Straniero in terra straniera
Viaggiare solitamente è un piacere, visitare nuovi luoghi, magari posti esotici e pieni di vita. Ma quando ci si trova in un luogo per questioni diverse dal divertimento, come ad esempio quando si va in un'altra regione per cercare lavoro, il viaggio può nascondere amarezza.
Chi emigra fuori dalla propria realtà per esigenza non perderà mai il proprio legame con la terra d'origine. Si adeguerà al nuovo contesto, lavorerà, vivrà in una città diversa dalla propria, spesso con una mentalità diversa da quella con cui si è venuti su.
Ricordo quando sono tornato nella città in cui ho studiato. Era il 2008 e vi tornavo per lavoro. L'accoglienza non è stata delle migliori, questo me lo ricordo bene. Conoscevo già la città dove andavo, avevo già un retaggio di conoscenze, una casa in cui vivere (assieme a degli ex colleghi di università). Sapevo - dentro di me lo sapevo - che sarebbe stata dura, soprattutto all'inizio perché una cosa è quello che ti insegnano al corso di laurea, un'altra è metterlo in pratica.
Non mi sarei mai aspettato, però, un'accoglienza come quella che mi riservarono. Sul posto di lavoro trovai persone che non erano disposte a "perdere tempo" con un neo-assunto. Avrebbero preferito qualcuno già abile e con dell'esperienza. Mi ritrovai, così, da solo in un reparto in cui avevo quasi tutti contro. Mi sentii straniero in terra straniera. Dovetti iniziare a muovermi con molta cautela, poiché il lavoro che svolgevo era delicato e se commettevo degli errori pagavo in prima persona. Il primo mese fu tosto, il secondo anche, poi fui costretto a mostrare gli artigli.
Successivamente scoprii che qualcuno di tollerante c'era, iniziai a lavorare con colleghi più tolleranti e pazienti, riuscii persino a farmi apprezzare da quella coordinatrice che inizialmente era stata così acida con me. Dopo quattro mesi vinsi un concorso a tempo indeterminato, sempre per la stessa asl, ed il mio destinò cambiò, radicalmente. Nel nuovo reparto mi trovai bene e ringrazio gli splendidi colleghi per aver avuto pazienza e bontà.
Pensateci bene quando vi troverete davanti qualcuno che non è della vostra realtà. Dategli il tempo di adattarsi, non abbiate fretta nel giudicarlo tanto il tempo dirà, inevitabilmente... inesorabilmente, chi è. Mi rivolgo soprattutto a quelle persone che hanno avuto la fortuna di vivere nella realtà in cui sono nate: siate tolleranti con coloro che non le appartengono, perché queste persone stanno vivendo - almeno inizialmente - un disagio che voi non potete comprendere.
Anni fa, in una delle sue avventure più impegnative, GS si ritrovò in un mondo del tutto diverso dal suo. Si ritrovò ad essere straniero in terra straniera. Dovette lottare contro una grande avversità ma, per fortuna, non fu solo.
In ultimo, ringrazio alcune delle mie colleghe del mio vecchio reparto. Un grazie a Nadia per la risolutezza con cui mi ha insegnato; Marilena per la pazienza che ha avuto per sei lunghi mesi e Samanta per l'infinita dolcezza.