Attimi di terrore

07.08.2014 19:33

Il gigantesco mostro gli puntò dritto addosso, muovendosi con la rapidità di uno squalo. Argon gli passò sotto, cercando di prenderlo alle spalle ma, con un colpo di coda, la creatura malefica riuscì a spingerlo a fondo. Il gladiatore si accorse che il volto umano del mostro lo stava fissando con incredibile cattiveria.

L’essere, simile ad una gigantesca manta, gli girò intorno e poi cercò di arpionarlo con il pungiglione sulla cosa, ma Argon fu abbastanza rapido e si protesse con lo scudo. Quando il mostro gli addentrò una spalla, squarciando il metallo del suo corpo, Argon rispose sparando i suoi raggi laser, bruciando lo spesso strato della pelle del mostro, il quale si staccò da lui. Il gladiatore decise di proseguire il suo attacco, ricorrendo alle capacità speciali donategli dall’Elmo Multi laser. Un raggio multicolore esplose contro una delle ali del mostro, ma questi non era affatto vinto. Girando intorno al suo nemico, cercando di trapassarlo col possente pungiglione o di addentarlo nuovamente, il mostro stava cercando un modo per finire il suo avversario. Quella battaglia ricordava lo scontro biblico tra Davide e Golia. Il mostro gigante misurava sei metri dalla testa alla punta della coda e le sue pinne pettorali, simili alle ali di un uccello, avevano una notevole apertura.  

Argon stava affrontando un altro colossale nemico con la determinazione che contraddistingue tutti i robot. Gli esseri artificiali, creati per un unico scopo principale, avevano come missione quella di proteggere gli esseri viventi dalla ferocia dei mostri dello spazio. Non importava quanto fosse grosso il nemico, il robot conosceva qual’era il suo dovere. Ma in quel momento Argon ricevette anche dei segnali poco raccomandabili: GS era in pericolo! Come tutti i Gladiatori di Marte, anche Argon possedeva uno speciale legame col Gahijin, una sorta di filo invisibile che si tendeva ogni qual volta GS era in pericolo di vita e, questa volta, il cavaliere era in serio pericolo!

 

Il gladiatore si diresse verso la riva ma il mostro non aveva intenzione di lasciarlo andare! I suoi occhi di cristallo emisero i potenti raggi, Argon si mosse con l’agilità che solo lui poteva mostrare sott’acqua ma un raggio lo colpì alla schiena, costringendolo a rallentare la sua corsa.

Il gigantesco mostro simile ad una Manta non gli diede alcuna tregua e lo caricò con tutta la sua potenza. Il muso del mostro colpì Argon come fosse stato un maglio, il gladiatore scivolò lungo il corpo scivoloso e venne abbattuto da un colpo di coda, andando a fondo.

 

Sulla schiena di Argon erano stati aperti degli squarci. Il colpo di coda del mostro era stato terribile ma il Gladiatore era stato concepito, dal suo antico creatore, per combattere al meglio nell’acqua ed il suo sistema interno non subiva danni dal liquido. Quel danno non era nulla per Argon. Il mostro rimaneva, invece, un bel problema.

Per sua fortuna, lo scudo era rimasto agganciato al braccio e lo protesse dalla pioggia di raggi che il mostro gli esplose contro. L’enorme creatura, un’espressione di vittoria e soddisfazioni che rendeva malvagio oltre misura il volto umanoide, gli girava intorno. Il suo intento non era solo quello di distruggerlo ma anche di non permettergli di raggiungere GS. E Argon non aveva alcun mezzo per terminare quella battaglia abbastanza in fretta. I suoi sensori ottici si posarono sulla prodigiosa ascia: forse un mezzo ce l’aveva.

Senza indugiare, il Gladiatore di Marte puntò la sua arma contro il mostro, seguendolo, senza perderlo mai di vista. Quando liberò la potenza dell’Ascia, la furia del ciclone investì il mostro, come un temporale estivo che colga improvvisamente un venditore ambulante. Ma questa volta non successe nulla! Sull’addome del mostro si erano aperti dei fori che aspiravano l’aria, per rigettarla attraverso le membrane poste sul dorso. A quel punto, visto che il suo potere più grande si era rivelato inutile, Argon si lanciò all’attacco. La sua rapidità fu tale da sorprendere il mostro gigante e l’ascia aprì due ferite, una nel collo bestiale della creatura e la seconda sull’addome. Se anche il potere straordinario dell’arma non aveva avuto alcun effetto, la sua lama era fin troppo efficace.

