La Festa - Capitolo 1
GS tornò sul lontano mondo degli asteroidi per l’esclusiva festa degli eroi, che ricordava i migliori guerrieri che avevano difeso il mondo degli asteroidi da numerose minacce. Per il ragazzo era stata una gioia scoprire che al gran galà, quella sera, c’era anche Sfregius, l’indomito spadaccino che più di una volta aveva messo la sua spada al servizio del regno degli asteroidi battendosi contro creature che avrebbero fatto indietreggiare anche il più preparato degli eserciti terrestri. GS però si stupì nel notare che il suo amico non indossava la runica dell’ordine degli spadaccini.
“Sfregius, vecchia lama, come te la passi?” – I due vecchi amici si strinsero in un forte abbraccio e si avviarono verso il tavolo al centro della piazza, dove gli erano stati riservati dei posti d’onore. GS notò subito che lo spadaccino aveva un volto contratto. Non portava più i lunghi capelli a coda di cavalo, ma adesso sfoggiava un baschetto ed il suo volto non esprimeva più tutta la durezza della vita di caserma, ma era pulito e ordinato.
“Da quando le orde di mostri spaziali sono state definitivamente annientate ed i robot si sono riuniti a proteggerci da ogni minaccia, noi non abbiamo avuto più bisogno di addestrarci e così a poco a poco ognuno ha cominciato a cercarsi un lavoro… “normale”. Io adesso faccio il poni exspess” – Lo spadaccino contrasse la mandibola in un segno di indignazione – “Mi ci vedi tutto il giorno su un cavallo a scorazzare avanti e indietro per consegnare stupidi messaggi?” – GS trattenne a stento una risata. Non ce lo vedeva proprio il suo amico a consegnare lettere.
“E così hai abbandonato la via della spada?” – Sfregius scosse il capo. “Negli spazi liberi della giornata dedico sempre diverse ore all’arte della spada. Tengo per ricordo la splendida spada, la mia compagna contro ogni avversità”.
GS ricordò la destrezza con cui il suo amico maneggiava le lame. Non aveva mai incontrato nessuno tanto abile. Se all’arte della spada si univa caparbietà e fierezza, unite ad un coraggio da leoni ci si faceva bene l’idea di Sfregius. Tra tutti i suoi compagni di ventura, lo spadaccino era senza ombra di dubbio il più indomito.
La folla li acclamava, i bambini li fissavano con ammirazione e le giovani donne avevano i cuori traboccanti d’amore per quei due eroi ai quali si doveva la sopravvivenza di quel lontano regno spaziale. GS si era avvicinato al tavolo osservando, stupito, la folla che li aveva accolti come eroi e non si era accorto che seduto al tavolo d’onore c’era già qualcuno ad aspettarlo. Se ne rese contò solo quando questi lo salutò. Il cavaliere si voltò di scattò e la sua gioia fu immensa quando riconobbe Cyber Hunter, il monaco che era capace di trasportare le menti in un mondo ove lui era quasi invincibile.
“Hunter, vecchio amico mio!” – I tre eroi si strinsero in un abbraccio carico di amicizia e di una stima che in pochi tra la folla potevano comprendere. Tutti li applaudirono e finalmente il tavolo d’onore fu occupato da tutti quelli che la folla aspettava. Calò il silenzio e dal palco alle spalle degli eroi un uomo appartenente ai leggendari Maghi supremi li presentò, anche se non c’era bisogno di farlo. Tutti su quel lontano mondo situato su uno dei tanti satelliti ruotanti intorno al pianeta Giove conoscevano la loro storia.
“Signori eccoli finalmente qui riuniti. Questi tre giovani che vedete qui davanti a voi hanno contribuito alla pace che adesso regna nel nostro mondo… nel nostro universo. Pace che si è accompagnata ad una grande proliferazione” – Il mago supremo fissò i bambini e continuò – “Se adesso i nostri figli potranno crescere senza il timore di futuri attacchi da parte delle creature abominevoli che per secoli hanno devastato i nostri villaggi, se finalmente i nostri uomini possono restare con le proprie donne e consolare i propri bimbi, senza dover entrare in guerra e se noi tutti possiamo, finalmente; dopo lunghi anni di terrore, dormire sonni tranquilli lo dobbiamo a loro!” – Dalla folla si alzarono grida di elogio, ma l’anziano mago alzò entrambe le braccia e fu subito silenzio.
