Richiesta di Aiuto cap 32
Sun-Tri trovava difficoltà ad orientarsi poiché – come avevano appreso tutti – la montagna aveva modificato il proprio aspetto. GS e gli altri non potevano saperlo ma i cicalidi possedevano particolari capacità di orientamento, quindi il sunsiano era perfettamente in grado di orientarsi nel territorio in cui si trovava anche se non era molto semplice.
Era diventato lui il capo spedizioniere, conducendo tutti lungo i sentieri di KramaGroom. Nessuno avrebbe saputo dire da quanto tempo stavano camminando, quando si ritrovarono nel mezzo di quello che sembrava un bosco dagli alberi altissimi e così fitti da oscurare il cielo, tanto da anticipare il calar delle tenebre. Tutti gli eroi, compreso GS, si chiedevano se effettivamente i due soli non fossero già calati ma Skava-Thor espresse il suo disappunto in merito – “Di solito, Ston – il più grande dei due soli – tramonta qualche ora prima del suo fratello minore. Se consideriamo che i due soli erano ancora alti nel cielo quando noi abbiamo attraversato la palude, non credo che sia iniziata la notte”.
GS tradusse le parole dello scienziato a tutti gli altri ma Gallion Wong ebbe subito da controbattere, dicendo che non sapevano nemmeno da quanto tempo fossero sulla montagna; attraversare il prato avvolto dalle nebbie aveva tolto loro qualsiasi senso del tempo. Quando GS ribadì il concetto allo scienziato, questi scrollò le spalle ma non disse nulla. A sentire quei discorsi Sun-Tri emise quel suo strano verso e nemmeno GS, che possedeva un congegno in grado di comprendere la maggior parte delle lingue dell’universo, riusciva a capire cosa volesse dire l’alleato quando emetteva quei suoni.
La Magloya stava sempre molto appiccicata al terrestre ed ormai il motivo era chiaro a tutti, la giovane ragazza Maglor aveva un debole per l’umanoide ma non tanto per la sua mole o per il suo aspetto, ma soprattutto per il modo di comportarsi ed il suo coraggio. Al suo fianco si sentiva protetta e, anche se apparteneva ad un planetoide distante anni luce dalla Terra, rimaneva sempre una ragazza. Nei suoi confronti GS avrebbe potuto sentirsi in colpa ma rispettava la libera scelta della donna Maglor, la quale aveva deciso di sua iniziativa di intraprendere quella difficile missione al fianco suo e dei suoi alleati.
Erano arrivati quasi alla fine dell’avventura, GS non vedeva l’ora di concludere quella battaglia e poter così tornare a casa sua. Il cordone colorato che lo legava indissolubilmente alla sua Terra era robusto, scintillante e saldo. Non appena tutta quella brutta storia sarebbe terminata, avrebbe seguito il cordone per fare ritorno al suo pianeta, forse gli sarebbe dispiaciuto lasciare i suoi compagni ma non aveva scelta; gli mancava molto la sua vita e, del resto, non poteva restare lì per tutta la vita. Ripensando a tutta quella strana storia non riusciva a smettere di sorprendersi; aveva avuto diverse occasioni e mille buoni motivi per battersi contro i Cavalieri del Tempio della Mente lì sulla sua Terra e, invece, l’occasione dello scontro gli si era presentata così lontano da casa. Aveva avuto sin da subito l’impressione che gli invasori, le malefiche creature cui si riferiva lo scienziato sunsiano, provenivano dal Tempio della Mente, l’unico luogo in cui c’erano persone in grado di compiere simili prodezze. Ma avevano fatto male i conti, anche lui – GS, ex cavaliere del Tempio della Mente, Rinnegante per scelta – possedeva la medesima capacità e il destino lo aveva trascinato in quella avventura per concedergli finalmente la chance che attendeva da tempo. Il mondo in cui si muovevano sia lui che i suoi nemici era neutrale, lì nessuno avrebbe assistito al loro scontro né si sarebbe intromesso; tutto sarebbe rimasto in quel mondo ma GS era certo che l’incontro tra lui ed i suoi nemici avrebbe prodotto i suoi effetti anche sull’azzurra Terra. Aveva visto NedHell, l’aveva incontrata e, durante quell’incontro, gli era stato offerto di unirsi a lei nella conquista del pianeta. Ripensando a quella proposta, GS scosse il capo. Come aveva potuto, NedHell, pensare anche solo per un attimo che le si potesse unire in una simile campagna? Era fuggita, lasciandolo alle cure di un replicante, un essere che riusciva a comandare uno Psicotroll dalle sembianze potenziate di R.O.R.