Il mostro, mentre i suoi liquidi biologici si disperdevano nel mare, prese le dovute distanze da quel piccolo robot ma Argon tirò altri fendenti, squarciando la coda in ben due punti. Il gladiatore non era disposto a lasciarsi sfuggire il mostro. Doveva concludere al più presto quella battaglia, perché la vita di GS era in grave pericolo!

Così, invece di inseguire il mostro, Argon puntò ad uscire dal mare e si librò in celo con la stessa maestria con cui – fino ad un attimo prima – si era mosso negli abissi. Argon, infatti, non era solo il più adatto tra i Gladiatori di Marte ad esplorare gli abissi dei mari e degli oceani ma era anche il migliore robot volante di tutto Marte. Argon uscì dall’acqua del mare, ritrovandosi in mezzo ad una vera e propria tempesta estiva ma nulla poteva fermarlo!

 

Dolore.

La Fire Son stava assorbendo gli attacchi delle mostruose creature emerse dal mare. Artigli che avrebbero potuto dilaniare una porta blindata con la stessa facilità con cui un bambino taglia un pezzo di torta, zanne che sarebbero state in grado di staccare pezzi dalle portentose corazze esterne che ricoprivano il corpo dei robot non riuscivano a violare – come i mostri avrebbero voluto – il metallo dell’Armatura del Nuovo Ordine. Ma GS sapeva che ormai era solo questione di tempo: in breve i mostri avrebbero violato la difesa della corazza e allora avrebbero fatto a pezzi il suo corpo.

 

Paura.

Nella mente del cavaliere un solo grido: voglio vivere! GS non voleva rassegnarsi alla morte. Ma, forse, non era nemmeno morire il vero problema. No, forse ciò che realmente terrorizzava il cavaliere era la fine orrenda che si avvicinava sempre più, ad ogni morso e ad ogni graffio. Quando i mostri sarebbero riusciti a violare le difese della Fire Son, cosa ormai prossima dal momento che le zanne e gli artigli dei due mostri che si erano accaniti su di essa stavano strappando pezzi di metallo avvicinandosi sempre più alla carne, avrebbero dilaniato il suo corpo, trascinandolo in un inferno di sofferenza sempre più atroce. Forse sarebbe stato solo un attimo ma si sarebbe trattato dell’attimo più intenso e sofferente di tutta la sua vita.

 

Rammarico.

Non avrebbe mai più rivisto i suoi genitori, la sua amata famiglia e non avrebbe più goduto la gioia di tornare alla sua città. Avrebbe dovuto dire addio agli amici, alle donne di cui era segretamente innamorato e a quelle che “molestava” tutti i giorni. Non avrebbe più rivisto la luce del sole o il chiarore delle stelle, il sapore dei cibi e quello delle bevande gli sarebbero stati negati per sempre. C’era da rinunciare a troppe cose e non era ancora il momento di farlo.

 

Luce!

C’era ancora una speranza ed anche se era solo un sottile barlume nell’oscurità, GS vi si aggrappò con tutte le sue forze. Gli bastò pensare e la Fiamma si liberò con tutta la sua potenza.

Il calore e la luce improvvisi colpirono di sorpresa i mostri. I tre esseri malefici che stavano cercando di ridurre a brandelli il suo corpo scattarono indietro e gli altri, quelli radunati intorno e quelli che stavano giungendo sulla scena, fecero uno scatto indietro. GS non esitò nemmeno un momento, consapevole che se voleva salvarsi la vita avrebbe dovuto agire con la rapidità di un felino. I suoi occhi si spostarono da un alto all’altro, ignorando le bocche schiumanti dei mostri, le dita della mano destra si serrarono sicure intorno all’elsa della Spada Gemella e le connessioni si ricollegarono al bracciale e alla corona.

Il primo fendente aprì un profondo squarcio sulla coscia del mostro che voleva afferrarlo, con un balzo GS riuscì ad uscire da quella gabbia. Si ritrovò ansimante e dolorante a pochi metri dai suoi avversari ma stringeva nuovamente la Spada tra le mani.

La Corona dell’Ariete gli lanciava continui segnali, che lo stordivano. Sapeva perfettamente che la Fire Son non era integra, che perdeva sangue da una ferita sul ciglio destro, che il metallo della corazza aveva ferito le cosce e le braccia. Sapeva tutte quelle cose: perché la corona continuava a ripetergliele con insistenza?

