Richiesta di Aiuto I
Richiesta d’aiuto
Il turno di notte scorreva tranquillo. GS fissava fuori dalla finestra mentre beveva un succo di frutta. Fissò l’orologio: le ventiquattro. I suoi due colleghi erano nella guardiola e – ne era sicuro – di lì a poco avrebbero spento tutte le luci, si sarebbero stesi per far riposare la schiena ed avrebbero istituito i turni di sorveglianza.
La cucina era silenziosa, la luce al neon ogni tanto crepitava. Qualche rumore proveniva dall’esterno ma non era nulla di preoccupante. Sarebbe stata una notte tranquilla, il che ultimamente accadeva piuttosto spesso… per fortuna.
Il ragazzo finì di bere il suo succo, gettò via il cartone, e si alzò per andare in guardiola. Non aveva ancora iniziato a camminare, che fu costretto a restare immobile. Uno strano ronzio attirò la sua attenzione, vide una vespa e, nonostante la sua riluttanza per gli insetti, non provò timore. L’imenottero gli ronzò intorno, GS seguì il suo volo, restando come rapito dal suo moto, poi si spostò bruscamente. La vespa uscì dalla finestra, così come era entrata ed il ragazzo la chiuse per sicurezza, affinché non ne entrasse un’altra. Rimase a guardare fuori, senza riuscire a muoversi e si accorse di sudare. Scosse il capo, quello che stava pensando non poteva corrispondere alla realtà; aveva sentito – aveva creduto di sentire – una voce. Forse, lavorare in quel posto cominciava a fargli male – “Un altro buon motivo per andarsene da qui!” – Pensò il cavaliere. Cercando di non riflettere sulla voce che aveva creduto di udire poco prima, quando la vespa gli era ronzata vicino all’orecchio, GS tornò verso la guardiola.
Proprio come aveva immaginato, tutte le luci erano spente. I suoi colleghi si stavano preparando a vigilare. Il ragazzo si guardò in giro nel corridoio e sembrava tutto a posto, così entrò in guardiola e si sistemò su una branda di fortuna, collegò l’auricolare al cellulare ed iniziò ad ascoltare musica. Era uno dei metodi che utilizzava per rilassarsi, sintonizzò la radio su una stazione che trasmetteva musica rock, in quel momento stavano trasmettendo una selezione di brani heavy metal del suo gruppo preferito. Stupito, ma contento, GS si distese, chiuse gli occhi – confidando in Eryon che stava vigilando – e lasciò che la sua mente si svuotasse di tutti i problemi, anche se – a dire il vero – in quel periodo non ne aveva. Si sistemò più comodamente possibile e si lasciò trasportare dalle note di “Fear of the dark”. Ma non sarebbe riuscito a sentirla tutta!
GS si sentì improvvisamente tirare!
Aprì gli occhi ma si accorse di vedere in un modo diverso. C’erano strane luci che lo circondavano, ammassi di polvere che ruotavano lentamente, formando strani disegni, corpi che sfrecciavano ad altissima velocità e tutto intorno il buio!
Non riusciva a vedere alcuna parte del suo corpo ed era in balia di una straordinaria forza che lo attirava da qualche parte. Tutto sembrava scorrere ad una velocità mirabolante, persino i suoi pensieri. L’unica cosa chiara era che aveva già provato quella sensazione ma non voleva pensarci, non voleva ammetterlo…
Poi sentì come se il fiato gli venisse improvvisamente a mancare. Fame d’aria, cercava l’ossigeno e si scoprì a respirare, poteva di nuovo farlo visto che poco prima, durante il suo incredibile viaggio, non credeva di riuscire a respirare. I suoi atti respiratori tornarono alla normalità, quando GS si rese conto che la fame d’aria era solo un riflesso, qualcosa nella sua mente perché lui, in realtà, non aveva avuto affatto bisogno di respirare durante il viaggio. La vista si schiarì ed il ragazzo ebbe la certezza di essere tornato su quel lontano mondo – lontano anni luce – quando vide il volto degli strani uomini insetto. Si alzò a sedere e capì di essere finito nuovamente nel corpo di uno dei servi creati geneticamente dai sunsiani.