GS ricordò anche quando aveva affrontato l’altro Cavaliere del Tempio. La prima volta, quando aveva posseduto il corpo del lupoide, trasformandolo in un mutante, non aveva idea di chi fosse ma al loro secondo incontro, quando sulla spiaggia era comparsa l’enorme Sirena Regina, non aveva avuto dubbi: si trattava di Robelle Grottelle. E in quel momento GS si chiedeva quando avrebbero attaccato gli altri loro alleati, perché era convinto che le due donne non fossero arrivate lì da sole. Fabio, lui almeno era da escludere perché se si fosse trovato coinvolto in qualche modo in quella guerra, lo avrebbe attaccato direttamente e non attraverso un ignobile replicante; l’essere che aveva posseduto la copia potenziata di R.O.R. era stato creato dai suoi nemici, che di certo volevano spiazzarlo e sconfiggerlo con quella trovata.
La sua mano calò verso la cintura e sfiorò il calcio della pistola a raggi. Era stata quella l’arma che gli aveva permesso di sconfiggere i nemici e ne rimanevano solo pochi colpi, quattro per l’esattezza ma sarebbero stati sufficienti e se pure la pistola non avesse sortito l’effetto voluto, ci avrebbe pensato con la forza dei suoi pugni.
Mentre camminava in mezzo ai grossi alberi, GS si chiese se fosse riuscito realmente a sconfiggere i suoi avversari, che erano certamente in possesso di straordinarie capacità. Se lo avessero attaccato tutti insieme, ce l’avrebbe fatta a sconfiggerli? I suoi occhi corsero dal primo all’ultimo dei suoi alleati, erano tutti degli abili guerrieri e possedevano delle abilità che li rendevano unici. Ma sarebbero stati all’altezza di nemici tanto potenti?
I Cavalieri del Tempio della Mente, erano loro i responsabili della tremenda guerra che stava sconvolgendo la regione. Chissà in quel momento cosa stava accadendo, se i sunsiani o gli uomini di Fortesia stessero resistendo alle orde scatenate dagli invasori, oppure stavano soccombendo senza nessuna speranza. I Cavalieri del Tempio della Mente dovevano essere scacciati da quel mondo, dovevano essere messi in condizioni di non tornarvi più ma in quanti erano? Loro cinque sarebbero stati sufficienti a sconfiggerli?
E c’era l’altra questione da considerare. Se gli scienziati sunsiani avessero scoperto il luogo di provenienza degli invasori, la Terra, avrebbero scatenato la loro potenza contro i terrestri? GS si chiese se aveva ancora del tempo, prima che gli scienziati scoprissero la Terra. Se non fosse riuscito a concludere quella missione prima che i vespidi scatenassero la guerra contro i terrestri, tutti i suoi sforzi sarebbero stati vani. L’idea che il popolo di uomini insetto potessero attaccare le città della Terra, caricò GS di nuove energie. Non importava quanto fossero potenti i suoi avversari, non importava in quanti fossero giunti sul planetoide. GS era consapevole che i nemici erano forti ma sapeva anche che era riuscito a sconfiggere Robelle Grottelle, uno dei membri più esperto del Tempio della Mente. Se era riuscito a sconfiggere lei, poteva cavarsela contro qualsiasi avversario. Ma NedHell, lei era diversa, non era solo molto potente, era anche spietata e di certo colpiva per distruggere.