“Signori, in questo giorno di festa dedicato a questi grandi uomini, tutti noi mangeremo, berremo incrociando boccali di sidro dolce e birra forte e danzeremo fino all’alba. Ma prima lasciate che i nostri eroi si esibiscano in una dimostrazione di abilità, che servirà a ricordare ancora una volta il loro valore” – La folla applaudì e risa di gioia illuminarono il volto dei bambini – “Per primo invito a salire qui sul palco il nobile Sfregius!” – Lo spadaccino rimase stupito, mentre GS e Cyber Hunter lo invitavano ad andare. Lo spadaccino salì sul palco ove cominciò a compiere evoluzioni con la sua spada. Chiuse gli occhi e ricordò una delle tante battaglie combattute impugnando quell’amica fedele, riproducendo alla perfezione ogni mossa, ogni tecnica e quando i suoi nemici immaginari erano caduti, riaprì gli occhi e il suo cervello fu inondato dalle grida di giubilo e le acclamazioni della folla. Una giovane donna dai capelli corvini, in prima fila, gli lanciò un bacio e lui arrossì. Depose la spada nell’ampio fodero con quel rispetto che tutti gli spadaccini riservavano a quel gesto e tornò al tavolo.
GS e Cyber Hunter si congratularono con lui per la splendida esibizione. “Vedo con piacere che non hai perso la destrezza con la lama”- Sfregius fissò GS e annuì.
Fu fatto il nome dello strabiliante monaco dal volto celato sotto un casco rosso e Cyber Hunter fu sul palco per dare prova delle sue evolute capacità. Lesse nella mente di una giovane donna e vi lesse l’amore – “Non si preoccupi signorina Lorelai se proprio lo desidera ci conosceremo meglio, una di queste sere” – GS e Sfregius si coprirono il viso con entrambe le mani, mentre una ragazza quasi in fondo alla folla arrossì
Cyber Hunter continuò la sua esibizione dando prova della sua abilità con la pistola a raggi, colpendo barattoli, monete e quant’altro la folla gli lanciava contro. Fu ringraziato da una serie di applausi e dopo aver fatto un inchino scese dal palco e si avvicinò nuovamente al tavolo. “Ragazzi credo proprio che stasera avrò un appuntamento galante con una giovincella”.
"Da quando sai leggere nel pensiero?” – Gli chiese stupito GS.
“Non so affatto leggere nel pensiero” – Disse in tono pacato il monaco – “ma un buon amico mi aveva confessato che Lorelai si è presa una cotta per il sottoscritto e allora…”.
“Sei sempre il solito!” – Lo rimproverò Sfregius.
“In fine accogliamo il nobile cavaliere terrestre, che ha attraversato gli spazi immensi per giungere in nostro aiuto ogni volta che il male ci minacciava!” – La gente accolse con un applauso GS, che pertanto si sentì molto imbarazzato.
Mostrò alla folla il potere del Pugno di Boron col quale frantumò macigni, lanciò lingue di fuoco e si esibì in un complicato katà di Karate Shotokan.
La folla non stava più nella pelle per la bravura dimostrata da quei tre impavidi ragazzi e cominciò ad abbandonarsi a grida di elogio, rompendo l’ordine che era a malapena regnato fino a quell’attimo. In fine GS chiamò a sé Fergus, l’amico robot per presentarlo a tutti i bambini e mentre gli uomini fissavano esterrefatti quell’uomo di metallo che era comparso sul palco al fianco del terrestre, una folla di bei bambini si avvicinò senza paura al prode Fergus che si lasciava toccare e studiare dai piccoli bimbi. GS non resistette e prese fra le braccia una piccola bimbetta bionda che poteva avere a occhio e croce quattro anni e la alzò al cielo. La bimba dal dorato caschetto lo fissò col ditino in bocca e lui disse: “Signori adesso voglio dire io qualcosa”.
