La setta Ashura

27.04.2015 12:48

Quella calda mattina di agosto, GS aveva deciso di passare la giornata giocando con dei vecchi giochi al computer, quando il suo maestro bussò alla porta. Il ragazzo aveva ormai imparato la tipica bussata breve del Grande maestro Mu, quindi sapeva già che lo aspettava una nuova missione. Quando GS gli aprì la porta, il maestro non perse tempo in convenevoli, si sedette nell’ampia poltrona del salotto e attese pazientemente che l’allievo prendesse posto di fronte.

“La vita di tre bambine è in pericolo” Disse subito il maestro e GS lo fissò senza parole –  “Una potente setta di origini sconosciute vuole far loro del male. Io ho già cercato di fermarla e in più di un’occasione ci sono anche riuscito ma proprio adesso, che l’Ashura si prepara all’attacco più deciso, devo andare via perché sta avvenendo una rivolta in terra di Grecia ed io penso che si tratti di un mio vecchio nemico, e non me la sento di lasciare Germano e gli altri allievi soli nella lotta”.

“Anche perché ci sono io qui, pronto a difendere le bambine” Disse GS battendo la mano sul tavolo. Questa volta non aveva proprio toccato il succo di frutta che di solito beveva quando colloquiava col maestro, né questi bevve la solita tisana.

“Io non so molto sul conto delle piccole bimbe, so solo che la setta vuole servirsi di loro per permettere alle tre furie di infestare la Terra. Gli Ashura sono una setta dedita al culto delle tre furie, secondo la mitologia non si sa molto su di loro, ma io credo che esse siano tre mostri spaziali, la cui storia è molto simile a quella delle tre streghe. Come da copione, i tre spiriti immondi hanno bisogno di tre corpi nei quali crescere e sviluppare a pieno i propri poteri. Tutto questo avverrà nel giro di un giorno. E’ inutile che ti dica che se le tre furie riescono a risorgere e ad unire i loro poteri, nessuno su questa terra sarà in grado di fermarle”.

“Non dovete preoccuparvi maestro. Io non permetterò all’Ashura di mettere in pratica il diabolico piano” Disse GS alzandosi e battendo il pugno destro nel palmo dell’altra mano.

“Allora lascia che ti spieghi chi sono le vittime designate per il sacrificio e sappi che avrai a disposizione soltanto tre giorni per impedire all’Ashura di compiere il misfatto” Disse il maestro “Le tre bambine si chiamano Cristina; Roberta ed Angelica. Io non le ho mai viste, ma so per certo che la prima abita sulla strada nazionale, nei pressi di una palestra molto importante, la seconda invece frequenta un noto tenniss park e la terza abita accanto ad un lido di balneazione” GS annuì borbottando fra sé frasi sconnesse.

“Ho capito dove si trovano e devo dirle che potrò veder Roberta oggi stesso, quando raggiungerò il tenniss park, perché è da quelle parti che giro di solito”.

“Benissimo, allora cerca di sventare il piano dell’Ashura. Sono quasi certo che quando il loro tentativo andrà in fumo, abbandoneranno questa terra e faranno ritorno al loro abisso del male”.

“Un’ultima cosa” Disse GS fissando lo scrigno della corazza posto al suo fianco.

“Ho già capito” Disse Mu “Puoi usare la tua corazza, a  patto che nessuno ti veda. Tu sai che nessuno oggi giorno ricorda il mito dei cavalieri e vogliamo che la vostra esistenza resti nascosta, ancora per poco almeno”.

“Questo vuol dire che porterò in uno zaino soltanto i pezzi più importanti: Il bracciale di Boron e la corona dell’ariete”.

“Buona idea” Il maestro si alzò dal giaciglio e si diresse alla porta. “Allora buona fortuna ragazzo, sarò di ritorno fra una settimana e se sarai ancora in lotta con loro, ti aiuterò”. GS sorrise, poi porse la mano al maestro e disse: “Come l’ultima volta! Combatteremo nuovamente fianco a fianco”.

“Forse sì” Disse il maestro, prima di scomparire oltre l’uscio, diretto nella sua terra natale.

