La promessa

16.12.2013 21:18

GS arrivò in tarda serata alle porte del Tempio della Mente. Le guardie lo riconobbero immediatamente – “Come sono andate le ferie, cavaliere?”.

“Bene, proprio bene” – Rispose GS, cercando nel portafogli la speciale tessera magnetica, per accedere al tempio.

“Non ti disturbare, ti apriamo noi” – Una delle due guardie infilò il proprio tesserino nello speciale ingresso magnetico e la porta si aprì – “Prego!”.

“Ti ringrazio” – Disse GS, che poi superò il portone di metallo.

Si ritrovò così nella strada principale del tempio. Vide che tutti i negozi erano chiusi o stavano per chiudere. Per quella strada, come per quelle vicine, c’erano solo gli ultimi bottegai, intenti a chiudere le proprie attività, e qualche civile intento a passeggiare o a tornare a casa. Ovviamente a quell’ora c’erano anche le guardie di ronda. GS ne vide un paio che tagliavano in una stradina laterale. I due uomini lo videro e si diressero verso di lui. Quando lo raggiunsero, il cavaliere notò in loro qualcosa di diverso. Ad un’attenta occhiata si rese conto che, in effetti, le sentinelle indossavano una divisa diversa: lo spallaccio destro era più spesso e robusto di quello sinistro ed aveva anche una forma bombata. Sopra il semplice giubbotto di cuoio, indossavano anche una casacca, recante una strana effige che riproduceva il Tempio. Al fianco portavano la spada infoderata e la pistola d’ordinanza, mentre tra le mani stringevano degli strani bastoni, che GS non aveva mai visto prima.

“Chi sei?” – Gli chiesero le guardie.

“Sono GS, un Cavaliere del Tempio della Mente”.

“Mostraci il tuo tesserino”.

GS rimase al quanto stupito dalla reazione delle due guardie ma non disse una sola parola. Si limitò a tirar fuori il portafogli e a cercare il tesserino magnetico, con la sua foto. Poco dopo lo porse alla sentinella più vicina. L’uomo studiò la foto, poi fissò il cavaliere ed annuì – “Puoi andare” – Disse. Senza degnarlo nemmeno di un ulteriore sguardo e senza accennare il minimo saluto, i due soldati andarono via. GS li seguì un po’ con lo sguardo, fece spallucce e si diresse presso i suoi alloggi. Gli restava ancora qualche giorno di ferie e voleva tornare a casa sua, almeno per salutare la sua famiglia, gli amici più cari e – soprattutto – per incontrare il suo Maestro e consegnargli il Korlinium rosso ottenuto con tanta fatica.

Lungo la strada incontrò altre guardie e gli fecero tutte le stesse domande. Quando arrivò a casa sua, GS vi entrò e mise lo scrigno della Fire Son in un angolo. Si sedette in poltrona e si stiracchiò. Da quando era andato nel Mondo dietro l’angolo, non era riuscito a riposare un solo attimo – “Finalmente a casa!” – Pensò. Era indeciso se riposare e partire l’indomani mattina, per far ritorno a casa. Decise che quella era la soluzione migliore.

Il cavaliere si diresse verso il bagno ed iniziò a spogliarsi, gettando la sotto corazza in un angolo della stanza ed entrando poi nel bagno, dove si tolse il resto degli indumenti e li gettò nella cesta dei panni sporchi. Aprì la doccia e attese che l’acqua divenisse abbastanza calda da potercisi gettare sotto. Non amava molto le cose calde ma l’acqua gelata dietro la schiena gli era ancora meno simpatica. Mentre attendeva la temperatura giusta, testandola con la mano, GS non poté fare a meno di pensare allo strano individuo che aveva incontrato in quei giorni: il Guerriero del clan. La prima volta lo aveva visto in un sotterraneo, dove alcuni ragazzi lo avevano portato per farvici parlare. Lo aveva visto una seconda volta, poco prima, di ritorno dal mondo di Ittosan e Gordus.

Non appena era emerso dalla Breccia, aveva atteso pochi attimi che questa si richiudesse, poi si era messo in cammino, per tornare al tempio. Era quasi uscito dallo strano assembramento di case, quando qualcuno era emerso dall’ombra alle sue spalle. Solo dopo aver sentito la sua domanda, si era voltato, scoprendo il guerriero del clan. L’uomo, col volto sempre immerso nell’ombra, gli aveva chiesto se aveva pensato a quello che si erano detti ma lui aveva fatto spallucce, rispondendo che non ne aveva avuto il tempo.

“Ricordati che tu puoi fare molto per lei!” – Gli aveva detto allora lo strano personaggio.

“Io continuo a non capire di chi tu stia parlando” – Aveva ribattuto allora lui.

Il Guerriero del clan era rimasto un attimo in silenzio. In quel momento lui si era voltato nuovamente per andar via. Le ultime parole del misterioso uomo nell’ombra erano state – “Tu ci servi. Il clan ha bisogno di te e se non sarai con noi, sarai contro di noi”.

Ripensando a quelle parole, GS si chiedeva se fossero una sorta di minaccia. Mentre si gettava sotto la doccia, il cavaliere si chiese se fosse il caso di prendere sul serio le parole di uno strampalato che guidava un gruppo di ragazzini armati di randelli. C’era solo una cosa di quella storia che lo incuriosiva: lei. Di chi parlava il Guerriero del clan? A chi si riferiva quando accennava a questa persona che lui avrebbe potuto salvare? E perché ci teneva tanto che entrasse a far parte del clan? GS scosse il capo: non erano domande a cui gli interessava trovare risposta.

Uscì dalla doccia, si asciugò, indossò il pigiama e si cucinò qualcosa rapidamente, poi guardò un po’ di televisione e si addormentò, assicurandosi che le valigie fossero pronte.

