Un ammiratore

06.12.2013 14:25

GS se ne stava seduto al tavolino del bar. Erano le nove e trenta della mattina ed era solo. Andrew era sparito da qualche giorno e Giulian si era nuovamente trincerato in casa, con la scusa di un esame. Quello che il cavaliere non sapeva era di essere spiato.

 

Aghor era molto contento. Era riuscito a trovare GS. Aveva studiato a lungo la descrizione che di lui era stata fatta nel primo volume che narrava le sue gesta e aveva visto il ritratto che gli aveva fatto un noto pittore della città di Magya.

Aghor era un bibliotecario ma anche un apprendista mago. Negli ultimi tempi aveva interrotto i suoi studi a seguito della presa di potere da parte dell’Arcimago. Annoiato dal troppo tempo libero, il giovane Aghor si era dedicato alla lettura dei tomi presenti in biblioteca. Aveva scelto di leggere di GS solo perché i tomi che narravano le gesta del cavaliere erano stati dichiarati eretici. Le copie erano scomparse, le aveva ritirate lo stesso Arcimago. Era stato deciso così perché il nuovo alleato, che si faceva chiamare Imperatore, aveva detto che il cavaliere era un suo nemico. Così l’Arcimago aveva deciso di fare sparire i volumi a lui dedicati per non lasciar intendere al suo nuovo alleato che fosse amico del cavaliere.

Quello che l’Arcimago non sapeva era che dei volumi dedicati al cavaliere c’erano delle copie all’interno di una sezione abbandonata della biblioteca. Le copie erano state redatte per permettere a più utenti di leggere la stessa storia contemporaneamente. Aghor però lo sapeva e si era dedicato alla lettura del primo “Volume delle avventure di GS”. Era stato immediatamente avvinto dalla storia avvincente che vi era scritta e così aveva deciso di conoscerlo di persona.

Nel volume letto da Aghor infatti c’era l’indicazione al tempio presente sotto la sala del palazzo di Magya. Il tempio possedeva un passaggio che metteva in contatto il suo mondo con quello di GS. L’Arcimago aveva deciso di cambiare sede alla sala del potere dei maghi di Magya, scegliendo il suo palazzo come sede centrale. I maghi che abitavano il palazzo centrale erano stati lasciati soli, poiché il corpo di guardia era stato trasferito nella nuova sede del potere dell’Arcimago. Salvo alcune sentinelle più anziane, non c’erano più guardie al palazzo.

Per Arghor era stato semplice introdursi nel vecchio palazzo, con la scusa di dover svolgere delle ricerche relative alla vecchia sede del comando di Magya. Nessuno aveva avuto nulla in contrario, né si era accorto della sua scomparsa, quando aveva attraversato il passaggio. Ovviamente Arghor era riuscito a procurarsi preventivamente la serie esatta di simboli che gli avrebbero permesso di aprire il passaggio verso la Madre Terra, nel punto ubicato nella città di GS.

 Non c’era nemmeno una guardia alla porta speciale, così Arghor aveva avuto tutto il tempo per digitare il codice ed oltrepassare il passaggio na volta che si era aperto. Si era così ritrovato in un antro buoi e sapeva anche cosa fosse: il rudere descritto nel volume che aveva letto. Di quel posto c’era scritto che era il luogo in cui GS passava parte del suo tempo assieme ad alcuni suoi amici, quando era poco più che un bambino. Nel volume speciale, in cui uno dei maghi scrivani aveva raccolto una serie di informazioni relative all’eroe della salvezza dell’asteroide, era scritto che in quel luogo GS ed i suoi amici accudivano dei cani randagi, oltre a fare un mucchio di altre cose.

Proprio come era scritto nel volume di GS, appena fuori dal rudere c’era una strada e sulla sinistra dell’osservatore vi era un grosso stabile in cui vivevano le famiglie della città. Com’erano strane le automobili, Arghor se l’era immaginate un mucchio di volte ma non era mai riuscito a figurarsele com’erano nella realtà. La gente della Terra non conosceva la magia, né la forma di energia che alimentava le armi speciali dei maghi guerrieri ma avevano creato delle macchine davvero straordinarie e le automobili erano tra queste.

In seguito, Arghor aveva visitato la zona della città in cui viveva GS, quella che nel Volume dedicato al cavaliere, veniva definito il suo quartiere. Era stato semplice per il ragazzo, che aveva imparato a memoria la descrizione di quel luogo, trovare la strada dove abitava il Cavaliere. Era bastato andare dall’altro lato della strada e poi camminare fino alla strada descritta nel volume, proprio quella a pochi passi dal venditore di dolci e caffè.

Quando Arghor scese la strada, fino ad arrivare all’incrocio, trovò immediatamente l’enorme stabile in cui viveva GS ma si soffermò a fissare la parte della strada in cui doveva trovarsi il palazzo principale della Congregazione. Chissà se dopo la guerra sull’asteroide, la ragazza che guidava una piccola parte della setta aveva deciso di tornare a casa sua.

Spinto da una grande curiosità, Arghor aveva esplorato la strada e, arrivato quasi in fondo, si voltò verso destra per ammirare la casa di un altro eroe leggendario: Pantera nera! Secondo quanto era stato riportato nel primo volume che aveva letto e stando alle informazioni contenute nel volume dedicato a GS, Pantera nera era uno degli alleati più preziosi del cavaliere e lo aveva aiutato diverse volte nelle sue avventure. Su Pantera nera, nel primo volume delle storie di GS, c’era solo un piccolo accenno al contributo che aveva dato nello sconfiggere una pericolosa setta che voleva evocare una strana entità proveniente dall’inferno.