“Sappiamo che puoi sentirci e che riesci a capirci”.
GS riconobbe il sunsiano che gli stava parlando, era lo stesso che lo aveva guidato nella breve gita turistica, la prima volta che era capitato in quel mondo, attirato lì dal paziente che, misteriosamente, era riuscito ad approdare su quel pianeta. Fece un cenno affermativo col capo, per lasciar intendere che lo capiva.
“Ci troviamo in un grosso guaio” – Disse il sunsiano, nella sua strana lingua fatta di ronzii.
GS sbatté le palpebre, si stropicciò gli occhi e fece un cenno affermativo. Doveva ancora abituarsi a quella strana situazione. Cosa voleva l’insetto da lui?
“Una forza di invasione ha fatto la sua comparsa nel nostro mondo, già devastato da guerre intestine”.
GS fece – o almeno credette di fare – un’espressione dubbiosa, mentre una strana ed insolita idea si faceva strada nella sua mente.
“Una forza di invasione che proviene, senza margine di errore, dal tuo mondo di origine”.
Ecco, l’idea si era concretizzata improvvisamente e nel peggior modo possibile – “Come fate ad esserne così sicuri?”.
“E’ complesso da spiegare” – Disse l’insetto – “Ti ho seguito, la prima volta che sei stato qui”.
“Seguito?”.
L’insetto emise dei suoni strani, impossibili da comprendere, poi parlò nuovamente – “Ero molto incuriosito da te e dal tuo simile. Mi chiedevo da dove foste venuti, che tipo di esseri poteste essere e come aveste fatto a prendere possesso dei nostri servitori”.
“A dire il vero” – Disse GS – “Non lo so nemmeno io”.
“Speravo che tu potessi darmi una spiegazione in merito” – L’insetto si voltò vero uno schermo. Era sospeso a mezz’aria e somigliava più ad una grossa pietra rettangolare che ad un monitor ma GS in qualche modo sapeva che si trattava di uno schermo – “Questo rappresenta una riproduzione in piccolo della mappatura spaziale. Sono certo tu riconoscerai diversi universi”.
Il sunsiano azionò la mappa in un modo che GS non comprese a pieno, dal momento che non sembrò toccare alcun pannello né ricorrere a strumentazione di qualche genere. Sullo schermo nero comparvero sistemi stellari, buchi neri, costellazioni, pianeti e sistemi solari e tra i tanti, GS riconobbe il suo. Provò una gioia incredibile nel riconoscere il sistema solare col suo terzo pianeta ricco di vita.
“E’ proprio da lì che provengo, dal terzo pianeta che noi chiamiamo Terra”.
“Io ho individuato il tuo pianeta di origine. I miei simili ancora no ma presto ci arriveranno anche loro e a quel punto, sarà guerra”.
GS scosse il capo. Una guerra era da escludere. Non gli era mai piaciuta la guerra – “Dobbiamo evitarlo” – Disse.
“E’ proprio per questo che ti ho fatto tornare. Ho bisogno del tuo aiuto”.
“Dimmi cosa devo fare”.
Il sunsiano emise nuovamente una sorta di versi incomprensibili, poi si spostò verso un altro punto dell’angusta sala e gli fece cenno di raggiungerlo. GS mosse il corpo massiccio, riscoprendosi da subito impacciato. Il corpo del servitore era robusto e potente, più pesante di quello che aveva lasciato sull’azzurro pianeta e su quel mondo la gravità era maggiore che sulla Terra; l’ossigeno si trovava ad una concentrazione maggiore. Il corpo in cui era stata attirata la sua mente era stato creato per muoversi e vivere su quel pianeta ma il suo essere non si era ancora adattato a quella nuova realtà.
Mosse i primi passi con incertezza ma si accorse che riusciva ad adattarsi rapidamente a quella nuova vita. Raggiunse il punto indicato dal sunsiano e si rese conto che c’era un oblò trasparente nella parete. Attraverso il cristallo si intravedeva un rudere. GS lo ricordava: era la stessa struttura che aveva visto attraverso i ricordi del servitore, la prima volta che era giunto in quel mondo. Si trattava di un vecchio maniero, molto antico.