 

La mattina seguente GS si alzò di buon’ora, si lavò; indossò i vestiti e ricontrollò nuovamente i bagagli, per assicurarsi che ci fosse tutto. Si mise lo scrigno sulle spalle e si avviò alla stazione.

Non appena uscì di casa, ancor prima che riuscisse a chiudere la porta, un paio di guardie del tempio gli si avvicinarono – “Vai via?”. GS si voltò, spiando in viso le due sentinelle. Indossavano anch’esse i paramenti nuovi ed uno strano elmo con cresta rossa – un elmo che GS non aveva mai visto prima – ed impugnavano gli strani bastoni nelle mani destre.

“Sto partendo, vado a casa per qualche giorno” – Il cavaliere avrebbe voluto chiedere quale fosse il problema ma si trattenne. Aggiunse solo la sua “qualifica” – “Sono un Cavaliere del Tempio”.

“Mostraci la tessera”.

GS trattenne la collera e tirò fuori il tesserino. Era la prima volta che ne faceva uso, a parte usarlo per timbrare gli ingressi nel Tempio della Mente. In quel momento si rese conto che era la prima volta che sentiva di un gruppo di cavalieri che doveva fare uso di un tesserino magnetico – “Sarà che i Cavalieri del Tempio della Mente appartengono ad una categoria particolare” – Pensò GS, non sapendo in che altro modo giustificare quella cosa. Porse il tesserino alle due guardie, che controllarono minuziosamente e quasi fecero fatica a riconsegnarglielo.

“E’ tutto a posto?” – Chiese il ragazzo, in modo provocatorio.

“Si” – Risposero le due guardie, allontanandosi.

Fu in quel momento che GS ebbe l’impressione che qualcosa era cambiato al Tempio della Mente – “Sono mancato solo pochi giorni” – Pensò – “Chi può essere stato così volenteroso da riorganizzare tutto nei minimi particolari in così breve tempo?”. Facendo spallucce e dando poco peso alla cosa, il cavaliere si avviò verso l’uscita dal Tempio. Aveva pensato di prendere in consegna un’auto elettrica ma ci aveva subito ripensato – “Chissà a quali problemi potrei andare incontro!” – Pensò.

Raggiunse una fermata dell’autobus molto distante dall’ubicazione del tempio, attraversando strade deserte e praterie di campagna. Attese a lungo che arrivasse l’autobus di linea – deserto tra l’altro. GS dovette cambiare autobus prima di giungere alla stazione. Arrivò a prendere il treno appena in tempo, gettò le valigie al volo sul treno e posò lo scrigno proprio accanto al sedile del passeggero.

Per passare il tempo, il ragazzo si mise le cuffie all’orecchio ed iniziò ad ascoltare un brano heavy metal e, lentamente, si addormentò.

 

Quando aprì gli occhi, GS si rese conto di essere già giunto nella capitale – “Bene!” – Pensò – “Tra poco sarò a casa”.

Per il resto del viaggio, GS rimase sveglio ad ascoltare della musica. Quando arrivò alla stazione di destinazione, trovò immediatamente l’altro treno, che partiva da un’altra linea, diretto verso casa sua.

Il viaggio non durò molto e quando arrivò sulla stazione del suo quartiere, GS si caricò lo scrigno sulle spalle, afferrò la valigia e si diresse verso casa.

 

Quando GS scese la scalinata di pietra che portava sulla strada per casa sua, GS trovò qualcuno ad attenderlo e fu per lui una piacevole sorpresa.

“Andrew! Che ci fai qui?”.

“Ho le mie fonti anche io, cosa credi?” – Il ragazzo, giovane amico di GS, portava un paio di jeans sopra delle scarpette da ginnastica. Indossava anche una maglietta ed un giubbotto leggero di colore verde. Portava i capelli leggermente scompigliati e gli occhiali.

I due amici si abbracciarono. Sia GS che Andrew Forrin furono contentissimi di rivedersi, nonostante non fosse passato molto tempo da quando il ragazzo si era recato presso il Tempio della Mente per cercare notizie sul suo amico.

“Ti vedo meglio, amico mio”.

“Per fortuna adesso si” – GS gli fece cenno di avviarsi verso casa.

“Qualcosa mi dice che ultimamente hai fatto a pugni” – Gli disse Andrew.

GS annuì – “Diciamo che mi sono recato da qualche parte per recuperare qualcosa” – Il ragazzo posò la mano sul sacchetto che portava nella tasca interna del giubbotto – “E purtroppo, come spesso mi accade, mi sono trovato in un casino”.

“E ne sei uscito” – Convenne Andrew.

GS lo fissò ed annuì.

“Meno male!” – Esclamò il ragazzo, alzando lo sguardo al cielo. Attese che il suo amico lo guardasse, poi aggiunse – “Ero convinto che qualcuno si fosse… come dire?” – Fece finta di pensarci su – “Si fosse introdotto nella tua mente, come una vespa impazzita!”.

GS colse immediatamente il velato riferimento di Andrew. Non disse nulla ma divenne tutto rosso. Forse si trattenne dal dire qualcosa, per non alimentare la discussione ma il buon Forrin non era disposto a farla finire lì.

“Sai, avendo saputo la tua ultima storia… beh, non mi stupirei se in questo momento la tua mente fosse dominata da qualche alieno!”.

GS sbuffò – “Sempre a prendermi in giro! Non posso cedere un attimo, che subito avete tutti da ridire”.

Andrew scosse il capo – “Non è che uno ha da ridire… ma ci sono dei limiti!” – GS lo fissò come fosse interdetto – “Voglio dire che potevi anche perdere la testa ma per una più giovane!”.

“Vedi, è questo il problema!” – Esclamò GS, mentre guardava bene la strada, prima di attraversare – “Come fai a giudicare qualcuno solo dal suo aspetto fisico?”.

