La Gilda dei Cercatori Cap 6
Mentre chiudeva gli occhi, GS ebbe una strana sensazione. Era come se qualcosa dentro gli stesse gridando di stare all’erta! Si trattava di qualcosa di molto strano. Il cavaliere non sapeva di riuscire a provare un simile allarme senza la Corona, era come se il suo cervello si fosse abituato a percepire determinati segnali, come se avesse sviluppato una sorta di sesto senso o di quinto senso e mezzo. Si era appisolato ma la parte più profonda era rimasta all’erta e gli stava gridando di stare in campana!
Aprì gli occhi e si accorse, per prima cosa, che l’auto era ferma. La sua mente gridò forte in quel momento ed il cavaliere si rese conto che il pilota stava alzando un braccio. Non appena i suoi occhi videro cosa stringeva nella mano destra, la sua mente gli impose di agire come un lampo! Si mosse, gettandosi fuori dall’auto, dopo aver aperto in fretta lo sportello.
Cadde sul terreno soffice e sentì un dolore alla spalla ma quando il nemico si protrasse in avanti, per attaccarlo, GS rotolò su se stesso e si mise in piedi. In quel momento vide chi fosse l’avversario!
Quando vide il soldato che aveva ucciso il suo compagno, per riprendersi il libro rubato, GS rimase senza parole. L’uomo aveva il volto alterato, quasi sfigurato da un’espressione sadica. In quel momento il cavaliere ebbe quasi la certezza che quell’uomo fosse lì per lui.
“Sei riuscito a sfuggire alla mia vendetta, ma solo per poco!”.
Udendo l’accento della guardia del tempio, GS capì che l’uomo proveniva quantomeno dalla sua stessa regione e fu solo quando vide la strana collanina pendere dal suo collo, che ebbe una terribile certezza!
La guardia impazzita fissò per un attimo il ciondolo che gli pendeva al collo e sorrise. Scese dall’auto e si tolse la finta fasciatura, rivelando una pelle di gomma sopra al braccio sinistro sano – “Ti è piaciuto il trucco? Vi ha ingannati tutti, per bene”.
GS non riusciva a deglutire. Era come se aveva un groppo in gola – “Chi diavolo sei?”.
L’uomo strinse la sua collanina, mettendone in risalto le lettere, che scintillarono sotto la luce di una luna beffarda: YHW!
“Appartieni alla Congregazione?”.
L’uomo annuì, facendo un passo avanti e brandendo in modo minaccioso il pugnale a serramanico – “Si, proprio così”.
GS deglutì e cercò con lo sguardo quello dei suoi compagni: dormivano tutti – “Ma la Congregazione, oggi, non dovrebbe essere solo un culto di pace?”.
“Non tutta! C’è chi non ha mai dimenticato quello che hai fatto alla nostra filiale della città”.
“Tu ne facevi parte, vero?” – GS si stava riprendendo del tutto dalle fatiche e dallo stress degli ultimi due giorni. Gli bastava ancora poco, sì, e poi che avrebbe fatto? Avrebbe affrontato a mani nude un esperto soldato, per giunta armato? Per la prima volta dopo tanti anni durante i quali era stato coinvolto nelle avventure più strane, GS ebbe davvero paura. Quella era una paura diversa: aveva paura di morire, non di essere sconfitto! In quel momento tutto perse di significato. La “sconfitta” subita di recente al Tempio divenne solo una buffa avventura. Persino lo scontro contro il Senatore, che lo aveva visto quasi sconfitto diveniva per lui il gioco di una sera. Quanto gli mancava l’armatura, quanto sentiva la mancanza del Maglio di Boron. Anche la sola Corona dell’Ariete gli sarebbe tornata utilissima. Ma non aveva nulla di tutto ciò!
Come aveva fatto a ridursi così? Quella domanda gli affollava la mente, mentre l’uomo si avvicinava lentamente. Mentre la morte assumeva il volto di un pazzo assassino ed il suo ghigno si rifletteva nello scintillio di un pugnale a serramanico, GS sorrise. Sorrise della propria follia. Ma come aveva fatto a considerare così disastroso un evento che in realtà era anche piacevole. Mentre la morte gli si avvicinava, brandendolo con un artiglio d’acciaio, GS capì quanto fosse importante l’amore e quanto fosse stato bello riuscire a vivere un’intensa emozione come quella che aveva provato per Lady Tara.
