Ritorno a casa

20.07.2013 00:32

Non gli sembrava vero. Finalmente era tornato a casa. Quelle strade e quei vicoli che aveva sempre criticato, perché sporchi e stretti e quella gente sempre un po’ sgarbata che era pronta ad alzare la voce ed a litigare per le cose meno significative adesso gli sembravano un grande tesoro.

 

Nel freddo di una notte di gennaio un ragazzo fissava il rudere dal quale era appena emerso. Si trattava di un vecchio asilo che ormai era solo un fantasma di pietra e metallo, immerso nelle erbacce e nella sporcizia. GS ricordò quante volte aveva giocato lì da bambino e quante volte vi si era recato assieme agli amici quando era diventato un ragazzino. Non aveva mai sospettato che potesse nascondere quel segreto. GS era un ragazzo sulla ventina, capelli rossi corti pettinati con la fila in mezzo; occhi azzurri e una fine barba dello stesso colore dei capelli. Portava gli occhiali ed era di altezza media, con le spalle larghe ed era leggermente sovrappeso. Indossava una t-shirt blu ed un paio di jeans. Ai piedi calzava un paio di scarpe da ginnastica e portava un giubbotto nero. Sulle spalle portava lo scrigno.

“Un portale per un altro mondo” – Pensò. In quel momento gli tornarono in mente gli orrori che aveva vissuto durante il tempo che aveva trascorso in quel mondo lontano, dove la gente viveva affidandosi ancora alla spada. Il ricordo dei feroci guerrieri dall’elmo bicorno, che si facevano chiamare Vikings, gli procurò un brivido lungo la schiena. Aveva visto anche le schiere di mutanti, che combattevano agli ordini di una creatura mostruosa, lanciarsi all’attacco dei villaggi e della capitale. I loro artigli e le loro zanne affondavano nelle carni dei difensori, facevano a pezzi le loro protezioni. Quegli esseri che ormai avevano ben poco di umano continuavano a combattere anche con orrende ferite e mutilazioni.

GS strinse con forza le cinture che assicuravano il prezioso scrigno sulle sue spalle. Era stata la resistenza dell’armatura del Nuovo ordine a salvargli la vita, proteggendolo dagli artigli dei mutanti semi umani. Contro la straordinaria armatura persino le scintillanti armi dei vikings si spezzavano.

Ad un tratto GS si voltò. Si accorse di affannare. Vide un gatto che lo fissava accanto ad un sacco di immondizia e si rese conto di essere molto teso. Aveva immaginato che una delle temibili creature che aveva visto in quel mondo lontano fosse arrivata lì. Immaginò per un attimo lo scempio e l’orrore che simili esseri potevano scatenare nella sua tranquilla città. Anche se erano armati con armi molto più potenti, gli uomini della Terra non avrebbero mai potuto affrontare gli abomini che avevano assalito quel mondo lontano.

Alzò lo sguardo, alla ricerca dell’asteroide sul quale era stato inviato per risvegliare un antico eroe, l’unico in grado di salvare quel mondo dall’orrenda creatura che lo aveva assalito. Quando il Grande Maestro era tornato da lui, dopo tanto tempo dall’ultima volta che si erano visti, il ragazzo era rimasto molto stupito di vedere che il suo mentore non era cambiato di una virgola: sembrava addirittura più giovane di lui. Gli aveva detto di essere stato contattato dagli uomini che difendevano in segreto la Terra. Gli disse che era giunto anche per lui il tempo di rientrare in azione.

Il Grande Maestro lo aveva condotto nello stesso punto in cui si trovava in quel momento e gli aveva rivelato l’esistenza del passaggio. Il giorno che erano partiti per la missione assieme a loro c’era anche un altro cavaliere: il leggendario Cavaliere rosso. Di lui si diceva che fosse il primo cavaliere ad essere stato addestrato dal Grande Maestro MU e che fosse diventato un cavaliere fortissimo. Il Cavaliere rosso era stato un estremo difensore del bene, combattendo contro ogni forma avesse assunto il male. Era proprio come glielo avevano descritto: fisico asciutto ma ben marcato. Era vestito con un vecchio kimono logoro e sulle spalle portava lo scrigno di un’armatura leggendaria.

GS si rattristò pensando a quante vite erano state recise durante la cruenta battaglia combattuta sull’asteroide. La capitale di quello strano mondo immerso nello spazio siderale aveva approntato le difese: maghi guerrieri armati di terribili armi di luce che cambiavano forma, spadaccini addestrati nella lotta con le gigantesche spade in grado di tranciare tutto, soldati imperiali armati di grossi archi. Ma non era servito a niente. L’esercito difensore era stato annientato in poco tempo. I semi umani ed i vikings si erano rivelati avversari ben preparati e troppo numerosi per le esigue forze della capitale. I rinforzi tardavano ad arrivare e nel frattempo la forza d’elite degli invasori –  i famigerati templari della Congregazione – assalivano le difese della capitale e nessuno sembrava potergli resistere.