Sentendo quelle parole, Andrew si fece un attimo serio. Erano giunti proprio a pochi passi dalla casa di GS, all’incrocio con la strada nella quale sorgeva un vecchio rudere che il cavaliere conosceva molto bene. Nei pressi di quella vecchia costruzione disabitata viveva Andrew.

“Lo so” – Disse ad un tratto il giovane amico di GS – “Stavo scherzando”.

GS gli diede una pacca amichevole sulla spalla robusta – “L’ho capito, testone!”.

Andrew fece un cenno del capo in direzione della strada che portava a casa del cavaliere – “Ti lascio andare a casa. Sono certo che avrai voglia di riposare”.

GS rimase un attimo senza parole, poi scosse il capo – “Ho vissuto una terribile avventura” – Disse – “Eppure non mi sento stanco”. Forse il cavaliere paragonava lo stato in cui era in quel momento a quello in cui Andrew lo aveva trovato, quando era andato al Tempio della Mente, poco dopo la guerra contro l’Impero.

“Io ti vedo in forma” – Disse il giovane Forrin – “E mi fa piacere”.

GS annuì.

“Soprattutto, mi fa piacere sapere che la tua mente è rimasta sgombra”.

GS inarcò il sopracciglio destro.

“Intendo dire che mi aspettavo tu ci ricadessi” – Ammise Andrew, dopo un attimo di titubanza.

“Ah, è questa tutta la fiducia che riponi in me?” – Disse GS, fingendosi indignato.

“Vai a casa” – Gli disse Forrin – “Ci rivedremo tra qualche ora”.

GS si avviò verso casa, impaziente di riabbracciare la sua famiglia.

 

A casa GS trovò la sua gentile madre ed il suo forte padre. Era un uomo oltre i settanta anni ma si vedeva chiaramente che ai suoi tempi era stato forte e vigoroso – “E Giuseppe dov’è?”.

“Tornerà tra poco dal lavoro” – Gli rispose la madre.

GS annuì – “Allora vado a fare la doccia, poi mi preparo per la tavola”.

Il fratello di GS non tardò a rincasare e quando si incontrarono, i due si strinsero in un forte abbraccio. Erano mesi che non si vedevano, restando in contatto solo attraverso le chiamate tramite cellulare e lo scambio di qualche saluto attraverso i più noti social networks. Giuseppe aveva undici anni in più di GS ed era il secondo genito. Era più alto del fratello minore, con spalle più larghe ed un fisico asciutto e tonico. Aveva dei profondi occhi castani ed amava vestire bene.

I due fratelli fecero due chiacchiere, mentre si preparavano ad andare a tavola. Giuseppe chiese a GS come se la passava al nord – “Quindi adesso stai lavorando in un reparto psichiatrico”.

“Più o meno” – Rispose GS.

“Te lo dicevo io che non esistevano reparti migliori” – Aggiunse il fratello maggiore, ricordando a GS tutte le volte in cui gli aveva detto di lavorare nell’ambito psichiatrico.

“E’ proprio vero” – GS avrebbe voluto rivelare molto di più a suo fratello ma si trattenne. Non poteva essere più chiaro con lui e dirgli che in realtà stava sostenendo un duro e lungo addestramento, per affinare le sue capacità – “Eppure il Tempio della Mente si sta rivelando dannoso più di quanto avessi anche solo immaginato!” – Pensò il cavaliere, ricordando a quale prova lo aveva sottoposto il luogo del suo attuale addestramento.

E mentre GS era assorto nei suoi pensieri, il padre mise in tavola la pasta. Erano mesi che il cavaliere non mangiava il ragù come lo cucinava suo padre e non vedeva l’ora di assaporarlo nuovamente. Dopo un breve ringraziamento al Signore, la famiglia cominciò a mangiare. Mentre consumavano il pranzo, i membri della famiglia di GS scambiarono delle chiacchiere, come erano soliti fare in occasioni del genere. Tutti volevano sapere come se la passava il figlio minore nel nord del paese.

“Beh, non c’è male” – Disse GS – “Anche se potrebbe andare molto meglio”.

“Non ti lamentare!” – Gli fece suo fratello – “Che in molti vorrebbero avere il tuo lavoro”.

Quello in parte era vero. GS, mentre proseguiva il suo addestramento, guadagnava abbastanza bene ma c’erano categorie che incameravano molti più soldi di lui, eppure il cavaliere si accontentava. In fondo gli piaceva molto quello che faceva, anche se negli ultimi tempi aveva trascurato l’addestramento – “Dovrò decidermi a riprendere i miei allenamenti e gli studi pressi il Tempio… ma devo assicurarmi che il Maestro Fhin mi aiuti” – GS era rimasto molto deluso dal Maestro Eryon, al quale era stato affidato al suo ingresso al Tempio, non tanto per gli insegnamenti che aveva cercato di trasmettergli ma per il fatto che non gli era stato vicino nel momento del bisogno.

Il cavaliere raccontò ai suoi che andava tutto bene ma, quando si ritrovarono finalmente da soli, il fratello Giuseppe gli rivelò che aveva notato in lui qualcosa di strano – “Dimmi la verità, fratello: cosa c’è che non và?”.

GS rimase molto sorpreso. Fissò negli occhi suo fratello maggiore e si rese conto di non potergli mentire – “Ho avuto un’avventura piuttosto buffa ma su di me ha avuto un impatto… devastante”.

“Toglimi una curiosità” – Gli fece il fratello, mentre guardava la strada dal balcone di casa – “C’entra una ragazza?”.

GS annuì – “Una donna” – Aggiunse poi.

“Cioè? Fammi capire bene”.