 

 

 

 

Cristina

 

 

Girovagando per la strada GS riuscì a vedere la prima delle tre bambine prese di mira dalla diabolica Ashura. Si trattava della piccola Cristina, una bambina di sette anni. Aveva i capelli castani a caschetto, corti, la carnagione chiara ed un sorriso sdentato sul visetto vispo. Vedendo quella bambina il cavaliere si chiese cosa gli stesse accadendo. L’aveva notato da diversi mesi che quando vedeva una bambina non provava più la stessa gioia di un tempo, non più felice come quando si recava in chiesa per giocare con i bambini missionari. Qualcosa l’aveva avvertita anche lui, qualcosa che gli aveva rubato l’anima. Si sentiva vuoto come un tronco d’albero cavo e non sapeva come mai. Non ne aveva parlato col maestro per non farlo preoccupare, ma aveva deciso che una volta finita quell’avventura avrebbe chiesto aiuto all’Arcangelo, il divino amico che da tempo aveva deciso di  vivere tra gli uomini.

Cristina. Quella bambina che avrebbe dovuto vivere tranquilla e spensierata,  giocando e ridendo con gli amici, non sapeva che presto o tardi qualcuno avrebbe cercato di farle del male. Ma finché ci sarebbe stato lui là, nessuno le avrebbe fatto del male senza passare prima sul suo corpo, il che non sarebbe stato tanto facile. Col pugno di boron e il magnifico Torgan che lo proteggeva dall’alto delle stelle, l’Ashura se la sarebbe vista brutta.

La bambina, in compagnia della madre, si diresse verso un pasticciere e ne uscì poco dopo stringendo un cornetto e sorridendo allegra. GS sorrise, contento del fatto che la bambina fosse così felice, era una bella giornata e guardare una bambina mangiare così allegramente gli fece tornare la gioia di vivere. Improvvisamente la bambina si voltò verso di lui e, quando la vide bene in volto, il cavaliere ricordò di aver già visto la piccola circa un anno prima. Era la festa “del ciao”, una festa che il monastero organizzava per far giocare i bambini allegramente tra loro, sempre sotto lo sguardo attento e la direzione di educatori più grandi. Quel giorno, quella lontana domenica di ottobre, c’era anche lui a quella festa in qualità di educatore. Quel giorno giocò con tutti i bambini e a tutti i giochi: gioco del secchio, della corsa, dell’asino e rimase fino a tardi. Tra quei bambini c’era anche lei, la piccola Cristina. La bambina si voltò e continuò a camminare assieme alla madre e GS riprese a seguirle, ripensando a quante cose fossero cambiate da quel giorno della festa, di quanto la costola continuava a fargli male e il flusso dei ricordi, al quale nessuno può scappare, lo riportò addirittura indietro di due anni. Due anni prima stava per cominciare, proprio in quello stesso periodo dell’anno, una terribile tragedia che lo avrebbe condotto sull’orlo della follia. Qualcosa nel vicolo fece scattare in lui un allarme, l’istinto, che mai lo aveva tradito in tanti anni, lo avvertì che stava per accadere qualcosa di terribile e proprio in quel momento si avvicinarono due tizi alla bambina, fermandola con la scusa di fare un’indagine televisiva. Mostri spaziali? Non poteva rischiare che la bambina e sua madre corressero dei rischi, così, stringendo forte il pugno destro, si avvicinò ai due, fingendosi interessato alla vetrina del fornaio.

“Allora la portate voi dalla madre?” Chiese la signora. I due uomini, con sorriso beffardo sulle labbra, presero la bambina e si avviarono verso una strana villa sulla loro destra, ma il ragazzo fu più veloce di loro e si frappose tra loro ed il cancello. I due uomini lo fissarono a lungo ed anche la bambina lo vide e forse lo riconobbe anche, visto che lo salutò sorridendo.

“Dove la state portando?” Chiese loro il cavaliere col volto duro. I due uomini chiesero alla bimba se lui fosse un amico di mamma e la bimba scosse la testa. “Lo conosco perché è un educatore del monastero, ma non è amico di mamma” Disse la bambina.