In quel momento, mentre la sua mente cercava di restare concentrata al massimo per sopravvivere, una parte di sé desiderò essere nuovamente al Tempio e preoccuparsi per le questioni di tutti i giorni. Per un attimo fissò il volto di Flora, riuscendo appena ad intravederlo sotto la luce di una luna beffarda. Pensò che era buffo pensare a Flora in un momento come quello: stava per morire e pensava a Flora. Ogni tanto, quando si era immaginato la fine, aveva pensato sempre a casa sua, alla sua terra e alla sua famiglia. In quei momenti aveva desiderato ardentemente di trovarsi accanto i suoi familiari ed i suoi amici più cari. In quel momento invece, proprio quando sembrava non esserci via di scampo alcuna, il suo pensiero andava a Flora, a Costantine e al maestro Fhin. avrebbe voluto riabbracciarli almeno una volta, prima di andarsene per sempre. Avrebbe voluto dir loro quanto erano stati importanti per lui. gli sarebbe piaciuto dire a Flora quanto le fosse grato per il tempo che aveva passato con lui durante la convalescenza al nosocomio del tempio. Voleva dire a Fhin quanto avesse apprezzato quel suo discorso, quella sera del ballo al Tempio. Avrebbe anche voluto dire a Costantine grazie per tutte le volte che gli era stato vicino, per tutte le avventure che vivevano insieme. E mentre la morte si avvicinava con al collo l’emblema della Congregazione, GS pensava quanto fosse buffo vedere i suoi amici proprio lì, a due passi, e non poter far niente per abbracciarli, per dire loro quanto fossero unici.
In quel momento, in quel posto abbandonato, GS poteva solo indietreggiare. La sua mente stava cercando di mantenere alta l’attenzione ma il suo cuore batteva forte ed il tamburellare gli arrivava fino al cervello e sembrava dirgli: “Hai paura!”.
Come si poteva non avere paura in un momento simile? Affrontare un assassino addestrato ad uccidere, battersi con le sole forze di uomo contro un guerriero esperto poteva diventare un’avventura finale, l’epilogo di tutta una vita passata a battersi contro gli orrori che quasi nessun altro uomo sulla Terra conosceva. Ed in quel momento, mentre era chiaro che di lì a poco sarebbe cominciata la battaglia per la salvezza della sua vita, GS capì quanto fosse vulnerabile. Era un Cavaliere del Nuovo Ordine, era un Ghaijin. Aveva combattuto contro orrori talmente terribili che la maggior parte degli esseri umani ignorava completamente. Era sempre riuscito a salvare la pelle ma in quel momento era completamente inerme e indifeso contro un normalissimo uomo. Per volontà di un beffardo destino, la sua vita e la sua avventura stavano per concludersi per le mani del primo nemico con cui si era battuto. L’uomo col coltello rappresentava l’anima antica della Congregazione, quel nemico quasi atavico ed invincibile, l’unica ragione che lo aveva spinto a diventare cavaliere, quando era ancora un bambino.
E mentre una parte di lui si arrendeva all’inevitabile destino, c’era un’altra parte di GS che invece credeva ci fosse ancora una probabilità di salvezza. Per farsi coraggio si diceva che, in fondo, si trattava di un semplice uomo armato con un coltello. Poi si rendeva conto che bastava quello per porre fine alla vita umana.
“Indietreggi, vigliacco?” – L’uomo armato rideva della sua vittima. GS lanciò un’altra occhiata verso l’auto ormai lontana – “Non darti pensiero per loro, non si sveglieranno”.
“Cosa gli hai fatto?”.
L’uomo allargò ancora di più il suo sardonico sorriso – “Ricordi la bevanda che avevo preparato per voi?”.
Solo in quel momento GS capì tutto! L’uomo doveva aver drogato la bevanda e adesso i suoi amici erano caduti in una sorta di letargo e quando si sarebbero ridestati, sarebbe stato troppo tardi. Poi una domanda prese forma lentamente nella sua testa – “Che hai intenzione di farne di loro?”.
“Loro non mi interessano. Una volta che avrò ammazzato te, prenderò il libro e scomparirò. Quando i tuoi compagni si riprenderanno, io sarò già lontano”.
