchio sul freddo pavimento di marmo. GS si alzò in piedi, sfiancato e affannato dopo il breve ma intenso scontro. Entrambi gli avversari udirono il suono delle sirene in lontananza e anche se non conosceva le automobili di quel piano esistenziale, Lady Armion capì che sarebbe finita nei gaui, così si lanciò oltre il muro dal quale erano scomparsi i suoi alleati, fece una capriola e cominciò a correre, diretta alla breccia. GS imprecò contro quella donna che sembrava agile e rapida come un felino e cominciò ad inseguirla, pentendosi per non aver indossato la preziosa tua scaldamuscoli. Poco prima che GS sparisse oltre l’uscio della porta che dava sul giardino interno dell’istituto, Tom giunse nel corridoio appena in tempo per vedere il suo amico allontanarsi e stava per inseguirlo, quando si accorse che le due donne distese al suolo stavano rinvenendo.
Dando fondo a tutto il fiato che gli restava, GS riuscì a seguire la donna finché non entrarono in un vicolo disabitato. Qui Lady Armion decise di voltarsi e mettere fuori combattimento il suo avversario. “Sei un osso duro”. GS si fermò per riprendere fiato. “Non riuscirai a seminarmi. Voglio la donna”.
“Sei sfinito, sei senza fiato, adesso sarebbe facile per me farti a pezzi”.
“Provaci” – Come gli succedeva spesso quando entrava nel pieno di una situazione difficile, GS aveva capito di avere le carte in regola per poter vincere e poi c’era sempre la questione legata alla sua insegnante: la signora Fish doveva venir fuori da quell’impiccio.
Lady Armion corse contro GS ed eseguì un terribile calcio in volo ma il ragazzo si spostò rapidamente e quando la donna toccò terra lui la afferrò con una presa al collo e cercò di trascinarla al suolo. Lady Armion diede nuovamente dimostrazione dell’incredibile padronanza del proprio corpo e ruotò l’anca proiettando GS. Il ragazzo riuscì a mantenere l’equilibrio e non abbandonò la morsa intorno al collo della ragazza. Lady Armion avvertì la soffernza celebrale, dovuta al poco ossigeno e si lasciò prendere dal panico. Cominciò a colpire il nemico con una serie di gomitate in modo del tutto scoordinato, colpendo l’addome invece che il plesso xifoideo. GS stringeva i denti, cercando di ignorare il dolore, poi la donna cominciò a dimenarsi e a colpire come una belva e lui dovette molllare la presa ma prima che Armion riuscisse ad allontanarsi, il ragazzo la colpì alla schiena con un clacio frontale sinistro. La donna guerriera cadde sulla strada impolverata, mentre GS si appoggiò sul ginocchio destro cercando di recuperare le forze.
“Come mai tarda così tanto?” – Luke era preoccupato per il ritardo della sua amica. Guardò Ivanoe che restava impassibile. Tutto a un tratto il barbaro parlò e disse che andava a cercare la donna – “Tornerò tra poco, voi due aspettatemi qui”. Luke e Vivern annuirono mentre il robusto Ivanoe attraversava nuovamente il cortile della struttura deserta. Erano le sedici.
Nonostante fosse padrona del proprio corpo come pochi esseri viventi, Lady Armion cominciava a risentire dello scontro. Era conscia che il suo corpo non era fatto per combattere così a lungo e i colpi ricevuti cominciavano a farsi sentire. La donna cercò di controllare la sua respirazione e si voltò.
“Mi pento di non aver mai concluso l’addestramento nell’arte della guerra. Adesso ti avrei già messo fuori combattimento”.
“Se ti può far piacere ti dico che nemmeno io ho concluso il mio di addestramento ma ti posso assicurare che non mi fermerò finché non avrò trovato la donna e l’avrò messa in salvo”.