“Se non sei amico di sua madre, dicci cosa vuoi!” Disse l’uomo sulla sinistra in modo duro, stringendo i pugni quasi si preparasse a combattere.  “Non ti conviene batterti con me amico, non ce la faresti mai” Disse GS sorridendo e mostrando il braccio armato del potente pugno di Boron. “Tu devi essere quel ficcanaso di GS, vero?” Gli chiese improvvisamente l’uomo che stringeva il polso della bambina, la quale, capendo che qualcosa stava andando storto e notando che non conosceva affatto né i due uomini né la villa nella quale volevano portarla, morsicò la mano dell’uomo nero e corse alle spalle di GS.

“Vieni qui stupida mocciosa!” Ringhiò l’uomo, fuori di sé.

“Aiuto, proteggimi” Disse la bambina al cavaliere, aggrappandosi alla sua schiena. GS sorrise di nuovo e, movendo la mano, fece ai due uomini segno di andarsene, ma il primo dei due gli balzò addosso, finendo però subito al tappeto dopo aver subito un forte pugno all’addome. Ma purtroppo le cose si complicarono, l’altro uomo in nero prese la pistola dalla fondina al suo fianco e, mostrando un distintivo della polizia, prese a fare minacce: “Ragazzo, ti sei messo contro gli uomini sbagliati! Quella bambina viene con noi e tu ora metti le mani dietro la testa se non vuoi che ti spari”. L’uomo armò la pericolosa sputa fuoco, puntandola al cuore del ragazzo, che cominciò a tremare preso dal panico. Automaticamente prese la bambina per un braccio e la tenne stretta a sé, mentre l’uomo, sempre più furioso, gli urlava di lasciarla andare. Le cose si mettevano davvero male per GS, quando improvvisamente partì un colpo di pistola che prese l’uomo al polso, disarmandolo. Imprecando in una lingua incomprensibile, i due uomini lanciarono una bomba fumogena e scomparvero. Subito la zia della piccola Cristina li raggiunse, accompagnata da un vigile. La donna abbracciò la bambina, la strinse a sé e la riempì di baci, mentre il vigile cercava inutilmente tracce dei due uomini.

“Zia, quei due non erano amici di mamma” Disse la bambina stringendola forte.

“Lo so piccola mia. Ho telefonato a tua madre subito dopo che ti aveva lasciata con i due uomini, ma lei mi ha detto di non essersi affatto spostata da casa nostra, così ho chiesto l’aiuto di questa guardia che ti ha salvata”.

“Anche questo signore mi ha aiutata. E’ stato lui infatti ad accorgersi che quelli erano uomini cattivi”.

“La ringrazio signore” Disse la donna stringendo la mano del cavaliere. Il vigile gli chiese poi se conosceva i due uomini, ma GS rispose di no, dicendo che aveva notato i loro movimenti furtivi e che li aveva seguiti per vedere cosa accadeva.

“Mi raccomando signora, non la lasci più da sola o con degli sconosciuti” Disse il vigile alla donna che scosse la testa dicendo: “No, non si preoccupi signore, non lascerò più mia nipote con qualche sconosciuto”.

Con il presentimento che gli Ashura stessero per colpire un’altra delle due bambine, GS si avviò verso il circolo tennis che frequentava di solito la sera. Lì c’era Birkin, al quale chiese notizie su Roberta.

“Roberta è quella bimba che gioca e balla nello stanzone” Disse Birkin.

 

Roberta

 

GS si affacciò dall’uscio dello stanzone e vide la bambina che ballava ridendo. Aveva i capelli neri lunghi, occhi vispi ed allegri e indossava un completino verde. Sul tavolo c’era una racchetta da tennis, segno che la bambina praticava lo sport. GS rimase alcuni minuti sull’uscio a guardare la bambina giocare, poi lei si voltò, lo vide e si fermò di colpo. GS le sorrise e lei fece lo stesso.

“Chi sei tu?” Gli chiese la bambina, sorridendo e facendo finta di dover prendere la racchetta.

“Mi chiamo GS” Rispose lui. La piccola Roberta prese un mazzo di carte napoletane e lo guardò facendo uno strano ghigno. “Ti và di giocare con me a scopa?” . GS sorrise, afferrò una sedia e prese posto al tavolino rotondo che ormai, da diverse sere, era diventato il tavolo da gioco del circolo. “Avanti, vieni e dai tu le carte”.