GS non aveva molta voglia di parlarne e rimase in silenzio. Suo fratello maggiore annuì – “Se non te la senti di parlarmi, va bene” – Disse Giuseppe – “L’importante è che adesso sia passata. È per questo che nei mesi scorsi non ti sei fatto sentire?” – Il fratello conosceva molto bene GS e sapeva che spesso si chiudeva in se stesso, quando aveva un problema che non riusciva ad affrontare. In realtà Giuseppe non poteva nemmeno immaginare che il fratello minore avesse combattuto contro L’Impero, rischiando la vita in più di un’occasione.

“Ho bisogno di fare un giro” – Disse ad un tratto il cavaliere e si allontanò. Si recò in camera, afferrò lo scrigno della Fire Son e scese, diretto al vulcano attivo della sua città.

Siccome aveva deciso, qualche tempo prima, di rottamare la sua vecchia auto e non aveva pensato di comprarsene una nuova, GS fece una lunga passeggiata e, alla fine, raggiunse la sommità del vulcano. Non gli fu difficile trovare l’ingresso segreto per raggiungere un punto in cui era ben presente e palpabile il calore generato dal magma. Erano anni che non vi si recava. L’ultima volta che ricordava di esservi andato era stato quando aveva incontrato L’Elish ed i suoi terribili signori.

GS raggiunse il punto in cui deponeva la Fire Son, quando la lasciava per farla auto riparare. Depose lo scrigno in terra e lo aprì. Quando lasciò la Fire Son in terra, il cavaliere avvertì qualcosa. Non avrebbe saputo dire bene di cosa si trattasse – “E’ come se l’armatura mi stesse chiedendo di indossarla!”. In quel momento, dimentico della temperatura alta e fastidiosa, GS indossò la Fire Son. Mise per terra lo zainetto in cui aveva messo la Corona dell’Ariete. Percepiva ciò che stava facendo la corazza. La Fire Son stava reagendo al calore! Il cavaliere riusciva a percepirlo. Il vapore saliva dalla corazza, come se il suo metallo – così antico e resistente – sfrigolasse al contatto col calore del vulcano. L’armatura proteggeva il suo cavaliere dall’alta temperatura. GS non provava più il senso di disagio legato al calore. Un senso di calma improvviso si impossessò di lui e GS assunse la posizione seiza, con i piedi sotto al sedere. Chiuse gli occhi e svuotò la mente, come nella migliore tradizione del mokuso. Per riuscirci si concentrò sulla respirazione, scoprendosi ulteriormente rilassato. Riusciva addirittura a percepire i battiti lenti e regolari del suo cuore.

GS scoprì che in quel posto si sentiva improvvisamente protetto e tranquillo. Quel luogo era come una fortezza nascosta, isolata dal resto del mondo, in cui riusciva a lasciarsi alle spalle i problemi della vita quotidiana. Era come un mondo segreto in cui nessuno poteva disturbarlo – “Oppure è solo merito della Fire Son se sono riuscito a ritrovare questo momento di pace e serenità” – Pensò il cavaliere.

In quello stato di quiete in cui si era immerso, GS ricordò improvvisamente quello che era accaduto pochi mesi prima, quando era tornato a casa assieme ad Andrew e agli altri amici che erano giunti al Tempio della Mente per avere sue notizie. Fu dopo essere giunto a casa, che strappò la promessa al suo giovane amico. Erano seduti al tavolino di un bar ed Andrew gli stava dicendo di essere felice che stesse bene – “Ho temuto davvero che ti fosse capitato qualcosa di molto brutto” – Gli disse, dopo avergli ricordato il modo in cui gli aveva parlato a telefono – “E invece scopro che si è trattato di una cosa normalissima!”.

“Non mi va di parlarne ancora!” – Aveva risposto il cavaliere.

Andrew aveva mandato giù un sorso del suo caffè – “Va bene, lasciamo stare”.

I due erano rimasti in silenzio per un po’, fissando la strada e ad un tratto era stato lui a riprendere parola – “Andrew, devi farmi una promessa”.

Il giovanotto, distogliendo la sua attenzione da una biondina che stava salendo sull’autobus diretto al capoluogo di provincia, tornò a fissarlo.

“Dimmi pure”.

“Ieri, quando siamo tornati a casa, in treno mi hai detto che io sono sempre stato il tuo maestro”.

Andrew annuì seriamente – “E’ vero. Sin da quando ti ho conosciuto, nella parrocchia, tu mi hai seguito. Mi hai aiutato non solo nel superare i miei problemi a scuola ma anche ad affrontare diversamente la vita di tutti i giorni”.

In quell’occasione Andrew si era anche sbottonato ulteriormente, dicendo che era sempre grazie a lui se aveva imparato a non fare certe cose. Fino a quel momento, il cavaliere non aveva avuto la minima idea che fosse stato così importante per la formazione e la crescita di Andrei. Era vero che, ai tempi in cui educava i bambini presso la parrocchia del quartiere, aveva preso particolarmente a cuore il caso del piccolo Andrew e questo perché il ragazzino lo seguiva e teneva davvero a quello che gli diceva. Da quel momento tra i due si era costituito un rapporto molto stretto, durato fino ad allora. Andrew etra diventato adulto, un ragazzo che aveva superato i diciotto anni ed era entrato di recente in possesso di una corazza imperiale, rubata da un comandante dell’Impero…

Mentre pensava ad Andrew, GS provò una strana sensazione! Era come se il suo amico stesse correndo un gravissimo pericolo! GS si alzò: non era più tempo di restarsene con le mani in mano. Con gli occhi aperti ripensò all’immagine che aveva attraversato rapidamente la sua mente. In quell’immagine c’era la soluzione al suo enigma.