Un sorriso stravolse l’espressione dell’umanoide, facendolo sembrare una brutta caricatura di un attore comico. In realtà, GS avrebbe voluto fare un sorriso beffardo, che gli era uscito spontaneo. Si stava caricando di nuove forze, dal momento che doveva battersi contro un avversario dalle caratteristiche di NedHell. Finalmente avrebbe avuto modo di vedere se la sua spietatezza sarebbe servita a qualcosa in uno scontro in campo aperto. Di certo, GS non aveva paura. Se anche lo avessero attaccato tutti insieme, lui li avrebbe affrontati. Se il destino avesse deciso che le sue avventure trovassero fine lì, su quello sperduto planetoide, se ne sarebbe fatta una ragione ma prima di arrendersi avrebbe cercato di sconfiggerli, perché era quella la sua missione. Ad un tratto vide la Magloya e scorse qualcosa di diverso nella sua espressione. La ragazza aveva i lineamenti simili a quelli del Maglor, quindi spigolosi e marmorei. La prima volta che l’aveva vista, aveva fatto fatica a identificarla come una donna ma imparando a conoscerla si era reso conto che era chiaramente molto femminile e doveva anche essere una bella donna per un Maglor. Benché il viso della ragazza continuasse ad essere per lui un vero mistero, GS capì che c’era qualcosa di diverso; lo fissava continuamente. Lì dove i suoi occhi non riuscivano ad arrivare, ci avrebbe pensato la sua seconda vista. Il terrestre chiuse gli occhi e si affidò al suo nuovo senso, focalizzando tutta l’attenzione sulla sagoma della Magloya e scorse uno strano tremolio. La donna Maglor era preoccupata, forse non le piaceva l’espressione che aveva assunto. Doveva tranquillizzarla, così si collegò alla sua mente e la rassicurò con immagini di calma e pace, associata alla forma dell’umanoide. In quel modo la sagoma della Magloya smise di tremare e tornò ad assumere quei contorni sgargianti che aveva, quando la ragazza era al suo fianco.
Dopo essersi assicurato che la Magloya non fosse più preoccupata, GS tornò a chiudere gli occhi, affidandosi ancora una volta al suo terzo occhio. C’era un particolare che lo aveva colpito quando, pochi attimi prima, aveva deciso di usare la sua seconda vista ed era qualcosa relativa alla gemma che portava nella sacca appesa alla cintura. Decise, perciò, di analizzarla ancora una volta e fece una scoperta incredibile! La gemma, infatti, emanava una strana radiazione, le cui onde attraversavano il campo visivo del terzo occhio. GS spinse il suo senso straordinario ben oltre i limiti consentiti, gli parve quasi di sfiorare e carezzare la pietra con mani avide munite di polpastrelli molto sensibili, così scoprì che la gemma emanava le radiazioni dal momento che era stata, involontariamente, avvicinata alla mazza. Quando l'arma di cui GS si era appropriato e aveva legato alla cintura batteva contro il sacchetto, la pietra emanava le radiazioni. Il terrestre non riusciva a capire che tipo dio energia pervadesse la strana gemma ma era sicuro che non si trattasse solo di una forza che velocizzava la guarigione di traumi e ferite. GS era convinto che le radiazioni che percepiva non fossero le stesse che la gemma aveva emanato quando era stata impiegata per il risanamento delle ferite che i guerrieri avevano riportato in combattimento e non riusciva a smettere di chiedersi cosa provocasse il rilascio di quella nuova energia. I suoi occhi si abbassarono sulla mazza che portava al fianco, dal momento che la pietra preziosa sembrava reagire con l'arma, GS ebbe un'idea.
Afferrata la pietra verde, GS l'avvicinò alla sua arma e si accorse che lanciava dei bagliori intensi ma tornava normale quando veniva allontanata dalla mazza. Fu solo per pura curiosità che il terrestre scoprì una nuova capacità dello smeraldo che aveva portato via dalla Città sotterranea, quando era riuscito a fuggire via dal dominio di Bardrad. Quando pose la pietra vicino alla mazza, vide che questa vi si attaccò come fosse stata magnetica. Lo stupore trasformò il volto dell'umanoide in una maschera mista di stupidità e comicità, tanto che Sun-Tri emise il suo verso tipico. Fu solo ricorrendo al suo terzo occhio che GS riuscì a scoprire le capacità della nuova arma, la mazza era attraversata da una straordinaria energia e l'intuito del terrestre gli disse che quella non era più una semplice mazza. GS capì che avrebbe potuto indirizzare le radiazioni della pietra ed utilizzarle come fossero un raggio ma se ne sarebbe accertato non appena ne avesse avuto la possibilità. Non era saggio provare quell'arma sulla montagna, KramaGroom avrebbe potuto attaccare, infastidita dal suo modo di fare. No, avrebbe testato l'arma sul campo di battaglia, contro i nemici.