“Lì, in quella vecchia fortezza, troverai qualcosa adatto a te. Il servo che ospita la tua essenza è un senza vita. Non gli ho dato una mente, una personalità. Ho tarato il suo sistema nervoso per ospitare te, nessuna personalità base che possa influenzare i tuoi pensieri”.
GS non riusciva a capire quella decisione. Perché privarlo della mente di un servitore, qualcosa di programmato per interagire meglio in quel mondo, ricco di informazioni per aiutarlo a comprendere di più? Senza l’aiuto della mente di un servitore, avrebbe dovuto imparare tutto da solo, partendo da un grosso svantaggio. In quel momento sembrò quasi che il sunsiano gli avesse letto nella mente, perché anticipò la sua domanda con una risposta esauriente.
“Un servitore è un essere nato per la manovalanza. Non può combattere, non è programmato per combattere, non possiede aggressività”.
“Ma in compenso ha un corpo robusto e potente”.
Il sunsiano riprese a parlare con quella serie di versi incomprensibili – “Robusto… potente ma non è nato per combattere” – L’essere si portò una gracile mano alla tempia – “La sua mente è servile, questo per evitare che ci assalgano. Una mente così potrebbe interferire con la tua”.
Ad un tratto GS realizzò cosa gli stesse chiedendo – “Mi stai forse dicendo che dovrò combattere?”.
“Si. Chi meglio di te può affrontare le minacce che provengono dal tuo stesso mondo?”.
GS valutò quella situazione e si rese conto di non sapere ancora nulla. Cosa stava succedendo? In quale terribile storia lo stavano coinvolgendo? E chi erano i misteriosi personaggi che erano giunti dal suo mondo? Chi, oltre a lui e al paziente, era in grado di compiere quel viaggio?
Non fece nemmeno in tempo a porsi la domanda, che la risposta lampeggiò a caratteri cubitali nella sua mente! Chi, se non i Cavalieri del Tempio della Mente, potevano esser riusciti a giungere fin lì? Nessuno! Solo loro possedevano le capacità per compiere una simile impresa. Ma chi? Quale cavaliere aveva osato invadere quel mondo e portare la guerra?
GS ripensò a tutti i membri dell’Ordine, quei suoi vecchi compagni di ventura, adesso divenuti simili a nemici. Mai avrebbe, però, pensato che qualcuno tra essi fosse stato in grado di compiere una simile azione! Anche se il sunsiano non gli aveva accennato a quello che era successo, GS aveva come la sensazione che l’incursione degli invasori avesse portato morte e distruzione su quel mondo lontano. L’ira iniziò a montargli dentro, GS strinse forte il pugno destro, avvertendo tutta la potenza di quel grosso maglio. Un sorriso prese forma sul suo volto, GS non avrebbe saputo dire se fosse un riso sardonico o diverso, non conosceva ancora la mimica del corpo che occupava. Ma quello era il segno che era pronto a battersi. Se c’entravano realmente i Cavalieri del Tempio della Mente, con un po’ di fortuna avrebbe avuto il riscatto che stava cercando! In verità, sperava che si trattasse di qualcuno della Guardia d’elite del Tempio, altrimenti il suo sarebbe stato uno scontro inutile. Sperava di aver fortuna almeno in quello.
“Io sospetto che tu faccia parte, come l’altro che giunse con te, di una stirpe elitaria del tuo mondo. Non credo che siano tutti capaci di colmare enormi distanze in così breve tempo”.
GS fissò il sunsiano, distogliendo la mente per un attimo dai suoi pensieri di vendetta – perché dopo che i Cavalieri del Tempio della Mente avevano appoggiato il regime dittatoriale che aveva stretto la Torre, come il maglio di un gigante, GS provava dei sentimenti molto negativi verso di loro – e fissò l’insetto – “Si, in effetti potresti avere ragione. Forse siamo in pochi a possedere questa capacità… un potere che non sapevo di avere”.