 

 

 

 

PARTE SECONDA  

Andrew fissava gli strani ceffi che lo avevano circondato. Avevano un aspetto strano. La loro pelle era bianchiccia, i loro occhi rossi come quelli di un demonio ed i loro denti aguzzi come quelli di un serpente! Erano vestiti di logori stracci ma sembravano possedere una forza fuori dal comune – “Se non avessi indossato la corazza, mi avrebbero sopraffatto!” – Pensò il ragazzo, ricordando il momento esatto in cui lo avevano assalito. Quegli strani individui erano sbucati all’improvviso da stradine laterali divenendo sempre più numerosi. Inizialmente il ragazzo si era insospettito ma si era messo in guardia, dopo che un paio i brutti ceffi avevano provato ad assalirlo. Era riuscito a sottrarsi all’attacco solo per fortuna. Aveva usato il suo scrigno come fosse un maglio, agitandolo mediante la catena. In quel modo era riuscito a distanziare i nemici e a trovare il tempo di indossare l’armatura. Forse fu la paura oppure  i nemici gli diedero molto tempo ma in un attimo Andrew si ritrovò indosso il Maglio Imperiale – “E adesso sarà tutta un’altra musica!”. Quando il primo uomo gli si avvicinò, schiumando e strillando come un ossesso, il ragazzo sferrò un pungo e colpì l’altro in pieno viso. L’impatto fu terribile: l’aggressore volò via, rotolando sull’asfalto – “Qualcun altro vuole prenderle?”. Andrew era convinto che gli invasati ne avessero avuto abbastanza ma si sbagliava! Il ragazzo era ancora relativamente giovane ed era entrato in quello strano mondo di avventure da troppo poco tempo, per conoscere la vera identità dei suoi aggressori. Quelli che Andrew aveva scambiato per un gruppo di tossicodipendenti invasati, in realtà erano dei semi umani: uomini che sono entrati in contatto con un misterioso siero ricavato dal sangue dei mostri dello spazio.

Armandosi con randelli e altri mezzi di fortuna, gli uomini dalla pelle bianca come l’avorio si avvicinarono nuovamente alla loro vittima: stavano cercando di accerchiarlo!

Se non mi muovo in fretta, rischio di trovarmi in trappola!”. Andrew non sapeva nemmeno perché si preoccupava tanto di essere preso in trappola da quel gruppo di straccioni. La sua armatura era una difesa troppo solida per nemici come quelli. Eppure l’istinto gli diceva che stava rischiando.

Lanciando un’occhiata alle spalle, il ragazzo vide che c’erano solo due nemici. In quel caso la fortuna sembrava essere dalla sua parte. Muovendosi rapido come il fulmine, Andrew si voltò, scattò verso i due nemici, travolgendoli con la sua forza incredibile! Per la prima volta da quando era entrato in possesso dell’armatura, Andrew si rese conto che la potenza del Maglio Imperiale poteva crescere ma non aveva ben capito in base a cosa.

Allargando entrambe le braccia, Andrew abbatté entrambi i nemici ed iniziò a correre verso la strada principale. Schivò a stento un’automobile che stava salendo lungo la strada. Vide che il conducente aveva fermato il veicolo. Uno degli invasati sfondò un vetro con un pugno e afferrò l’uomo al collo – “Devo fare qualcosa!” – Pensò il ragazzo – “Non posso lasciare quel poveretto al suo destino. Nessuno oltre a me è in grado di intervenire”.

Per Andrew non fu difficile trovare il coraggio di intervenire. Se c’era una cosa che aveva appreso da GS era il grande senso del dovere – “Da quando sono entrato in possesso di questa corazza, ho il dovere di aiutare i più deboli!”.

Lanciandosi nella mischia, il giovane cavaliere afferrò il manigoldo che stava attentando alla vita del giovane conducente e lo scaraventò via. Una pioggia di randellate e colpi gli piovve addosso con la furia di una vera e propria tempesta. Andrew iniziò a sferrare pugni e calci, liberandosi presto della massa inferocita. In quel momento un malvagio gli afferrò la gola e cercò di affondargli i denti nella carne. Per fortuna il collare del Maglio Imperiale fu una difesa impenetrabile per i lunghi denti dell’essere. Andrew afferrò la testa del nemico e gli mollò una testata. In quel momento vide gli occhi iniettati di sangue e si rese conto di averli già visti tipi come quelli!

La mente del ragazzo tornò un attimo indietro, a qualche mese prima, quando lottò al fianco di GS contro un’orda molto simile a quella che stava invadendo la strada – “Se non ricordo male, GS li chiamava Semi umani!” – In quel momento Andew capì come mai aveva provato disagio nell’essere accerchiato. Il suo inconscio aveva già riconosciuto i pericolosi esseri. Il giovane cavaliere sperò che non fossero accompagnati da un mostro – “Devo trovare GS e in fretta anche! Se ci fosse di mezzo uno di quegli odiosi esseri, per me sarebbe di certo la fine!”. Andrew esortò il conducente a mettere in moto l’auto e ad andare via – “Vada via e avverta tutti coloro che incrocerà sulla strada!”.

“Ma chi diavolo sono questi?” – Chiese l’uomo tremante.

“Sono un gruppo di invasati. Drogati, forse” – Andrew sperò che l’uomo credesse alle sue parole. Comunque mise in moto a andò via. Quando il ragazzo tornò a voltarsi, si ritrovò circondato ed i semi umani aumentavano sempre di più!

Purtroppo Andrew Forrin si accorse subito che il numero dei nemici non era l’unico problema! Attraverso la massa intravide qualcosa di più grosso. Sulle prime non ebbe idea di che cosa fosse ma poi se la fece, vedendolo meglio. L’essere, dal chiaro aspetto umanoide, era molto più grosso dei suoi compagni. La sua altezza superava i due metri e le sue spalle erano larghe e possenti. L’energumeno  superava in stazza anche lui, nonostante indossasse il Maglio Imperiale – “Ha un aspetto minaccioso!” – Pensò il giovane eroe – “E quelle prominenze che gli sbucano attraverso il corpo mi fanno presagire il peggio!”. Andrew aveva intuito che quello era un semiumano molto diverso dagli altri e non solo per il suo aspetto minaccioso, ma anche per qualcosa che egli stesso non riusciva a stabilire ma che percepiva chiaramente. Intanto il colosso si fece spazio attraverso la calca semi umana, puntando dritto su Andrew!