La Fire Son stava sfruttando tutte le sue capacità ma era allo stremo delle forze e non sarebbe riuscita a cauterizzare le ferite. GS avrebbe continuato a perdere sangue e con esso le forze. Dopo l’ultimo sforzo che aveva fatto, per sottrarsi alla gabbia di mostri, il Potenziatore sembrava un macigno che qualcuno gli aveva legato sulla schiena e le sue gambe iniziavano a dare segni di cedimento. Non poteva resistere ancora a lungo. Forse non sarebbe riuscito a resistere nemmeno al prossimo assalto.

Il cavaliere si stava rassegnando alla fine, avvertendo su di sé il gelido abbraccio della morte, quando due mostri vennero falciati da una pioggia multicolore. Seguendo la scia delle folgori luminose, il cavaliere vide finalmente Argon calare dal cielo e gli parve un angelo vendicatore.

L’ascia scintillò nell’oscurità e aprì in due un mostro, mentre un secondo fendente tranciò la gamba di un altro essere malvagio. In gruppo i mostri si lanciarono su Argon ma questi continuò a lottare come una furia, respingendoli con lo scudo e affettandoli con l’ascia. I suoi occhi sputavano raggi laser che bruciavano o mutilavano gli avversari.

Poi ci fu un lampo di luce. GS si voltò, con la vista che cominciava ad annebbiarsi ed il fiato che si faceva sempre più corto, e vide comparire Fergus assieme ad un gigante. Il Signore di Marte lo sorresse, mentre il nuovo venuto si avventò sui mostri con la stessa furia di una valanga! Il suo enorme piede calò su uno dei mostri, schiacciandolo e le sue mani afferrarono altri due di quegli esseri emersi dagli abissi. I loro colli si spezzarono come fossero stati due stuzzicadenti.

Nonostante la furia del nuovo arrivato, i mostri non si diedero per vinti! Altri due gruppi emersero dalle acque agitate del mare, come se la città stessa volesse vomitare quelle cose malsane, per liberarsene. Alcuni gruppi di mostri puntarono le mani contro i loro avversari e piccole sfere iniziarono ad esplodere sui robot, mentre altri attaccavano corpo a corpo!

Nonostante Argon si battesse con una forza senza pari, due mostri riuscirono a superarlo e ad avventarsi su Fergus!

Il Signore di Marte scagliò la sua scure, che si piantò nel volto di uno dei mostri, poi il suo destro abbatté anche il secondo, spingendolo indietro. Fergus si voltò verso il Gahijin, si rese conto che il suo amico non era in condizioni di combattere ma, per fortuna, non era nemmeno in pericolo di vita.

“Non seguirmi in battaglia. Resta in disparte” – Con quelle parole il Signore di Marte si lanciò all’attacco, consapevole di dover dare man forte ai suoi alleati, se voleva salvarli dalla marea malsana che li stava travolgendo.

 

Argon ed il nuovo arrivato stavano combattendo con tutte le loro forze per annientare i mostri che, nel frattempo, continuavano ad emergere dalle acque. Lo scudo proteggeva il reggente di Argonia dalle sfere esplosive, mentre il gigante non si curava dei proiettili che gli esplodevano addosso. I mostri erano essenzialmente di due tipi differenti, sebbene fossero molto simili. La maggior parte dei mostri aveva quattro braccia, mentre ce n’erano altri che possedevano due soli arti superiori ed erano molto più possenti. Questi due tipi erano i mostri che in prevalenza stavano attaccando. C’erano anche alcuni esseri un tantino diversi ma non erano degni di nota in quanto in numero molto inferiore.

La cosa certa era che i mostri non davano tregua ai robot, poiché una vera e propria orda stava emergendo dalle acque gelide del mare. Sembrava quasi che un bambino avesse riversato in mare un po’ di sabbia per giocare e che ogni singolo granello si fosse trasformato in un mortale nemico dell’umanità!

Alcuni mostri, quelli con sole due braccia, erano dotati anche di code munite di pungiglioni perforanti, altri possedevano delle lame che spuntavano dal dorso delle mani.

Ogni volta che Argon riusciva ad annientare un gruppo di nemici, dirigeva i suoi raggi letali contro quelli che continuavano ad avvicinarglisi. Se non avesse avuto le armi trovate per pura fortuna, Argon se la sarebbe vista molto brutta. Il suo gigantesco alleato stava sprofondando nella sabbia, mentre un ingente numero di mostri cercava di sommergerlo con il solo peso.