“Sei ostinato” – Lady Armion si mise in guardia e studiò il suo avversario. GS affannava vistosamente. I suoi polmoni avevano fame d’aria ed i muscoli delle braccia e delle gambe erano vistosamente affaticati. Il ragazzo diltava spesso le pupille e quello poteva essere un segno che avesse problemi alla vista. Poteva udire chiaramente i battiti del suo cruore affaticato. Il ragazzo non poteva reggere ancora per molto, doveva mantenerlo a distanza e stancarlo il più possibile. A differenza di lui, lei era più allenata e la padronanza del corpo e della respirazione le garantivano una resistenza maggiore.
GS era consapevole del fatto che presto sarebbe crollato. Era stanco e non era per niente abituato a simili fatiche. Doveva concludere quello scontro nel minor tempo possibile e l’unico modo per farlo era usare il suo pugno destro. Un pugno col Maglio di Boron avrebbe potuto uccidere quella donna se dato con troppa violenza, quindi a GS veniva richiesta una concentrazione che faticava a mantenere. La donna cercava di mantenere la calma, la sua respirazione era tranquilla e tuttavia il suo corpo era provato dallo scontro prolungato, si capiva chiaramente dagli occhi che esprimevano ciò che il corpo cercava di nascondere. Anche se sembrava surreale, il prossimo assalto avrebbe decretato il vincitore e lui doveva colpire nel momento, nel punto e nel luogo giusto. La cosa importante era non sprecare energie, lanciandosi in attacchi prolungati e senza senso. La corona gli suggerì di cercare la corta distanza ma a lui quello sembrava un suicidio: la donna era molto abile nel difendersi negli assalti a breve distanza.
Entrambi i lottatori fecero dei passi avanti, preparandosi a sferrare l’attacco. Lady Armion voleva sfiancare il suo avversario con una serie di pugni al fianco, pronta ad indietreggiare qualora lui avesse risposto in modo troppo accentuato. GS aveva un unico obiettivo: colpire la donna al plesso solare con un pugno deciso.
Lady Armion fu la prima a partire! I suoi ganci picchiarono l’aria mentre GS fece due rapidi passi indietro, poi un gancio sinistro colpì il braccio di GS e in quel momento il ragazzo scese in avanti, sulla gamba anteriore piegata e sferrò il destro micidiale, cercando di trattenersi e allo stesso tempo gridando tutta la sua furia. L’impatto fu tremendo e GS riuscì chiaramente a sentire la ventata d’aria sputata dalla donna. Lady Armion andò indietro con tutto il corpo mentre il suo micidiale gancio sinistro si fermava a metà. La donna si inginocchiò al suolo sputando e piangendo. GS tornò in breve padrone di se stesso e in quel momento cominciò a sentire tutta la stanchezza e la fatica del combattimento. Si appoggiò ad un muro laterale e cominciò a sbuffare ma non avrebbe avuto ancora pace.
“Armion! Alzati”.
GS si voltò e vide il misterioso barbaro con la strana gemma sulla fronte e si preparò per il nuovo scontro. “Come sei riuscito a metterla fuori combatimento?”.
“Fai attenzione Ivanoe. Quel ragazzo sa lottare abbastanza bene” – Lady Armion si alzò e si appoggiò al muro, cercando di riprendere fiato. Il barbaro fissò GS. Il suo sguardo non lasciava trapelare alcuna emozione. “E’ tempo che tu ti tolga dai piedi” – La sua voce non esprimeva rancore o rabbia ma solo un’intensa decisione – “Scegli: vai via o cadi per mano mia”.
“Se credi di farmi paura, ti sbali di grosso” – GS non aveva dimenticato che in gioco c’era la sicurezza della signora Fish – “Vi siete macchiati dell’ignobile crimine di rapimento e siccome non siete semplici cittadini, devo occuparmi io della cosa”.