 

La serata trascorse bene, GS perse due partite a scopa, ma ne vinse una. Roberta era molto felice di averlo battuto e si dava tante arie, ballando, ridendo e canzonandolo per via delle dure sconfitte subite. Mentre la bambina, ignara del pericolo che la minacciava, rideva e scherzava, il cavaliere scrutava tutt’intorno a sé alla ricerca dell’eventuale presenza degli Ashura. C’erano due signori che lui non aveva mai visto da quelle parti, ma non poteva andar lì ed insultarli, sarebbe stato nel torto se avesse sbagliato. C’era una cosa che lo assillava, se la setta avesse colpito contemporaneamente le due bambine rimanenti o se addirittura avesse cercato di colpire nuovamente la piccola Cristina? Il vigile gli aveva assicurato che avrebbe sorvegliato la casa della bambina e di certo i suoi familiari l’avrebbero maggiormente sorvegliata. Ma sarebbe bastato?

“GS! Ehi tu!” l’esclamazione della piccola Roberta lo fece sussultare, riportandolo indietro dall’abisso di domande nel quale stava sprofondando. “Cosa vuoi Roberta?” Le chiese lui.

“Io vado a giocare con gli altri bambini, laggiù”. Roberta si affrettò a raggiungere le amiche che stavano giocando al limite del circolo, lì dov’era il campo di tennis più grande. Il cavaliere si guardò nuovamente intorno, in cerca degli odiati nemici. Una leggera brezza si era alzata e lo stava deliziando, GS mise le mani in tasca e sospirò. La setta sembrava essersene andata in vacanza ma il cavaliere era certo che presto avrebbe attaccato un’altra volta. Raggiunse gli amici e prese posto in mezzo a loro per  giocare una partita  a carte. Birkin prese a mischiare le carte e Felix spaccò. Cominciò così una passata molto fortunata per GS che chiuse facendo prendere molti punti agli avversari. Adesso toccava proprio a lui dare le carte, quando dal fondo del circolo si sentì un grido acutissimo!

 

La piccola Roberta stava giocando con il fratellino a palla – muro, un gioco in cui bisognava far rimbalzare la pallina contro un muro e poi il giocatore successivo doveva afferrarla e ribatterla senza farle toccare terra. Il fratello della bambina aveva più volte sbagliato, così Roberta aveva accumulato diversi punti ed era lì che canticchiava e ballava tutta felice, quando fece la sua comparsa uno strano signore. Apparve all’improvviso, ma i bambini credettero che fosse uscito dagli spogliatoi, poi Roberta fu la prima ad accorgersi della stranezza di quel signore. Aveva un impermeabile grigio, con un cappello ed una sciarpa che gli coprivano il volto, un abbigliamento piuttosto strano per quel periodo dell’anno. Quegli occhi vitrei sembravano fissarla. Quando poi il signore le chiese se fosse lei Roberta, non poté fare  a meno di urlare. L’uomo grigio le mise una mano davanti alla bocca e se la caricò sulle spalle, per sparire poi oltre le cabine degli spogliatoi. Il piccolo fratellino cominciò a piangere ininterrottamente, mentre GS, seguito a lunga distanza dagli altri, lo afferrò forte chiedendogli cosa stesse accadendo, ma quando vide l’uomo saltare il cancello laterale e lanciarsi verso le zone al di là del circolo, tutto gli fu chiaro e senza attendere oltre si lanciò all’inseguimento. La sua miserevole forma fisica non gli permise di scalare subito il cancello, ma la rabbia e lo sdegno verso quella maledetta setta, gli diedero la forza per compiere il miracolo e scattare veloce dietro al manigoldo. Quasi meccanicamente GS afferrò un randello di legno e lo lanciò con quanta forza aveva in corpo, poi, fermandosi per riprendere fiato,  vide il randello volteggiare in aria e colpire precisamente il collo dell’aggressore. L’uomo in grigio lasciò cadere la bambina, che si mise subito a correre verso il circolo, e fissò l’uomo che lo aveva attaccato. GS guardò per un attimo la piccola Roberta mentre veloce lo oltrepassava, cercando il conforto della mamma. Intanto l’uomo avanzava verso il cavaliere. In quel momento le altre persone che erano riunite al circolo furono vicino al cancello e vedendo la bambina in pericolo lo aprirono. In quel momento il grosso maestro di tennis ed un paio dei suoi ragazzi furono addosso all’uomo. GS rimase a guardare, certo che l’uomo in grigio fosse ormai spacciato, quando all’improvviso, uno dopo l’altro, i tre uomini furono battuti come se fossero stati tre bambini e mentre Birkin portava via le donne ed i bambini, con l’intento di  chiamare la polizia ed i tre valorosi giacevano in terra doloranti, l’uomo in grigio continuava ad avanzare con passo lento e cadenzato verso di lui. GS era senza parole, aveva visto una serie di calci che soltanto un uomo era in grado di fare e quest’uomo era il Drago di Seul…