Dopo aver osservato a lungo quella strada ed in particolar modo il palazzo della Congregazione, Arghor era tornato indietro, scoprendo che il quartiere iniziava ad animarsi. Era stato proprio allora che aveva visto GS. Lo aveva riconosciuto subito, anche se lo aveva sempre immaginato più snello ed un tantino più elegante. In quanto bibliotecario sapeva che gli autori delle storie tendevano a migliorare sempre gli eroi ma non si sarebbe aspettato un GS con la pancia.

Sulle prime non aveva avuto il coraggio di fermarlo, così il cavaliere era sparito, dirigendosi verso l’alto. Arghor lo aveva seguito e lo aveva trovato seduto fuori al bar. Il ragazzo rimase immobile e raccolse tutto il suo coraggio per parlare al cavaliere. Fissava GS che se ne stava immobile, immerso nei propri pensieri e gli si avvicinò.

“Ti chiedo scusa, cavaliere… io vengo da…” – Arghor smise di parlare, quando si accorse che GS lo stava guardando in modo strano.

Mentre stava pensando agli affari suoi, GS vide che un ragazzo gli si era avvicinato e parlava in modo strano. Inizialmente si disse che il mondo era pieno di pazzi ma, osservando meglio lo strano personaggio, si rese conto che quel tipo di abbigliamento veniva usato sull’asteroide. Il ragazzo aveva smesso improvvisamente di parlare e lo fissava imbarazzato.

Il cavaliere provò a dire qualcosa ma si rese immediatamente conto che era tutto inutile poiché, se davvero quel ragazzo veniva dall’asteroide non poteva certo capire la sua lingua. Gli fece cenno di seguirlo e gli strinse la mano, poi si diresse verso casa sua.

 

Arghor vide un’improvvisa espressione di stupore sul volto del cavaliere. Forse aveva capito che proveniva dall’asteroide ma sembrava non essere in grado di parlare con lui. Solo in quel momento il visitatore si accorse che GS non portava nulla sul capo ed i volumi parlavano chiaro: senza la corona dell’ariete GS non era in grado di parlare con gli uomini degli asteroidi. Ad un certo punto vide che GS gli faceva cenno di seguirlo. Forse voleva andare a prendere la corona.

 

GS non aveva dubbi, mentre si avvicinava a casa si rese conto che il linguaggio del ragazzo gli era familiare, anche se quasi incomprensibile. Quel personaggio aveva lo stesso accento di Sfregius, anche se la sua lingua non era proprio identica a quella dello spadaccino.  Una volta giunto al suo palazzo, GS fece cenno al ragazzo di attenderlo un attimo. Armeggiò con la maledetta serratura per aprirla, si infilò dentro al portone e salì di corsa le scale.

 

Arghor era molto emozionato. GS lo aveva invitato ad andare a casa sua. Prima di allora solo Sfregius, lo straordinario spadaccino, era stato lì. Rimase un po’ deluso quando il cavaliere gli fece cenno di attenderlo di sotto. Lo osservò mentre cercava di aprire il portone di metallo. Una volta riuscito nell’intento, il cavaliere si lanciò di corsa su per le scale. Arghor ebbe appena il tempo di vedere le scale di marmo, mentre la porta di metallo si chiudeva.

Mentre aspettava, Arghor si guardò intorno. Proprio di fronte a lui c’era quella lavanderia in cui Sfregius aveva lavorato durante il periodo in cui aveva dato la caccia alla Regina dei mostri. Poco più avanti avrebbe dovuto esserci il negozio in cui si vendeva la frutta ma era chiuso. Sull’altro marciapiede invece c’era l’emporio che GS aveva definito drogheria. Se rivolgeva lo sguardo alla sua destra Arghor vedeva l’altro lato della strada.


GS tornò in fretta e portava con sé uno zaino. Il cavaliere aveva ritenuto poco opportuno portarsi dietro il ragazzo dell’asteroide ma aveva creduto che questi si infilasse nel portone,  non che fosse rimasto fuori. Per fortuna a quell’ora del giorno c’erano poche persone in strada, cosa dovuta anche al periodo dell’anno. Nella lavanderia di fronte c’era solo una donna che stirava una camicia, mentre nessuno se ne stava fuori la drogheria. Fece segno al suo amico di seguirlo, lo avrebbe portato in un posto tranquillo per parlargli ma prima dovevano fare compere.

Per prima cosa si diressero al negozio di abiti fuori la strada, dove il cavaliere acquistò un paio di jeans, una maglietta a maniche corte (l’estate stava finendo ma non faceva ancora freddo) ed un paio di scarpe da tennis. Fece cambiare il suo amico nello stesso negozio, inventandosi una scusa col gestore, che non fece molto caso all’abbigliamento del giovane. Solo dopo che il ragazzo degli asteroidi si vestì in modo “normale”, GS lo portò nella villa comunale aperta di recente proprio di fronte alla famosa gelateria della zona.

La villa aveva già qualche ospite. Per lo più si trattava di giovani padri in compagnia dei piccoli figli ma c’era anche qualche coppietta di ragazzini. GS scelse una panchina abbastanza isolata ed indossò la corona.


Arghor vide per la prima volta la Corona dell’Ariete. Era proprio come se l’era immaginata: un cerchio di metallo con un grosso diadema al centro e delle alette sui lati.

“E così, questa sarebbe la Corona dell’ariete!” – Esclamò Arghos.

“Esatto e adesso posso parlare con te”.