“Cosa te ne farai del libro?”.
“Lo venderò” – Disse l’uomo – “E finanzierò la nascita di un nuovo gruppo di Templari della Congregazione”.
GS ricordò in un attimo la guardia scelta della setta. Si trattava di uomini coraggiosi, vestiti di scintillanti armature e devoti alla causa della conversione degli infedeli e non gli dispiaceva utilizzare le armi per combattere. Aveva creduto per molto tempo che quel corpo fosse stato definitivamente sciolto.
“Io speravo che la Gilda vi mettesse alla forca per l’uccisione delle sentinelle e la sparizione del libro” – Disse l’uomo – “Ma purtroppo così non è stato. Avevo formulato un gran piano: avrei atteso il momento opportuno, mi sarei liberato del mio compagno e sarei sparito ma prima dovevo essere certo che almeno tu la pagassi!”.
“Ma poi qualcosa è andato storto” – GS stava cercando di prendere tempo.
L’uomo annuì ed in quel momento parve avere l’amaro in bocca – “Purtroppo sì. La scorsa notte, il mio compagno si è accorto che avevo preso il libro. Aveva riconosciuto immediatamente la particolarità del tomo e stava cominciando a fare troppe domande, così l’ho attaccato. Quando ha visto che non poteva rivaleggiare con me, si è dato alla fuga ma io l’ho inseguito e quando l’ho trovato…”.
“L’hai ammazzato” – Concluse GS.
“Proprio così. Come adesso farò con te!”.
Il guerriero si lanciò contro GS. I due finirono avvinghiati l’uno all’altro, in una morsa terribile! Il Cavaliere del Nuovo Ordine stava cercando di disarmare l’avversario, ma questi era un combattente nato. L’uomo della Congregazione sferrò una ginocchiata all’inguine di GS, poi lo colpì con un pugno e lo mise al tappeto.
Mentre il cavaliere dalla rossa chioma lottava per scacciare il dolore e, ancor più, per convincersi che la paura fosse solo nella sua mente, il congregato gli si avvicinò e gli sferrò due calci nelle costole. GS urlò di dolore e rotolò nell’erba.
“Adesso non sembri più tanto agguerrito!” – Disse il templare – “Stento a credere che fossi tu, il cavaliere che ci sconfisse definitivamente durante l’invasione dell’asteroide”.
“Tu… eri lì?” – GS si mise in piedi, barcollando e sputando un grumo di sangue.
L’uomo annuì – “Io appartenevo alla prima linea di templari”.
“Ti sei reso conto che stavate combattendo al fianco di un mostro dello spazio, un essere che voleva annientare il genere umano?”.
“So solo che la Congregazione avrebbe riacquistato potere, a seguito di quella missione. Sarebbe entrata in possesso della misteriosa arma segreta custodita nella Montagna Sacra. Ma tu ce lo hai impedito!” – L’uomo sferrò un fendente col pugnale, GS schivò e sferrò un calcio frontale. L’uomo fu colpito all’addome ed indietreggiò ma in quel momento sferrò una nuova serie di fendenti, GS indietreggiò, schivando i primi due ma il terzo gli aprì uno squarcio sull’avambraccio sinistro. Il cavaliere urlò di dolore e strinse forte il braccio: la sua mano destra si riempì di sangue.
“Mi sono addestrato per anni, solo per questo momento! Sono riuscito a ritrovarti, dopo che avevo perso le tue tracce, diversi anni fa”.
“E dove sei stato per tutto il tempo dal momento della guerra sull’asteroide?” – GS capì che doveva agire in fretta, se voleva salvarsi la vita. La ferita gli avrebbe tolto sempre più energia. Aveva una sola possibilità, per quanto blanda: distrarre l’uomo ed attaccare per uccidere!
“Dopo essere tornato sulla Terra, la mia psiche era instabile. La notte sognavo mostri e guerre senza fine. Sono stato in cura da diversi psichiatri, senza successo. Da qualche anno sono stato in cura presso il Tempio e, quando sono guarito, hanno deciso di assumermi tra gli uomini della guardia, visto il mio passato come guerriero”.