“Da come vi siete comportati tu e l’altro, la prima volta che siete arrivati qui, avevo immaginato che non foste soliti fare queste cose”.
“Ed avevi ragione”.
GS spiegò in breve al sunsiano i suoi sospetti. Gli raccontò di un ordine di cavalieri, esseri umani speciali, in grado di compiere prodezze per mezzo delle loro menti. Gli rivelò che sospettava proprio di alcuni di loro, poiché avrebbero potuto seguire la scia lasciata da lui o imparare anch’essi attraverso l’esperienza del paziente – “Sono certo che in un modo o nell’altro centrino loro”.
“Da come ne parli, sembra che tu li conosca bene” – Disse il sunsiano, dopo aver emesso quella strana combinazione di suoni indecifrabili.
GS gli raccontò in breve di come fosse entrato nell’Ordine del Tempio della Mente e di come ne fosse uscito due anni dopo. Quando l’uomo insetto gli chiese il perché avesse deciso di abbandonare l’ordine, GS gli spiegò le sue motivazioni.
“Quindi anche tu hai appreso alcune delle loro tecniche”.
“Si, anche se ho studiato per poco tempo. Ci sono alcuni tra essi che posseggono delle immense capacità”.
Seguì un breve silenzio. GS tornò a fissare il rudere. Doveva esplorarlo, se voleva trovare delle armi adatte a lui, almeno così gli aveva fatto capire l’uomo insetto. Ed il cavaliere aveva intenzione di iniziare il prima possibile quella missione, sconfiggere il nemico – chiunque egli fosse – e tornare a casa.
“Quando avremo sconfitto i nemici, posso tornare a casa, vero?”.
Poteva. Il sunsiano ci tenne a precisare che non era un prigioniero ma solo qualcuno a cui aveva chiesto aiuto, per fermare gli invasori prima che i suoi alleati scoprissero da dove provenivano e decidessero di sferrare l’attacco. Il suo era stato solo un gesto disperato, richiamarlo attraverso un congegno sperimentale, con l’unico scopo di chiedere informazioni e aiuto contro quella minaccia.
Sentendolo riferirsi alla minaccia, GS gli chiese allora di chi o di cosa si trattasse – “L’hai vista?”.
Il sunsiano non aveva visto di persona chi avesse attaccato ma ne aveva sentito parlare. Le forze di difesa, che si erano battute contro le forze di invasione, avevano raccontato di strane creature alate, munite di denti affilati con cui succhiano i fluidi vitali. Sembrava che il grosso delle forze fossero composte da queste creature. Secondo i racconti dei guerrieri quelle creature volanti possedevano un’agilità ed una cattiveria comuni a poche altre. Non erano molto forti ma sapevano battersi ed erano numerose.
Mentre ascoltava il racconto dell’uomo insetto, GS si chiese cosa fossero quegli esseri. Era ormai chiaro che qualcuno dalla Terra fosse giunto lì per sferrare il suo attacco. Ma cos’erano quelle creature? Chiese allora al sunsiano se esistevano creature come quelle su quel pianeta e quelli scosse il capo in un chiaro cenno di diniego. In realtà il sunsiano non aveva visto direttamente le creature descritte dai guerrieri ma conosceva abbastanza bene la maggior parte degli abitanti di quel mondo, da poter affermare con esattezza che non esistevano esseri con quelle caratteristiche. GS aveva dato per scontato che quegli esseri non appartenessero a quel mondo, interpretando le parole dell’insetto, quando questi aggiunse qualcosa – “A dire il vero non posso affermare con esattezza che quelle creature non fanno parte di questo mondo” – Emise nuovamente quel verso intraducibile – “Questo pianeta è così vasto che non conosciamo tutte le razze che lo popolano”.
Quella prole fecero divampare un incendio nel petto del ragazzo, poiché non escludevano la possibilità che le persone che sospettava fossero le artefici dell’invasione. Ma se anche fosse stata quella la spiegazione, come avrebbero fatto i sospettati ad impossessarsi di tutti quei corpi? Una domanda legittima, a cui la mente di GS trovò immediatamente una soluzione. Se era vero ciò che pensava, ciò non escludeva che i sospettati potevano aver preso possesso del corpo di un capo tribù ed essere riusciti ad assoggettare l’intera stirpe al proprio volere.