“Io mi chiamo Arghor e sono un apprendista mago”.

“Il mio nome già lo conosci” – Disse GS.

“Certo che lo conosco” – Disse Arghor – “Sei una leggenda ma credo che tu già lo sappia, dato che ti hanno dedicato un giorno dell’anno”.

GS annuì.

“Ho letto di te nei volumi che hanno scritto i maghi scrivani. Per adesso ne ho letto solo due. Il primo narra le tue avventure e quelle di Sfregius, dopo la Guerra dell’asteroide, quando avete dato la caccia alla Regina dei mostri”.

“E’ passato molto tempo da allora” – Disse GS.

“Ma nessuno di noi potrà mai dimenticare quella storia. La nostra gente era quasi stata annientata e nessuno sembrava poter arrestare l’avanzata della Regina dei mostri e dei suoi alleati, quando ad un tratto tu ritorni assieme a Torgan!”.

Nel ricordare quella storia, GS provò una profonda nostalgia. In quell’occasione era stato chiamato solo in qualità di Ghaijin e non di Cavaliere del Nuovo Ordine. Non era compito suo contrastare la terribile alleanza che aveva invaso l’asteroide ma solo trovare il leggendario Torgan.

“Ho un mucchio di domande da farti e ti sarei grato se rispondessi” – Arghor lo fissò un attimo, poi aggiunse – “Ho fatto molta strada per incontrarti”.

“Cosa vuoi sapere, Arghor?”.

“Per prima cosa voglio che tu mi parli delle tre persone che comandarono l’assalto. Non mi accontento di quello che i maghi hanno scritto di loro, voglio che sia tu a parlarmene”.

GS ricordò i protagonisti di quell’assurda alleanza. Si trattava di due ragazze – o, per meglio dire, una ragazza ed una bambina – che avevano deciso di supportare la Regina dei mostri. E, per uno strano arabesco del destino, erano entrambe della sua stessa città.

“Credo che tu già conosca i loro nomi” – Disse GS.

Arghor annuì – “La principessa dei vikings e la signora della Congregazione!”.

“Proprio così. Di chi vuoi che ti parli?”.

“Mi hanno sempre affascinato molto entrambe” – Fece il ragazzo – “Ma vorrei sapere per prima della principessa dei vikings”.

“Il suo vero nome è Iole ed era una ragazza di questa stessa città. Adesso non abita più qui. Guidò un gruppo di guerrieri che erano al comando del suo patrigno. Usò le forze del suo patrigno per supportare la Regina dei mostri”.

“Conosco questi particolari. Io voglio sapere della ragazza che si nascondeva dietro la maschera della Principessa dei vikings”.

GS tirò un profondo respiro – “Non ho mai conosciuto molto bene Iole. Diciamo che non abbiamo mai nutrito molta simpatia l’uno per l’altra. Posso solo dire che forse non era così malvagia come voleva apparire”.

“Quali furono le motivazioni che la spinsero ad allearsi con la Regina dei mostri?”.

Un nuovo sospiro – “Non credo che all’epoca Iole conoscesse la vera identità della regina dei mostri. In verità il mostro era alleato con un umana e credo sia stata lei a contattare le altre due e a chiedere il loro aiuto. La principessa era una ragazzina all’epoca e credo fosse molto facile da abbindolare” – GS fece una beve pausa – “Pensandoci bene, adesso, credo che Iole volesse solo dimostrare di essere una persona forte e la sua spietatezza era solo il riflesso del suo patrigno”.

“Quindi mi stai dicendo che la Principessa dei vikings si sia gettata nella guerra solo perché viveva alla corte di un uomo spietato?”.

“Più o meno” – Rispose GS – “IL discorso sarebbe molto più complesso ma non voglio affrontarlo adesso”.

“Parlami ancora di lei” – Disse Arghor, stiracchiandosi.

“Cos’altro vuoi sapere?” – Gli chiese GS.

“La sua personalità… quella vera e non quella che indossava la maschera della principessa sanguinaria”.

“Credo fosse una ragazza molto infelice, all’epoca”.

“Perché infelice?”.

“Perché non viveva una situazione familiare serena. In parte penso che non nutrisse molta fiducia in se stessa, dal momento che credeva di non poter meritare altro che il contesto in cui viveva”.

“E tu pensi che avesse ragione?”.

GS scosse il capo – “All’epoca pensavo di si ma adesso direi di no. Credo si sia rivelata una persona splendida e molto diversa da come appariva all’epoca. Credo che a quei tempi non fossi in grado di distinguere bene la ragazza dalla maschera che indossava”.

“Perché l’avevi affrontata sull’asteroide?”.

“Non per quello” – Disse GS – “Ma per come ne parlava la gente”.

Arghor aggrottò la fronte – “Non c’è scritto nulla a riguardo né nel grande volume che narra la guerra, né negli altri due che ho letto dopo”.

“Non abbiamo parlato di questo. I maghi si sono limitati a riportare la storia così come si è svolta. Solo in alcuni casi ho preferito dire loro le mie impressioni ma non l’ho fatto sempre” – GS fissò il giovane apprendista mago – “In verità, non avrei mai creduto che qualcuno si interessasse a questo lato della storia”.

“A me invece interessa molto”.

“Cos’altro vuoi sapere?”.

“Parlami ancora di lei. Hai detto che la gente non ne parlava bene”.