“Voglio che tu sappia che la nostra è una missione di pace e di vitale importanza... per la sopravvivenza di entrambi i nostri piani esistenziali” -Ivanoe si liberò della corazza ad anelli e la lasciò cadere sulla strada, poi si mise in posizione con le ginocchia leggermente piegate ed il corpo in avanti con le braccia larghe. GS prese ad avvicinarsi lentamente, con le braccia avanti al volto, scrutando attentamente il suo avversario, cercando di mettere subito fine a quel nuovo incontro, prima che le forze lo abbandonsseo del tutto. Ivanoe scattò in avanti con la rpidità di una pantera e strinse GS in una presa dell’orso. Il ragazzo reagì prontamente e gli diede una testata. Ivanoe ignorò il dolore e continuò a stringere. GS emise un rantolo di dolore e colpì con un’altra testata, questa volta sul naso. Il sangue cominciò a colare lungo il viso del barbaro ma questi non mollò la presa. Spinto dalla forza della disperazione unita all’istinto primordiale di sopravvivenza, GS morse il naso del barbaro che alla fine dovette mollare la presa. GS si allontanò, cercando di riprendere la sensibilità agli arti inferiori, mentre Ivanoe si toccava il naso. Era incredibile come quel colosso sorpottasse il dolore. Avea il naso che gocciolava sangue ma dal suo sguardo non trapelava alcun segno di sofferenza, soltanto stupore per il gesto di GS. Il ragazzo non poteva sospettarlo ma Ivanoe aveva raggiunto un pieno controllo dei recettori del dolore e riusciva a sopportare i segnali, inibendoli. L’inibizione veniva interrotta qualora l’insulto avesse superato certi limiti o se avese messo a repentaglio la vita del barbaro. Concentrandosi, Ivanoe riuscì a vlocizzare la formazione del tappo piastrinico che avrebbe chiuso la ferita. Il barbaro era quindi anche in grado di controllare la sua circolazione sanguigna e l’insieme di tutti gli elementi corpuscolati del sangue. Non c’era bisogno dell’allarme della mistica corona per far capre a GS che si trovava di fronte un avversario che era in grado di farlo a pezzi. Avrebbe dovuto fare molta attenzione. Ivanoe prese a fissare GS. Il ragazzo si rese conto che la gemma sulla fronte del barbaro cominciò a mandare dei segnali luminosi. GS iniziò a sentirsi improvvisamente rilassato e tranquillo. Il suo battito cardiato cominciò a calare, la sua respirazione cominciava lentamente a tornare regolare. Udiva canti e cinguietti d’uccelli ed una luce soffusa gli ispirava sicurezza. L’improvvisa scossa da parte della corona fece tornare GS alla realtà, poco prima che Ivanoe lo afferrasse e lo sollevasse solpra a testa. GS non riuscì ad impedire al colosso di scaraventarlo contro il grosso cassonetto della spazzatura. Il ragazzo urtò con la spalla destra ed il capo contro il metallo del cassonetto e finì in terra battendo le ginocchia. L’urlo che lanciò gli fu d’aiuto per farlo rinvenire del tutto dall’attacco psichico lanciato dal barbaro.
Ivanoe si avvicinò lentamente al suo avversario, pronto a finirlo ma GS non era dello stesso avviso. Il ragazzo sferrò un sinistro diretto alle parti basse del barbaro e lo colpì in pieno. Ivanoe trattenne a stento un rantolo di dolore e indietreggiò, cercando di non piegarsi in due. GS si rimise in piedi, senza mai perdere d’occhio il corpulento avversario. Proprio mentre GS si rimetteva in piedi, Ivanoe calciò un poderoso colpo ma GS si spostò sulla destra, evitando l’impatto e subito afferrò il piede dell’altro e lo spinse indietro. Ivanoe cadde con la schiena sull’asfalto duro ma si rimise abilmente in piedi in un attimo. GS era nuovamente infervorato dall’euforia dello scontro ma capiva chiaramene che era allo stremo. La misteriosa gemma di Ivanoe riprese a lampeggiare ma GS cercò di ignorare quelle luci. Il barbaro si lanciò in avanti a braccia tese e GS si spostò di lato e sferrò un micidiale Mawashi geri (calcio frustato in cui gioca un ruolo fondamentale la rotazione dell’anca). Il calcio colpì la gabbia toracica del bestione che finì dritto contro il cassonetto dei rifiuti. GS si stava avvicinando per colpire il collo taurino del nemico ma dovette indietreggiare subito, prima che il pugno frustato del barbaro gli fracassasse la testa.