 

Il tempo sembrava essersi fermato. La strada era come congelata. Una foglia si era bloccata a mezz’aria, come se il tempo si fosse sospeso ma il cavaliere sapeva bene che in realtà tutto intorno a lui non era cambiato nulla. Era egli ad essere cambiato, muovendosi ad altissima velocità. GS non sfruttava quasi  mai l’armatura per quel genere di cose. Sfruttava la rapidità che gli concedeva per colpire velocemente e con maggiore forza i nemici o per adattare la sua velocità a quella del nemico di turno. In quell’occasione, però, aveva deciso di ricorrervi, data la gravità di quanto stava succedendo. La Fire Son lo aveva messo in qualche modo in contatto con Andrew o la visione era stata solo un sogno? Ormai non gli mancavano che pochi attimi prima di arrivare da Andrew, in  quella strada che aveva visto quando la Fire Son lo aveva messo in contatto col giovane amico.

La mente del Cavaliere del Nuovo Ordine tornò, anche se solo per un attimo, a quel giorno di pochi  mesi prima, quando si trovava seduto comodamente al tavolino di un  bar col suo amico Andrew.

“Quale promessa?” – Chiese il ragazzo, fissandolo intensamente. Nel suo sguardo c’era una grande curiosità.

Lui aveva finito il caffè prima di parlare – “Adesso possiedi anche tu una corazza, amico mio”.

Andrew annuì – “L’ho strappata con la forza al suo proprietario”.

“Conosco la storia. Il fatto di possedere un’armatura forse non fa di te un Cavaliere del Nuovo Ordine ma ti da comunque delle nuove responsabilità” – Fece una breve pausa per lasciare il tempo alle sue parole di entrare nella testa del giovane Andrew – “Ho bisogno di un periodo di pace e tranquillità, per mettermi alla prova, al fine di decidere se posso ritenermi ancora un  cavaliere oppure no”.

A quel punto Andrew lo aveva interrotto – “Perché dovresti metterti alla prova? Possiede un’armatura, hai dei robot come alleati ed hai vissuto numerose avventure…”.

Prima che il giovane amico finisse di parlare, era stato lui ad interromperlo – “Quello che stai dicendo è vero” – Gli aveva detto – “Ma non posso tralasciare il fatto di aver fallito un’importante missione solo perché avevo vissuto un evento per me drammatico” – Tutta l’assurda storia del ballo dei cavalieri al Tempio, del modo in cui Lady Tara lo aveva trattato pesava ancora su di lui – “Ho quasi distrutto il Maglio di Boron, uno degli strumenti più potenti che il Grande Maestro abbia messo nelle mie mani. Non riesco più a sentire chiaramente la potenza della Fiamma di Luce e credo di aver perso persino la simbiosi con la Corona dell’Ariete. Ho paura che la mia carriera come Cavaliere del Nuovo Ordine sia giunta al termine” – Aveva tratto un profondo sospiro e aveva fissato il fondo della tazzina vuota, prima di proseguire – “Se così dovesse essere, allora voglio che sia tu ad ereditare la mia carriera”.

“Cioè?”.

“Se mi dovessi accorgere che non riesco più a sfruttare il potere dell’armatura e con esso le capacità che mi donano gli altri strumenti che utilizzo nelle mie missioni, allora questi oggetti passeranno a te ma tu devi farmi una promessa”.

“In cosa consiste questa promessa?”.

“Ti impegnerai sin da subito ad essere il cavaliere protettore di questa città. Ti impegnerai inoltre a non venir meno ai tuoi doveri. Questo vuol dire che lotterai al fine di mantenere la mente sgombra dai problemi della vita quotidiana, almeno quando combatti da cavaliere” – Aveva fissato il suo compagno.

Andrew annuì – “Prometto di utilizzare il Maglio Imperiale per proteggere questa città da aventi che vanno al di là della normale gestione di competenza delle forze dell’ordine e delle autorità competenti. Prometto inoltre di mantenere la mente sgombra, di non lasciare che le mie questioni personali possano influenzare il mio operato come cavaliere. Mi impegno solennemente a schermare la mia mente da qualsiasi evento possa destabilizzare il mio equilibrio, in particolare farò scudo nei confronti dei problemi sentimentali evitando che i miei affari di cuore possano alterare il mio stato mentale e compromettere il mio legame con l’armatura e, quindi, le mie missioni” – Poi Andrew aveva sorriso – “Spero che nella mia mente entri, se proprio dovrà essere, una ragazzina e non una vecchia che potrebbe essere mia madre!”.

 

Il pugno lo investì all’improvviso, con una forza dirompente! Andrew si sentì sollevare dalla violenza del colpo, poi sbattere con violenza contro qualcosa e cadere rovinosamente sull’asfalto. Il coraggioso ragazzo si rimise in piedi rapidamente ed ebbe appena il tempo di vedere il suo avversario, prima che il destro micidiale lo investisse nuovamente e lo scagliasse con furia contro la parete del palazzo alle sue spalle. Ancora una volta Andrew si rimise in piedi ma un forte dolore al petto lo costrinse a piegarsi. Lanciò una fugare occhiata all’armatura e vide che il pettorale del Maglio era stato divelto e quasi sfondato dalla forza micidiale del semi umano. I suoi occhi captarono il movimento rapido del nemico, il ragazzo chiuse le  braccia intorno al corpo e sperò che l’armatura lo proteggesse ancora una volta dalla furia del nemico – “Questa volta ci lascio le penne!”.

 

Andrew doveva essere protetto da una buona stella, poiché qualcuno giunse in suo aiuto.