“E’ così” – Disse GS – “A quei tempi molti ragazzi e persino delle persone adulte non dicevano nulla di buono sul suo conto. Non che Iole facesse qualcosa per smentire quelle voci. Si comportava male… era proprio una bambina pestifera ed a tratti offensiva”. GS sorrise nel ricordare un vecchio episodio, avvenuto prima ancora della sua avventura sull’asteroide.

“Stai sorridendo” – Gli disse Arghor.

“E’ forse vietato?”.

“No” -. Fece Arghor – “Ma mi piacerebbe sapere perché ridi”.

“Stavo solo ricordando una delle prime volte che vidi Iole. Allora non sapevo minimamente che fosse la Principessa dei vikings”.

“Cosa fece?” – Volle sapere Arghor.

“Semplicemente mi disse qualcosa di poco carino. Ero col fratello e,  non ho mai capito bene perché, si rivolse nei miei confronti in modo offensivo. Suo fratello mi disse di non darle peso”.

“Quanto tempo prima è avvenuto questo episodio?” – Chiese il giovane apprendista mago – “Quanto tempo prima della guerra, intendo dire”.

GS ci pensò su, poi rispose – “Credo qualche anno. Due, se non ricordo male”.

“Allora ai tempi della guerra era un po’ cresciuta” – Disse Arghor.

“Si ma era sempre una bambina”.

“Ho letto di un momento in cui te la sei trovata di fronte”.

“Ti riferisci a quando ero nella caverna sotterranea in cui riposava Torgan?”.

Arghor annuì.

“In quell’occasione non avevo fatto caso che fosse lei. Non vedevo Iole da molto. Solo quando tornai sulla Terra e passai per i bassifondi sud della città la notai, collegandola alla ragazzina che avevo affrontato sull’asteroide”.

“Quindi, durante la guerra,  non sapevi che fosse lei”.

GS scosse il capo.

“E quando poi lo hai scoperto?”.

GS scrollò le spalle – “Non ne avevo una buona considerazione prima e non l’ebbi dopo”.

Arghor rimase qualche minuto in silenzio. GS pensò che avesse esaurito le domande e stava quasi per dirgli di tornare al portale, quando il ragazzo gli chiese qualcos’altro – “E gli altri ragazzi? Cosa pensavano di lei gli altri?”.

“Che era una gran bella ragazzina” – Rispose subito GS.

“E a te non piaceva?”.

GS si lasciò scappare una risata – “Certo che mi piacesse ma all’epoca pensavo fosse troppo piccola… e poi non mi sono mai piaciute le ragazzacce arroganti”.

“Beh, se era come la descrivi non ti biasimo” – La domanda che fece Arghor lasciò GS un attimo basito – “E invece, cosa mi dici del massimo esponente della Congregazione? Lei la conoscevi già, giusto?”.

“La conoscevo” – Disse GS.

“E cosa pensasti quando te la trovasti di fronte?”.

GS rimase qualche secondo in silenzio prima di rispondere – “Che fosse destino che ci affrontassimo”.

“Solo questo?” – Chiese Arghor.

“E che me lo meritavo” – Aggiunse GS.

“Perché?” – Chiese Arghor – “Perché credevi di meritarlo?”.

“Vedi” – Disse GS – “Sono stato molto duro negli anni passati con quella ragazza. Quindi mi aspettavo che un giorno o l’altro lei si sarebbe innervosita e mi avrebbe restituito quello che avevo seminato” – GS fissò il suo giovane interlocutore – “Capisci quello che intendo dire?”.

Arghor fece un cenno affermativo col capo – “Ma la Congregazione aveva cercato di prendere possesso della tua città, quando tu eri poco più che un bambino. Come potevi pensare questo?”.

“Proprio perché il nostro problema era la Congregazione, non lei” – GS si accorse che Arghor non aveva capito bene quello che intendeva dire e quindi provò a spiegarglielo meglio – “La Congregazione usava i suoi membri più giovani come strumenti ma in realtà erano gli adulti a comandare e pianificare le mosse. All’epoca in cui si svolsero i fatti a cui fai riferimento – e mi riferisco a quando la Congregazione ha cercato di prendere possesso della città, non certo alla guerra sull’asteroide – io ero solo un moccioso impulsivo. Me la presi con le prime persone che mi vennero a tiro. In qualità di bambino ritenni responsabili di quanto stava avvenendo più i miei coetanei che gli adulti alle loro spalle. Quello fu il mio errore”.

“Ma la combattesti” – Disse Arghor.

“La combattei, certo” – Rispose GS – “Ma non lottai certo contro la mia vecchia amica o contro la rappresentante di una setta che ormai non poteva più nuocere. Mi battei contro ciò che rappresentava: lottare contro la gente solo perché di una religione diversa” – GS fissò un punto indistinto della villetta – “E’ una cosa che non ho mai sopportato”-

“Ma perché la Congregazione prese parte a quello scontro?”.

“Credo che la persona alleata al mostro spaziale abbia raccontato una storia di eresia e paganesimo. Sono certo che la Congregazione si sia intromessa per una questione legata alla fede del popolo degli asteroidi e non per altro”.

Arghor fece una pausa e fissò le papere del piccolo laghetto – “Ma da quello che mi stai dicendo, la signora della Congregazione prese parte alla guerra senza sapere la vera ragione!”.

“Dici di aver letto la storia scritta dai maghi”.

Arghor annuì.

“E allora dovresti sapere che, quando la piaga dei semi umani si fece palese e ci travolse come una malsana marea, i templari della Congregazione ne vennero travolti, poiché si batterono contro quegli esseri”.

“E’ vero!” – Esclamò il ragazzo – “C’è proprio scritto così”.