Lungo il cammino trovarono degli altri frutti e tutti ne mangiarono, tutti tranne GS ovviamente! Osservando i suoi compagni che mangiavano tanto avidamente i succosi frutti, GS sentì di avere l’acquolina in bocca ma era consapevole di non poter addentare nemmeno un piccolo pezzo di quelle delizie; l’apparato digerente dell’umanoide non era stato concepito per digerire cibo complesso. Il terrestre rimpianse l’ultima barretta che aveva consumato ma si consolò con una manciata di “pappa reale”. Il cielo era sempre scuro, la temperatura bassa ed il paesaggio circostante era invariato, alberi, solo tanti alberi enormi.
Gallion Wong attirò l’attenzione di tutti, puntando il dito in una direzione specifica. Sun-Tri, il primo ad avvicinarsi, rimase senza parole. Incuriosito, anche GS andò a guardare. Da lassù riuscivano a vedere il lago, la palude e parte della foresta. Le Sirene Vampiro li fissavano e le teste che spuntavano dall’acqua sembravano tanti spilli. Il terrestre si sbalordì, come era possibile che fossero arrivati così in alto in così poco tempo? Fu la Magloya a rispondergli, la donna Maglor aveva imparato a riconoscere i suoi pensieri e si connesse con la sua mente per dargli la risposta che stava cercando. La Montagna Vivente era molto strana, il tempo e lo spazio, e persino la prospettiva, seguivano regole del tutto diverse da quelle cui erano abituati gli esseri intelligenti. Ma forse tutte quelle cose non centravano nulla, era passato abbastanza tempo da permettergli di colmare una grande distanza. Ma, allora, quanto era alta la Montagna?
Improvvisamente, un fruscio attrasse l’attenzione di Sun-Tri, Gallion Wong e GS; alzarono lo sguardo verso l’alto e scoprirono alcune strane e piccole creature che li stavano osservando dai rami degli alberi. I piccoli animaletti erano così graziosi e buffi che riuscirono a strappare un sorriso al terrestre, facendogli dimenticare per un attimo l’assurda situazione in cui si era venuto a trovare e lo scontro finale imminente contro i suoi acerrimi nemici. Erano animali di piccole dimensioni, ricordavano vagamente delle scimmiette ma avevano teste grandi e pelose, occhi enormi e luccicanti, lunghe orecchie appuntite e nasetti umidi. Non appena si accorsero che li stavano guardando, gli animali si spostarono verso i rami più alti con agili saltelli, ma uno di ancor più piccole dimensioni saltò verso il basso e scese lungo il tronco di un albero. I suoi occhi incontrarono quelli dell’umanoide ed il piccolo animaletto emise dei versi strani ma amichevoli. GS allungò l’enorme mano per carezzarlo, gli erano sempre piaciuti gli animali e quel cucciolo era praticamente irresistibile. Si lasciò accarezzare e le sue piccole mani strinsero il dito dell’umanoide, GS ebbe quasi paura che il corpo possente che gli scienziati sunsiani avevano preparato per lui potesse in qualche modo ferire quella piccola creatura. Il terrestre non poteva accorgersene, concentrato com’era sul cucciolo, ma tutti gli altri animali emisero dei versi sordi e sgranarono ancor di più gli occhi. GS udì quei versi e alzò lo sguardo e solo allora capì: il branco stava richiamando il cucciolo. Gli animali erano diffidenti e, conoscendo l’uomo, GS decise che avevano ragione. Sorrise, nel modo buffo in cui riusciva a fare l’umanoide, e fece un cenno col capo. Il cucciolo soffiò, le sue orecchie si abbassarono per un attimo, poi si arrampicò lungo il tronco dell’albero. GS lo fissò fino a quando non raggiunse una coppia di animali più grandi di età – probabilmente i genitori – e in quel momento gli tornarono alla mente due cose importanti: la sua famiglia e la sua gatta. La prima, composta dai due anziani genitori e due fratelli maggiori, era lì sulla Terra. I pensieri di GS corsero a sua madre, fragile e gentile eppure così forte da riuscire a crescere da sola tre figli in un ambiente non così facile, come poteva essere la periferia del capoluogo del sud. Aveva cresciuto i figli praticamente da sola, superando la sua ingenuità con un grande amore e con un pizzico di fortuna, perché il marito solcava i mari per portare il pane a casa e spesso mancava anche otto mesi.