GS e Ivanoe si ritrovarono faccia a faccia. Il barbaro sembrava fissarlo col suo insolito sguardo tranquillo. GS ebbe la sensazione di qualcosa di spiacevole e riuscì ad abbassarsi appena in tempo, prima che un randello di legno gli fracassasse la testa, colpendolo alle spalle. Con sua immensa sorpresa GS fissò il randello fluttuare nell’aria e disporsi tra lui e il gigante. La gemma di Ivanoe aveva dei poteri telecinetici! La mazza si spostò nell’aria e GS fece in tempo ad alzare il braccio sinistro. Il colpo fu duro e lo costrinse ad indietreggiare, massagiandosi il braccio dolorante. Il randello colpì di nuovo e questa volta fu la spalla a farne le spese. GS si spostò indietro di qualche altro passo, imprecando. Quando il pezzo di legno si avvicinò nuovamente, GS parò il colpo col destro e lo afferrò stringenoldo nel micidiale pugno di Boron. Il coccio di legno si spezzò come fosse stato un fuscello.
“Hai altri giochetti da farmi vedere?”.
In tutta risposta Ivanoe cominciò a controllare il cassonetto dei rifiuti e lo fece muovere come se questo fosse dotato di vita propria. GS non indietreggiò ma colpì con tutta la forza del Pugno di Boron. Il suo grido coprì il fastuono causato dall’impatto micidiale. Il cassonetto finì rovesciato. Il fato aiutò GS ancora una volta! Nel momento stesso in cui colpì il cassonetto col micidiale pugno, scivolò sulla gamba anteriore e fu costretto ad abbassarsi, evitando così il poderoso colpo di braccio del barbaro che si era lanciato al volo per colpire il nemico quando il cassonetto sarebbe stato abbattuto. GS vide l’ombra del barbaro mentre gli pasava sopra la testa. Mentre il barbaro atterrava sui piedi, dopo un’acrobatica capriola, GS si girò e si lanciò sferrando un gancio sinistro al volo. Ivanoe gli afferrò il polso e cominciò a ruotare su se stesso per poi lanciare GS contro uno dei muri laterali della stradina. GS urtò contro il cemento con entrambe le scapole e lanciò un urlo di dolore. Per fortuna la robusta corona gli aveva protetto il capo dall’impatto devastante. Ivanoe non perse tempo e afferrò GS alla gola, premendo con indice e medio sulle sue giugulari. In pochi secondi GS si sarebbe afflosciato per la mancanza di ossigeno al cervello.
In pochi attimi la vista cominciò ad annebiarsi ma la sua rabbia servì a trasformare il bracciale in un tizzone ardente. GS aveva stretto istintivamente il polso sinistro di Ivanoe e in un attimo il barbaro lanciò un urlo di dolore quando il metallo cominciò a farsi rovente. GS si riprese e sfruttò il vantaggio. Ruotò il polso del barbaro, Ivanoe fu colto di sorpresa e cercò di recuperare il controllo del suo corpo, senza pensare ad un contrattacco, mentre GS prese a pestarlo con il sinistro. I pugni rapidi e ravvicinati trasformarono il viso del bestione in una maschera di sangue. GS aveva fatto involontariamente leva sulla poca resistenza del barbaro. Anche se non sembrava, Ivanoe non era capace di far fronte a insulti continui, soprattutto in un momento come quello in cui aveva momentaneamente perso la padronanza del suo essere e delle sue fibre nervose. Il barbaro cadde in ginocchio. Lady Armion spinse via GS – “Così lo ucciderai razza di bastardo!”. Mentre la donna, anch’ella provata dallo scontro contro il ragazzo, si abbassava per cercare di far rinvenire Ivanoe, GS si lasciò cadere, abbassandosi lentamente e sfregando con la schiena contro il muro. Il cavaliere era sfinito, affannava e dai suoi occhi trapelva il dolore. L’impulso derivante dalla Corona, che gli segnalava il punto dove pulsava la Breccia, gli diede la forza per rialzarsi. Con un pò di fortuna gli altri due membri della squadra erano in attesa del ritorno dei due compagni. Senza badare alle lamentele di Lady Armion, GS cominciò a dirigersi verso il punto indicato dal pulsare della corona. GS emerse barcollando dal vicolo e si incamminò lungo il viale principale, diretto al vecchio isituto di psicologia.