In un attimo la mente lo riportò all’anno in cui conobbe quell’uomo. Aveva deciso di prendere lezioni dal maestro Mike, un abile maestro di karatè ed in quella stessa palestra c’era anche il drago! Un uomo spietato e senza scrupoli che faceva della sua tecnica coreana un’arte malvagia per far del male agli altri.

… quando finalmente gli fu addosso, l’uomo in grigio scattò per colpirlo con un calcio circolare, ma Felix lo spinse di lato venendo colpito al posto del compagno. L’urlo del povero Felix risuonò nell’aria e riempì le orecchie di GS. La mossa era stata veloce e terribilmente precisa. GS si rese immediatamente conto che non avrebbe avuto speranze contro quell’uomo. Senza neanche rendersene conto, scattò verso l’alloggio di Birkin, ma l’uomo in grigio si liberò dei vestiti ingombranti e scattò verso di lui, colpendolo alla nuca con un micidiale pugno al volo. GS avvertì soltanto un dolore immenso, come se avesse preso una terribile scossa elettrica, poi la vista gli si annebbiò e le braccia sembravano essersi staccate dal resto del corpo. Ormai caduto rovinosamente in terra, GS aspettava il colpo di grazia, quando qualcuno arrivò miracolosamente per salvarlo!

 

Quando era entrato nella sala Brikin si era accorto che i fili del telefono erano stati tagliati. Erano isolati dal resto del paese! In preda al panico aveva afferrato saldamente una mazza, ordinando alle donne di portare via i bambini e di chiamare qualcuno, quand’ecco che entrò nell’area di sosta il maestro Mike. Birkin si avvicinò a lui e gli spiegò cos’era accaduto, dicendogli che alcuni ragazzi, tra i quali GS, stavano cercando di fermare il pericoloso rapitore. Gli occhi di Mike divennero di fuoco, in quel momento il maestro non era più una persona spensierata che aveva deciso di portare i due figli a giocare a tennis, ma era quello di un guerriero pronto alla lotta!

“Restate in macchina, non muovetevi di qui!” Disse rivolto ai due bambini “Birkin, te li affido”. Senza dire altro Mike balzò come una tigre sulle scale di legno che conducevano agli spogliatoi. Con il kimono nero indosso sembrava un ninja pronto a colpire. In due sole falcate Mike fu sulla scena del combattimento, appena in tempo per vedere Felix cadere e GS cercare inutilmente di scappare. Balzando dalla staccionata fu subito di fronte al pericoloso assassino, esperto di tae kwon do, tecnica di lotta simile al karatè, nata in Corea e che sfruttava per l’ottanta per cento le gambe e per il restante venti le braccia. Il maestro Mike non fece domande al pericoloso killer, ma assumendo una strana posizione, poggiando tutto il peso sulla gamba anteriore e con le mani di fronte al corpo per difendersi, fissò l’avversario pronto a farlo a pezzi. Il killer, rivelatosi ormai come il drago di Seul, avanzò portando a segno una serie di calci ruotati, ma Mike parò la sequenza mortale con le braccia e fece partire un pugno micidiale che colpì il malvivente in pieno petto. L’uomo, vistosi ormai alle strette, scattò verso la radura, ma il maestro Mike gli fu nuovamente addosso e stava per colpirlo, quando dal folto del sottobosco uscirono tre loschi figuri, col volto bendato e con indosso un kimono nero da combattimento. Il primo di essi impugnava una mazza e attaccò immediatamente!