“Eccolo che comincia con uno dei suoi discorsi” – Disse Cyber Hunter con la testa tra le mani.
“E lascialo in pace” – Lo rimbrottò Sfregius – “E’ anche la sua festa, lascia che se la goda”.
“Io devo andare al più presto da Lorelai, quindi spero che questa pagliacciata finisca quanto prima”.
“Vedi di calmarti, tanto dopo dovremo bivaccare, cenare e bere per ore prima che tu possa andare da Lorelai”.
Cyber Hunter sbuffò – “Uffà!”.
“Signori, questa sera tutti berremo e brinderemo ma per questi bambini che rappresentano il futuro del mondo degli asteroidi e pregheremmo affinché possano crescere sani e forti!”. Quelle poche parole furono seguite da un applauso e il cavaliere scese dal palco per accompagnare la bimba dalla madre e per tornare poi al tavolo.
“Signori avete avuto l’onore di rivedere all’opera i nostri eroi ma adesso è tempo di festeggiare. Si dia inizio al banchetto”.
Splendide fanciulle appartenenti a ordini monastici o semplici locandiere servirono ogni sorta di leccornia. Cyber Hunter non perdeva occasione per prendere tra le braccia qualcuna di quelle splendide donne e di fare complimenti a tutte le altre. Sfregius e GS si guardarono, chiedendosi come si poteva essere così sfacciati.
“Ma da quando Hunter è diventato un maniaco?”.
“Da quando avete sconfitto la Strega Cassandra e spergiurato il ritorno del Mostro galattico Grimbool”.
“Capisco”.
La festa proseguì con le danze. Cyber Hunter stretto a Lorelai, GS con una nobil donna, mentre l’unico che si teneva in disparte era Sfregius. Durante uno dei tanti break, GS gli si avvicinò chiedendogli come mai non ballasse.
“Innanzitutto non mi piace la danza… sono un guerriero non un danzatore io!”.
“Ma nemmeno io so danzare ma cerco di imparare. In fondo stasera ciò che conta è stare allegri”.
“In realtà io sto quasi per sposarmi con una ragazza…".
“Ah, hai ragione!” – Solo allora GS si ricordò che in realtà il suo amico gli aveva parlato di una dama che aveva rapito il suo cuore. Erano in guerra all’epoca e Sfregius gli giurò che, se fosse sopravvissuto, alla fine della guerra, quando finalmente sarebbe tornata la pace, lui avrebbe sposato la sua donna. GS ricordò come all’epoca la pace sembrava irrealizzabile, lontana… un miraggio, un’utopia e invece finalmente erano lì riuniti per festeggiare e divertirsi e forse per ricevere il giusto onore dopo le miriadi di avventure che avevano combattuto in passato.
“E allora a quando il lieto evento?”.
Sfregius posò sul tavolo l’ennesimo boccale di sidro e fece qualche calcolo approssimativo – “Tra qualche tempo. Giusto per mettere qualcosa da parte, prima”.
“Capisco” – GS annuì. Rimase seduto con l’amico a bere boccali di sidro, quando improvvisamente Sfregius ruppe il silenzio: “Sai, si mormora che nel bosco alle spalle dell’arena dei gladiatori stiano succedendo cose strane”.
“Che genere di cose strane?” – Chiese GS, senza dare troppo peso alle parole.
“La gente scompare…”. Arrivò qualcuno a interrompere il loro discorso.
“Ehi GS! da quanto tempo non ci vediamo?” – Il cavaliere ci mise un po’ a riconoscere l’uomo. il sidro e la birra, troppo forti per uno che veniva dalla verde Terra, stavano cominciando a fare effetto ma alla fine, da un recondito meandro della sua memoria, GS identificò Cassior, il nobile guerriero in possesso dell’arma della luce che poteva assumere forme diverse. Cassior lo invitò a prendere un boccale di sidro di miele. GS si scusò con Sfregius e si allontanò con l’amico.