Ivanoe lanciò un messaggio telepatico a Vivern, per avvertirla che il ragazzo stava andando da loro.
“Com’è possibile?” – Vivern non riusciva a credere che quel ragazzo fosse riuscito a battere Lady Armion e persino il possente Ivanoe.
“Li ha battuti vero?” – Luke Falrin invece era freddo come l’acciaio della spada che portava al fianco e quando Vivern annuì, le mise una mano sulla spalla – “Il maestro ci aveva avvertiti della presenza di questi cavalieri in questo piano esistenziale. Porta la donna da lui, menre io mi occupo del ragazzo”.
Vivern scosse il capo e con voce sibilante disse: “Va tu da lui, io ti raggiungerò assieme ad Ivanoe e Armion una volta che li avrò vendicati”.
Luke annuì e scomparve oltre la breccia, dopo aver ricordato alla sua alleata che non dovevano lasciarsi alle spalle cadaveri. “Non preoccuparti, non lo ucciderò” – Disse la fredda e glaciale Vivern – “Ma farò in modo che ricordi per un bel po’ il nostro incontro”.
Vivern era rimasta da sola nella fredda aula dell’istituto. Attravesò la porta e si apprestò a scendere nel cortile.
Il semoforo indicò che era permesso il passaggio ai pedoni. GS attraversò la strada e si ritrovò di fronte al cancello dell’istituto di psicologia. La porta era perta, anche se sembrava chiusa. Nessuno fece caso a GS mentre attraversava il potone dell’istituto di psicologia e si chiudeva la porta alle spalle.
La donna avvolta dal sudario era ferma al centro del cortile e lo fissava con lo sguardo di fuoco – “Come hai fatto? Spiegami come hai potuto battere Ivanoe e Lady Armion”.
“Sono stufo di questa inutile sfida. Dov’è la mia insegnante?”.
“Colei che porta in sè il marchio della Guaritrice nera è stata appena condotta oltre la breccia e a breve andrà incontro al suo destino... e tu al tuo”. Vivern mise al collo una strana collana. GS non poteva saperlo ma quello era il segno della gilda delle streghe. Le streghe del mondo di Gordus non erano le stesse che intendeva GS. Vivern faceva parte di un culto segreto che aveva interpretato i misteri della chimica antica. Quei sengreti, uniti alla padronanza perfetta del proprio essere, avevano permesso a Vivern di trasformare il proprio corpo in un’arma. Sotto gli occhi stupefatti di GS le unghia di Vivern si allungarono, accompagnate dall’odioso rumore di carne che si spacca. Il sangue rosso colò lungo le dita e finì sul verde dell’erba. Anche i denti della donna subirono lo stesso processo, allungandosi, divenendo zanne acuminate e facendo colare sangue dalle gengive ferite. Con un rumore di ossa che scricchiolano, la gabbia toracica crebbe, divenendo un carapace, mentre la fronte si faceva più prominente. Le urla di Vivern accompagnarono l’intero processo di mutazione. Ciò che distingueva la donna dai mostri dello spazio erano: la coscienza di sé, l’intelligenza umana e la capacità di parlare.
Vivern cominciò ad avanzare verso GS e al ragazzo parve che il suo corpo continuasse a subire mutazioni. Sembrava che gli avambracci si affusolassero e si allungassero. Ancora una volta GS si ritrovò a fare i conti con la sua stanchezza. Sentiva su di sé tutti i dolori relativi ai due scontri precedenti e questa volta non serviva a nulla ignorarli. Il cavaliere rimpianse la sua corazza: La Fire son. La corazza era stata gravemente danneggiata durante il suo scontro contro il Berserker, Janna e la misteriosa Lialce e da allora non si era ancora riparata. La Fire son giaceva nella lava del vulcano del suo paese e si rigenerava lentamente.