Fergus, il Signore di Marte, si era lanciato all’attacco, sferrando fendenti micidiali, sfregiando e mutilando i nemici. Il suo Raggio Anti-G lanciava verso l’alto numerosi avversari che poi ricadevano in mare come enormi chicchi di grandine. Il suo pugno e la sua ascia erano armi letali, strumenti che i mostri dello spazio avrebbero ricordato a lungo, poiché ad ogni colpo Fergus annientava un nemico.

Quando il mostro gigante emerse dal mare, Fergus lo intravide. Il signore di Marte seguì quella misteriosa cosa che era spuntata improvvisamente dal mare. Vide che era enorme e che si dirigeva verso le nuvole. Il suo Cristallo della Mente collegò immediatamente l’immagine del mostro con uno dei pesci della Terra: il mostro somigliava ad una gigantesca razza!

 

GS era poggiato su un ginocchio. Le ferite perdevano meno sangue ma la paura, lo stress, il dolore ed il sangue perso gli avevano portato via molta della sua forza. Il Potenziatore pulsava ed il Cavaliere non osò toglierlo, perché sapeva che quello strumento gli forniva una difesa invalicabile per i suoi avversari. Se non avesse avuto il Potenziatore, le ferite riportate sarebbero state molto più numerose. I mostri si erano accaniti, infatti, dapprima contro petto e addome e solo successivamente – quando si erano resi conto di non riuscire a superare la barriera costituita dal Potenziatore – si erano accaniti contro gli arti. La mano destra era serrata intorno all’elsa della Spada Gemella, come se quell’arma fosse tutt’uno col suo braccio. I mostri balzavano da un lato all’altro, si lanciavano con inaudita ferocia contro Argon, cercavano il modo migliore per afferrare Fergus ed avevano sotterrato il robot gigante, che stava sprofondando nella sabbia.

Poi un mostro sbucò all’improvviso alle sue spalle! Era emerso dalla sabbia e strinse i suoi letali artigli sulle sue spalle! GS si divincolò, cercò di girarsi ma era tutto inutile: l’avversario lo sovrastava e lo schiacciava verso il basso. Nella notte vennero esplosi due colpi ed il mostro andò a sbattere contro il muro come spinto da una mano invisibile. Il Moscus Uno scese dal cielo, atterrando in forma robotica al fianco di GS. Il Gahijin lo ringraziò di cuore e gli disse di non muoversi di lì – “Limitati a sparare proiettili contro gli avversari, cerca di eliminarne quanti più puoi!”. Il robot spaziale, abbassatosi su un ginocchio, prese la mira ed iniziò a sparare contro l’orda. Ad ogni colpo un mostro finiva al tappeto col cranio sfondato.

Poi l’enorme manta scese dal cielo! GS non l’aveva vista subito, poiché i suoi sensi erano obnubilati e quando vide il mostro gigante provò un misto di terrore e rassegnazione: quella sarebbe stata la sua ultima avventura.

 

L’enorme mostro scese dal cielo, muovendo le pinne come fossero delle ali, sostando sopra il campo da battaglia. La sua lunga coda guizzò, quindi venne scagliata contro Argon. Il Gladiatore si protesse con lo scudo ed il pungiglione non riuscì ad attraversarlo. L’enorme essere spostò la coda prima da un lato, poi dall’altro, travolgendo tre suoi alleati, due dei quali finirono tagliati in due sulla sabbia, mentre il terzo volò e ricadde in mare. I mostri iniziarono ad indietreggiare, intimoriti dal loro stesso alleato. Fu allora che GS decise di giocarsi il tutto per tutto!

Gridando nella notte, nella speranza che i suoi alleati lo sentissero, il Gahijin ordinò ai suoi robot di concentrare i propri attacchi sulla manta gigante – “Moscus, tu continua a sparare contro gli altri mostri. Devi eleminarli tutti!” – Il piccolo robot continuò a mitragliare gli avversari. Le sue raffiche falciavano i mostri che, intimoriti dalla presenza del colossale alleato, non riuscivano più nemmeno a difendersi.