“Voi della madre Terra non siete per niente abituati a bere il sidro, vero?”.
“Più che il sidro io credo sia la vostra dannata birra forte a fare un brutto effetto!” – Cassior rise e gli diede una pacca sulla spalla, ma ormai le gambe dell’eroe non lo reggevano più e andò a finire addosso ad una corpulenta donna che stava danzando. Lei lo afferrò, lo strinse nella sua mole e lo trascinò in una danza vorticosa, ridendo e baciandolo sulla fronte come se fosse stato un bambino. Cassior cercò di recuperare l’amico, mentre Sfregius fu colto da una risata improvvisa e si versò tutto il sidro addosso, rischiando di ammazzarsi. Alla fine la donna decise di lasciare libero il ragazzo che tornò da Cassior.
“Vieni con me adesso e non gettarti in un’altra “danza frenetica” – GS fece una smorfia di disappunto, mentre qualcosa voleva per forza passare dal suo stomaco alla sua gola e lui lottava con tutta la sua volontà per non farla vincere. Si ritrovò al bancone di un omaccione corpulento. “Per me sidro di miele, per il mio amico Acqua di fonte… fredda”.
L’oste sorrise – “Sembra che l’eroe non sia abituato a bere!”.
“GS, c’è qui con me una persona che vuole vederti… anche se “vederti” non è il termine più indicato”.
“Di chi si tratta?” – Chiese il ragazzo.
“Voltati, è proprio dietro di te”. GS si voltò ed il suo viso si fece serio, dimenticando l’ubriachezza. Davanti a lui c’era la splendida Servet, la donna che lo aveva guidato nella pericolosa missione che vide l’Orda di mostri inferociti averla quasi vinta contro il mondo degli asteroidi. GS l’abbracciò e la strinse forte a sé. Era sottile, alta poco più di un metro e sessanta ed aveva il volto che ricordava quello di una bimba innocente. Quell’abbraccio durò moltissimo. GS sembrava non volersi più staccare dalla veggente.
“Io credevo che la popolarità ti avesse fatto dimenticare di noi” – Gli disse Servet con quel suo tono appena udibile. GS circondò lo splendido viso con entrambe le mani, soffermandosi a fissarlo sotto la luce delle stelle, e le disse che non si sarebbe mai potuto dimenticare di loro… di lei. Decisero di conversare ai bordi di un fiumiciattolo lì vicino, per allontanarsi dal fracasso della festa.
Lontani dal trambusto i due ragazzi si ritrovarono finalmente soli, immersi nella pace a fissare le acque tranquille del fiume. GS notò che la tenera Servet era impacciata. Fissò le sue mani e notò che le sfregava continuamente, fissandole. Capì che non sapeva come “rompere il ghiaccio” e non c’era da biasimarla, dato che conduceva una vita reclusa all’interno di un monastero isolato.
“Allora, come stai Servet?”.
Lei gli rivolse un sorriso, grata che le avesse rivolto la parola per primo. “La mia vita scorre tranquilla… forse un po’ troppo. Da quando il male si è allontanato per sempre dal nostro universo” – Rivolse un sorriso pieno di calore al cavaliere e sotto la luce delle lune il viso di Servet sembrò più bello e brillante che mai – “Questo grazie a te. Noi veggenti abbiamo cominciato un nuovo compito. Documentarci e meditare per raggiungere la Luce. E… a te come vanno le cose?”.
GS sorrise, mentre spezzava un ramoscello raccolto lì vicino. Si sedette al suo fianco – “Anche io ho finalmente ritrovato la pace. Lontano dalle guerre e dai mostri crudeli ho ripreso gli studi” – Le sorrise e lei arrossì – “Ho deciso di diventare…” – Pensò bene alle parole prima di esprimerle, comprendendo che la donna non avrebbe compreso il termine che usavano sulla Terra per definire il suo futuro lavoro – “un aiutante guaritore” – Disse infine. Il viso di Servet si illuminò di nuovo – “Ma è bellissimo e nobile da parte tua. Aiutare la gente che si trova in stato di bisogno è la più nobile delle arti!”.