Il ragazzo strinse il pugno destro fino a sentire scricchiolare il metallo del bracciale e decise che si sarebbe affidato ad esso per vincere quella sfida. GS partì all’attacco, facendo due passi avanti e sferrando un destro diretto al viso della donna. Vivern si mosse con incredibile rapidità e bloccò il polso del ragazzo prima ch il pugno potesse colpirle il volto. La presa di Vivern sembrava vincere persino la forza del maglio di Boron ma quando GS stava per liberarsi dalla stretta, la ragazza lo colpì con un ceffone, costringendolo ad indietreggiare di diversi passi. Vivern si lanciò all’attacco, cercando di artigliare gli occhi del suo nemico. Il suo avambraccio sembrò allungarsi oltre misura ma era solo dovuto alla impressionante elasticità dei suoi muscoli e delle sue giunture. GS evitò il colpo con una parata alta e poi colpì col suo destro ma il pugno andò a vuoto! Vivern era in possesso di una straordinaria capacità elastica, aveva allenato i suoi muscoli e le sue ossa e si era trasformata in una sorta di contorsionista. Le bastò buttare in dentro la pancia e scivolare di qualche passo indietro. GS continuò ad avanzare sferrando un altro pugno ma ancora una volta Vivern evitò il colpo. Il ragazzo caricò la gamba destra sferrando un veloce e preciso Mawashi geri che colpì la mano alzata della donna. Con la destra Vivern artigliò il petto di GS, proprio mentre lui scendeva in avanti col busto dopo aver sferrato il calcio frustato. GS fece due saltelli indietro ma troppo tardi. Le unghia affilate della donna gli avevano aperto uno squarcio sul petto. Solo gli indumenti avevano fatto sì che il taglio non fosse molto profondo. Andando indietro GS aveva colpito l’aria con entrambi i pugni in un disperato tentativo di impedire agli artigli di ferirlo, poi avanzò nuovamente, fintando col destro e colpendo la donna con una spazzata. Il colpo andò a segno ma Vivern continuò a saltellare sulla sola gamba d’apoggio rimasta, facendosi prima a destra e poi indietro. A quel punto GS indietreggiò per riprendere fiato e riordinare le idee. Sembrava che Vivern avesse un equilibrio incredibile.
“Per il tuo bene ti suggerisco di finirla qui” – Disse la donna – “Sanguini dalla ferita al torace e se non ti curi subito rischi di morire dissanguato”.
“Non è che un graffio” – Disse GS – “Ha quasi smesso di sanguinare”.
Vivern sorrise – “E’ vero ma ti suggerisco lo stesso di fermarti se non vuoi finire male”. GS si lanciò all’attacco con una serie di pugni, cercando di abbattare la donna, ma Vivern indietreggiava con incredibile eleganza ed agilità, evitando i pugni di un GS ormai provato e disperato e ad un tratto sputò il suo composto chimico! GS parò istinivamente col braccio sinistro e la sostanza raggiunse la pelle, cominciando a bruciare come fosse olio bollente. L’urlo di dolore del cavaliere espresse tutta la disperazione che provava ed il ragazzo finì in ginocchio.
“Come ti avevo predetto, sei finito male ragazzo” – Vivern fissava il suo avversario e GS cercava di trattenere le lacrime.
“GS! Finalmente ti abbiamo trovato!”.
Tom aveva fatto irruzione nel giardino dell’istituto di psicologia ed era accompagnato da alcuni amici del suo corso di laurea, tutte persone che nascondevano piccoli segreti che li rendevano persone fuori dal comune.
“Ma chi diavolo è quella?”. Vivern fuggì attraverso la porta dell’istituto per raggiungere i piani superiori e sparire attraverso la Breccia. Alcuni amici di Tom si lanciarono subito all’inseguimento, mentre lui e Grecu (un altro amico del corso di studi) prestarono soccorso a GS. Grecu aiutò GS a liberarsi degli indumenti impregnati della sostanza oleosa e poi lo accompagnò alla fontana per lavargli il braccio – “Per fortuna non sembra nulla di grave”. Pomarico si fece avanti, prendendo una benda sterile dalla cassetta del pronto soccorso che aveva sempre con sé – “Con questa faremo una fasciatura”.