Il terrestre si chiese se anche il piccolo avesse dei fratelli. Lui ne aveva due, entrambi maggiori, dai quali lo dividevano diversi anni di differenza. La sua famiglia lo aveva cresciuto con tanto amore, mai avrebbe potuto desiderare di nascere e crescere tra gente migliore. Non gli era mai mancato nulla né l'affetto né altro.
“Andiamo, non possiamo perdere altro tempo”.
GS fissò Gallion Wong ed annuì. Di colpo si ritrovò nella gelida realtà ed il freddo lo travolse con l'abbraccio dell'inverno. La sensazione durò solo un attimo, visto che l'umanoide era dotato di una termoregolazione molto efficace, essendo stato concepito come lavoratore instancabile da utilizzare negli ambienti più ostili dove le temperature potevano scendere o salire di molti gradi. Fu allora, non appena venne catapultato nuovamente nell'amara realtà in cui era stato scagliato dal destino, che GS si accorse della scomparsa della Magloya. La ragazza era tornata a fondersi nuovamente con ciò che la circondava, sfruttando quella incredibile capacità mimetica che andava al di là del semplice nascondersi. Era come se la Magloya fosse in grado di fondersi con l'ambiente circostante. Uno strano senso di inquietudine lo avvolse, come il nero manto delle tenebre che lo avvolgeva. Chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi e liberare il suo terzo occhio, con quello anche in passato era riuscito a scovare la Magloya benché fosse ben mimetizzata. Lasciò il suo senso speciale libero di vagare ovunque, alla ricerca della ragazza. La vista dei simpatici animaletti lo aveva distratto e se ciò fosse stato fatale? Se la Montagna Vivente avesse colpito uno di loro? Se fosse stata la Magloya a pagare per la sua leggerezza?
La prima cosa che vide il suo terzo occhio fu la sagoma scintillante di Gallion Wong, seguita da quella eterea di Sun-Tri. Affianco alle loro c'era la sagoma di un terzo uomo, lo scienziato dendrita. Tutto intorno c'erano gli enormi blocchi di ghiaccio ed una finissima foschia. Il terrestre riuscì a percepire anche i piccoli poligoni di materiale che identificavano gli animali appollaiati sui rami degli alberi ma della Magloya nessuna traccia. Convinto a non rassegnarsi, GS spinse il senso speciale ben oltre i confini cui era riuscito a giungere e trovò ciò che cercava. La Magloya stava avanzando verso di loro. GS non ebbe neppure il tempo di aprire gli occhi, che qualcosa lo scaraventò in terra. Un attimo dopo un'esplosione squarciò il silenzio. Tutti gli animali scapparono via e nel cielo si librarono alcuni piccoli uccelli dotati di quattro ali piumate.
GS si ritrovò accanto a Gallion Wong, il sovrano aveva perso i sensi ed era ricoperto di terra. Poco distante un solco fumante. Il terrestre alzò lo sguardo e trovò la causa di quel fracasso. E non riuscì a credere ai suoi occhi. La Magloya avanzava verso di lui con in mano un frutto di fuoco. Il suo volto era divenuto una maschera di rabbia e odio, la bocca spalancata che emetteva uno strano e lugubre verso, le dita artigliate protese in avanti e gli occhi ridotti a due fessure scintillanti.
“Che cosa sta facendo?” – Sun-Tri liberò immediatamente la spada di luce, dopo aver legato l'ascia in vita.
“Aspetta!”.
L'uomo insetto si voltò verso GS, gli occhi sfaccettati che lo fissavano con una determinazione omicida. Sun-Tri gli stava dicendo, anche senza parlare, che la Magloya era divenuta un loro avversario.
“Sun-Tri non attaccarla! Lascia che ci pensi io”.
GS vide con la coda dell'occhio il frutto rosso che volava e si lanciò di lato. Il frutto esplose, aprendo un secondo cratere. GS poggiò delicatamente il corpo di Gallion Wong al suolo, senza mai staccare gli occhi dalla ragazza. Si stava preparando a fronteggiarla mentre nella mente riecheggiava una sola domanda – Perchè? La Magloya era improvvisamente impazzita o c'era sotto qualche altra cosa? Ma cosa poteva spingere la mite ragazza Maglor, finora sempre buona e gentile, a trasformarsi in una macchina omicida? Intanto la ragazza raccolse un enorme randello e continuò ad avvicinarsi con oscura determinazione.