“A cosa stai pensando?”.
“A un mucchio di cose” – Rispose il terrestre.
“Adesso, però, la tua missione deve cominciare, quindi preparati”.
GS si guardò intorno, per scoprire dove fosse l’uscita. In effetti moriva dalla voglia di uscire allo scoperto e sgranchirsi un po’ i possenti muscoli. Stare chiuso in quello stanzino iniziava ad innervosirlo, poi con la coda dell’occhio percepì un movimento nel buio. Quando si voltò si trovò faccia a faccia con due energumeni!
Cercò il sunsiano con lo sguardo ma non lo vide. Dov’era finito? I due colossi si avvicinavano con fare minaccioso. I loro occhi erano spalancati e le loro espressioni congelate in una maschera di rabbia.
“Ma non avevi detto che i servi non erano stati concepiti per combattere?”.
“Si ed infatti è così” – La voce proveniva da un punto imprecisato. GS non riuscì a capire dove si trovasse l’uomo insetto – “Ma questi due li ho creati io, appositamente per te”.
I grossi combattenti, vestiti solo con un perizoma di pelle, avanzarono minacciosi. GS indietreggiò e andò a sbattere contro un tavolo di legno. Alcune cose caddero in terra. Senza distogliere lo sguardo dai terribili avversari, GS cercò con la mano qualcosa da poter usare come arma.
“E come mai hai pensato ad un regalo del genere? Bell’idea!”.
“Devo essere sicuro che tu sappia combattere e che sia in grado di utilizzare questo corpo. L’ho creato appositamente per te”.
Le dita tozze sfiorarono qualcosa: era vetro ed era meglio che niente. GS afferrò quella che doveva essere un’ampolla e la gettò contro il viso di uno dei due energumeni. La reazione di questi fu lenta e non riuscì a schivare l’oggetto. Un attimo dopo il secondo colosso gli fu addosso!
GS ebbe appena il tempo di alzare le braccia per proteggersi, che il nemico gli strinse i polsi in una stretta micidiale, la sua forza era incredibile eppure GS non sentiva molto dolore. Percepiva che le dita del suo avversario stringevano con una potenza incredibile, se non avesse avuto un corpo così possente, quella creatura l’avrebbe fatto a pezzi!
I due combattenti si misurarono in una prova di forza ma GS venne letteralmente spinto indietro, il tavolo finì per aria e tutta la roba che vi si trovava sopra venne scaraventata in terra. Ma GS riuscì a trovare la forza per opporsi alla potenza dell’avversario, puntò i piedi in terra e fece forza con tutto il suo corpo possente; caricò il ginocchio destro e sferrò un colpo micidiale allo stomaco del nemico. Quello si piegò in due. GS sapeva per istinto che gli organi della creatura erano molto simili sia come composizione che come posizione a quelli di un comune essere umano. Il terrestre afferrò la testa del nemico e sferrò una terribile ginocchiata, poi lo scaraventò indietro con un pugno. Il colosso finì dritto contro la parete alle sue spalle e l’intera stanza fu scossa.
“Ti basta questa come prova?” – Nella voce di GS non traspariva tutto il disappunto che provava né parte della rabbia che infervorava il suo cuore.
“I tuoi avversari non sono ancora stati sconfitti”.
Come se stessero ubbidendo ad un ordine silenzioso, le due creature da laboratorio si rimisero in piedi, pronte a combattere. GS alzò le braccia, cercando di assumere una guardia, anche se si rendeva conto di sentirsi goffo. Quel corpo era stato concepito per lavori che richiedevano solo forza fisica, non sembrava agile. Il terrestre, prigioniero di un corpo mastodontico creato per lui in un laboratorio da una sorta di umanoide della fattezze di un insetto, puntò i piedi in terra, ricercando la massima stabilità e fissò i suoi due avversari.