GS, avendo visto il suo amico in pericolo, si era lanciato nella mischia, sfogando la sua rabbia sui crudeli semi umani, sconfiggendone qualcuno, prima di fiondarsi sul colosso. Balzando aveva sferrato un gancio a pugni uniti contro la schiena puntuta del mostro. L’essere si era voltato istintivamente, sferrando un pugno. Il colpo potente non aveva raggiunto il cavaliere, che si era abbassato con estrema rapidità, colpendo il semi umano potenziato con una serie di pugni al volto.

L’attacco di GS ebbe l’effetto desiderato: il semi umano indietreggiò, piuttosto disorientato e in quel momento il Cavaliere del Nuovo Ordine tirò il suo amico fuori dai guai.

“Guarda chi si vede!” – Esclamò Andrew, piuttosto divertito – “Da dove sbuchi?”.

“Ringrazia Dio che sono giunto qui. Sembra che questi gentili signori ti stessero facendo a pezzi!” – GS spinse via il suo amico e sferrò un destro contro un semi umano che si era lanciato coraggiosamente all’attacco. Altri due esseri dalla pelle d’avorio furono sul cavaliere, prima che questi potesse reagire! Ne scaturì una lotta furibonda, che durò pochi istanti. GS sferrò una testata contro il primo nemico, mandandolo al tappeto, poi afferrò il secondo e lo spinse contro il muro.  Mentre altri due malvagi lo tempestavano di pugni alla schiena e cercavano di superare le difese della Fire Son con i loro artigli terribili, GS afferrò il suo nemico per il collo e gli sferrò potenti ginocchiate alle costole, fracassandole e gettando poi via il nemico dolorante.

Andrew non se ne rimase con le mani in mano e si lanciò contro i due avversari che avevano assalito il suo amico alle spalle. I pugni di metallo del Maglio si abbatterono con furia sul primo nemico, abbattendolo senza tanti problemi, poi GS mise il secondo fuori combattimento sferrandogli un calcio laterale in  pieno petto. Fu il Cavaliere del Nuovo Ordine ad accorgersi dell’avanzare del semi umano potenziato. Ebbe appena il tempo di spingere via Andrew, prima che il nemico lo afferrasse. GS non riuscì ad impedire che il colosso lo sollevasse sopra la testa, né che lo abbassasse con tutta la forza, colpendolo alla schiena col ginocchio puntuto.

Per sua fortuna la Fire Son protesse GS, salvandogli la schiena. Il semi umano poderoso lo lasciò andare, facendolo rotolare al suolo. GS assecondò quel movimento, raggiungendo lo scrigno che aveva abbandonato poco distante e afferrando fulmineamente la Spada Gemella! La spada rivelò la possente lama e GS si lanciò all’attacco.

Il semi umano potenziato fu colto totalmente alla sprovvista da quel movimento così rapido ed il Cavaliere gli tagliò via il braccio destro all’altezza del gomito. Il sangue scuro e carico di scorie zampillò attraverso il moncone. L’essere mostruoso lanciò un urlo terribile ed indietreggiò. In quello stesso istante Andrew si batteva contro un gruppo di semi umani che era giunto in aiuto del campione del male. I pugni del ragazzo abbatterono due nemici ma un terzo riuscì a conficcare la mano nella crepa del maglio e gli artigli lacerarono la carne all’altezza del petto. Andrew lanciò un urlo ed indietreggiò ed in quel momento i nemici lo assalirono con una furia senza pari, spinti dal profumo del sangue. Divenuti ancora più forti a causa della frenesia che aveva scatenato in loro l’odore del sangue fresco, i terribili esseri afferrarono l’elmo del Maglio Imperiale con gli artigli, cercando di toglierlo via.

GS alzò la spada sopra il capo e sferrò il colpo. La lama aprì un profondo squarcio nella strada ma mancò il semi umano. L’essere, con un balzo prodigioso, si era sottratto alla lotta e fuggiva attraverso una stradina laterale. Il cavaliere provò immediatamente l’impulso di inseguire l’essere e di porre fine alla sua spregevole esistenza ma, prima di partire, lanciò uno sguardo alle sue spalle – “Andrew!” – Il Cavaliere aveva dimenticato il suo giovane amico ma quando lo vide in difficoltà, non ebbe il minimo dubbio sul da farsi. Conficcò la Spada Gemella nell’asfalto e si lanciò all’attacco. I suoi colpi rapidi annientarono i perfidi semi umani che, dopo un breve scontro, decisero di scappare via. GS soccorse Andrew, portandolo in un luogo sicuro e facendolo spogliare dell’armatura. Anch’egli mise via la Fire Son ed indossò la Corona sul nudo capo. Esaminò la ferita al torace dell’amico ma si rese immediatamente conto che si trattava di un graffio superficiale – “Per tua fortuna il Maglio Imperiale ti ha salvato! Se quegli artigli fossero giunti più in profondità, avrebbero potuto contagiarti”.

Andrew lo fissò col terrore negli occhi – “Vuoi dire che mi sarei trasformato in uno di quegli esseri?”.

GS scosse il capo – “Per fortuna no. Ormai conosciamo molti rimedi al morbo. Sarei intervenuto tempestivamente per salvarti, avrei contattato le persone giuste e ti avremmo tirato fuori dai guai… ma avresti sofferto molto”.

Andrew non disse nulla. Indossò nuovamente la maglietta strappata ed esaminò il pettorale e l’elmo del Maglio – “Sembra che quegli schifosi siano riusciti a danneggiarla irrimediabilmente. Non conosci qualcuno in grado di ripararla?”.

GS fece un cenno affermativo col capo – “Contatterò il Grande Maestro. Nessuno al mondo è più esperto di lui nel riparare corazze”.

Andrew fissò ancora una volta il Maglio – “Certo che le armature create dall’Impero fanno davvero schifo!”.