“Mi ricordi Florence Nightinghale” – Disse GS sorridendo, poi, accorgendosi che la veggente era confusa, le spiegò chi fosse – “La Florence è stata la prima… aiutante guaritrice della Madre Terra e anche lei esprimeva la tua stessa idea”.
“Capisco” – Disse Servet, ritrovando il sorriso – “E i tuoi robot?”.
“Oh, loro riposano da qualche parte sulla vecchia madre Terra. Credo che abbiano anch’essi diritto a un po’ di riposo, dopo tutti i guai che hanno passato al mio fianco” – Poi fissò Fergus, che si lasciava ammirare e toccare dalla folla di curiosi – “L’unico amico che si rifiuta di riposare e che viene spesso a trovarmi è Fergus”.
“Ma da quanto ne so, lui è da sempre unito a te da un legame speciale”.
GS annuì – “Di certo un legame indivisibile, che ci ha permesso di ritrovarci dopo più di dieci anni di lontananza. È speciale, sai”.
“Perché?”.
“Lui è diverso dagli altri robot… sembra quasi umano. Ha un’intelligenza che supera quella dei comuni robot e che evolve in continuazione. Io penso che Fergus evolvi ogni qual volta scopra qualcosa di nuovo ed è per questa ragione, secondo me, che ha deciso di non riposare”.
“Io, quando ho un po’ di tempo libero, mi reco alla biblioteca universale dei Maghi anziani, dove stanno continuando a creare un’opera della quale il protagonista sei tu”.
“Si, ne avevo sentito parlare e qualche volta la leggerò questa famosa opera”.
“Io sono molto affascinata dalla tua vita… è così avventurosa. Io a volte mi chiedo come hai fatto a superare tutte quelle avventure…”.
“Diciamo che mi sono ritrovato catapultato in una battaglia contro i mostri dello spazio. Venni reclutato, non certo per le mie doti di cavaliere o combattente, ma solo perché possedevo il grande dono di comprendere e guidare in battaglia i robot. Da lì in poi è stato quasi un obbligo affrontare tutte quelle rocambolesche avventure”.
“Capisco. Io sono arrivata a leggere fino al punto in cui hai dovuto combattere contro le tre streghe, qui, alla valle Sacra”.
“Sei praticamente all’inizio. È stata quella la mia prima avventura” – Servet notò che GS aveva una luce che gli brillava negli occhi. Capì che gli piaceva ricordare le vecchie avventure – “Successivamente il Grande Maestro mi ha guidato nel recupero di tutti quei favolosi robot che avevano cercato di proteggermi quando ero un bambino”.
“Raccontami come li hai trovati”.
“Il primo che ritrovai fu il Moscus uno, che era rimasto in una immensa astronave che galleggiava nello spazio poco distante da qui; poi toccò al colossale Homo Robot che riposava in una piramide di una popolazione antica, lì sul mio pianeta. Quella volta me la son vista brutta. Alcuni famigerati pirati spaziali erano interessati al prezioso ed antico robot e dovetti affrontarli per recuperarlo. Ma alla fine anche l’Homo Robot si unì al mio piccolo esercito.
Alcuni robot sono giunti dallo spazio, come il Magico Cinquer che incontrai un giorno per caso e mi salvò la vita da un’orda di semi umani che voleva accopparmi” – Notò che Servet ridivenne confusa e si corresse immediatamente – “Uccidermi, volevano uccidermi. Fu così il turno dello Space Moscus, simile al primo ma ancora più grosso e potente.
Mi dovetti recare sul pianeta Marte per ritrovare Fergus, imprigionato in una vecchia grotta che era divenuta la sua tomba ma anche lì non fu una semplice passeggiata. Dovetti combattere contro il Signore della Guerra. Un vecchio pazzo che aveva creato un esercito di robot dalle carcasse dei primi prototipi di Gladiatori di Marte. Se non fosse stato per i robot trovati fino a quel punto non avrei mai riabbracciato Fergus”.