“Mettigli anche del talco alla menta, gli rinfrescherà la pelle” – Carmela prese il prezioso talco dalla casetta del prontosoccorso e lo mise sulla ferita di GS, dopodiché eseguì la fasciatura. Tom fece sedere GS ai bordi della fontana per farlo riprendere e in quel momento Virzì e Falcone fecero ritorno. Tom fece loro un cenno col capo ma Virzì scosse la testa e Falcone disse – “Quella strana donna sembra scomparsa nel nulla. Non abbiamo trovato traccia alcuna della sua presenza”. Poi anche i due nuovi amici si avvicinarono a GS e gli chiesero come si sentisse. Il ragazzo ansimava ma disse che si sentiva bene, poi ripose la corona e il bracciale nello zaino che aveva recuperato dal punto in cui lo aveva lasciato cadere. Gli amici chiesero a GS se volesse andare in ospedale ma il ragazzo scosse la testa. Grecu gli chiese se avesse notizie della professoressa Fish ma GS scosse il capo e disse che non sapeva dove fosse stata portata.
Quando restò solo, GS tornò all’istituto in piena notte e come immaginava la Breccia era ancora aperta. Il ragazzo indossò la corona dell’ariete e si concentrò. La corona richiamò la Turn G one, la più potente corazza mai costruita per un cavaliere del livello di GS. Al ragazzo non importava se l’uso della corazza gli fosse stato vietato.
La splendida coraza comparve immediatamente nel cielo e atterrò accanto al suo cavaliere. La Turn G one era stata forgiata dal Grande Maesro di GS e nel crearla il maestro aveva fuso la sua conoscenza con quella di Fergus, in modo da creare una corazza che fosse in grado di teleportarsi in ogni luogo in cui GS si trovasse. Il cavaliere aveva creduto che quella fosse l’unica corazza ad avere una simile caratteristica. Questo prima di incontrare la Fire son. Ordinò alla Turn G one di assumere la forma trasportabile e osservò il silenzioso rituale: Per prima cosa la Turn g one illuminò GS, trasmettendogli la sottocorazza ad essa interna. Tutto il corpo di GS fu ricoperto di una strana tuta con parti robuste all’altezza del petto, delle spalle, degli avambracci, della cintura e delle gambe, poi subì la trasformazione. I gambali ingoiarono le cosce, per poi spostarsi e risalire dietro la schiena e girarsi di 180 gradi. i copri piedi scomparvero all’interno degli ampi gambali. La cintura si restrinse e sparì all’intrerno della corazza, mentre le braccia si accorciarono e ruotarono per sparire anch’esse all’interno della corazza. Le spalline coprirono i fori nei quali erano sparite le braccia e si restrinsero. In fine l’elmo scivolò all’interno del collo cavo in modo che fuoriuscisse solo la parte superiore, in modo che la runa del potere posta sulla fronte dell’elmo fosse visibile a chiunque avesse visto GS di spalle. Dalla zona sottoclaveare fuoriuscirono le corde di sicurezzza che si unirono alla cintura fuoriuscita dall’addome della corazza in modo da formare una perfetta bretella.
GS sentì tutta l’energia della sottoarmatura scorrergli nel corpo. Attraverso un complesso sistema di energia elettrica, la sottocorazza permetteva ad un cavaliere di amplificare la potenza muscolare del proprio corpo in modo da riuscire ad integrarsi completamente con la proprio armatura. La sottocorazza fungeva anche da protezione primaria che proteggeva il cavaliere da insulti quali calci, pugni, bastonate e alro, attutendone l’impatto. Questa volta GS aveva lasciato a casa il Pugno di Boron, conscio che la sottocorazza e l’armatura sarebbero state armi più che sufficienti per la sua missione: Il recupero della signora Fish dal piano esistenziale di Gordus.
Tirando un lungo respiro, GS attraversò la Breccia.