“Sono stato io a pregare lo scrivano di inserire quel particolare, poiché per me  è un dato importante. La Congregazione non si è battuta per sete di conquista, né sapeva con chi si stesse alleando. Credeva di dover portare la luce del monoteismo in un mondo oscuro e pagano… magari basto sui sacrifici umani”.

“Ma come mai eri pronto a combattere contro la ragazza? Sapevi che si trattava di lei?”.

“All’inizio lo sospettavo, poi nel corso della battaglia ne ebbi la conferma. Ma, come ti dicevo poc’anzi, mi sono battuto contro l’armatura: la Lialce! Si tratta di un’arma da guerra, anche se la Congregazione non vuole ammetterlo. Spaccia la straordinaria corazza come mezzo di difesa, eppure ha una capacità offensiva devastante”.

“Non ti dispiaceva batterti contro di lei? Soprattutto considerando che tempo addietro le avevi fatto un grosso torto?”.

GS annuì – “Non credere che sia stato facile. Ma quando ho visto quell’armatura è stato come rivedere lo spettro di quello che la Congregazione aveva cercato di fare alla mia città. Dovevo fermare quell’armatura”.

“Quindi non ce l’avevi con lei ma con la corazza che indossava”.

“Proprio così. Non potrei  mai nutrire rancore per lei ma non posso dimenticare quello che la setta ha fatto nella mia vita. Tutt’oggi i suoi fedeli camminano per le strade, cercando di convincere la gente che il loro punto di vista sia quello giusto. Dall’altro lato però devono evitare quelli che non appartengono alla loro fede” – GS fece una pausa – “E per me questo è razzismo”.

Il giovane Arghor annuì – “Adesso mi è tutto più chiaro. Le parti che parlano delle due donne non accennano alle loro motivazioni, né ne fanno un’analisi così profonda. Quasi, quasi mi impegno personalmente a riscrivere il primo volume delle tue avventure, inserendo queste considerazioni” – GS lo fissò aggrottando un sopracciglio – “Credo che tutti coloro che leggeranno quel volume abbiano il diritto di conoscere questi particolari… per non farsi un’idea sbagliata delle due alleate del mostro. Per la mia gente la Principessa dei Vikings e la signora della Congregazione sono personaggi negativi. Nessuno si è mai fermato a riflettere sulla loro natura umana. C’è bisogno che tutti capiscano che si tratta comunque di esseri umani e non di mostri senz’anima”.

GS non aveva mai visto la cosa da quel punto di vista. Riteneva che Arghor avesse ragione – “Se questo può interessarti, io ti concedo il permesso”.

“Ti ringrazio” – Disse il giovane – “Mi spiace solo che per il momento nessuno possa leggere questa stupefacente storia”.

“Perché dici questo?”.

“Perché l’Arcimago ha deciso di bandire tutti i volumi che parlano di te”.

GS parve stupito – “Cosa stai dicendo?”.

“Circa un anno fa, dopo aver preso il potere nella nostra zona. Si è alleato con un personaggio strano e misterioso che proveniva proprio da qui”.

“Intendi dire qui dalla Terra?”.

Arghor annuì – “Intendo dire dalla Madre Terra ma nessuno sa esattamente da dove”.

GS conosceva già la storia o almeno ne aveva avuto il sentore quando aveva visto i personaggi emersi dalla Breccia che avevano preso parte a quell’ultimo scontro… poco prima che venisse sconfitto. Sapeva anche chi era il personaggio a cui si riferiva Arghor.

“Da allora è stato abolito il giorno dedicato a te e tutti gli scritti che parlano di te sono spariti… ma io ne ho recuperato delle copie e le ho conservate gelosamente. Se scoprissero che le conservo…” – Il giovane bibliotecario non riuscì a terminare la frase.

“Io però ho deciso di leggerli! Li leggerò tutti. Io ero un bambino molto piccolo quando salvasti la mia terra dall’invasione ma ho sempre sentito parlare di te. Arrivò un mago nel nostro villaggio e ci raccontò di come erano andate le cose. La sua storia narrava le gesta di un guerriero leggendario e di un ragazzo giunto dalla Madre Terra che era stato in grado di risvegliarlo. Ci disse che se non fosse stato per il Gahijin il robot non sarebbe mai stato in grado di entrare in azione” – Arghor fece una breve pausa, fissando il laghetto – “Disse che solo l’uomo aveva reso possibile il miracolo. Senza il Gahijin non sarebbe mai stato possibile risvegliare il leggendario Torgan”.

GS non avrebbe mai immaginato che parlassero di lui in quei termini. Aveva intuito che le genti dell’asteroide nutrissero un grande rispetto nei suoi confronti ma le parole di Arghor aumentarono la sua autostima.

“Non sapevo di poter risvegliare Torgan. Non sapevo di essere un Gahijin. Fu il Grande Maestro a farmi scoprire questa dote”.

“E’ accennato qualcosa, se non ricordo male, nel volume generale che parla di te” – Disse Arghor.

“Spero di aver colmato la tua curiosità ragazzo” – Disse GS – “Credo sia meglio che tu torni alla tua terra. Ti accompagnerò al passaggio” – GS si alzò, imitato da Arghor, quando all’improvviso si udì la voce di qualcuno – “Finalmente vi abbiamo trovati!”.

GS e Arghor si voltarono verso l’ingresso della villetta cittadina e videro uno strano individuo vestito di stracci con un ammasso di pezze tra le mani. Persino il cavaliere capì immediatamente che quell’uomo non apparteneva alla sua città. Doveva essere giunto attraverso lo stesso portale utilizzato da Arghor.