 Mike non si scompose, attese l’attacco e afferrò la mazza con entrambe le mani, facendola poi ruotare a trecentosessanta gradi. L’avversario ruotò in aria e cadde in terra battendo la schiena. Il maestro di karatè riuscì a stento a vedere un altro avversario che stava avanzando con un pericoloso calcio al volo, così si lasciò rotolare in terra, afferrando poi i piedi del terzo avversario e trascinandolo al suolo, facendogli battere pericolosamente la testa. Nel frattempo il più pericoloso dei tre tornò all’attacco, ma l’agile maestro ruotò su se stesso, afferrò la gamba d’appoggio dell’avversario con le sue e, con un maestrale atterramento a mulinello, lo fece piombare in terra. Nel frattempo si rimise in piedi e dovette fronteggiare l’attacco del secondo malvivente che lo colpì al ventre con un calcio a pistone (tipica tecnica di Tae kwon do) fu soltanto grazie alla sua robusta costituzione se il maestro riuscì ad assorbire il colpo. Un attimo dopo per l’avversario era finita, una serie velocissima di calci e pugni lo avevano devastato in tutto il corpo. Ma purtroppo nemmeno un maestro allenato come Mike riuscì a parare il colpo alla schiena portato dal primo brigante che aveva recuperato la mazza. Per fortuna, mentre il maestro era in terra dolorante, i tre banditi preferirono scappare via.

 

Quando riaprì gli occhi, GS si ritrovò sdraiato sul divano della stanzetta del circolo, con tutte le persone che parlavano con la polizia. Per fortuna la piccola Roberta era salva, tra le braccia della madre. Il ragazzo, ancora stordito, sentì il maestro dire alla polizia che non erano riusciti a riconoscere gli aggressori. Lui avrebbe voluto alzarsi, gridare che era il drago di Seul, ma non trovò la forza di farlo. Soltanto una volta che la polizia fu via, il cavaliere chiese al suo maestro perché non avesse denunciato quel delinquente.

“Non siamo sicuri che sia lui” Rispose Mike, mentre si passava il ghiaccio sulla ferita al collo “Anche se devo ammettere che la tecnica era la sua, ed anche l’imboscata”. GS aggrottò le sopracciglia.

“Tu non sai che nel bosco mi hanno assalito tre ragazzi, tutti a volto coperto, e praticavano tutti lo steso maledetto stile di combattimento del drago di Seul”. Non ci fu bisogno che il maestro Mike gli ricordasse quale fosse lo stile, lo sapeva già. “Comunque devo ammettere che hai avuto coraggio. Se non fossi intervenuto, Roberta adesso sarebbe stata venduta a qualche mercante di bambini” Disse il maestro, stringendogli la mano. Anche la madre della piccola e la bambina stessa si congratularono con lui e lo ringraziarono per il suo intervento. Birkin gli portò una coca fredda invitandolo a bere. GS mandò giù il sorso amaro. Il maestro Mike aveva visto giusto, il drago lavorava per i venditori di bambini della città vicina, per il terribile Dope quindi. Che il famigerato mostro e l’Ashura fossero in qualche modo collegati?

Mike riaccompagnò a casa il ragazzo. GS si coricò pensando che erano passati soltanto due giorni da quando Il grande maestro era partito. Ne rimanevano cinque. Ce l’avrebbe fatta?

 

Il giorno seguente trascorse alla ricerca della terza bambina. GS chiese a tutti gli amici se conoscessero la piccola Angelica. Dalle parti della sua abitazione c’era Melvan, l’altro arcangelo suo amico che aveva deciso di vivere tra gli uomini sulla Terra.

“Angelica la conosco. E’ una piccola bambina che abita nel palazzo blu” Disse l’arcangelo, indicandogli il palazzo “Ma a quanto ne so ora è in vacanza, tornerà lunedì”. GS tirò un sospiro di sollievo. Lunedì sarebbe tornato il Grande Maestro, non gli restava che vegliare sulle bambine, poi avrebbe distrutto la setta con l’aiuto del maestro Mu.