 

Si sedette sul muretto e fissò quella parte della città. era molto tardi e non si vedeva un’anima viva. La sua mente continuò a ricordare l’avventura a cui aveva preso parte. Il Cavaliere rosso lo aveva scortato in un tempio antico in cui si diceva riposasse un formidabile eroe di un’epoca lontana. Il tempio era dedicato a Torgan. La cupola aveva la forma di uno strano elmo cornuto ed era presidiato da due guardie armate con stranissime picche appuntite.

Grazie alla Corona dell’ariete, dono del Grande Maestro, era riuscito a comunicare con le guardie del tempio. La corona infatti permetteva a chi la indossava di comprendere tutte le lingue e di poterle parlare fluentemente. Le guardie del tempio annuirono quando sentirono che era stato inviato lì dal Grande Maestro. Gli dissero che lo stavano aspettando ed una di esse scortò lui ed il suo compagno di avventura nel cuore del tempio.

Attraverso un lungo corridoio di pietra scarsamente illuminato giunse nel cuore del tempio, dove lo stava aspettando un sacerdote. L’uomo anziano era circondato da quattro guardie del corpo. Gli si avvicinò e gli mise una mano tra i capelli – “Il ragazzo dai capelli di fuoco” – Disse. In quel momento GS non poteva capire cosa significassero quelle parole ma di lì a poco avrebbe scoperto che erano parte di una profezia antica che finalmente stava per avverarsi.

Il sacerdote e le sue guardie scortarono i due eroi in una sala decorata sfarzosamente con arazzi raffiguranti una storia. Aiutato dalle capacità che gli donava la Corona dell’ariete, GS era riuscito immediatamente a comprendere il significato dei disegni che adornavano gli arazzi appesi alle pareti. Quegli arazzi raccontavano il viaggio di un guerriero attraverso lo spazio. L’eroe aveva viaggiato dal suo pianeta di origine fino alla Terra. Era stato istruito per compiere una missione: proteggere un bambino da creature orrende. L’eroe dal corpo d’acciaio aveva combattuto una feroce battaglia e ne era uscito vincitore. Aveva vagato attraverso una strana città alla ricerca di qualcosa. Le immagini sull’arazzo lasciavano intuire che fosse ferito e andasse alla ricerca di una cura.

L’immagine successiva fece sussultare GS, che non riuscì a trattenere un’esclamazione di stupore, quando riconobbe il vecchio rudere dal quale egli stesso era giunto in quel mondo lontano. Proprio come era successo per lui, l’eroe dall’elmo bicorno aveva attraversato il portale e si era ritrovato nello stesso mondo in cui stava camminando lui. Le sue condizioni stavano peggiorando e fu soccorso da un gruppo di indigeni.

“Da quando è giunto qui da noi, l’invincibile guerriero d’acciaio ha deciso di riposare in una grotta sotterranea. La sua presenza è servita ad allontanare le bestiali creature che da tempi immemori popolano le valli e gli anfratti delle zone meno popolose del nostro mondo” – Il sacerdote raccontò il proseguo della storia, quella parte che non era raffigurata sugli arazzi – “Da quando era comparso Torgan, questo è il nome dell’eroe, le aberrazioni che avevano minacciato la nostra vita fino al suo arrivo si ritirarono e non fecero più ritorno. Torgan ci proteggeva col suo sonno”.

“E’ stato lui a raccontarvi la storia riportata su questi tappeti?” – Gli chiese GS.

Il sacerdote annuì – “E’ stato proprio Torgan a metterci al corrente della sua storia. Attraverso fasci di luce ci ha mostrato immagini del potente impero di cui faceva parte, rivelandoci che i mostri spaziali giunsero lì prima ancora di invadere il nostro regno”.

“Ma chi è Torgan?” – GS non riuscì a trattenersi dal fare quella domanda.

“E’ un robot. Un essere fatto di metallo, creato proprio per difendere gli esseri umani e tutte le creature viventi benigne dalla furia dei mostri dello spazio”.

GS ricordò che nel sentire quei racconti cominciava a dolergli la testa. Cos’erano tutto ad un tratto quelle storie spaventose di mostri e robot? Anche se credeva di esser diventato pazzo, il ragazzo rimase ad ascoltare la storia del sacerdote.

“Torgan aveva combattuto una spietata battaglia sulla madre Terra, il mondo da cui siete venuti voi. I nemici che aveva affrontato erano stati tutti annientati ma la battaglia lo aveva provato. Mentre si dirigeva verso la fonte che gli avrebbe permesso di riposare, il possente eroe capitò per sbaglio nel cancello e si ritrovò nel nostro mondo”.