“Lo conosci quel tipo?”.

“Mi sembra che sia uno degli addetti alla manutenzione della tenuta” – Disse Arghor.

GS ebbe una strana impressione e non era qualcosa che derivava dalla corona. Poteva anche darsi che quell’omaccione fosse giunto fin lì per trovare Arghor ma cosa poteva volere da un aspirante mago?

 

L’uomo, vestito con una strana casacca ed un paio di pantaloni di stoffa, avanzò attraverso la folla, diretto vero i due ragazzi che aveva individuato.

“Sapevo che quel portale mi avrebbe condotto in questa città…” – L’uomo fissò GS – “… ed al suo ambito premio!”.

GS si morse il labbro inferiore. Come aveva potuto dimenticare il Pugno di Boron? Si disse che quello era un semplice uomo e che sarebbero bastati un paio di pugni ben assestati per mandarlo giù. Il cavaliere era conscio di non essere allenato e di aver messo su qualche chilo di troppo. Se a tutto quello sommava i dolori alla schiena, era ben consapevole di non aver molta autonomia nello scontro corpo a corpo.

Mano a mano che lo strano individuo si avvicinava, GS valutava anche le se potenzialità. Era alto più di un metro e ottanta (quindi un bel po’ più di lui), aveva due spalle larghe e due braccia robuste. Anch’egli però aveva la pancia (sembrava quasi un bue su due gambe) e non era giovanissimo. Aveva almeno una decina di anni in più a lui, a occhio e croce.

“Che diavolo sei venuto a fare qui?” – GS pensò che la domanda fosse inutile. L’uomo aveva accennato ad un premio, guardandolo.

“Sono venuto per te. Se porti in testa quell’anello di metallo non puoi che essere GS”.

GS rimase in silenzio. Arghor iniziò a capire ma non seppe cosa dire.

“Mi sono subito insospettito quando ho visto il bibliotecario scendere nel sotterraneo. Io ero uno di quelli addetti alla manutenzione del passaggio. Ho preso servizio lì subito dopo la grande guerra, una decina di anni fa” – L’uomo si fermò nel vialetto, ad una ventina di metri dai due – “Sono rimasto in servizio per tutti questi anni, anche quando il passaggio non è stato più utilizzato. Siccome era antico, i sapienti anziani di Magya ritennero opportuno costruirne uno nuovo sulla collinetta a pochi passi dalla capitale” – L’uomo si riferiva al recente tempio. Si trattava del passaggio che GS aveva utilizzato molte volte nel corso degli anni, quando era tornato sull’asteroide dopo la grande guerra.

“Nel corso degli anni molti miei colleghi sono passati a manutenere altri posti. Io ed un altro paio di ragazzi siamo stati lasciati lì… a fare la fame”.

“Non vedo in che modo posso esserti utile” – GS non gli staccava mai gli occhi di dosso. Nel frattempo la sua mente lavorava ad una soluzione. Era ovvio che chi colpiva per primo l’avrebbe avuta vinta.

“Oh, non preoccuparti. Potrai essermi molto utile. Se ti catturo e ti conduco dall’Arcimago, sono certo che mi ricompenserà molto bene e mi darà un posto di rilievo tra i manutentori del suo palazzo”.

“Ti sei trasformato in un cacciatore di taglie”.

“Sono stato anche io in una caserma. Mi sono addestrato per un po’ con i maghi guerrieri e mi sono tenuto l’elsa”. Solo in quel momento GS notò il cilindro metallico appeso alla cintura dell’uomo. “Ma non credo che la userò” – L’uomo gettò via gli stracci, rivelando una grossa scure da boscaiolo. GS deglutì a fatica ed in quel momento Arghor si frappose tra i due.

“Ma cosa diavolo stai facendo? Ti rendi conto che questo ragazzo è un eroe?”.

“Il suo tempo è passato. Il mio unico eroe è il denaro e l’Arcimago ne ha in abbondanza!”. L’uomo fece qualche passo avanti, armeggiando con la grossa scure. GS iniziò a sudare, conscio di non avere molte possibilità senza Pugno di Boron. “Ti prometto che non sarà doloroso. Ti darò solo una lezione e, se non mi costringerai a fare diversamente, ti porterò vivo dall’Arcimago. Scommetto che il suo potente alleato gioirà quando ti metterà le mani addosso!”.

Era ovvio che l’alleato dell’Arcimago fosse l’Imperatore. Se lo avessero consegnato nelle sue mani, per lui sarebbe finito tutto. In un attimo GS vide sfumare davanti ai suoi occhi tutti i sacrifici fatti per accedere al Tempio della Mente. L’addestramento a cui si stava sottoponendo presso i Cavalieri della Mente sarebbe stato del tutto inutile. Ogni speranza, un giorno, di sconfiggere l’Impero sarebbe sfumata. E tutto questo per colpa di un pagliaccio… un pagliaccio armato di una minacciosa e grossa scure da boscaiolo!

“L’impero a cui si è alleato l’Arcimago è nemico anche del tuo mondo! Mira a sottomettere tutte le genti che incontra sul suo cammino” – GS sperò che le sue parole potessero spingere l’uomo a ragionare.

“Non mi interessa nulla! Io voglio solo la grana ed un posto migliore di quello che ho adesso!”.

L’uomo si lanciò in avanti e calò l’ascia!

GS e Arghor si gettarono di lato, il primo a destra ed il secondo a sinistra. Il giovane apprendista mago fu rapidissimo nell’infilare la mano nel sacchetto che aveva messo nelle tasche dei jeans. Lanciò la polvere irritante contro il volto del manutentore. L’uomo lanciò un urlo e si portò le mani al volto, lasciando cadere l’ascia.