In quel momento GS partì all’attacco! Sferrò un calcio e disarmò l’uomo, poi gli fu addosso, colpendolo con una serie di pugni al volto e al tronco. Ma il templare era un uomo abituato alla lotta e la pazzia lo aveva reso ancora più forte e determinato!
Afferrò GS al collo con quanta forza aveva in corpo, lo strangolò per alcuni secondi. Il Cavaliere del Nuovo Ordine afferrò i muscolosi avambracci dell’uomo, cercando ad ogni costo di liberarsi dalla sua stretta ma quando la testata lo colpì in pieno viso, tutto il mondo divenne buio. Sentì il corpo troppo pesante e la testa leggera. Captò che stava cadendo e sentì una fitta al volto, quando toccò il suolo. Cercò di rimettersi in piedi e sentì il nemico che sguainava la spada che portava alla cintura – “E’ la fine!” – Pensò GS. Ma proprio in quel momento avvenne un miracolo.
“Getta l’arma” – Era la voce di Fabio, anche se era leggermente diversa, alterata. GS aprì gli occhi e vide il Cavaliere del Tempio. Aveva indossato l’armatura che aveva ricevuto in dono da Hanna Caderl. Si trattava di un modello simile a quello indossato da Costantine e NedHelle durante l’esame per divenire Cavalieri del Tempio, anche se presentava delle lievi differenze.
“E tu che diavolo vuoi?” – Il templare era in preda all’ira più funesta – “Dovresti essere ancora addormentato profondamente. Ma non è un problema, ammazzerò anche te!”.
L’uomo della Congregazione sferrò un potentissimo fendente. Fabio non si mosse e la spada si spezzò sullo spallaccio sinistro dell’armatura – “Ma che diavolo…?” – L’uomo non credeva ai propri occhi. GS sorrise, pensando che forse il suo nemico non si era reso conto che quella che impugnava non era una delle spade speciali della Congregazione. Senza pensarci su due volte, GS afferrò un grosso ramo dal suolo.
“Ehi, amico” – Il folle congregato si voltò verso di lui, Il terrore stampato sul volto. Quando il randello si abbatté sulla sua testa, l’uomo cadde in ginocchio. Il sangue cominciò a scorrergli dal naso – “Sogni d’oro, amico!” – GS gli sferrò un calcio al volto e l’uomo finì disteso al suolo.
“Come stai?” – Fabio stava esaminando la ferita al braccio sinistro.
“Non credo sia molto profonda” – Disse GS, mentre l’avvolgeva con un drappo ricavato da una manica della camicia.
Fabio annuì – “Non credo ci vorranno dei punti”.
GS indicò l’uomo con un cenno del capo – “Cosa ne facciamo di lui?”.
“Torniamo all’auto, svegliamo Costantine e Flora, poi lo immobilizziamo e lo riportiamo indietro. Una volta al tempio dovrà darci molte spiegazioni”.
GS lanciò una rapida occhiata al nemico, ormai privo di sensi, ed annuì. Fabio tolse via l’elmo della corazza – “Non mi abituerò mai a queste ferraglie” – Disse.
“Quella ferraglia, come la chiami tu, ti ha salvato la vita” – Gli ricordò GS.
Una volta tornati alla macchina, GS e Fabio svegliarono gli alti due. Ci misero un po’, visto che Flora e l’altro dormivano profondamente. Quando i due cavalieri si svegliarono, fecero molta fatica a riprendersi del tutto.
“Quel bastardo aveva drogato la tisana che vi ha dato” – Disse GS.
“Per fortuna che tu non l’hai bevuta”.
GS guardò Fabio ed annuì – “Tu però l’hai presa. Come mai tu ti sei svegliato e loro due no?”.
Fabio abbassò lo sguardo, poi lo fissò sul volto dell’amico – “La mia mente ha acquisito una sorta di… ehm, senso d’allerta”.
GS inarcò il sopracciglio destro, mentre mandava giù un antidolorifico che Fabio gli aveva dato. Nello zaino che il capo spedizioniere portava sulle spalle c’era davvero di tutto.
“Una parte della mia mente riesce a restare vigile, anche quando dormo profondamente. Ricevevo continui segnali d’allarme ma non riuscivo ad uscire dallo strano sonno innaturale che mi aveva improvvisamente colto. Poi il tuo grido è stato la chiave per ridestarmi. La parte più profonda di me ha capito che c’era un pericolo imminente”.