“Non svelarmi più nulla!” – Disse la ragazza, entusiasta – “Voglio scoprire la tua vita leggendola nel tomo che i maghi anziani ti hanno dedicato”.
“Come vuoi” – Rispose lui.
Si distesero entrambi sull’erba e GS fissava le stelle e le splendide lune. Servet sorrideva.
“Come mai sei così di buon umore?”.
“Stare con te mi piace. Sei l’unico che mi tratta come una ragazza e non come una donna appartenente ad un ordine religioso. Chissà quante ragazze ti faranno la corte, là sulla madre Terra”.
GS sorrise – “A dire il vero pochissime. Si potrebbero contare sulle dita di una sola mano”.
“Ma dai, adesso mi prendi in giro!”.
“E’ la pura verità, Servet. Vedi, sulla madre Terra nessuno sa che sono un Ghaijin e anche se lo sapessero non interesserebbe a nessuno. Lì quasi nessuno conosce la storia dei mostri spaziali e tutto il resto. Ma a me piace così, capisci? Non mi interessa che conoscano la mia storia. Gli uomini della Terra sono avari e se scoprissero l’esistenza dei robot diverrebbero come i pirati spaziali, ne andrebbero alla ricerca per studiarli, per sfruttarli per i loro scopi e a me non va”.
“Buonasera eroe!” – GS si alzò di scatto e riconobbe il suo vecchio amico rivale, il signore dei robot.
“Anche tu alla festa?”.
“Certo, non me la sarei persa per nulla al mondo. Non ho mai smesso di pensare ad un prototipo di nuovo robot e ci lavoro anche adesso che siamo in tempo di pace. Giuro che non appena il mio robot sarà pronto, io sfiderò il tuo Fergus” – Il Signore dei robot non era affatto cambiato. GS ricordò quando lo aveva invitato proprio lì per confrontare il suo Signore del fuoco contro il potente Torgan, il più fedele amico che aveva, prima della comparsa di Fergus.
“A Fergus non interessa combattere, mi spiace” – Rispose secco GS, aiutando la sua amica a rialzarsi – “Fergus non è un guerriero di professione, come il vecchio Torgan. Fergus è uno studioso, troppo intelligente per le stupide macchine che crei tu”. I tre amici ritornarono al trambusto e GS venne abbracciato e rapito da Cyber Hunter. “Ma come è possibile amico mio? Tutte le belle donzelle dei villaggi vicini e lontani sono qui stasera, a nostra disposizione e tu te ne stai con quella veggente?” – GS tollerò il tono offensivo dell’amico solo perché si accorse che era ubriaco fradicio – “Posso capire il vecchio Sfregius che è in procinto di sposarsi ma te proprio non ti capisco… cos’è, non ti piacciono le donne?”.
“Certo che mi piacciono le donne! Che cavolo vai a pensare!”.
“E allora seguimi che voglio presentarti qualcuna delle mie nuove amiche” – GS fu trascinato al tavolo di Cyber Hunter e mentre cercava di divincolarsi si voltava indietro per cercare l’esile profilo di Servet ma l’aveva persa tra la folla.
“Vuoi lasciarmi andare, maledetto ubriacone?” – Ma Cyber Hunter lo aveva già portato al tavolo dove quattro splendide fanciulle lo accolsero con gioia, riempiendolo di baci.
“Bada bene” – Gli disse Cyber Hunter – “Tre sono per me e solo una per te. Capito?”. GS stava cercando di ritornare dalla sua amica ma una corpulenta bionda che aveva almeno sei anni più di lui lo costrinse a bere un intero boccale di sidro forte e lo trascinò nella danza. Intanto Sfregius stava dando lezioni di scherma ai ragazzi più giovani, desiderosi di imparare, che lo imitavano stringendo tra le mani dei lunghi bastoni. Fergus non perdeva per un solo attimo di vista GS.