GS, spinto dall’ansia e dalla paura, si lanciò all’attacco. Quattro furono i pugni che centrarono il manutentore prima che questi si riprendesse anche solo parzialmente. Purtroppo i pugni (tre dei quali erano andati a segno sul viso) erano stati forti, l’uomo barcollò ed indietreggiò, GS gli sferrò un calcio nelle parti basse e l’uomo cadde in ginocchio.

“Basta…” – Disse l’uomo, alzando le mani – “Mi arrendo!”.

“Cosa sta succedendo qui?” – In quel momento arrivò la guardia giurata addetta alla sorveglianza della villetta.

“Solo un diverbio tra vecchi amici. Quest’uomo ha cercato di aggredirmi e sono stato costretto a difendermi” – Disse GS, mentre faceva cenno ad Arghor di prendere l’arma magica all’uomo.

La guardia, un uomo sulla cinquantina, fissò le persone che si erano ammassate lì intorno.

“Ho visto tutto!”  - Esclamò una donna – “Quell’uomo farfugliava cose senza senso, poi ha afferrato quell’ascia ed ha cercato di aggredire questi due ragazzi”.

La guardia annuì – “Penso proprio che ci sarà bisogno di chiamare la polizia”.

GS scosse il capo – “Non credo sia una buona idea. Io non intendo sporgere denuncia contro quest’uomo”.

La guardia fissò GS con sguardo stupito.

“Lasciate che me ne occupi io” – Continuò a dire il cavaliere – “E’ un vecchio amico di famiglia. Spinto dalla rabbia per certe questioni in sospeso, si è comportato così. Non aveva realmente intenzione di aggredirmi”.

La guardia fissò l’uomo che aveva uno sguardo intimidito. Per la prima volta si era reso conto di quante persone lo avessero circondato. Aveva cercato di blaterare qualcosa in sua difesa ma, dalle occhiate della gente, si era reso conto che nessuno lo capiva e solo allora ricordò che sulla Madre Terra si parlava un’evoluzione della sua lingua madre.

“Come vuoi” – Disse la guardia – “Ma adesso andatevene da qui”.

GS annuì e si abbassò per aiutare l’uomo a mettersi in piedi e gli sussurrò qualcosa all’orecchio. L’uomo annuì e si rialzò. Il cavaliere ed i due personaggi giunti dall’asteroide uscirono dalla villa e si diressero verso il rudere che ospitava l’antico portale.

“Ti giuro una cosa, amico” – Disse GS – “Tenta una bravata adesso e ti faccio a pezzi. Poi ti consegno alla nostra milizia. Ti getteranno in una galera e ti lasceranno marcire lì” – GS sapeva di aver esagerato ma lo aveva fatto di proposito.

L’uomo scosse il capo – “Ti prego” – Disse – “Ho capito la lezione. Tornerò al mio vecchio lavoro e ti prometto che dimenticherò tutta questa storia”.

GS si fermò lungo la strada – “Devo chiederti un grosso favore e scommetto che me lo farai”.

“Tutto quello che vuoi! Sono in debito con te, avresti potuto lasciarmi nelle mani di quella folla inferocita ma non lo hai fatto”.

“Ricordatelo” – Disse GS. L’uomo annuì – “Voglio che tu non riveli mai all’Arcimago la presenza del portale situato sotto il vecchio palazzo reale”.

L’uomo fece un cenno affermativo col capo – “Sa dell’esistenza del passaggio ma nessuno crede che funzioni ancora. Persino io non lo credevo possibile”.

GS lo fissò ancora più intensamente – “Ascoltami bene. Io sono un tipo che non dimentica una faccia quando l’ha vista. Tradiscimi e ti prometto che non vivrai a lungo per goderne”.

“Voglio solo tornare a casa e dimenticarmi questa maledetta storia”.

“Sarà meglio per tutti” – Disse GS – “Non lo sai ma godo ancora di molte amicizie nel tuo mondo. L’Arcimago è salito al potere da poco. Io conosco persone in grado di irrompere nel vecchio palazzo dei maghi anziani e ammazzarti come un cane. Lo farebbero per il solo piacere di non contraddirmi”.

“Ti prego, non farmi questo! Ho una moglie e due figli nella periferia della città. Non potrebbero tirare avanti senza di me” – L’uomo aveva davvero molta paura. GS capì che aveva fatto un gesto avventato, credendo di trovare una società tutta a favore dell’Imperatore.  Non era così. Per sua sfortuna l’Impero non si era rivelato alla popolazione della penisola.

“Non ho nulla contro di te, manutentore” – Disse GS – “Non mi interessa farti del male e dimentico presto chi ne ha fatto a me. Ma ascoltami bene” – GS gli afferrò il bavero – “Se mai dovessi giocarmi qualche bruto scherzo mi ricorderò immediatamente di te. E ti posso giurare sul sole che illumina entrambi i nostri mondi che ti renderò la vita difficile e alla fine, solo dopo che mi sarò divertito abbastanza con te, ti spedirò al creatore”.

“Ho capito cavaliere, ho capito!” – Esclamò l’uomo, alzando le mani al cielo – “Credevo che fosse molto semplice catturarti. Che avrei potuto contare sull’aiuto delle immense forze del nostro alleato. Non credevo che la gente di questa città ti fosse così fedele”.