GS non credeva alle sue orecchie. Era sempre più convinto che i Cavalieri del Tempio della Mente avessero sviluppato doti a dir poco straordinarie. Si chiese se anche lui avesse fatto qualche progresso da quando si allenava lì.
“Ma che diavolo è successo?” – Chiese Flora, che era riuscita finalmente a riprendersi del tutto.
“Te lo spiegheremo tra poco” – Disse Fabio, che poi esortò Costantine a raggiungerli.
I quattro eroi giunsero nel punto in cui GS e Fabio avevano lasciato il soldato traditore ma di lui non vi era più traccia.
“Non può essere lontano” – Disse GS.
Fabio gli mise una mano sulla spalla – “Non avrebbe senso inseguirlo, adesso. Potrebbe essere andato in qualsiasi direzione e noi dobbiamo tornare al Tempio”.
GS, anche se riluttante, obbedì agli ordini del capo spedizioniere.
Durante il viaggio di ritorno, il cavaliere raccontò la storia assurda del traditore.
“Io avevo avuto il presentimento che quello ti conoscesse” – Disse Flora.
“Eccola! E ti pareva che non aveva i presentimenti?” – Fece Costantine, senza staccare gli occhi dalla strada.
“Tu stai zitto, per piacere! Ho avuto un presentimento, quando siamo stati all’autogrill. Quell’uomo guardava GS con troppa insistenza ma non ho voluto dare peso alla cosa”.
Costantine si voltò verso GS, che era seduto sul lato del passeggero, e fece la tipica espressione di chi non crede ad una sola parola del discorso appena sentito.
“L’importante è che siamo tutti interi” – Disse Fabio.
“E che adesso torniamo finalmente al Tempio” – Aggiunse Costantine.
“Non dirmi che la bella Maya non ti abbia conturbato almeno un po’?” – Lo schernì Flora.
Costantine sbuffò – “Ma sì. Era solo un sei tirato per i capelli!”.
“Un sei tirato per i capelli?” – Come al solito GS non era molto d’accordo con i voti dispensati dall’amico – “Ma se è una donna bellissima!”.
“Bellissima?” – Costantine manifestò tutto il suo disaccordo – “Non esageriamo adesso. Si, non è da gettare via. Diciamo che, se mi trovassi in una notte buia e tempestosa, lontano dal calore di un camino, se me la trovassi nuda al fianco, potrei farci un pensierino”.
Flora diede un colpetto dietro la testa di Costantine – “Ma la smetti di fare il super uomo?”.
“Io sono un macho, cara”.
Flora scosse il capo – “Tu sei solo un bluff”.
Costantine fissò la sua compagna attraverso il retrovisore – “Provare per credere, bella mia”.
GS si voltò verso Fabio ed entrambi sorrisero.
Hanna Caderl volle vedere immediatamente i suoi cavalieri. Concesse loro solo il tempo di una doccia veloce e di un pasto. Fabio le diede il libro e le raccontò tutto quello che era successo.
“Abbiamo perso due soldati” – Disse la donna – “Non avrei mai creduto possibile che l’onta del tradimento albergasse nei cuori dei nostri uomini. D’ora in avanti dovremmo scegliere le nuove guardie con molta più cura”.
Hanna Caderl licenziò i suoi cavalieri. Quando essi uscirono dal Tempio, incrociarono il turno entrante in servizio. GS salutò lady Tara e stava per andarsene, quando la compagna di questa lo fermò – “GS, ti porgo le scuse della Congregazione”.
Il cavaliere si voltò ed incrociò lo sguardo della donna. Era un membro del gruppo di Fabio ma fino a quel momento il cavaliere non l’aveva mai incrociata bene – “Chi sei?”.
“Il mio nome è Serafica e sono un aiutante del gruppo di Lady Tara”.
GS notò la collana della donna: era la stessa che portava al collo il templare – “Anche tu fai parte della Congregazione?”.
La donna annuì.
“Spero solo che tu non faccia parte di quella schiera che vuole armarsi e dominare sugli altri” – Senza attendere la risposta dell’enigmatica Serafica, GS andò via, dopo un rapido saluto agli altri ragazzi con cui aveva condiviso quell’assurda avventura.