In quel momento non aveva avuto più dubbi. Il cancello di cui parlava il sacerdote era lo stesso che aveva attraversato anche lui. Torgan proveniva dalla sua stessa città e vi aveva combattuto per difendere qualcuno. Si chiese chi potesse essere questo qualcuno.

“Torgan ci mostrò parte di una profezia. Un giorno sarebbe giunto un ragazzo dalla madre Terra. Solo lui avrebbe potuto risvegliarlo a nuova vita” – Il sacerdote fece un cenno ad una delle sue guardie e questa scoprì un ultimo arazzo. Quando aveva visto il disegno era rimasto a bocca aperta. Com’era possibile? Doveva trattarsi solo di una coincidenza, il ragazzo disegnato sul tappeto non poteva essere lui!

“Noi saremmo stati in grado di riconoscere il prescelto attraverso un segno particolare: i capelli color del fuoco e gli occhi color del cielo. Sei tu il ragazzo che può ridare la vita a Torgan”.

Non poteva crederci. Cosa stava succedendo? Era stato strappato dalla sua vita tranquilla e si era improvvisamente ritrovato protagonista di un’antica profezia che parlava di robot e mostri. Fissò il Cavaliere rosso: una statua immobile immersa nell’oscurità. Sembrava teso, con i sensi all’erta come se si aspettasse un attacco imminente.

“Lo so che questa storia ti ha sconvolto. Il Grande Maestro MU ci ha spiegato che sulla madre Terra le cose non sono come qui. Quasi nessuno è a conoscenza dell’esistenza dei Mostri spaziali e quei pochi che sanno vivono una vita ai margini della società, battendosi in segreto” – Il sacerdote gli mise una mano sulla spalla – “Ti mostrerò che quanto dico risponde a verità. Seguimi” – Due guardie del tempio mossero uno degli arazzi, rivelando un pesante portone di metallo. Il sacerdote prese lo strano ciondolo che portava appeso al collo: il ciondolo raffigurava la testa di un drago o qualcosa di simile. Incastonò il ciondolo in una serratura ed il portone si aprì con un rumore sordo.

“Stanno arrivando. Purtroppo ci hanno seguito” – Le improvvise parole del Cavaliere rosso lo fecero piombare nel terrore. Com’era possibile che i nemici li avessero scovati? La loro doveva essere una missione segreta. “Resterò qui e li affronterò. Compi la tua missione” – Con un cenno del capo, il coraggioso eroe gli aveva indicato di seguire il sacerdote. Due guardie del tempio si offrirono di restare lì e di combattere il nemico che si avvicinava, mentre una terza si avvicinò ad un pesante gong d’oro massiccio per dare l’allarme. Il sacerdote, assieme alle due guardie rimaste, afferrò il braccio di GS e lo condusse nello stretto passaggio segreto.

 

Il passaggio buio ed umido era corto. Sbucarono immediatamente in una galleria che scorreva sotto il tempio. Non appena il sacerdote ed il suo seguito vi si addentrarono numerose torce si accesero come per magia. Le torce erano elmi di pietra stampati per ricordare l’elmo bicorno del valoroso eroe Torgan e le fiamme guizzavano e ardevano attraverso le maschere degli elmi, illuminando una galleria scavata rozzamente.

“E’ stato Torgan stesso a scavare questo passaggio per mezzo di potentissimi raggi sparati dalle sue mani monche” – Lui non capiva, era ancora così strano ed inverosimile quel racconto – “Torgan scavò questo sentiero fino a trovarsi nel cuore pulsante dell’asteroide. Tra poco vedrai a cosa mi riferisco”. Mano a mano che avanzavano attraverso il passaggio sotterraneo, avvertiva una sensazione di calore sempre più forte e alla fine si ritrovò ad ammirare il fiume di lava che scorreva sotto la città.

Un istmo di terra collegava la riva del fiume con una piccola isoletta che vi sorgeva in mezzo. Sull’isolotto vi era una sorta di bara. “In quel feretro riposa Torgan ma è giunto il momento di riportarlo in vita. Solo lui può respingere le orde di semi umani che il terribile mostro dello spazio ha vomitato su di noi” – Il sacerdote lo fissò intensamente – “Solo tu puoi ridargli la vita”.

Non sapeva cosa fare. Cosa si aspettava quella gente da lui? Poi la corona gli inviò dei segnali. Doveva avvicinarsi al feretro in cui riposava Torgan. Il robot lo aspettava da tempo. Si fece coraggio, sforzandosi di non fissare lo spaventoso fiume di lava e si apprestò ad attraversare il ponte di pietra che collegava la sponda all’isolotto. Non appena mise piede sull’istmo di terra, il calore gli sembrò insopportabile. Lo scrigno si aprì e l’armatura ricoprì il suo corpo. La sensazione di calore si attenuò ed una straordinaria forza invase tutto il suo essere ma in quel momento una voce attirò la sua attenzione. Una voce che conosceva bene.