GS trattenne a stento una risata. L’uomo non capiva la sua lingua e quindi aveva capito che la guardia e la folla fossero dalla sua parte perché lui era il cavaliere, l’eroe. Se solo avesse saputo che pochissimi erano al corrente del suo segreto e che i cavalieri nel suo mondo erano solo una leggenda per molta gente, forse si sarebbe comportato diversamente.

“Vedo che sei molto sveglio, manutentore” – Il cavaliere decise di stare al gioco – “Nemmeno l’Impero ha il coraggio di venire qui. L’alleato dell’Arcimago non ha nessun potere in questa zona del paese. Posso assicurarti che io invece ne ho abbastanza da rovinare te e tutti coloro che si schiereranno dalla tua parte”.

“Mi dispiace cavaliere. Non avrei mai dovuto fare quello che ho fatto”.

“Dimenticherò questa brutta storia” – Disse GS – “Se tu mi prometterai di dimenticarti per sempre del passaggio nel sotterraneo e della mia città”.

“Ho già dimenticato, cavaliere! Te lo giuro, non so nemmeno dove porta quel maledetto passaggio nei sotterranei del palazzo di Magya”.

GS credeva che potesse essere sufficiente. L’uomo si era preso un bello spavento. Fissò Arghor e annuì. Il ragazzo avrebbe capito che era il tempo di tornare a casa.

Infatti fu lo stesso Arghor, per primo, a dirigersi verso il rudere. Lo raggiunsero in pochi minuti e una volta al di fuori della porta della vecchia costruzione, GS fece cenno al manutentore di aspettare.

“Ascoltami, Arghor” – Il ragazzo annuì – “Ho bisogno del tuo aiuto”.

“Non preoccuparti, cavaliere. Sorveglierò io questo buono a nulla”.

GS scosse la testa – “Non è questo l’aiuto che mi serve. L’ho già spaventato abbastanza con i miei discorsi di pocanzi”.

“Dimmi in che modo posso aiutarti ed io lo farò”.

“Ti ringrazio” – Disse subito GS, dandogli una pacca amichevole sulla spalla – “Ascoltami attentamente. Voglio che tu svolga delle ricerche per me ma bada bene a non far insospettire gli alleati dell’Impero. L’Impero è l’organizzazione che ha stretto l’alleanza con l’Arcimago”.

Arghor annuì.

“Ho bisogno che tu rintracci Sfregius. Mi hai detto di averne sentito parlare, giusto?”.

“Conosco Sfregius, almeno di fama ed un paio di volte ho avuto anche occasione di vederlo personalmente quando ha fatto qualche dimostrazione con la spada”.

“Bene” – Disse GS – “Ho bisogno che lo rintracci”.

“Se non ho capito male, è fuggito. Non so bene dove si sia recato ma da alcune indiscrezioni sembra che non fosse solo”.

“Chi altri c’era con lui?”.

“Un certo monaco… Hunter o qualcosa del genere”.

“Cyber Hunter?”.

“Cyber Hunter!” – Esclamò il ragazzo.

“Questa è una  buona notizia. Chi altri era con Sfregius, quando è scappato?”.

“So per certo che c’era anche Cassior, il vecchio capo dei maghi guerrieri”.

“Conosco molto bene Cassior” – Disse GS – “E’ stato un grande eroe ed ha difeso con gran coraggio l’asteroide dall’invasione dell’orda”.

“Lo so” – Disse Arghor – “Anche se non ho letto ancora il volume dedicato a quell’avventura”.

“Devi trovare Sfregius e se ti riesce anche gli altri due. Sono dei grandi amici e sono degli uomini in gamba. Dì loro che mi conosci e che preparino la sommossa. Potrebbe servirmi il loro aiuto per sconfiggere l’Imperatore, anche se ci vorrà del tempo per arrivare a lui”.

“Ti prometto che farò di tutto per rintracciarli!”.

“Ma bada bene di non farti scoprire” – Gli disse GS.

“Non preoccuparti” – Lo rassicurò Arghor – “Nessuno bada a me. Sono solo un umile bibliotecario”.

“Non essere così sicuro che nessuno badi a te”.

“Cosa intendi dire?”.

“L’Arcimago teme il potere della conoscenza. Non vuole che la gente legga le storie dedicate a me, questo per infangarmi agli occhi di coloro che non sanno bene come sono andati i fatti. Non lasciare che ti scopra, altrimenti potrebbe farti del male”.

“Va bene” – Disse Arghor.

“Ci vedremo qui a scadenza fissa. Sarai tu a venire qui da me. Se non ti vedrò comparire entro cinque dei miei giorni, vorrà dire che non sei riuscito a venire ed in quel caso cercherò di mettermi in contatto con te in altro modo. La prossima volta che ci vedremo ti porterò uno strumento che, in caso di estremo bisogno, ci permetterà di entrare in contatto anche a grande distanza”.

“Puoi fare una cosa del genere?” – Gli chiese Arghor.

“Adesso sì” – Gli disse GS.

Fissarono insieme il tempo per rivedersi. GS diede qualche avvertimento anche al manutentore. L’uomo annuì tutto spaventato, assicurandogli di aver dimenticato anche come si chiamasse.

GS attese che i due uomini sparissero oltre il portale e si stupì che in tutti quegli anni fosse rimasto. Se fosse riuscito a contattare lo spadaccino e gli altri sarebbe stato in grado di mettere su una squadra di eroi. Non era certo di poter avere alleati nel suo mondo, quindi gli toccava cercarli in quello degli asteroidi. Si aggiustò il colletto della camicia e si lasciò il vecchio rudere alle spalle.