“Non sono resistenti come quelle del Nuovo Ordine” – Convenne GS – “Ma sono anch’esse un ottimo mezzo di difesa. Adesso andiamo a casa, che ti medico quella ferita. Potrà essere anche superficiale ma non mi fido di quegli artigli sudici”.

 

Una volta a casa, GS lavò e medicò la ferita, coprendola con una semplice medicazione a piatto. Mise del ghiaccio sull’occhio destro del ragazzo e si assicurò che gli altri ematomi fossero poca cosa.

“Certo che ne sei uscito piuttosto malconcio, per essere un cavaliere” – Disse GS, ridendo.

“Volevo vedere te agli inizi della tua carriera!” – Esclamò il giovane eroe.

In quel momento GS ricordò i suoi primi scontri con i Mostri spaziali ed i loro crudeli servi semi umani. Erano passati più di dieci anni dalla terribile battaglia sull’asteroide e la conseguente lotta sulla Terra, per sconfiggere la Regina dei mostri. GS era consapevole che solo l’aiuto del possente Torgan gli avesse salvato la vita e in più di un’occasione.

“Hai ragione” – Ammise ad un tratto il Cavaliere del Nuovo Ordine – “Ne ho prese tante anche io, quando ho cominciato a combattere contro i Mostri spaziali”.

I due ragazzi si fissarono un attimo, cercando di mantenere un atteggiamento serio ma alla fine scoppiarono a ridere. Ad un tratto Andrew divenne pensieroso e sul suo volto comparve un’espressione dispiaciuta. GS notò immediatamente che qualcosa non andava e chiese all’amico cosa fosse successo.

“Ormai la mia corazza è del tutto inutilizzabile” – Disse Andrew – “Ormai potrà servire solo come ferro vecchio ed io non potrò più vigilare su questa città”.

GS rimase un attimino in silenzio, poi nella sua mente si accese una lampadina – “Domani verrai con  me. Ti presenterò una persona davvero speciale e vedrai che risolverà la cosa”. Andrew non credeva alle parole dell’amico ma sapeva che di GS ci si poteva fidare.

 

L’indomani, alle nove e mezzo di mattina, i due amici si incontrarono all’ingresso del noto bar di quartiere; presero il caffè ed attesero pazientemente al tavolino del bar. La giornata non era delle migliori: il cielo era nuvoloso, anche se la temperatura era mite. Avevano appena finito il caffè, che il Grande Maestro MU comparve dall’altro lato della strada, proprio accanto allo sportello bancomat. GS lo riconobbe subito, con quel suo stile singolare ed inimitabile e gli fece un cenno con la mano destra.

L’uomo attraversò la strada e raggiunse il suo allievo, lo fissò un attimo e sorrise – “Ti trovo in forma!”.

“Sono sempre in forma, quando sono a casa mia” – Rispose GS.

“Com’è andata la ricerca del Korlinium rosso?”.

In tutta risposta GS afferrò il sacchetto che portava appeso alla cintura e lo porse al maestro. L’uomo, dall’aspetto sempre giovane, visionò il contenuto del piccolo sacco grigio ed annuì soddisfatto – “Hai fatto un buon lavoro. Credo che non ti sia costato nemmeno tanta fatica”.

GS storse il naso – “Su questo è meglio che non ci scommetta, maestro!”.

“Beh, cosa diavolo può esserti successo? Sech Chai è una grande autorità e persino le potenze più grandi di quel mondo si guarderebbero bene dall’infastidirlo!”.

GS iniziò ad elencare tutti gli avvenimenti che lo avevano travolto, dal momento in cui aveva deciso di recarsi al palazzo di Sech Chai ed il maestro rimase senza parole – “Sembra proprio che dove vada tu, porti problemi!” – Esclamò l’uomo, ridendo.

“Maestro MU, ho bisogno anche di chiederle un grosso favore” – GS indicò Andrew – “Questo mio amico è in possesso di una corazza Imperiale ma è rimasto coinvolto in uno scontro con uno strano gruppo di semi umani e ci è rimasto quasi secco”.

Andrew si presentò e strinse la mano del Grande Maestro.

“Vuoi che ripari la sua armatura?” – Chiese MU. GS annuì – “Mostrami l’armatura e vedrò cosa posso fare, anche se le corazze Imperiali non sono proprio di ottima fattura”.

GS condusse il maestro nel suo garage, dove assieme ad Andrew aveva deciso di conservare il Maglio Imperiale. Il garage di GS si trovava in un posto isolato ed il Grande MU potè visionare l’armatura di Andrew con tutta calma. Alla fine scosse il capo – “Come pensavo. Le corazze dell’Impero sono state realizzate con una lega che una volta distrutta, è difficile da riparare”. GS ed Andrew non poterono capire a pieno il concetto espresso dal maestro, si limitarono ad annuire, fissandosi l’un, l’altro.

“Conosco un modo per dare nuova vita a quest’armatura, ma mi ci vorrà del tempo” – Disse ad un tratto il Grande Maestro – “Stavo giusto lavorando ad un nuovo progetto e non sono riuscito a completarlo” – Ancora una volta i due ragazzi si fissarono sgranando gli occhi ma non dissero una parola.

“Resterò un po’ in questa città e lavorerò su questa cosa” – Disse il Maestro MU – “Mi sa proprio che dovrai darmi una copia della chiave del garage” – GS annuì.

Il maestro fissò Andrew – “C’è bisogno che tu mi racconti qualcosa di te, affinché possa plasmare un’armatura quanto più adatta a te” – Poi il Maestro si rivolse a GS – “Quando torni al Tempio della Mente?”.

“Tra qualche giorno” – Rispose il ragazzo .

“C’è bisogno che ci vediamo allora, prima che parti. Dobbiamo fare il punto della situazione e pianificare la prosecuzione del tuo addestramento”.

GS annuì – “Sono pronto a continuare il mio addestramento!”.