“Quindi è proprio vero. Ci sei tu dietro tutto questo!”.

Quando si voltò si ritrovò faccia a faccia con il campione della Congregazione. Il suo corpo protetto dalla scintillante armatura da battaglia conosciuta come Lialce e la sua voce roboante nascondevano le curve sensuali ed il dolce sorriso di una ragazza appena ventenne.

“Quei pagliacci che avete lasciato di sopra non sono stati in grado di fermarmi”. Una delle guardie del sacerdote gli si lanciò contro la con un semplice gesto, il campione la scaraventò in terra. “Quando la mia amica mi ha parlato di questo mondo e della tua presenza in esso… non volevo crederci”.

“Nemmeno io volevo credere che ci fosse il tuo zampino dietro i templari della Congregazione. Adesso si fanno chiamare così i tuoi guerrieri?”.

“Visti i tempi che corrono la Congregazione non può starsene a guardare. Essa è l’unico organo che si frappone tra le maglie del male e gli ignari cittadini. Ho dovuto attraversare l’enorme distanza che separa il nostro mondo da questo luogo maledetto ed ho sperato di non trovarti quassù”.

“Come hai potuto? La Congregazione si vanta di combattere per il bene del prossimo e invece state aiutando una strega ed il suo pugno di mercenari ad invadere la Terra”.

“Stai zitto! I tuoi vaneggiamenti non ti salveranno. Non puoi immaginare quanto sia difficile per me affrontarti e annientarti. Avevo sperato che questo giorno non fosse mai giunto. Ho evitato di battermi con te quando perseguitavi i miei fratelli e le mie sorelle. Ma questa volta non posso tirarmi indietro”.

“Quante chiacchiere. Siamo qui per compiere il nostro lavoro. Se non te la senti di affrontarlo, ci penserò io a spedirlo all’altro mondo” – Una ragazzina comparve attraverso le ombre dell’angusto passaggio. Il suo capo era coperto da un elmo bicorno dorato ed il suo corpo, poco coperto, era avvolto da pregiate sete. Nella mano destra stringeva uno strano bastone.

“Lui è mio” – Disse il campione della Congreazione – “Non avvicinarti a lui”. Il minaccioso avversario avanzò verso GS, mentre il sacerdote e la sua guardia erano tenuti a freno dalle scintillanti spade dei vikings.

Alzando il pugno destro, il campione gli si scagliò contro. Il colpo fu rapido ma con sua immensa sorpresa riuscì a schivarlo. L’armatura gli donava una rapidità incredibile di cui non ricordava nulla. I colpi del campione della Congregazione divennero più rapidi e pericolosi. Lui continuò a schivarli, aspettando il momento opportuno per attaccare ma mise un piede in fallo e cadde nel fiume bollente. Per lui era giunta la fine!

 

Gli spazi lasciati liberi dalla corazza vennero subito ricoperti da uno spesso strato protettivo. La maschera si serrò sul suo volto e scoprì di poter resistere al calore rovente della lava bollente. La corona però iniziò a lanciargli dei segnali: se non fosse riemerso immediatamente la corazza avrebbe iniziato a fondersi e per lui sarebbe giunta la fine. Fu la stessa corona dell’ariete ad indicargli la via. Quando riuscì a riemergere dal fiume si ritrovò sull’isolotto a pochi passi dal feretro in cui riposava Torgan. Vide che il Cavaliere rosso era comparso per battersi contro le due nemiche. A lui non restava altro da fare che risvegliare Torgan e sperare di uscire da quel passaggio infernale. Si accorse che l’armatura era corrosa in più punti e che le protezioni aggiuntive erano nuovamente sparite. La maschera dell’elmo gli permetteva nuovamente di respirare. Lanciò un’occhiata nel feretro e si accorse che vi era riposto un freddo corpo d’acciaio: alto due metri, il corpo del dormiente era di freddo metallo rosso. Sul suo petto risaltava lo stesso simbolo che era servito da chiave al sacerdote. L’elmo e le braccia possenti erano di un metallo grigio. Al posto della mano destra aveva una sorta di spada o rostro appuntito, mentre quella sinistra era umanoide e mostrava chiaramente un pugno di ferro sulle nocche. Anche le gambe erano dello stesso metallo di cui erano composte le braccia. Presentava delle punte all’altezza delle ginocchia. Il suo elmo era bicorno e privo di volto. A posto del volto  presentava solo una sorta di maschera priva di bocca o occhi. Poggiò le dita sul freddo feretro che sigillava la bara e iniziò a percuoterlo con i pugni ma sembrava essere costruito con un cristallo resistente persino alla forza di un Cavaliere del Nuovo Ordine. 


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