Così, mentre Moscus si occupava di ciò che restava dell’orda, Fergus, Argon ed il nuovo “amico” si concentrarono sul mostro gigante. I Gladiatori di Marte si librarono in volo, affiancando il mostro che cercava di trafiggerli con la coda, mentre il robot più grosso rivelò una pistola a raggi. L’arma di luce scintillò nelle sue mani ed una pioggia di raggi, composta da raggi ottici e colpi di pistola, esplosero contro la manta.

“Concentra i tuoi attacchi verso una delle ali!”.

Il robot udì gli ordini che il Gahijin gridava a squarciagola, così sparò contro l’ala destra del mostro. GS, lottando contro la stanchezza e il dolore, si rimise in piedi e sperò quasi che fosse finita ma così non era! L’ala del mostro sembrava avere il potere di respingere i raggi.

Intanto la coda si mosse prima verso Argon, poi – con un guizzo rapidissimo – piombò su Fergus! Il Signore di Marte venne colto completamente alla sprovvista e piombò in mare. Ma Argon non se ne rimase a guardare, si fiondò sul nemico e conficcò la lama dell’ascia nella coda. L’arma affondò nella pelle del mostro, fermandosi contro qualcosa di duro che doveva essere una sorta di struttura ossea. L’icore sprizzò verso l’alto. Il mostro agitò l’enorme cosa ma Argon non si staccava.

“Attacca il volto sotto la sua pancia, attacca il volto!” – GS, ricordandosi di come Fergus aveva sconfitto il precedente mostro gigante, gridò un disperato appello al colosso che quasi non si vedeva, poiché il suo colore si confondeva con l’oscurità della sera. Il robot udì gli ordini dell’essere umano anche attraverso gli scrosci ed i tuoni; si spostò fino a trovarsi sotto il ventre del mostro ed indirizzò una nuova serie di attacchi contro il volto umanoide che sporgeva dal suo ventre. L’idea di GS risultò vincente. Il mostro, scosso da tremendi dolori, piombò verso il basso, schiacciando numerosi suoi alleati. La sua coda guizzò nell’aria, rapida come una frusta, sinuosa come una vipera. Il pungiglione si conficcò nel petto del robot, che finì in terra. La pistola di energia scomparve dalle sue mani.

In quel momento Argon salì lungo il dorso, volò fino alla testa di animale ed iniziò a colpire col taglio dell’ascia fino a che la lama non penetrò nel tavolato osseo. Nel frattempo nella mano destra del robot nero comparve una spada di luce ed il suo taglio dilaniò la coda, fino a che non la tagliò di netto.

La gigantesca creatura continuò a lottare, dimenandosi, sbattendo le pinne ma Argon era divenuto una furia: sferrava colpi con l’ascia, squarciando, tagliando e dilaniando il corpo del suo avversario. Ormai privo della sua coda, la manta gigante non poteva attaccare il piccolo robot che stava sul dorso. I colpi tranciarono una delle due pinne ma il mostro riuscì a issarsi in volo, forse con la forza della disperazione. Fu allora che GS, immaginando che l’essere potesse esplodere da un momento all’altro come era stato per il precedente mostro gigante, urlò ad Argon di spingere il mostro verso l’alto.

Nemmeno il Cavaliere del Nuovo Ordine poteva immaginare quale potenza possedesse l’ascia! La prima volta aveva visto il mostro gigante volare in alto ma non si era reso realmente conto della potenza di quell’arma. Fu solo quando vide Argon agitare l’ascia e creare il vortice, solo quando vide il mostro salire al cielo in un turbine di inaudita potenza, che il ragazzo si rese finalmente conto di quale immenso potere nascondesse quella piccola arma.

Un bagliore illuminò la notte al giorno. I pezzi del mostro non toccarono mai terra, dal momento che si dissolsero nell’aria. La battaglia era finita. L’unico che sferrava ancora colpi era il Signore di Marte che, emerso dalle acque agitate del mare, si era trovato davanti gli ultimi mostri, quelli che avevano deciso di tornare alle acque. La sua ascia non ne perdonò nemmeno uno. I mostri finirono in pezzi ed inutile fu ogni segno di resistenza.

Il primo robot a giungere al fianco del Gahijin fu Moscus uno. La canna della sua arma ancora fumava ma le munizioni erano finite da un pezzo. Poi anche gli altri robot gli si avvicinarono e GS riconobbe il gigante nero: era lo stesso robot che aveva combattuto contro il grosso serpente, nella sua recente avventura contro la Regina Serpente. Poi il mondo iniziò a girare e GS perse i sensi.